Francesco saluta i cardinali e dice: siamo vecchi insegniamo ai giovani
Umiltà e mitezza. Ci voleva il nuovo Papa per ricordare che queste sono due delle più grandi doti di Benedetto XVI. Papa Francesco ( senza il numero come nell’antichità e diversamente da Giovanni Paolo I che ci teneva) ha deciso di improvvisare ancora anche se sulla base di un testo forse scritto in Segreteria di Stato. all’incontro tradizionale con i cardinali in Clementina il Papa si è presentato con i pantaloni neri che trasparivano sotto la talare bianca. Niente mozzetta, croce e anello che ha sempre portato. Dopo il saluto del cardinale Sodano, Francesco ha ripercorso le ore del conclave e salutato un amico malato il novantenne Mejia, parlato della esperienza degli anziani, reso omaggio a Benedetto XVI. “Abbiamo avvertito sensibilmente l’affetto e la solidarietà universale anche da parte di chi non condividendo la nostra fede ci guarda con rispetto.” ha detto. Un pensiero di grande affetto e gratitudne il Papa lo rivolge a Benedetto XVI. Sottolinea la sua umiltà e mitezza. Poi sottolinea la rilevanza della comunione ecclesiale vissuta in questi giorni.
“E’ bene che sia così perché noi siamo fratelli” sottolinea. poi parla dello Spirito Santo: “il Paraclito fa differenze ma alla fine fa l’unità tra tutti.” Poi dice: “Papa Benedetto XVI ci ha insegnato tante volte a non dubitare della forza di Cristo.” E conclude: “ Non dobbiamo cedere mai al pessimismo, all’amarezza che il diavolo ci offre ogni giorno.” Poi una deliziosa nota sulla vecchiaia: “ forse la metà di noi siamo già nella vecchiaia, la sede della sapienza della vita. Doniamo ai giovani questa sapienza della vita.” E infine l’affidamento a Maria.
Poi i saluti ad ogni cardinale, con alcune scenette come il regalo di un bracciale di gomma da parte di un africano e la richiesta di benedizione da parte di altri cardinali africani ed indiani di oggetti sacri e rosari.
Ecco il testo integrale:
Questo periodo dedicato al Conclave è stato carico di significato non solo per il Collegio
Cardinalizio, ma anche per tutti i fedeli. In questi giorni abbiamo avvertito quasi sensibilmente
l’affetto e la solidarietà della Chiesa universale, come anche l’attenzione di tante persone che,
pur non condividendo la nostra fede, guardano con rispetto e ammirazione alla Chiesa e alla
Santa Sede. Da ogni angolo della terra si è innalzata fervida e corale la preghiera del Popolo
cristiano per il nuovo Papa, e carico di emozione è stato il mio primo incontro con la folla
assiepata in Piazza San Pietro. Con quella suggestiva immagine del popolo orante e gioioso
ancora impressa nella mia mente, desidero manifestare la mia sincera riconoscenza ai Vescovi,
ai sacerdoti, alle persone consacrate, ai giovani, alle famiglie, agli anziani per la loro vicinanza
spirituale, così toccante e fervorosa.
Sento il bisogno di esprimere la mia più viva e profonda gratitudine a tutti voi, venerati e
cari Fratelli Cardinali, per la sollecita collaborazione alla conduzione della Chiesa durante la
Sede Vacante. Rivolgo a ciascuno un cordiale saluto, ad iniziare dal Decano del Collegio
Cardinalizio, il Signor Cardinale Angelo Sodano, che ringrazio per le espressioni di devozione
e per i fervidi auguri che mi ha rivolto a nome vostro. Con lui ringrazio il Signor Cardinale
Tarcisio Bertone, Camerlengo di Santa Romana Chiesa, per la sua premurosa opera in questa
delicata fase di transizione, e anche al carissimo Cardinale Giovanni Battista Re, che ha fatto da
nostro capo nel Conclave: grazie tante! Il mio pensiero va con particolare affetto ai venerati
Cardinali che, a causa dell’età o della malattia, hanno assicurato la loro partecipazione e il loro
amore alla Chiesa attraverso l’offerta della sofferenza e della preghiera. E vorrei dirvi che l’altro
ieri il Cardinale Mejía ha avuto un infarto cardiaco: è ricoverato alla Pio XI. Ma si crede che la
sua salute sia stabile, e ci ha mandato i suoi saluti.
Non può mancare il mio grazie anche a quanti, nelle diverse mansioni, si sono adoperati
attivamente nella preparazione e nello svolgimento del Conclave, favorendo la sicurezza e la
tranquillità dei Cardinali in questo periodo così importante per la vita della Chiesa.
Un pensiero colmo di grande affetto e di profonda gratitudine rivolgo al mio venerato
Predecessore Benedetto XVI, che in questi anni di Pontificato ha arricchito e rinvigorito la
Chiesa con il Suo magistero, la Sua bontà, la Sua guida, la Sua fede, la Sua umiltà e la Sua
mitezza. Rimarranno un patrimonio spirituale per tutti! Il ministero petrino, vissuto con totale
dedizione, ha avuto in Lui un interprete sapiente e umile, con lo sguardo sempre fisso a Cristo,
Cristo risorto, presente e vivo nell’Eucaristia. Lo accompagneranno sempre la nostra fervida
preghiera, il nostro incessante ricordo, la nostra imperitura e affettuosa riconoscenza. Sentiamo
che Benedetto XVI ha acceso nel profondo dei nostri cuori una fiamma: essa continuerà ad
ardere perché sarà alimentata dalla Sua preghiera, che sosterrà ancora la Chiesa nel suo cammino
spirituale e missionario.
Cari Fratelli Cardinali, questo nostro incontro vuol’essere quasi un prolungamento
dell’intensa comunione ecclesiale sperimentata in questo periodo. Animati da profondo senso
di responsabilità e sorretti da un grande amore per Cristo e per la Chiesa, abbiamo pregato
insieme, condividendo fraternamente i nostri sentimenti, le nostre esperienze e riflessioni. In
questo clima di grande cordialità è così cresciuta la reciproca conoscenza e la mutua apertura;
e questo è buono, perché noi siamo fratelli. Qualcuno mi diceva: i Cardinali sono i preti del
Santo Padre. Quella comunità, quell’amicizia, quella vicinanza ci farà bene a tutti. E questa
conoscenza e questa mutua apertura ci hanno facilitato la docilità all’azione dello Spirito Santo.
Egli, il Paraclito, è il supremo protagonista di ogni iniziativa e manifestazione di fede. E’
curioso: a me fa pensare, questo. Il Paraclito fa tutte le differenze nelle Chiese, e sembra che sia
un apostolo di Babele. Ma dall’altra parte, è Colui che fa l’unità di queste differenze, non nella
“ugualità”, ma nell’armonia. Io ricordo quel Padre della Chiesa che lo definiva così: “Ipse
harmonia est”. Il Paraclito che dà a ciascuno di noi carismi diversi, ci unisce in questa comunità
di Chiesa, che adora il Padre, il Figlio e Lui, lo Spirito Santo.
Proprio partendo dall’autentico affetto collegiale che unisce il Collegio Cardinalizio,
esprimo la mia volontà di servire il Vangelo con rinnovato amore, aiutando la Chiesa a diventare
sempre più in Cristo e con Cristo, la vite feconda del Signore. Stimolati anche dalla celebrazione
dell’Anno della fede, tutti insieme, Pastori e fedeli, ci sforzeremo di rispondere fedelmente alla
missione di sempre: portare Gesù Cristo all’uomo e condurre l’uomo all’incontro con Gesù
Cristo Via, Verità e Vita, realmente presente nella Chiesa e contemporaneo in ogni uomo. Tale
incontro porta a diventare uomini nuovi nel mistero della Grazia, suscitando nell’animo quella
gioia cristiana che costituisce il centuplo donato da Cristo a chi lo accoglie nella propria
esistenza.
Come ci ha ricordato tante volte nei suoi insegnamenti e, da ultimo, con quel gesto
coraggioso e umile, il Papa Benedetto XVI, è Cristo che guida la Chiesa per mezzo del suo
Spirito. Lo Spirito Santo è l’anima della Chiesa con la sua forza vivificante e unificante: di molti
fa un corpo solo, il Corpo mistico di Cristo. Non cediamo mai al pessimismo, a quell’amarezza
che il diavolo ci offre ogni giorno; non cediamo al pessimismo e allo scoraggiamento: abbiamo
la ferma certezza che lo Spirito Santo dona alla Chiesa, con il suo soffio possente, il coraggio
di perseverare e anche di cercare nuovi metodi di evangelizzazione, per portare il Vangelo fino
agli estremi confini della terra (cfr At 1,8). La verità cristiana è attraente e persuasiva perché
risponde al bisogno profondo dell’esistenza umana, annunciando in maniera convincente che
Cristo è l’unico Salvatore di tutto l’uomo e di tutti gli uomini. Questo annuncio resta valido oggi
come lo fu all’inizio del cristianesimo, quando si operò la prima grande espansione missionaria
del Vangelo.
Cari Fratelli, forza! La metà di noi siamo in età avanzata: la vecchiaia è – mi piace dirlo così
– la sede della sapienza della vita. I vecchi hanno la sapienza di avere camminato nella vita,
come il vecchio Simeone, la vecchia Anna al Tempio. E proprio quella sapienza ha fatto loro
riconoscere Gesù. Doniamo questa sapienza ai giovani: come il buon vino, che con gli anni
diventa più buono, doniamo ai giovani la sapienza della vita. Mi viene in mente quello che un
poeta tedesco diceva della vecchiaia: “Es ist ruhig, das Alter, und fromm”: è il tempo della
tranquillità e della preghiera. E anche di dare ai giovani questa saggezza. Tornerete ora nelle
rispettive sedi per continuare il vostro ministero, arricchiti dall’esperienza di questi giorni, così
carichi di fede e di comunione ecclesiale. Tale esperienza unica e incomparabile, ci ha permesso
di cogliere in profondità tutta la bellezza della realtà ecclesiale, che è un riverbero del fulgore
di Cristo Risorto: un giorno guarderemo quel volto bellissimo del Cristo Risorto!
Alla potente intercessione di Maria, nostra Madre, Madre della Chiesa, affido il mio
ministero e il vostro ministero. Sotto il suo sguardo materno, ciascuno di noi possa camminare
lieto e docile alla voce del suo Figlio divino, rafforzando l’unità, perseverando concordemente
nella preghiera e testimoniando la genuina fede nella presenza continua del Signore. Con questi
sentimenti – sono veri! – con questi sentimenti, vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica,
che estendo ai vostri collaboratori e alle persone affidate alla vostra cura pastorale.