Ritratto di Mons. Giovanni Nervo: l’uomo infaticabile della carità

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Padova saluterà Mons. Giovanni Nervo lunedì 25 marzo alle 10, con le esequie in Cattedrale.

Chiamato dalla Conferenza Episcopale Italiana a guidare nel 1971 la nascente Caritas Italiana, Giovanni Nervo è, nel ricordo di molti, l’uomo infaticabile della carità. Lo resta per tutto il corso della vita, fino alla sera di giovedì, quando, a 94 anni, si spegne nella casa Opera della Provvidenza di Sarmeola, a una manciata di chilometri da Padova. E’ il 2 luglio del ’71 quando, al numero 50 di via Colossi, nel quartiere romano di San Paolo, nello stesso palazzo in cui ha avuto sede la POA (Pontificia Opera Assistenza), con il primo atto costitutivo nasce Caritas Italiana. E’ il papa Paolo VI a volere questo organismo, per i poveri e per il servizio alla società.

Sono, questi, anni di attività intensa, in cui si lavora sempre, anche d’estate: la Caritas non chiude neppure ad agosto perché – dice don Giovanni – “i poveri non si riposano, non vanno in ferie”. Fermo e tenace nelle idee e nel lavoro per le necessità dei più bisognosi, Mons. Nervo è al tempo stesso un uomo solare, dal sorriso sempre aperto, rincuorante. Di lui si dice non abbia mai avuto bisogno di alzare la voce per farsi ascoltare: con sé solo la forza di idee chiare, semplici, lineari. E un sacerdozio capace di trasparire da ogni gesto.

Negli oltre 10 anni alla guida di Caritas – prima come Presidente e poi, su sua stessa richiesta, come Vice-presidente al seguito di un vescovo (il primo sarà Mons. Mario Ismaele Castellano) – innumerevoli i progetti di promozione degli ultimi: a partire dal ’76, l’accoglienza dei “boat people” in fuga dal Vietnam del Sud. Il governo italiano concede a Mons. Nervo di portare in Italia tutti i profughi per cui sarà stato in grado di trovare casa e lavoro. E don Giovanni riesce a portarne tanti, in Italia. Viaggia nei campi profughi del sud-est asiatico, su tutti raccoglie notizie, compila schede. Lo aiuta un sacerdote vietnamita che diventerà l’interprete dei racconti dei profughi e permetterà a Caritas Italiana di conoscere le situazioni più gravi e intervenire.

Nel frattempo, viaggia da nord a sud per l’Italia: l’obiettivo è far nascere ovunque le Caritas diocesane, e di qui, le Caritas parrocchiali. Porta allo stesso tavolo le Associazioni presenti nel mondo ecclesiale, costituisce la prima Consulta delle opere caritative e assistenziali, che diverrà poi la Consulta ecclesiale degli organismi socio-assistenziali.

Il 1976 è l’anno del terremoto in Friuli: don Nervo scommette sulla solidarietà tra le Chiese diocesane per il servizio alla società. Attiva il gemellaggio tra le diocesi del nord e quelle del sud per sostenere la popolazione colpita dal sisma. In Friuli crea 80 Centri di Comunità, ampi spazi polifunzionali per lo svolgimento della vita ordinaria, dal doposcuola alle feste. Qui nasce e si sviluppa una rete di volontariato, che con i terremotati è chiamata a condividere la vita. La stessa formula, efficace in Friuli, verrà adottata da Caritas Italiana nell’80, nel terremoto dell’Irpinia, e resterà modello del lavoro nelle emergenze in Italia.

Torniamo indietro, al 1976: Mons. Nervo si impegna per l’obiezione di coscienza e il servizio civile in alternativa al servizio militare per i giovani. Dal Convegno Ecclesiale su “Evangelizzazione e promozione umana” parte a Roma la prima proposta di servizio civile. Per le ragazze, nasce il volontariato sociale: per diversi anni un’équipe si occupa specificamente di questo, attiva colloqui con le giovani che, in piccole comunità, per un anno si occuperanno di povertà facendo assistenza presso le Caritas diocesane e i centri d’ascolto.

Chi ha conosciuto Mons. Nervo, lo ricorda in perenne attività. Mai uno spreco, anche nel mangiare non eccede il necessario. Ai collaboratori dice: “ricordate che questi sono i soldi dei poveri”, “I poveri, prima di tutto”. Ma la carità non è fatta soltanto di soldi, non si ferma all’assistenza. Mons. Nervo la fa con le persone, per la promozione della persona umana. E’ quella che a più riprese chiama la “pedagogia della carità”, lasciata come testimonianza viva ai collaboratori e affidata ai suoi libri stesi sempre a mano, i fogli fitti di scrittura per non sprecare neppure un foglio.

Alla scadenza dell’incarico in Caritas Mons. Nervo cura per la CEI i rapporti con le istituzioni civili. Scrive, riceve due lauree honoris causa, una dall’università di Udine, in Economia e Commercio, e l’altra in Scienze dell’Educazione, dall’università di Padova. Poi, fino agli ultimi giorni, è presidente onorario della Fondazione Emanuela Zancan per la ricerca sociale. La missione, l’impegno, restano gli stessi: lavorare per gli ultimi, spendere per loro tutta la vita.

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