Rito tridentino. Difficoltà nell’applicazione del Motu proprio del papa

”In Italia la maggioranza dei vescovi, con poche ammirevoli eccezioni, hanno posto ostacoli all’applicazione del motu proprio sulla messa in latino. Lo stesso bisogna dire di molti superiori generali che vietano ai loro sacerdoti di celebrare la messa secondo il rito antico” . Lo ha detto il Segretario della Commissione Ecclesia Dei, mons. Camille Perl, nel corso del convegno dal titolo: ”Il motu proprio Summorum Pontificum di Sua Santità Benedetto XVI – Una ricchezza spirituale per tutta la Chiesa un anno dopo”.
Ad organizzare l’incontro l’associazione ”Giovani e tradizione” con il patrocinio della Commissione ”Ecclesia Dei”, l’organismo voluto da Giovanni Paolo II per favorire il rientro dei lefevbriani all’interno della Chiesa cattolica. Mons. Perl ha fatto il quadro dell’accoglienza del motu proprio sulla messa in latino a un anno dalla sua promulgazione. Problemi in Italia, ma non solo. ”In Germania la Conferenza episcopale ha pubblicato una direttiva molto burocratiche che rende di difficile applicazione il motu proprio”.
Le richieste da parte dei fedeli provengono da un nucleo di Paesi: Francia, Gran Bretagna, Canada, Stati Uniti, Australia. In Francia vi sono luci e ombre. Alcuni giovani sacerdoti anno preso l’iniziativa, ha spiegato mons. Perl, di celebrare la messa secondo il rito di San Pio V rivisto da Giovanni XXIII senza chiedere l’autorizzazione ai vescovi. ”Del resto – ha detto il Segretario di Ecclesia Dei – il Papa aveva messo nelle loro mani il messale antico. Alcuni vescovi hanno appoggiato queste iniziative, altri no”.
In serata, lo stesso Perl ha addolcito le sue dichiarazioni, spiegando all’Ansa che l’applicazione del motu proprio si trova in Italia in una ”situazione né positiva, né negativa, bensì aperta”, in cui ci si attrezza per rendere operative le disposizioni papali, a livelli e competenze diverse, dai ”vescovi, ai sacerdoti, ai fedeli”, e questi rispondono ”secondo la propria formazione e sensibilità”.