Il Papa: annunciare, testimoniare e adorare per la “classe media” della santità

Riprende la formula classica della riflessione ignaziana il Papa per la sua prima omelia sulla Tomba di San Paolo nel pomeriggio della terza domenica di Pasqua. Paolo ha annunciato con la parola, ha testimoniato col martirio e ha adorato con tutto il cuore Gesù. Papa Francesco legge la liturgia di oggi e chiede: “ E noi? Siamo capaci di portare la Parola di Dio nei nostri ambienti di vita? Sappiamo parlare di Cristo, di ciò che rappresenta per noi, in famiglia, con le persone che fanno parte della nostra vita quotidiana? La fede nasce dall’ascolto, e si rafforza nell’annuncio.” C’è poi la testimonianza, e qui il Papa parla a vescovi e sacerdoti: “non si può pascere il gregge di Dio se non si accetta di essere portati dalla volontà di Dio anche dove non vorremmo, se non si è disposti a testimoniare Cristo con il dono di noi stessi, senza riserve, senza calcoli, a volte anche a prezzo della nostra vita.” Una questione che ci riguarda tutti quella della testimonianza che “ha tante forme, come in un grande affresco c’è la varietà dei colori e delle sfumature; tutte però sono importanti, anche quelle che non emergono. Nel grande disegno di Dio ogni dettaglio è importante, anche la tua, la mia piccola e umile testimonianza, anche quella nascosta di chi vive con semplicità la sua fede nella quotidianità dei rapporti di famiglia, di lavoro, di amicizia.”
Insomma “una sorta di “classe media della santità”- ha detto il Papa con un tacito riferimento al romanzo di Joseph Malègue- di cui tutti possiamo fare parte.” Parla dei martiri per il Vangelo in tutte le parti del mondo il Papa e ricorda che “non si può annunciare il Vangelo di Gesù senza la testimonianza concreta della vita. Chi ci ascolta e ci vede deve poter leggere nelle nostre azioni ciò che ascolta dalla nostra bocca e rendere gloria a Dio! L’incoerenza dei fedeli e dei Pastori tra quello che dicono e quello che fanno, tra la parola e il modo di vivere mina la credibilità della Chiesa.” Ma per essere veri testimoni si deve vivere vicini a Gesù e “vivere un rapporto intenso con Gesù, un’intimità di dialogo e di vita, così da riconoscerlo come “il Signore”, da adorarlo”, e per questo dobbiamo chiederci: “Tu, io, adoriamo il Signore? Andiamo da Dio solo per chiedere, per ringraziare, o andiamo da Lui anche per adorarlo? Che cosa vuol dire allora adorare Dio? Significa imparare a stare con Lui, a fermarci a dialogare con Lui, sentendo che la sua presenza è la più vera, la più buona, la più importante di tutte.”
Adorare Dio significa metterlo al primo posto e fargli guidare la nostra vita, spiega il Papa, che significa “spogliarci dei tanti idoli piccoli o grandi che abbiamo e nei quali ci rifugiamo, nei quali cerchiamo e molte volte riponiamo la nostra sicurezza. Sono idoli che spesso teniamo ben nascosti; possono essere l’ambizione, il gusto del successo, il mettere al centro se stessi, la tendenza a prevalere sugli altri, la pretesa di essere gli unici padroni della nostra vita, qualche peccato a cui siamo legati, e molti altri.” Come un buon parroco il Papa lascia un pensiero a tutti da portare a casa: “Questa sera vorrei che una domanda risuonasse nel cuore di ciascuno di noi e che vi rispondessimo con sincerità: ho pensato a quale idolo nascosto ho nella mia vita, che mi impedisce di adorare il Signore? Adorare è spogliarci dei nostri idoli anche quelli più nascosti, e scegliere il Signore come centro, come via maestra della nostra vita.” Al suo arrivo il Papa si era recato al Sepolcro di San Paolo e ha sostato in preghiera, e incensato il Trophæun dell’Apostolo.
Nel saluto di benvenuto il Card. James Michael Harvey Arciprete della Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura, ha ricordato che l’ Anno della Fede voluto da Benedetto XVI sull orme di quello deciso da Paolo VI ci invita a rinnovare la coerenza della testimonianza cristiana. A concelebrare con il Papa oltre al cardinale Harvey, anche i Cardinali Andrea Cordero Lanza di Montezemolo e Francesco Monterisi, Arcipreti emeriti, e Dom Edmund Power, O.S.B., Padre Abate dell’Abbazia di San Paolo. Al termine della Santa Messa il Papa nella Cappella del Crocifisso ha venerato l’icona della Madonna Theotokos Hodigitria , davanti alla quale il 22 aprile 1541 Sant’Ignazio di Loyola e i suoi primi compagni fecero la loro professione religiosa solenne, evento fondamentale per la nascente Compagnia di Gesù.