La diocesi di Milano ad Limina Petri

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Ieri la visita alla tomba di Pietro, “realizzando lo scopo di questo nostro pellegrinaggio che tanto abbiamo voluto” ha sottolineato il cardinale Angelo Scola, e oggi l’incontro con il successore dell’apostolo, il Papa Francesco. Sono questi i due momenti centrali del pellegrinaggio dell’arcidiocesi di Milano, che ha coinvolto circa diecimila fedeli ambrosiani, guidati dal cardinale Scola, insieme al cardinale Dionigi Tettamanzi e ai vescovi ausiliari, e accompagnati da oltre 200 sacerdoti. Uno sventolio di foulard gialli – segno del pellegrinaggio – si è levato a salutare Papa Francesco al termine dell’udienza generale in Piazza San Pietro, strappandogli un’esclamazione di stupore: “Davvero sono entusiasti questi milanesi”. Nel suo saluto ai milanesi, si è rivolto in particolare ai seimila ragazzi di 14 anni, che si preparano alla loro “professione di fede”: 500 provengono dalla Zona pastorale di Milano, 1.500 da quella di Varese, 760 da quella di Lecco, 720 da quella di Rho, 1.680 da quella di Monza, 600 da quella di Melegnano, 240 da quella di Sesto San Giovanni. “Cari ragazzi prego per voi, perché la vostra fede diventi convinta, robusta, come una pianta che cresce e porta buoni frutti. Il Vangelo sia la vostra regola di vita come fu per san Francesco d’Assisi. Leggete il Vangelo, meditatelo, servitelo” ha esortato il Papa. Che ha parlato della “gioia di avere un Padre nei cieli che vi ascolta sempre e parla al vostro cuore. Seguite la Sua voce e porterete frutto nell’amore, cari ragazzi”.

Già alla fine della catechesi si era rivolto ai giovani presenti numerosi in piazza: “Portate avanti questa certezza: il Signore è vivo e cammina al nostro fianco nella vita. La vostra missione è di portare avanti questa speranza. Siate ancorati a questa speranza, questa ancora che è nel cielo, tenete forte la corda, siate ancorati e portate avanti la speranza. Portate avanti la testimonianza che Gesù è vivo e questo darà speranza a questo mondo un po’ invecchiato per le guerre, le violenza, il peccato”. Sono tre i motivi alla base del pellegrinaggio dell’arcidiocesi di Milano: confermare la propria fede sulle tombe degli Apostoli e dei Papi (in particolare su quella di Paolo VI, già arcivescovo di Milano, da poco dichiarato venerabile); fare memoria e continuare gli impegni della visita alla diocesi di Benedetto XVI in occasione del VII Incontro mondiale delle famiglie; salutare, ascoltare e pregare con papa Francesco, rinnovando la tradizione secondo la quale “Ubi Petrus, ibi Ecclesia Mediolanensis”. Martedì mattina il primo appuntamento comunitario in San Pietro, con la Messa. Il cardinale Scola commenta il Vangelo del giorno: “con due parole, ‘vita eterna’, la Chiesa dice che l’uomo nasce per essere definitivamente felice. Nessun male, nessun dolore, nessuna sofferenza, nessuna ingiustizia, nessun peccato potranno prevalere sulla felicità che Gesù ci dona e che sarà piena un giorno, quando vivremo per sempre insieme a Lui. Di questo sono testimoni tanti uomini e donne lungo i secoli: a cominciare da Pietro. (…) Per questo possiamo dire con Pietro: ‘Credo, Signore’”.

Da qui l’invito a “non temere” rivolto ai ragazzi: “So che voi giovani fate spesso gli spavaldi, eppure altrettanto spesso avete paura, ma accanto al Signore non dovete temere nulla”. Non manca una parola agli adulti che accompagnano, con il ricordo della Giornata della famiglia: un evento “che ha sorpreso tutti per la sua dirompente novità, e ci obbliga a realizzare il compito che Papa Benedetto ci ha affidato: essere, come Lombardia, il cuore credente dell’Europa”. E questa mattina, prima dell’udienza, il cardinale ha celebrato la Messa nella chiesa di Santo Spirito in Sassia, santuario della Divina Misericordia. Scola prega che “suor Faustina e il beato Giovanni Paolo II ci aiutino e che la misericordia, cui Papa Francesco fin dai primissimi momenti del Pontificato ha fatto straordinaria eco, ci sia sempre donata”. Il Vangelo è quello dei discepoli di Emmaus, che “ci dicono che il Signore si fa, invece, sempre a noi vicino. Ora come duemila anni fa Egli ci è vicino attraverso la compagnia dei cristiani e dei testimoni, di coloro che rigenerano l’ardore nel nostro cuore, immergendosi nelle Scritture, ponendo al centro della loro vita esemplare il Signore tanto da non poterlo non comunicare”. Da qui l’esortazione: “Se sperimentiamo davvero il Signore, lo comunichiamo nella vita di ogni giorno, e così si avvera ciò che ci ha detto Paolo, il con-morire con Cristo e risorgere sempre con Lui”.

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