La vicinanza della Santa Sede alle famiglie di persone autistiche

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Pubblichiamo il Messaggio del Presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari S.E.R. Arcivescovo Zygmunt Zimowski per la 6ª Giornata Mondiale sull’Autismo che si celebra oggi 2 aprile 2013

Autentica solidarietà per le persone autistiche e le loro famiglie

Fratelli e Sorelle carissimi, in occasione della 6ª Giornata Mondiale sull’Autismo, che quest’anno ricorre nel tempo liturgico delle festività Pasquali, il Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari intende manifestare la sollecitudine della Chiesa per le persone autistiche e per le loro famiglie, invitando le comunità cristiane e le persone di buona volontà ad esprimere autentica solidarietà verso di esse. Desidero prendere lo spunto della mia riflessione dall’atteggiamento di Gesù che si accosta e cammina con i due discepoli verso Emmaus (cfr Lc, 24, 13-35). Lo sguardo segnato dallo smarrimento e, ancor più, dallo stupore che cadenza il passo di Clèopa e Simone potrebbe essere tratto analogo, ed altrettanto analogamente ritrovarsi, in quello che segna il volto ed i cuori dei genitori che hanno un figlio od una figlia affetta da autismo. Autismo: una parola che fa paura ancora oggi nonostante in moltissime culture che, tradizionalmente escludevano le minorazioni, si sia iniziato ad accettare socialmente i “diversamente abili”, a smantellare molti dei pregiudizi che circondano le persone con disabilità e persino i loro genitori. Definire qualcuno un autistico sembra comportare automaticamente un giudizio negativo su chi ne è colpito e, implicitamente, una sentenza di allontanamento definitivo dalla società. D’altro lato la persona appare incapace di comunicare in modo proficuo con gli altri, talvolta come recluso in una “campana di vetro”, il suo imperscrutabile, ma per noi meraviglioso, universo interiore. E’ questa un’immagine “tipica e stereotipata” del bambino autistico che necessita di una profonda rivisitazione.

Come un filo conduttore, sin dalla sua nascita, la Chiesa ha sempre manifestato la sua attenzione a questo aspetto della Medicina con testimonianze concrete a livello universale. Soprattutto, è testimonianza l’Amore oltre lo stigma, quello stigma sociale che isola l’ammalato e lo fa sentire un corpo estraneo: faccio riferimento a quel senso di solitudine che spesso viene raccontato nella moderna società ma che diventa ancora più presente nella moderna sanità, perfetta nella sua “tecnicità” ma sempre più priva e disattenta per quella dimensione affettiva che dovrebbe, invece, essere l’aspetto qualificante di ogni atto o percorso terapeutico. Di fronte ai problemi ed alle difficoltà che incontrano questi bambini ed i loro genitori, la Chiesa propone con umiltà la via del servizio al fratello sofferente, accompagnandolo con compassione e tenerezza nel suo tortuoso percorso umano e psico-relazionale, avvalendosi dell’aiuto delle parrocchie, delle associazioni, dei movimenti ecclesiali e delle persone di buona volontà. Cari fratelli e sorelle, al porsi dell’ascolto deve accompagnarsi necessariamente una autentica solidarietà fraterna. Non deve mai mancare l’attenzione globale alla persona “fragile” come può essere un malato di autismo: questa si concretizza con il senso di vicinanza che ogni operatore, ognuno nel suo ruolo, deve saper trasmettere al suo malato ed alla sua famiglia, non facendolo sentire un numero ma rendendo concreta la situazione di un cammino condiviso, fatto di gesti, atteggiamenti, parole – magari non eclatanti – ma suggestivi di una quotidianità il più vicina alla normalità. Ciò significa ascoltare l’esortazione, imperiosa, a non perdere di vista la persona nella sua integralità: nessuna procedura, per quanto perfetta, potrà risultare “efficace” se privata del “sale” dell’Amore, di quell’Amore che ognuno di questi Malati, se lo guardate negli occhi, vi chiede.

Il loro sorriso, la serenità di una famiglia che vede il suo caro al centro della complessa articolazione che ognuno di noi, per il suo specifico compito, è chiamato a gestire per la sua vita, la condivisione percepita e realizzata: sarà questo il miglior “bilancio” che ci arricchirà. In pratica, si tratta di accogliere i bambini autistici nei diversi settori delle attività sociali, educative, catechistiche, liturgiche in un modo corrispondente e proporzionato alla loro capacità relazionale. Tale solidarietà, per chi ha ricevuto il dono della Fede, diventa presenza amorosa e vicinanza compassionevole a chi soffre, sull’esempio e ad imitazione di Gesù Cristo, il Buon Samaritano che con la sua passione, morte e risurrezione ha redento l’umanità. Il Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, nell’ Anno della Fede, desidera condividere con le persone che soffrono per l’autismo, la speranza e la certezza che l’adesione all’Amore ci permette di riconoscere Cristo Risorto ogni volta che si fa nostro prossimo nel cammino della vita. Sia di riferimento quanto affermato da Giovanni Paolo II, nella cui intercessione confidiamo e di cui ricordiamo, proprio oggi, l’ottavo anniversario del Suo ritorno alla casa del Padre: “La qualità di vita all’interno di una comunità si misura in buona parte dall’impegno nell’assistenza ai più deboli e ai più bisognosi e nel rispetto della loro dignità di uomini e di donne. Il mondo dei diritti non può essere appannaggio solo dei sani. Anche la persona portatrice di handicap dovrà essere facilitata a partecipare, per quanto le è possibile, alla vita della società ed essere aiutata ad attuare tutte le sue potenzialità di ordine fisico, psichico e spirituale. Soltanto se vengono riconosciuti i diritti dei più deboli una società può dire di essere fondata sul diritto e sulla giustizia”. (Giovanni Paolo II, Messaggio ai partecipanti al Simposio Internazionale su “Dignità e diritti della persona con handicap mentale”, Città del Vaticano 7-9 gennaio 2004, n. 3)

Sia luce costante quanto affermato, manifestando la propria vicinanza ai poveri e ai sofferenti, dal Santo Padre Francesco nei primi giorni del Suo Pontificato: “dobbiamo tenere viva nel mondo la sete dell’assoluto, non permettendo che prevalga una visione della persona umana ad una sola dimensione, secondo cui l’uomo si riduce a ciò che produce e a ciò che consuma: è questa una delle insidie più pericolose per il nostro tempo”. Mentre auspico la collaborazione di tutti per una risposta corale e compassionevole alle numerose istanze che ci pervengono dai nostri fratelli e sorelle affetti da autismo e dalle loro famiglie, affido le sofferenze, le gioie e le speranze di questi ultimi alla Madre di Cristo e “Salute degli Infermi” che, stando sotto la Croce, ci ha insegnato a fermarci accanto a tutte le croci dell’Uomo di oggi (cfr. Salvifici Doloris n.31). Alle persone autistiche, alle loro famiglie ed a tutti coloro che sono impegnati al loro servizio, confermando la mia vicinanza e preghiera, invio il mio personale ed affettuoso augurio per una serena e gioiosa Pasqua con il Signore Risorto.

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