Numeri ufficiali Covid-19 del 3 giugno 2021. Vaccinare i bambini “per salvare i vecchi” è fuori dal mondo e contro l’etica. I dubbi sull’origine del Sars-CoV-2

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Ringraziando i nostri lettori e sostenitori, ricordiamo che è possibile inviare comunicazione presso l’indirizzo di posta elettronica del “Blog dell’Editore”: QUI.

I dati Covid-19 ufficiali del Ministero della salute di oggi giovedì 3 giugno 2021

Ricoverati con sintomi: 5.717 (-141) (-2,41%) [Occupazione al 10%] [*]
In terapia intensiva: 892 (-41) (-4,39%) [con 33 nuovi ingressi del giorno] [**] [Occupazione al 10%]
Deceduti: 126.342 (+59) (+0,05%)
Vaccinati [***] e percentuale sulla platea da vaccinare (aggiornato al 6 giugno 2021 ore 06:09): 12.562.464 (24,57% di una platea di 51.126.679 persone da vaccinare)

Secondo il report online del Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 aggiornato alle 21:07 di ieri 3 giugno 2021, sono 36.195.574 le dosi di vaccino contro il Covid-19 somministrate in Italia, il 90,2% del totale di quelle consegnate, che sono finora 40.122.659. Nel dettaglio, 27.733.972 Comirnaty (Pfizer/BioNTech), 3.735.557 Covid-19 Vaccine Moderna (Moderna), 7.426.880 Vaxzevria (AstraZeneca) e 1.226.250 Covid-19 Vaccine Janssen (Johnson&Johnson)

[*] Dato molto importante, perché permette di verificare al di là del saldo quante persone sono effettivamente entrate in terapia intensiva nelle ultime 24 ore oggetto della comunicazione.
[**] Persone che hanno completato la vaccinazione (prima e seconda dose; oppure monodose). Vaccinazione in tempo reale: QUI.
[***] La soglia del 30% di occupazione per le terapie intensive e del 40% per le aree non critiche è individuata dal decreto del Ministro della Salute del 30 aprile 2020, oltre la quale sono a rischio le prestazioni sanitarie per le altre patologie. Per area non critica si intendono i posti letto di area medica afferenti alle specialità di malattie infettive, medicina generale e pneumologia.

Il sistema “Tutor” per verificare il “trend” dell’epidemia

Media giornaliera dei decessi: 269 (-1).

Tabella con i decessi al giorno, il totale dei decessi e la media giornaliera dei decessi [A cura dello Staff del “Blog dell’Editore”]: QUI.

Il punto della situazione a cura di Lab24

Torniamo oggi a parlare della costante riduzione dei test effettuati (-28% dai massimi di metà aprile): tema che inevitabilmente si riflette in un minor numero di positivi individuati e spalanca le porte agli allentamenti delle restrizioni. L’occasione ci è stata offerta da uno dei molti scambi di opinioni che, in una logica interdisciplinare, intratteniamo da tempo con Stefano Bonetti (Dipartimento di Scienze Molecolari e Nanosistemi dell’Università Cà Foscari di Venezia e Department of Physics, Stockholm University).
Il calo dei tamponi, che abbiamo già sperimentato con identica proporzione a conclusione della seconda ondata dell’autunno 2020, rende poco significativa e attendibile la misurazione quotidiana dei positivi individuati. Con pochi test eseguiti sicuramente molti casi (in particolare asintomatici) restano sconosciuti e liberi di circolare sul territorio.
Per capire quanto l’attività di testing in Italia sia ridotta basta confrontare il numero dei tamponi effettuati nel nostro Paese (215.184 di media giornaliera tra il 25 e il 31 maggio) e quello nell’identico arco di tempo nel Regno Unito (746.895). Pur considerando che il Regno Unito ha il 10% in più di abitanti rispetto all’Italia è facile capire, già a prima vista, in quale Paese il virus venga ricercato con attenzione ed efficienza.
Due osservazioni emerse nel dialogo con Stefano Bonetti ci possono però aiutare a tenere sotto controllo l’andamento epidemico, anche in assenza di un numero adeguato di tamponi eseguiti.
La prima è relativa al rapporto positivi/tamponi totali: finché rimane molto basso, o addirittura si riduce al diminuire dei tamponi, possiamo dedurre che la circolazione del virus sia effettivamente molto limitata. È quanto sta accadendo da oltre una settimana, con il rapporto positivi/tamponi totali costantemente sotto la soglia del 2% (oggi eccezione a 2,01% ma con pochissimi tamponi a causa del festivo di ieri) contro un range 3-10% del mese di aprile.
La seconda osservazione convalida l’utilità e validità di questo indicatore: la prima anomalia statistica osservata nell’ultima decade dell’agosto 2020, a tamponi costanti, è stata proprio relativa all’innalzamento improvviso del rapporto positivi/tamponi totali. Preludio all’esplosione dei casi che sarebbe arrivato tra settembre e ottobre.
Insomma, non avendo a disposizione un numero adeguato di test eseguiti, possiamo e dobbiamo “arrangiarci” con quello che i dati ci offrono. Non è la situazione ideale, ma sempre meglio di niente.
Non trova invece una risposta alternativa la necessità di avere a disposizione un numero elevato di test molecolari per sequenziare efficacemente il materiale virale, operazione indispensabile per ottenere indicazioni tempestive sulla circolazione delle varianti (già note o nuove).
Un problema che le flash survey e i Report periodici dell’Iss, per quanto ben costruiti, possono risolvere solo parzialmente.
I temi della raccolta uniforme dei dati, della totale messa a disposizione della comunità scientifica e dell’assenza di un campione statistico per monitorare l’epidemia in tempo reale ci accompagnano ormai da oltre un anno: avere in qualche modo trovato strade alternative per ricavare informazioni utili non limita il rimpianto per tutto quello che, grazie a una conoscenza diffusa, sarebbe stato possibile fare in questi mesi (Fonte Lab24.ilsole24ore.com/coronavirus).

Ieri abbiamo riferito delle perplessità della Commissione tedesca dei vaccini che ha espresso la necessità di cautela su campagna di vaccinazione anti-Covid-19 per i bambini e dei “sospetti problemi cardiaci sui più giovani”, il nuovo allarme lanciato dal New York Times sui vaccini. Oggi ritorniamo sul tema con un contributo della Nuova Bussola Quotidiana.

INTERVISTA ALL’EPIDEMIOLOGO
Vaccini Covid a bimbi: fuori dal mondo e contro l’etica
di Andrea Zambrano
La Nuova Bussola Quotidiana, 1° giugno 2021


Il Governo spinge per le vaccinazioni ai bambini, ma ci sono scienziati che si oppongono. L’epidemiologo Rainisio alla Bussola: «L’idea di vaccinare i bambini per salvare i vecchi è scientificamente fuori dal mondo ed è anche un insulto all’etica». «Fino ai 29 anni la probabilità di morire di Covid è irrilevante». Dubbi anche sulla sicurezza: «Le sperimentazioni di Pfizer sono su appena mille ragazzi: impossibile notare un evento avverso con quel campione». E c’è anche chi preferirebbe che i bambini si facessero il Covid: «Per sviluppare una resistenza anche per il futuro e far diventare il virus endemico».

«L’idea di vaccinare i bambini per salvare i vecchi, oltre che scientificamente fuori dal mondo, è anche un insulto all’etica». Maurizio Rainisio, epidemiologo e statistico, è coautore, assieme a Sara Gandini e altri scienziati italiani, dello studio decisivo che ha riportato i ragazzi a scuola dopo aver convinto il governo che tra i banchi non si sviluppavano focolai. La sua opinione sulla vaccinazione in età pediatrica è tranchant: «Potrebbe non essere una buona idea». Ancor più contraria sull’obbligatorietà.

Rainisio è stato ospite della puntata de i Venerdì della Bussola, col legale Alessandro Fusillo, dedicata proprio al tema dell’obbligo vaccinale e non ha lesinato critiche alle attuali strategie governative che stanno spingendo sempre più verso una campagna di vaccinazione estesa anche ai bambini e agli under 15. Ieri la commissione Ue ha dato il via libera al vaccino Pfizer per la fascia 12-15 anni, mentre a breve arriverà l’autorizzazione per l’Italia secondo quanto dichiarato ieri dal ministro Speranza.

«Non sono contrario alla vaccinazione – ha esordito Rainisio ai nostri microfoni venerdì -, io stesso che ho più di 70 anni mi sono vaccinato con AstraZeneca, ma qui sta il punto chiave: bisogna sempre tenere conto dei rischi e dei benefici». Rainisio ha mostrato i dati sulla mortalità che evidenziano come l’età e i fattori di rischio siano decisivi nella scelta di vaccinarsi e non ne esistano altri.

«Prediamo il mio caso: ho 70 anni e sono maschio, quindi da questi dati ho una probabilità di morire a causa di Covid in rapporto di 1 a 130, cioè una persona su 130 tra i 70 e i 79 anni è morta di Covid». E così andando avanti con l’età: «Se prendiamo il dato sui novantenni è spaventoso: 1 su 26 è morto di Covid. A questa gente il vaccino non può fare che bene perché i benefici supererebbero i rischi».

Diverso invece il caso dei bambini: «Un bambino tra 0 e 9 anni ha una probabilità di morire per Covid talmente bassa da essere del tutto irrilevante: 1 su 600mila per i maschi e 1 su 400mila per femmine. E simili valori si hanno fino ai 29 anni».

Il dato si abbassa, ma resta irrilevante anche se prendiamo in considerazione la categoria dei quarantenni, oggi presa di mira dalle indagini europee: «Un maschio quarantenne ha una probabilità su seimila di morire di Covid. Da questo si evince che quando parliamo di rischio/beneficio dobbiamo sempre considerare che il rischio è dato dall’età e dalla situazione patologica, purtroppo i dati forniti dall’ISS non disaggregano le patologie correlate all’età. Ma è chiaro che un obeso o un cardiopatico rischiano molto di più. Però un soggetto sano non corre rischi».

Dunque, esporre i bambini alla vaccinazione di massa sarebbe un errore? «Potrebbe non essere un’ottima idea perché la sicurezza dei vaccini è stata dimostrata con dati deboli, a differenza dell’efficacia: negli esperimenti clinici c’erano 15/20mila adulti nel ramo trattato, ma Pfizer che ha avuto l’approvazione per la sperimentazione sui bambini dai 12 ai 15 anni ne ha trattati appena mille. Ebbene: il dato di mille ragazzi non consente nessuna valutazione sulla sicurezza in relazione agli eventi avversi anche frequenti.

Prendiamo – ha proseguito Rainisio – un evento avverso con frequenza inferiore a 1 su 500, non verrebbe neanche visto in un campione di queste dimensioni. Quindi, il rapporto rischio-beneficio per i giovani non è detto che sia a favore del beneficio».

L’epidemiologo ha poi citato uno studio pubblicato sul British Medical Journal (QUI la traduzione in italiano), secondo il quale «non è necessariamente una buona cosa l’idea di vaccinare i bambini. Ha portato tre argomenti».

Il primo è quello della prevenzione: «I giovani non hanno bisogno di prevenzione perché non si ammalano della malattia da Covid». Il secondo è quello della trasmissibilità: «Ci sono parecchi studi che dicono che non sono i bambini che trasmettono agli adulti, ma si è visto che sono gli adulti che a casa lo trasmettono ai ragazzi. Lo si è visto ad esempio in Norvegia dove le scuole primarie sono state sempre aperte».

L’ultimo argomento che il BMJ porta per sostenere la tesi dell’inopportunità della vaccinazione ai bambini è che «non è chiaro quali possano essere le conseguenze del vaccinare i bambini. Anzi, i ricercatori hanno sostenuto l’idea che sarebbe meglio che i bambini fossero esposti al Sars Cov 2 in un momento in cui non rischiano nulla, perché sviluppino le resistenze a questo virus che porteranno avanti nel tempo. È il concetto dell’endemicità del virus: far diventare un’epidemia un fatto endemico è proprio quello di lasciare che i bambini si infettino».

Infine Rainisio affronta l’ormai mitologica immunità di gregge: «È la stessa Ema a dire che una volta vaccinati si può essere ancora infettivi e a non avere certezze circa la sterilizzazione del vaccino. L’evidenza empirica c’è, ma manca la certezza scientifica».

Eppure, in Italia si parla di campagne vaccinali per i bambini con lo scopo di proteggere i vecchi. «Questa è un’aberrazione etica – conclude Rainisio -, non è neanche legalmente consentito di obbligare a un trattamento medico una persona per salvarne un’altra. Il trattamento medico deve sempre essere indirizzato alla persona che lo riceve. Per questo l’idea di vaccinare i bambini per salvare i vecchi è fuori dal mondo. Se l’obiettivo è salvare i vecchi, si vaccinano i vecchi, non i bambini che neppure potrebbero trasmettere il virus».

“Ma se non esistessero gli immigrati la sinistra di cosa diavolo parlerebbe, per chi si batterebbe, cosa farebbe?” (Azzurra Barbuto @AzzurraBarbuto – Twitter, 3 giugno 2021).

“Ma ve ne rendete conto che stanno discutendo da giorni sul numero dei posti ammessi a tavola. E poi i ridicoli sarebbero i no-vax” (Paolo Becchi @pbecchi – Twitter, 3 giugno 2021).

“Fino alla scorsa estate andava di moda la foto delle chiappe con sfondo mare, meglio se al tramonto. Nell’estate 2021 va di moda la foto del momento della vaccinazione con tanto di frasi stucchevoli preconfezionate” (Azzurra Barbuto @AzzurraBarbuto – Twitter, 3 giugno 2021).

“Siamo all’apice: vaccino obbligatorio per medici ma senza previsione di indennizzo per il danno perché deve risultare che sei tu che scegli di farlo. Siete sterco #sapevatelo” (barbara balanzoni @barbarab1974 – Twitter, 3 giugno 2021).

Di Maio, dobbiamo superare restrizioni, non metterne altre

“Sono ore importanti, di confronto. La ripresa è davanti a noi. Adesso è il momento di dare ulteriore slancio alle riaperture, ma senza rinunciare alla prevenzione. È ora di superare alcune limitazioni, a cominciare da quella delle 4 persone al tavolo nei ristoranti, questo è l’obiettivo del Governo anche dopo il confronto con le Regioni. Dobbiamo mettere tutto il Paese nelle condizioni di lavorare. Il turismo si sta rimettendo in moto. È arrivato il momento di andare oltre. Non dobbiamo mettere altri limiti, ma togliere quelli esistenti, in modo graduale e in sicurezza”. Lo scrive Luigi Di Maio su Facebook (Fonte SkyTG24).
Non solo il bibitaro ha un rapporto previlegiato con il Padreterno (attraverso il Segretario per il Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato di Sua Santità, ma adesso è anche virologo indovino che comanda il virus che certamente a lui obbedisce come tutti i pentastellati (che non sono ancora sfuggiti). Lui va oltre, oltre la ragione e oltre la realtà. Vive a Marte.

Pregliasco: “Virus rimarrà endemico per almeno 2 o 3 anni”

Lo ha sottolineato, nel corso di un’intervista concessa al quotidiano La Stampa, il ricercatore di virologia presso l’Università Statale di Milano e direttore sanitario dell’Ospedale Galeazzi. “Ciò che conterà sarà rivaccinare le categorie a rischio per tenerle lontano dai guai”, ha aggiunto (Fonte SkyTG24).

Fauci: “Cina dia cartelle cliniche da laboratorio Wuhan”

L’epidemiologo Anthony Fauci, ai vertice della task-force presidenziale Usa sul Covid-19, ha lanciato un appello alla Cina affinché fornisca le cartelle cliniche di alcuni impiegati del Wuhan Institute of Virology, che potrebbero contribuire a chiarire il dibattito possibile “fuga” dal laboratorio della città cinese del coronavirus, responsabile della pandemia in corso. “Vorrei vedere le cartelle cliniche delle tre persone che si sono ammalate nel 2019”, ha detto Fauci al Financial Times, “si sono davvero ammalate? E di cosa?” (Fonte SkyTG24).
Fauci lavoro adesso per Biden e, quindi, non è un gomblottista.

Le email di Fauci: quel che era “falso” in realtà era vero
di Stefano Magni
La Nuova Bussola Quotidiana, 4 giugno 2021


Anthony Fauci aveva sospetti che il nuovo coronavirus provenisse dal laboratorio di Wuhan. Aveva persino il dubbio che fosse manipolato. E riteneva che le mascherine fossero inutili, se non per le persone infette. Però noi non lo potevamo neanche pensare, pena la censura. Le email dello “zar” sanitario americano svelano gli altarini.

Anthony Fauci

La storia del coronavirus dovrà essere riscritta, questo è certo. Ma anche la reputazione di certi mostri sacri potrebbe essere ridimensionata. Uno di questi, pronto a scendere dal piedistallo, è Anthony Fauci, il principale responsabile della politica di contrasto al Covid-19 sotto l’amministrazione Trump e attuale consigliere sanitario nell’amministrazione Biden. Ora che sono venute alla luce migliaia di sue email, richieste (tramite il Freedom of Information Act) da Washington Post e BuzzFreed, scopriamo che molte cose che noi comuni mortali non potevano neppure dire, Fauci le pensava e le scriveva nei primi mesi dell’epidemia.

Sembra strano che Fauci abbia mutato il suo atteggiamento, o abbia del tutto cambiato idea, sull’origine del coronavirus? Strano non è, perché, stando ai suoi scambi di email in gennaio con il direttore del suo istituto, il National Institute of Allergy and Infectious Diseases (Niaid) Fauci era stato informato del dubbio che il nuovo virus fosse stato manipolato in laboratorio. Risulta anche che lo stesso Fauci fosse perfettamente al corrente delle ricerche all’interno del laboratorio dell’Istituto di Virologia di Wuhan, dove venivano praticati anche esperimenti di guadagno di funzione, cioè esperimenti in cui un agente patogeno viene alterato per dargli nuove o aggiunte funzionalità, come la capacità di infettare gli esseri umani, quando prima non poteva, o aumentare l’infettività o la letalità. Non solo, ma potrebbe averle indirettamente finanziate, attraverso il foraggiamento di un’organizzazione non-profit, la EcoHealth. In alcune email, Peter Daszak, fondatore di EcoHealth, ringrazia Fauci per il suo impegno nel difendere la teoria dell’origine naturale del nuovo coronavirus.

Chiaramente il quadro è tutt’altro che completo, non ci troviamo ancora per le mani una “pistola fumante”, ma il sospetto che vi sia un conflitto di interessi. Fauci, insomma, potrebbe aver coperto le responsabilità dei ricercatori di Wuhan, perché era responsabile, almeno indirettamente, delle ricerche che vi conducevano. Se il sospetto dovesse infine essere dimostrato, sarebbe il più grande scandalo nella gestione di questa pandemia.

Su un tema molto meno scottante, quello delle mascherine, negli scambi di email fra Fauci e membri dell’amministrazione Trump, si vede quanto abbia cambiato idea. Il super-esperto, che passa per essere un sostenitore fanatico della protezione individuale, in febbraio affermava con una certa sicurezza che le mascherine fossero utili solo per le persone infette, per impedire che potessero contagiare altri. Affermava anche che le mascherine comprate dal grande pubblico fossero assolutamente inutili per fermare il virus, troppo piccolo per essere filtrato.

Le reazioni alla pubblicazione di queste email e dei primi resoconti sul loro contenuto sono divise come tutto nella politica americana. I conservatori sono indignati, vogliono un’indagine sui fondi destinati a Wuhan e le dimissioni di Fauci, i progressisti lo difendono sulla base dell’argomento che “ha sostenuto ed ha agito sulla base delle conoscenze scientifiche del momento”. Dunque è considerato normale che abbia cambiato idea su molte cose, compresa la sua fiducia nel laboratorio di Wuhan.

Ammettiamo anche che i progressisti abbiano ragione. Sempre che non emerga un conflitto di interessi reale, Fauci può aver sbagliato in mala fede e aggiornato le sue posizioni a seconda di quel che la ricerca scopriva, di volta in volta. Ma allora perché censurare quelli che erano in disaccordo con Fauci? Perché questo accadeva a chi avesse sostenuto la tesi della fuga del virus da un laboratorio cinese: veniva censurato, oscurato dai social network, considerato un diffusore di fake news. Idem per la mascherina, dove la posizione ufficiale è cambiata radicalmente: ad essere ridicolizzati, in un primo momento, erano i sostenitori della mascherina, poi i no-mask sono diventati il nemico numero 1. La prima lezione che dobbiamo imparare, dunque, è che non si deve mai censurare un dibattito scientifico. La scienza non è democratica e la voce di minoranza, anche quella “screditata”, può essere quella giusta. La foga con cui veniva censurata dimostra che i censori fossero in mala fede.

La scienza sbaglia, come è noto. Altrimenti non sarebbe scienza, ma fede. La fede nella scienza di Fauci è un fenomeno solo politico. Nel corso del 2020 si doveva contrapporre una voce scientifica autorevole al presidente Trump, populista e non autorevole. Trump puntava il dito contro il laboratorio cinese? Allora è sicuramente una “fake news”. E Fauci, che si prestava al gioco, a prescindere da quel che pensasse in privato (come si vede dalle sue email), affermava che il virus fosse tutto naturale e trasmesso dall’animale all’uomo. Salvo cambiare idea il mese scorso, una volta che alla Casa Bianca non c’è più Trump, ma Biden. Trump non ha mai portato la mascherina, allora la battaglia di Fauci per le mascherine è diventata l’ultimo bastione di civiltà da difendere contro il populismo dei no-mask.

Ma che c’entra la nostra salute con la lotta politica dei progressisti americani? La scienza deve aiutarci a combattere un virus, a evitare il contagio e a guarire. La scienza, invece, è stata usata come uno strumento di lotta politica, come abbiamo visto in tutto il 2020. A perderci è solo la nostra salute.

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