Il Card. Bergoglio: il cristiano deve prendersi cura della vita

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Il numero dei matrimoni è in forte contrazione nei Paesi dell’Unione europea e ‘ciò si traduce in un aumento dei bambini nati al di fuori del legame matrimoniale’, secondo quanto ha comunicato Eurostat nel diffondere i dati demografici relativi all’Ue aggiornati al 2011 e 2012. Infatti nel rapporto statistico si legge: “Nel 1990 il 17% delle nascite avveniva fuori dal matrimonio; nel 2000 la percentuale era salita al 27%, per raggiungere a fine 2011 il 40%. Nel 1990 circa la metà delle nascite extra matrimoniali si verificava in Svezia e Danimarca, contro il 2% a Cipro, Malta e in Grecia… Nel 2011 le proporzioni più elevate si registravano in Estonia (60%), Slovenia (57%), Bulgaria e Francia (56%); i dati minori riguardano la Grecia (7%), Cipro (17%), Polonia (21%). Fra gli altri Paesi più grandi del continente, la Germania è al 33,9%, l’Italia al 23,4%, la Spagna al 37,4, il Regno Unito al 47,3%. Oltre la metà delle nascite fuori dal matrimonio si verificano inoltre in Belgio e in Svezia”. Queste percentuali fanno ritornare alla mente le omelie del card. Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires e primate dell’Argentina, quando si oppose ai disegni di legge contro la famiglia, convocando, domenica 11 luglio 2010, una marcia contro il matrimonio omosessuale e fece leggere in tutte le chiese, un messaggio.

 

 

Il card. Bergoglio sottolineò che la Chiesa è chiamata a dialogare con tutti, ma il dialogo deve essere chiaro, credibile e rispettoso di chi la pensa diversamente: “ L’essere umano è stato creato a immagine di Dio. Questa immagine si riflette non solo nella singola persona ma anche nella complementarità e nella reciprocità dell’uomo e della donna, nella comune dignità, e nella loro indissolubile unità, che da sempre viene chiamata matrimonio. Il matrimonio è la forma di vita nella quale si realizza una singolare comunione di persone, la quale assegna il sentimento pienamente umano all’esercizio della funzione sessuale. Alla stessa natura del matrimonio appartengono le predette qualità della differenza, complementarietà e reciprocità dei sessi, e la mirabile ricchezza della loro fecondità. Il matrimonio è un dono della creazione. Non vi è una realtà analoga che possa eguagliarlo. Non è un’unione qualsiasi tra persone, ma possiede caratteristiche proprie ed irrinunciabili che fanno del matrimonio la base della famiglia e della società. Così è stato riconosciuto nelle grandi culture del mondo”.

Quindi è compito dello Stato tutelare il matrimonio tra un uomo e una donna attraverso il riconoscimento normativo, per assicurare il suo contributo al bene comune della società: “L’unione tra persone dello stesso sesso difetta degli elementi biologici e antropologici propri del matrimonio e della famiglia. È priva della dimensione coniugale e dell’apertura alla procreazione. Al contrario, il matrimonio e la famiglia che in esso si fonda, costituisce il focolare delle nuove generazioni umane. Fin dal loro concepimento i figli hanno il diritto inalienabile di svilupparsi nel grembo della proprie madri, di nascere e crescere nell’ambito naturale del matrimonio. Nella vita familiare e nella relazione con il proprio padre e la propria madre, i figli scoprono la loro identità e apprendono la loro autonomia personale”.

Ed alcuni anni prima (31 agosto 2005) nell’omelia durante la Messa in onore del santo protettore delle donne in gravidanza, san Raimondo Nonnato, il card. Bergoglio  disse che Gesù è venuto per portare la vita in abbondanza e non per condannare a morte nessuno: “Gesù non è venuto a portare la morte, piuttosto [a portare] la morte dell’odio, la morte delle guerre, la morte della calunnia, cioè a uccidere con la lingua. Gesù non è venuto a portare la morte, la morte che ha patito per difendere la vita. Gesù è venuto a portare la vita per dare la vita in abbondanza, e ci invia a portare la vita, ma ci dice anche: ‘Prenditene cura’! Perché ci sono persone che vivono quello di cui sentiamo parlare oggi, che non sono coinvolte con il Vangelo: la cultura della morte. A loro la vita interessa nella misura in cui è utile, se no non gli interessa. In tutto il mondo, questa erba è stata piantata, quella della cultura della morte”.

Prendendo spunto da una frase di un libro: ‘Nel mondo di oggi la cosa che vale meno è la vita, quello che vale meno è la vita’, il card. Bergoglio condanna la società che non è  interessata alla vita, ma solo alla sopravvivenza: “Quando si vedono persone che si preoccupano affinché un bambino possa andare a scuola, perché a un altro non manchi il cibo a sufficienza, questo è prendersi cura della vita. Apri il tuo cuore alla vita! Poiché l’egoismo della morte, la cultura egoistica della morte, è come l’erba nel campo, questa erbaccia, questa erba o erbaccia nera, o questa cicuta, è in crescita, sta invadendo e uccide gli alberi, uccide i frutti, uccide il fiori, uccide la vita. Le erbacce… Ma come è bella la cura per la vita, permettere che la vita cresca, dare la vita come Gesù, e dare in abbondanza, per non permettere che anche uno solo di questi più piccoli vada perso… Non possiamo annunciare altro che la vita, dal principio alla fine. Tutti noi dobbiamo curare la vita, amare la vita, con tenerezza, calore”.

E conclude l’omelia affermando: “Non ci dovrebbe essere nessun bambino che non cresce, che non vive la sua adolescenza aperto alla vita. Non ci dovrebbe essere alcun adulto che non si preoccupa di ciò in cui gli altri sono carenti, di ciò di cui altri hanno bisogno per avere più vita e di garantire che non ci sia neanche una sola persona anziana messa da parte, da sola, scartata… Se andiamo in fondo alla strada della vita ci possono accadere cose brutte, ma non importa. Ne vale la pena. Lui per primo ci ha aperto la strada. Quindi, andate avanti e non scoraggiatevi. Prendetevi cura della  vita. Ne vale la pena! Così sia”.

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