La messa e l’Angelus del papa. Dio ci vuole tutti impegnati nella sua vigna

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Breve gita ad Albano questa mattina per il papa, che ha celebrato la messa per la dedicazione dell’Altare della Cattedrale. Il cardinale Angelo Sodano, Titolare della Chiesa Suburbicaria di Albano e Decano del Collegio Cardinalizio ha accolto il papa insieme al vescovo Marcello Semeraro, e a Marco Mattei, Sindaco di Albano.

Attraversata a piedi Piazza Pia, accolto dai Canonici, Benedetto XVI ha iniziato la celebrazione con il rito ricco di simboli della dedicazione. Presenti i presidenti della Provincia di Roma e della Regione Lazio oltre al sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei Ministri.

Nella riflessione proposta all’omelia, Benedetto XVI ha ripercorso la vicenda ebraica del tempio di Gerusalemme secondo le Sacre Scritture. Per i cristiani l’Altare è il luogo dove Cristo “continuerà ad immolarsi, nel sacramento dell’Eucaristia, per la salvezza nostra e del mondo intero”. Ed ha proseguito: “La sua è una presenza dinamica, che ci afferra per farci suoi, per assimilarci a sé; ci attira con la forza del suo amore facendoci uscire da noi stessi per unirci a Lui, facendo di noi una cosa sola con Lui”.

Dal pensiero di Sant’Agostino, il papa prende poi l’immagine della fede che fa diventare gli uomini “come legni e pietre presi dai boschi e dai monti per la costruzione; mediante il battesimo, la catechesi e la predicazione vengono poi sgrossati, squadrati e levigati; ma risultano casa del Signore solo quando sono compaginati dalla carità”.

Per questo, spiega, non ci si può presentare all’altare di Dio separati: “E’ infatti possibile comunicare con il Signore, se non comunichiamo tra di noi? Come allora presentarci all’altare di Dio divisi, lontani gli uni dagli altri? Quest’altare, sul quale tra poco si rinnova il sacrificio del Signore, sia per voi, cari fratelli e sorelle, un costante invito all’amore; ad esso vi accosterete sempre con il cuore disposto ad accogliere l’amore di Cristo e a diffonderlo, a ricevere e a concedere il perdono”.

Un invito alla riconciliazione fraterna e al perdono per essere “pronti ad accettare le scuse di quanti vi hanno ferito e pronti, a vostra volta, a perdonare”. Con un invito speciale alla Chiesa di Albano il papa ha detto che “la comunione ecclesiale è però anche un compito affidato alla responsabilità di ciascuno”. Salutando e ringraziando tutti coloro che hanno partecipato alla ristrutturazione della cattedrale, anche il ricordo delle difficoltà, delle sfide e dei problemi, “ma – ha aggiunto il pontefice – grandi sono anche le speranze e le opportunità per annunciare e testimoniare l’amore di Dio”. Dopo l’omelia, Benedetto XVI ha svolto il rito della unzione della mensa, poi la celebrazione della Eucaristia e al termine della messa l’incontro con i benefattori che hanno sostenuto i lavori di ristrutturazione. Anche il papa, ha ricordato il vescovo Semeraro, vi ha contribuito come il cardinale Sodano. L’omelia del papa

Subito dopo, il papa ha fatto rientro a Castelgandolfo per la recita dell’Angelus, dedicato alla riflessione sulla chiamata cristiana a lavorare nella vigna del Signore. Dio, ha detto, ”non tollera la disoccupazione: vuole che tutti siano impegnati nella sua vigna”. E’ quanto hanno testimoniato i santi: Matteo, Paolo, la stessa Madonna. Al termine, due appelli per le popolazioni colpite dagli uragani, ma anche per chiedere all’Onu e ai Paesi del mondo politiche contro fame, povertà, ignoranza e malattie. ”Un tale impegno, – ha detto il pontefice – pur esigendo in questi momenti di difficoltà economiche mondiali particolari sacrifici, non mancherà di produrre importanti benefici”, sia per lo sviluppo, che per la pace. La riflessione all’Angelus

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