Maradiaga: “La voce della Chiesa, l’unica fuori dal coro”

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Arcivescovo di Tegucigalpa (Honduras), presidente di Caritas Internationalis, Maradiaga è uno dei principali attori e fautori dell’attività internazionale della Santa Sede. Ne riconosce l’importanza diplomatica, sa quale è il bene che fa. Ma ci tiene a riportare tutto alla luce del Vangelo. Ci si deve fare, sostiene, “un esame di coscienza”, “un esercizio di Buona Morte”, per cercare una vita di Resurrezione.

E forse le sue parole testimoniano il passaggio da un’epoca all’altra. “Abbiamo prestato molta attenzione all’opinione pubblica e abbiamo messo il nostro destino nelle mani di un sondaggio permanente sulla popolarità della Chiesa, quando ciò che dovevamo fare era scrutare la forza della Croce”.

Quello di Maradiaga è un invito, forte, a ripartire dal Vangelo, riprendendo le parole di Papa Francesco alla sua prima Messa da pontefice in Cappella Sistina. “Il Papa – dice – ci ha ricordato che dobbiamo camminare, edificare e confessare in Cristo, questo sì, in Cristo crocifisso”.

In fondo, molti dei problemi del mondo di oggi vengono proprio dall’aver perso di vista la centralità di Cristo. “Il secolarismo così diffuso, che è alla base del laicismo – dice Maradiaga – implica il fatto che la persona abbia la stessa concezione individualista”. Aggiunge: “Si proclama che il centro della libertà è scegliere, non quello che si sceglie. E così l’uomo resta prigioniero della sua stessa libertà, solo con se stesso, senza punti di riferimento obiettivi e stabili”. E così vengono fuori i cosiddetti “nuovi diritti”, che non vengono proclamati “per amore della libertà personale, come viene detto, ma per interessi economici e politici”. E anche la politica non sta funzionando, perché “la politica entra in attività quando si sa dove si vada, e quale utopia si sta seguendo, quale sogno si cerca di realizzare, quale progetto ci orienta”, quando “si definisce il ritmo del cambiamento” perché “questo ritmo dirà con chi andremo avanti”. Eppure – denuncia Maradiaga – il neoliberalismo, “con tutta la sua aridità sociologica”, definisce che il ritmo è “di andare con quelli che sono capaci di andare al ritmo di mercato”.

“E’ questo che è andato male”, afferma Maradiaga con forza. E lo fa in perfetta continuità con il pontificato di Benedetto XVI, ma anche  con quello di Francesco, che ha subito sottolineato che se la Chiesa fa solo opere di carità ma non mette al centro Cristo diventa una Ong come tutte.

Maradiaga ha visto i problemi che ci sono stati nel momento in cui la Caritas Internationalis era considerata solo una “organizzazione ombrello”, sotto la quale si erano inserite dalla finestre anche organizzazioni abortiste. Ha vissuto sulla sua pelle le contestazioni, e ha forse visto in qualche modo con sollievo la riforma dello statuto della Caritas Internationalis promulgato da Benedetto XVI, che dava come linea guida proprio “la carità nella verità”.

Cita, Maradiaga, tre passaggi della Solicitudo Rei Socialis, rimette al centro l’opzione fondamentale per i poveri, e rivendica il fondamento teologico di questa opzione preferenziale. “Ancora – afferma – non siamo così lontani dal condannare la Chiesa come facevano gli antichi pagani, per sostituirla con un sistema di benevolenza stabilito dalle leggi dello Stato” .

“E’ tutto questo che è andato male”, afferma ancora una volta il cardinale honduregno. Per raddrizzare le cose, si deve ripartire dal Vangelo, dall’annuncio. Così, nelle parole di Maradiaga, si trova una perfetta continuità tra i Pontificati di Benedetto XVI e quello di Francesco. Il primo, chiamato a rimettere ordine e dare fondamenta teologiche ad una casa che aveva forse troppo perso di vista Cristo. Il secondo, chiamato ad annunciare la Chiesa, seminando sul terreno arato da Benedetto.

In fondo, obiettivo di Francesco è “mettere in luce i poveri e gli emarginati”, afferma Virginia Bonnard, una giornalista che collabora con la Conferenza Episcopale Argentina. E infatti, nel primo discorso con il corpo diplomatico, Francesco ha subito sottolineato la necessità di dare attenzione ai poveri e agli ultimi. Sarà da vedere come questo si potrà coniugare con l’attività internazionale della Santa Sede.

Dopo il convegno, Maradiaga è stato a pranzo con Francesco. E, come membro del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e presidente della Caritas Internationalis, gli ha sottolineato anche l’importanza del lavoro diplomatico della Santa Sede. Per comprendere che direzione questo avrà si dovrà aspettare dopo Pasqua, alla nomina del nuovo Segretario di Stato.

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