Numeri ufficiali Covid-19 del 29 maggio 2021. Il Sars-CoV-2 sembra avere caratteristiche stagionali. Imparare a conviverci cercando di contenerlo

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«Non abbiamo una soluzione completa del problema, ma abbiamo un andamento che rende meno pesante l’ingerenza della malattia sul nostro quotidiano e la prospettiva che la ripresa sia un fatto concreto» (Massimo Galli – Corriere.it, 30 maggio 2021).
Processi imminenti… L’ex direttore dell’ospedale di Alzano a Bergamo, Giuseppe Marzulli è pronto a costituirsi parte civile in un eventuale processo: “Qui [a Bergamo] esplose una ‘bomba atomica’ ma non ci sarebbero stati tanti morti se Regione e Ministero si fossero comportati diversamente”. Molto critico col Ministro Roberto Speranza: “È andato in Parlamento a vantarsi di avere scritto il piano pandemico nuovo. Ma com’è possibile farsene un merito per averlo fatto a un anno dall’inizio del Covid e dopo 100mila morti?”. Cosa si aspetta dalla giustizia? “Che emergano la verità dei fatti e le responsabilità istituzionali. L’Italia arrivò del tutto impreparata all’appuntamento col virus”.

Ringraziando i nostri lettori e sostenitori, ricordiamo che è possibile inviare comunicazione presso l’indirizzo di posta elettronica del “Blog dell’Editore”: QUI.

I dati Covid-19 ufficiali del Ministero della salute di oggi sabato 29 maggio 2021

Ricoverati con sintomi: 6.800 (-392) (-5,45%) [Occupazione al 11%] [*]
In terapia intensiva: 1.095 (-47) (-4,12%) [con 29 nuovi ingressi del giorno] [**] [Occupazione al 12%]
Deceduti: 126.002 (+83) (+0,07%)
Vaccinati [***] e percentuale sulla platea da vaccinare (aggiornato al 30 maggio 2021 ore 06:06): 11.710.952 (23,06% di una platea di 50.773.718 persone da vaccinare)

[*] Dato molto importante, perché permette di verificare al di là del saldo quante persone sono effettivamente entrate in terapia intensiva nelle ultime 24 ore oggetto della comunicazione.
[**] Persone che hanno completato la vaccinazione (prima e seconda dose; oppure monodose). Vaccinazione in tempo reale: QUIhttps://lab24.ilsole24ore.com/numeri-vaccini-italia-mondo/.
[***] La soglia del 30% di occupazione per le terapie intensive e del 40% per le aree non critiche è individuata dal decreto del Ministro della Salute del 30 aprile 2020, oltre la quale sono a rischio le prestazioni sanitarie per le altre patologie. Per area non critica si intendono i posti letto di area medica afferenti alle specialità di malattie infettive, medicina generale e pneumologia.

Il sistema “Tutor” per verificare il “trend” dell’epidemia

Media giornaliera dei decessi: 272 (-).

Tabella con i decessi al giorno, il totale dei decessi e la media giornaliera dei decessi [A cura dello Staff del “Blog dell’Editore”]: QUI.

Il punto della situazione a cura di Lab24

Si confermano i segnali positivi di una netta riduzione dei nuovi casi: il virus non è morto, non siamo al liberi tutti, ma la strada è finalmente quella giusta.
Ora dobbiamo proseguire rapidamente con le vaccinazioni su tutta la popolazione, e al tempo stesso mantenere le misure di protezione personale: per non farci sorprendere da una nuova fase espansiva in autunno (il Sars-CoV-2 sembra avere caratteristiche stagionali) e per non aumentare il rischio di nuove varianti (che si generano con frequenza maggiore quando la circolazione del virus è elevata).
La settimana epidemiologica appena conclusa (22-28 maggio) ha fatto registrare 26.231 nuovi casi, con una riduzione del 28,6% sul periodo precedente. La media dei positivi giornalieri scende da 5.250 a 3.747: un dato importantissimo perché finalmente si riporta al disotto della soglia (4.311) che permette una piena ripresa delle attività di tracciamento: le uniche che ci permettono di controllare l’epidemia invece di inseguirla. Non accadeva dall’inizio di ottobre 2020, quando però eravamo nel pieno di una fase espansiva e i casi stavano salendo rapidamente a comporre la seconda ondata: in termini più semplici, a inizio ottobre stavano per perdere il controllo, mentre adesso lo abbiamo ripreso.
Sempre a livello nazionale ottime notizie anche dai nuovi ingressi in terapia intensiva: 324 nel periodo considerato, con un calo del 30,7% sulla settimana precedente.
Indicazioni analoghe arrivano dalle principali Regioni, che avevamo monitorato come “motore” delle ultime fasi espansive: in Lombardia i nuovi casi sono scesi del 27,4% a quota 4.359 (622 al giorno, anche in questo caso sotto al livello che permette il tracciamento); in Campania i positivi rilevati sono stati 3.497, con un’incidenza sulla popolazione molto elevata (61 per 100.000 abitanti) rispetto alla Lombardia (43) e al totale nazionale (43), ma in forte contrazione del 30,0% sul periodo precedente; in Emilia Romagna 1.860 nuovi casi (-46,8%, incidenza 42); in Veneto 1.362 (-31,8%, incidenza 28). Come nota negativa, in chiusura, dobbiamo purtroppo segnalare una ulteriore riduzione dei test effettuati (1.580.961 nell’ultima settimana epidemiologica). La riduzione è del 6,2% sul periodo precedente, ma soprattutto del 22,9% rispetto al massimo raggiunto nella settimana 10-16 aprile. Fare pochi test non solo impedisce da tracciare correttamente il contagio sul territorio, ma rende anche più difficile il sequenziamento del materiale virale: operazione possibile solo con i test molecolari e che permette l’individuazione delle varianti (vecchie e nuove) in circolazione (Fonte Lab24.ilsole24ore.com/coronavirus).

Brusaferro: scenario positivo ma serve prudenza

“Da metà giugno tutta l’Italia potrebbe essere colorata di bianco. È uno scenario che indubbiamente volge al bello. Però la pandemia per definizione è globale e la sicurezza viene raggiunta solo se riguarda tutti, come hanno ribadito i capi di Stato al recente Health Global Summit”. Così il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità e portavoce del Cts, Silvio Brusaferro, ha parlato dell’evoluzione dell’epidemia di Covid in un’intervista al Corriere della Sera. Secondo Brusaferro adesso in Italia “siamo in una fase di transizione. Grazie all’aumento della copertura vaccinale il virus circola meno nonostante l’allentamento delle misure non farmacologiche, come si dice tecnicamente. Insomma le riaperture procedono con esiti incoraggianti e ci sono molti margini per lasciare spazio in futuro ad altre attività economiche. Insisto nel ricordare prudenza e attenzione. Non siamo fuori dalla pandemia”. Per quanto riguarda le varianti in circolazione e la loro pericolosità “come sapevamo la variante inglese ha preso il pieno sopravvento, la variante brasiliana continua a circolare soprattutto nel centro Italia (Fonte SkyTG24).

Covid e origine, Biden chiede a intelligence Usa rapporto definitivo
«Modus operandi del giornalista liberale e democratico. Quando era Trump a evocare il Wuhan virus era il vaticinio di un pericolo razzista e demagogo. Quando è Biden a farlo diventano “fondati dubbi”» (MarcoGervasoni1968 @gervasoni1968 – Twitter, 27 maggio 2021).
Noi, i fondati dubbi abbiamo sempre avuti, con o senza Trump/Biden.

Covid, Facebook non blocca più post su origine virus in laboratorio
Interrotta dal social la misura che vietava la pubblicazione di speculazioni sull’origine della pandemia


“Alla luce delle indagini in corso sull’origine del Covid e dopo consultazioni con i nostri esperti di salute pubblica, non rimuoveremo più dalle nostre piattaforme le affermazioni che il Covid è stato generato” in laboratorio. Così un portavoce di Facebook ha spiegato al sito ‘The Hill’ la decisione del social media di interrompere la misura che vietava la pubblicazione di post in cui si speculava sull’origine della pandemia, compresa quella che sia stata provocata da un incidente in laboratorio.
“Stiamo continuando a lavorare con gli esperti per mantenerci al passo con la natura in evoluzione della pandemia e aggiornare regolarmente le nostre politiche man mano che emergono nuovi fatti e tendenze” ha aggiunto il portavoce di Facebook che, lo scorso dicembre, ha annunciato che avrebbe presi di mira i post contenenti disinformazioni riguardo al Covid.
La decisione di Facebook arriva dopo che il presidente Joe Biden ha annunciato di aver chiesto all’intelligence di “raddoppiare gli sforzi” per arrivare entro 90 giorni ad  una “conclusione definitiva” riguardo all’origine del virus. Il Senato, la notte scorsa, ha poi approvato una legge che impone all’intelligence di declassificare, sempre entro 90 giorni, tutte le informazioni relative all’origine del virus, in particolare sul ruolo della Cina (Fonte Adnkronos, 27 maggio 2021).
Quod erat demostrandum. Più chiaro di così…

Caso Zambon, lettera aperta società civile all’OMS: proteggete chi denuncia cattive condotte

Il 26 maggio 2021, 40 organizzazioni della società civile tra cui Transparency International, Whistleblowing International Network e Government Accountability Project, hanno inviato una lettera aperta all’OMS in cui chiedono di riformare il sistema di protezione dei whistleblower, ovvero delle persone che segnalano cattive condotte. L’azione collettiva nasce a seguito della denuncia da parte del ricercatore italiano Francesco Zambon, che è stato costretto a dimettersi, di pressioni ricevute per modificare un rapporto critico sulla gestione italiana della pandemia, poi censurato dall’OMS. Nella lettera si chiede agli stati membri che parteciperanno all’Assemblea Mondiale della Sanità questa settimana di “assicurare un esame indipendente delle rivelazioni fatte da Zambon, l’impegno a porre fine alle ritorsioni nei confronti del ricercatore, e delle scuse formali per ogni tipo di azione che abbia potuto sopprimere informazioni importanti che avrebbero aiutato nel contrasto alla pandemia”.
Report ha raccontato le opacità dell’OMS nell’inchiesta Disorganizzazione Mondiale dell’11 maggio 2020 [QUI] e ha rivelato i retroscena della censura in una serie di inchieste [QUI] poi riprese da giornali di tutto il mondo.

Inchiesta Covid, l’ex direttore dell’ospedale di Alzano: “Dalla Regione mi ordinarono di riaprire”
Giuseppe Marzulli è pronto a costituirsi parte civile in un eventuale processo: “Qui esplose una ‘bomba atomica’ ma non ci sarebbero stati tanti morti se Regione e Ministero si fossero comportati diversamente”
Bergamonews.it, 30 maggio 2021


Dopo la pensione, gli strascichi di una forma severa di Covid e la depressione – “io che non piangevo mai” – seguita a quello che “ho subito per essermi opposto alla riapertura dell’ospedale”, Giuseppe Marzulli, l’ex direttore medico dell’ospedale di Alzano Lombardo, è pronto a costituirsi parte civile in un eventuale processo nato dall’indagine della Procura di Bergamo.

“Parte civile contro la Regione Lombardia – precisa all’AGI il teste chiave dell’accusa nella parte dell’inchiesta con al centro i reati di epidemia colposa e falso – perché le indicazioni di riaprire sono venute a livello regionale ma, leggendo le carte in questi mesi, ho maturato l’idea che le responsabilità più gravi di quello che è successo ricadano sul Ministero della Salute”.

Marzulli è l’uomo che, il 23 febbraio 2020, decise di chiudere il pronto soccorso del ‘Pesenti Fenaroli’ e l’ospedale ai visitatori per la presenza di due pazienti Covid, poi deceduti. A poche ore di distanza venne riaperto “per ordine dei vertici aziendali e regionali” e da lì, questa l’ipotesi della Procura che indaga diversi dirigenti per questo capitolo dell’indagine, si diramò un focolaio devastante in Val Seriana che ha portato Bergamo a diventare una delle province più aggredite dal virus nel mondo.

“Ora ritengo che sia giusto parlarne perché l’opinione pubblica viene tenuta all’oscuro di quanto accadde – dice – mentre un pool di magistrati indipendenti e coraggiosi, non accontentandosi delle apparenze, approfondisce cosa successe nelle prime fasi attraverso un’indagine molto laboriosa e complessa. Sono così emerse tutta una serie di errori e omissioni a livello istituzionale che erano evidenti per chi si è trovato a gestire la prima fase pandemica. A Bergamo esplose una ‘bomba atomica’ ma non ci sarebbero stati tanti morti se Regione e Ministero si fossero comportati diversamente”.

Secondo Marzulli “non esistevano le condizioni per riaprire l’ospedale e io mi rifiutai di farlo. L’ordine di farlo arrivò in modo solo verbale, non ci sono pezzi di carta; per questo gli investigatori faticano a capire chi lo diede materialmente. Qualcuno tra i partecipanti alla riunione che precedette la decisione ha provato a dire che eravamo tutti d’accordo ma non era così e infatti io non ho ricevuto alcun avviso di garanzia”.

Prima ancora della riapertura, giunsero quelle che definisce “le indicazioni sbagliate del Ministero della Salute. Con la circolare del 22 febbraio 2020 e quelle successive si stabiliva che, in assenza di sintomi, il test per la ricerca del virus non andava eseguito. Questa affermazione era in palese contraddizione con quello che noi stavamo osservando. Era evidente fin da subito che l’infezione era sostenuta anche dai pazienti asintomatici. Gli ordini da Roma venivano impartiti da persone che avranno anche avuto una buona conoscenza teorica ma che non vedevano quello che stava succedendo nella pratica”.

Una settimana dopo il suo ‘no’, Marzulli venne colpito dal Covid. “Stavo molto male, anche dopo essermi negativizzato, ma decisi di andare lo stesso a lavorare nonostante la polmonite. Non potevo lasciare soli i miei colleghi. Non ho paura a definirci degli eroi perché lo siamo stati. Senza mascherine, tamponi, piani operativi. Col passare del tempo aumenta la rabbia per le condizioni in cui fummo costretti a combattere e, per di più, mentre gli altri venivano indicati come eroi, il messaggio della stampa erano che noi eravamo gli stupidi dell’ospedale riaperto”.

A 63 anni Marzulli ha scelto la pensione “dopo che si tranquillizzò la situazione”. “Sarei rimasto ancora se non fosse successo quello che è successo? Non lo so, avevo gli anni di contributi per andarmene, forse sarei andato a lavorare altrove. Di certo il clima intorno a me e coi miei superiori era cambiato. In questi mesi di faticoso ritorno alla vita – riflette – mi sono reso conto del ruolo del Ministero. Mi è bastato leggere le circolari e le comunicazioni, non c’è bisogno di grandi ricerche. Il problema non è che il piano pandemico era vecchio ma che non è stato applicato nemmeno quello. L’impostazione in linea generale di ciò che si doveva fare c’era già tutta in quel documento del 2006 ma non è stata seguita. In quei giorni succedevano cose clamorose. Come riportato dalla stampa, il 15 febbraio 2020 da Brindisi partirono gli aerei italiani per portare migliaia di mascherine in Cina, mentre qui mancava tutto”.

Nell’ospedale di Alzano dal momento della scoperta del virus alle circa due settimane che trascorsero prima che diventasse un presidio solo Covid “il 30 per cento dei dipendenti si ammalarono e tre di questi morirono, oltre a una decina di pazienti deceduti”.

Molto critico col ministro Roberto Speranza: “È andato in Parlamento a vantarsi di avere scritto il piano pandemico nuovo. Ma com’è possibile farsene un merito per averlo fatto a un anno dall’inizio del Covid e dopo 100mila morti?”.

Marzulli ora sta meglio. “Per molti mesi ho sofferto dei postumi del Covid, faticavo molto e ho avuto una sindrome depressiva. Piangevo, io che prima non lo facevo mai. Perché è una malattia tremenda e per quello che ho subito negli ultimi mesi, l’angoscia che portavo nel cuore quando entravo in ospedale. Non ho ricevuto mobbing ma il clima non mi era favorevole”.

Cosa si aspetta dalla giustizia? “Che emergano la verità dei fatti e le responsabilità istituzionali. L’Italia arrivò del tutto impreparata all’appuntamento col virus”.

Galli e il Covid: «Parlai di rischi a riaprire e invece l’Italia migliora molto. Dai vaccini svolta permanente»
Il virologo dell’ospedale Sacco: «Non sono catastrofista, parlo in base ai dati. Ad aprile il ritmo delle vaccinazioni era ancora lento e le consegne un’incognita. Felice che sia andata così»
di Cristina Marrone
Corriere.it, 30 maggio 2021


Professore, si aspettava che la curva dei contagi da Covid sarebbe migliorata tanto rapidamente?
«Il mio è un compiaciuto stupore – dice Massimo Galli, direttore delle Malattie infettive dell’Ospedale Sacco di Milano – perché in Italia i numeri dell’epidemia sono in netto miglioramento, al di là delle più rosee aspettative. Con le riaperture c’era un 10% di probabilità che le cose seguissero questa via, ma alla fine è andata bene e ne sono davvero felice».

Lei però non era d’accordo con le riaperture di fine aprile. Parlò di «rischio calcolato male».
«È vero, ma io sono un medico, mi baso sui dati, non sulle opinioni. Quando il 26 aprile si sono aperte molte danze, la situazione non faceva presagire che le cose sarebbero andate così bene. I numeri non erano per niente rassicuranti, i contagi e i decessi erano ancora elevati, non era inverosimile pensare che ci sarebbe potuta essere una ulteriore crescita dei contagi. Non avevamo ancora raggiunto la soglia promessa dei 500 mila vaccini al giorno e persisteva l’incognita delle dosi: non avevamo la certezza che davvero ci sarebbero state consegnate quelle promesse».

E invece che cosa è accaduto?
«La campagna vaccinale ha comportato una svolta, che non sarà temporanea. I vaccini stanno facendo da scudo per morti e ricoveri, hanno spostato gli equilibri più velocemente di quanto mi aspettassi e lo zoccolo dei vaccinati sta crescendo ulteriormente. Inoltre l’immunizzazione ha funzionato meglio nel nostro Paese rispetto altrove, in proporzione ai vaccini fatti. Merito anche degli anziani e dei fragili che hanno fatto in modo di esporsi il meno possibile al virus. E mi permetta, merito anche dei costanti inviti alla prudenza, senza assumere posizioni facilone».

Lei è stato sempre considerato un catastrofista, ha cambiato idea?
«Mi perdoni, ma respingo questa definizione. Direi che per motivi molto politici e poco nobili questa etichetta è stata appiccicata addosso a me e ad altri miei colleghi dai giornali di destra. Ma tra l’essere ottimisti per piacere, in assenza di dati, (li chiamo riduzionisti) e raccontare come stanno davvero i numeri passando per catastrofisti c’è differenza. In una certa fase i dati non ci spingevano all’ottimismo e c’era la necessità di mantenere ben chiaro che non si poteva abbassare la guardia, soprattutto dopo il precedente dello scorso anno, quando eravamo in pochi a dire che il virus sarebbe tornato a farci visita, come puntualmente è successo».

Siamo protetti dalle varianti?
«Nuove varianti, come quella indiana, sono un’incognita. Tuttavia sappiamo che per ora i vaccini funzionano almeno per evitare la malattia grave. Meno si sa sull’infezione».

Come sarà il nostro futuro con il virus?
«Dovremo imparare a conviverci cercando di contenerlo e nel frattempo proseguire in modo serrato con la campagna vaccinale. Non abbiamo una soluzione completa del problema, ma abbiamo un andamento che rende meno pesante l’ingerenza della malattia sul nostro quotidiano e la prospettiva che la ripresa sia un fatto concreto».

Che cosa dobbiamo ancora fare per evitare errori?
«Vanno vaccinati gli adolescenti per impedire al virus di circolare e riaprire così le scuole con serenità a settembre. I giovani rappresentano un serbatoio importante e, seppur quasi sempre asintomatici, mantengono vivo il problema che va risolto a livello globale, se davvero vogliamo liberarci del coronavirus. Esistono invece enormi disuguaglianze nella campagna vaccinale, con interi Paesi in Africa e Sud America che non hanno mai visto neppure un vaccino. Questi Paesi vanno aiutati».

Che autunno dobbiamo attenderci?
«Sono ottimista. In virus, è vero, sta circolando ancora molto tra le fasce di età più giovani, spesso del tutto asintomatiche e che per questo non fanno il tampone. Ma anche tra queste categorie sta aumentando e crescerà ancora il numero di vaccinati. La gente è stanca, in estate si prenderà la sua libertà, ma i vaccini stanno avendo un impatto tale che non credo possibile una nuova ondata autunnale comparabile a quella che abbiamo subito lo scorso anno. A meno che di non imbatterci in una nuova variante talmente cattiva, ma spero proprio di no, da eludere la risposta vaccinale. Oggi sappiamo che si possono aggiornare rapidamente i vaccini, se dovesse essere necessario».

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