Gioia in Terra Santa per papa Francesco
“Cari fratelli e sorelle! Ringrazio il Signore di poter celebrare questa Santa Messa di inizio del ministero petrino nella solennità di San Giuseppe, sposo della Vergine Maria e patrono della Chiesa universale: è una coincidenza molto ricca di significato, ed è anche l’onomastico del mio venerato Predecessore: gli siamo vicini con la preghiera, piena di affetto e di riconoscenza. Con affetto saluto i Fratelli Cardinali e Vescovi, i sacerdoti, i diaconi, i religiosi e le religiose e tutti i fedeli laici. Ringrazio per la loro presenza i Rappresentanti delle altre Chiese e Comunità ecclesiali, come pure i rappresentanti della comunità ebraica e di altre comunità religiose. Rivolgo il mio cordiale saluto ai Capi di Stato e di Governo, alle Delegazioni ufficiali di tanti Paesi del mondo e al Corpo Diplomatico”.
Con tali parole papa Francesco ha salutato le autorità ed i fedeli convenuti alla messa per la festa di san Giuseppe, che ha segnato l’inizio del suo pontificato. Ed in Terra Santa vige la tradizione di celebrare, il giorno precedente, la messa in occasione dell’elezione del nuovo Papa: i Francescani della Custodia, il Custode, il Presidente del Sacro Sepolcro e tutta l’assemblea, hanno invitato al Santo Sepolcro il Delegato apostolico, il Patriarca latino, tutti gli Ordinari di Terra Santa, i Consoli generali dei quattro Paesi, denominati ‘protettori dei Luoghi Santi’, ed eccezionalmente gli Ambasciatori d’Argentina presso Israele e la Palestina, oltre tutti i fedeli di Gerusalemme desiderosi di unirsi alla messa, per gustare con una gioia particolare la scelta del nome fatta dal nuovo Papa, riferita al padre fondatore Francesco d’Assisi.
I testi scelti per la messa, presieduta dal Patriarca Fouad Twal, erano quelli della festività di Pasqua; ciò ha permesso al Custode di dichiarare nella sua omelia: “Tutta la Chiesa anticipa la festa di Pasqua, con questa gioia incontenibile che caratterizza tutti noi. Per avere avuto un nuovo Vescovo di Roma, un nuovo Successore di San Pietro, un discepolo di Ignazio di Loyola, che ha voluto essere anche un po’ figlio di San Francesco. La semplicità con la quale il Papa si è presentato, ha già conquistato tutti”. Dopo il canto del Te Deum, mons. Giuseppe Lazzarotto, ha preso la parola per salutare il dono che Dio ha fatto alla Chiesa nella persona di Papa Francesco: “E’ un momento di grande gioia. Il suo invito alla preghiera è un appello alla responsabilità di ciascuno, non solo nel sostenerlo nel suo ministero, ma anche nell’assumere la propria responsabilità di fronte ai bisogni della Chiesa e nel camminare come testimoni gioiosi e generosi del Signore risorto. Abbiamo la peranza di accogliere il Papa in Terra Santa, qui dove Pietro ha ricevuto il mandato di confermare i suoi fratelli nella fede. E nell’attesa di questo momento, noi dobbiamo continuare a sostenere Papa Francesco con il nostro affetto, il nostro amore e anche con la nostra preghiera, impegnandoci in modo concreto per rendere reale la grande novità che lo Spirito Santo ha donato alla Chiesa, poiché lo Spirito è forza rigeneratrice e crea sempre delle cose nuove”.
Nell’omelia il patriarca Twal ha sottolineato: “Raramente come in questi giorni possiamo sperimentare concretamente, quasi fisicamente, il soffio dello Spirito di Dio, che fa nuove tutte le cose, che ci sorprende con la sua fantasia, che ci sprona a guardare avanti con fiducia, che ci mostra come veramente è il Signore che conduce la Sua chiesa e che non dobbiamo mai avere paura o, come già ci ha detto Papa Francesco, non dobbiamo cadere nel pessimismo e nella sfiducia, che sono potere di Satana… Non siamo un’organizzazione, ma una comunità di fede, innanzitutto, ha sottolineato papa Francesco. L’amore ai poveri e alla giustizia, se slegate dall’amore a Cristo povero e crocifisso, possono condurre ad ideologia. Mentre noi non seguiamo un’idea, ma una persona: Cristo. E, se non seguiamo lui, significa che seguiamo Satana”. Quindi il patriarca ha rimarcato il valore del ‘fare memoria’: “Noi, insomma, che stiamo qui, in questi Luoghi che fanno memoria di Cristo crocifisso e risorto, dobbiamo chiederci continuamente, senza stancarci, cosa significhi testimoniare in mezzo ai fratelli di altre fedi l’amore ai poveri e alla giustizia, non in maniera astratta, non semplicemente come generici valori comuni, ma come conseguenza immediata del nostro amore a Cristo crocifisso”.
Ed infine ha ribadito il significato di essere Chiesa: “Non si incontra Cristo da soli. Non lo possiamo incontrare se non in comunità, riconoscendoci in Lui. Decidersi per Cristo significa riconoscersi Chiesa e non ci si può riconoscere Chiesa se non ci si decide per Cristo. Anche questa è un’affermazione semplice, eppure così impegnativa, per la nostra Chiesa di Terra Santa. Le nostre antiche tradizioni, i diversi Status Quo, le tante particolarità di ciascuna delle nostre Chiese e Istituzioni, a volte non aiutano i credenti a considerarci come un corpo in cammino. Sembriamo legati e impediti da tanti lacci, da piccole e grandi paure, da qualche gelosia, dal timore di perdere parte del nostro, se pur terreno e vacuo, potere. Eppure proprio questo Luogo ci dice che bisogna saper perdere, che guadagniamo la vita solo quando la perdiamo. Papa Francesco, con pochi gesti, ha sciolto strati di consuetudini e costumi dandoci una grande lezione di libertà, che faremmo bene a imitare… L’elezione di Papa Francesco, con semplicità e libertà, ci ricorda che apparteniamo ad una comunità viva, rinnovata dal perdono, che ha bisogno di guardare a Cristo, a questa tomba vuota. Siamo una comunità che nuovamente vede e crede… Papa Francesco, successore di Pietro, aiuterà anche la nostra piccola Chiesa di Terra Santa a camminare, insieme, all’incontro con Cristo”.