Una benedizione “originale” per tutti i giornalisti
“Il ruolo dei mass-media è andato sempre crescendo in questi ultimi tempi, tanto che esso è diventato indispensabile per narrare al mondo gli eventi della storia contemporanea”. Lo ha detto questa mattina Papa Francesco a più di seimila giornalisti per ringraziare quanti si sono prodigati in queste ultime settimane nel raccontare gli avvenimenti del Conclave, soprattutto – precisa il Papa – coloro che “hanno saputo osservare e presentare questi eventi della storia della Chiesa tenendo conto della prospettiva più giusta in cui devono essere letti, quella della fede”. Gli eventi ecclesiali non sono più complessi rispetto a quelli politici o economici, “però – afferma il Pontefice – hanno una caratteristica di fondo particolare: rispondono a una logica che non è principalmente quella delle categorie, per così dire, mondane, e proprio per questo non è facile interpretarli e comunicarli ad un pubblico vasto e variegato”. La Chiesa è attenta all’opera dei giornalisti, chiamati a raccogliere e ad esprimere le attese del nostro tempo, e ad offrire gli elementi per una lettura della realtà.
“Il vostro lavoro – precisa Papa Francesco – necessita di studio, di sensibilità, di esperienza, come tante altre professioni, ma comporta una particolare attenzione nei confronti della verità, della bontà e della bellezza; e questo ci rende particolarmente vicini, perché la Chiesa esiste per comunicare la Verità, la Bontà e la Bellezza «in persona»”. Fin qui il discorso scritto, poi parlando a braccio, Papa Francesco svela in quali circostanze è maturata la scelta del nome «Francesco». In Conclave, Jorge Mario Bergoglio era seduto accanto all’Arcivescovo emerito di San Paolo Claudio Hummes. Superati i due terzi dei voti necessari per l’elezione – racconta Papa Francesco – l’Arcivescovo “mi abbracciò, mi baciò e mi disse: «Non dimenticarti dei poveri!». E quella parola è entrata qui: i poveri, i poveri. Poi, subito, in relazione ai poveri ho pensato a Francesco d’Assisi. Poi, ho pensato alle guerre, mentre lo scrutinio proseguiva, fino a tutti i voti. E Francesco è l’uomo della pace. E così, è venuto il nome, nel mio cuore: Francesco d’Assisi. È per me l’uomo della povertà, l’uomo della pace, l’uomo che ama e custodisce il creato; in questo momento anche noi abbiamo con il creato una relazione non tanto buona, no? È l’uomo che ci dà questo spirito di pace, l’uomo povero … Ah, come vorrei una Chiesa povera e per i poveri!”.
“Vi voglio tanto bene, vi ringrazio per tutto quello che avete fatto. E penso al vostro lavoro”, dice – infine – Papa Francesco ai giornalisti, affidandoli all’intercessione della Beata Vergine Maria, Stella dell’evangelizzazione. A questo punto l’udienza dovrebbe concludersi con una benedizione, ma – riferisce il Pontefice stesso – “dato che molti di voi non appartengono alla Chiesa cattolica, altri non sono credenti, imparto di cuore questa benedizione, in silenzio, a ciascuno di voi, rispettando la coscienza di ciascuno, ma sapendo che ciascuno di voi è figlio di Dio. Che Dio vi benedica”.
Nei primissimi giorni di pontificato anche Papa Wojtyla aveva dimenticato di benedire i fedeli al termine di un incontro, i suoi collaboratori glielo fecero notare e il Pontefice ovviò subito alla dimenticanza. Nel luglio 2007, Papa Ratzinger – terminato l’Angelus – tornò immediatamente ad affacciarsi dal balcone di Castel Gandolfo per una analoga circostanza: “Oggi dimentico le cose più importanti” – disse il Pontefice –, “mi è stato detto manca la cosa più essenziale, la benedizione!”. Nella scelta di Papa Francesco vi è certamente la particolare attenzione e vicinanza verso chi non è credente ed è giusto che questo lo si ricordi in alcune occasioni. Oggi comunque, durante il primo Angelus di Papa Francesco, – in una Piazza San Pietro che immaginiamo popolata da credenti e non credenti, e soprattutto lieta di accogliere il nuovo Pontefice – non mancherà la benedizione del 266.mo Successore di Pietro!