Il baciamano che sfida la pandemia. Cosa succede in Vaticano?

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Domenica 11 aprile 2021 Papa Francesco ha celebrato l’Eucaristia nella chiesa del Santo Spirito in Sassia, conosciuta come Santuario della Divina Misericordia, per onorare la ricorrenza della Festa della Divina Misericordia. Una festa che dal 2000, per volontà di Papa Giovanni Paolo II, la Chiesa Cattolica celebra nella seconda domenica di Pasqua. Alla fine della celebrazione il Santo Padre si è soffermato per salutare alcuni fedeli alla presenza di Mons. Rino Fisichella e di Mons. Joseph Bart, Rettore del Santuario.

Il video si posiziona subito a 1:28:05.

Le immagini del Santo Padre salutando i fedeli hanno però destato stupore e perplessità tra i fedeli di tutto il mondo. Il Pontefice era infatti sprovvisto di mascherina così come i suoi accompagnatori che lo affiancavano a pochi centimetri di distanza, Mons. Fisichella, Mons. Bart, e l’aiutante di camera a fianco all’arcivescovo italiano. Non solo: la quasi totalità dei fedeli che si sono avvicinati a salutare Papa Francesco erano sprovvisti di mascherina o la mantenevano abbassata. Tutti hanno stretto la mano al pontefice, molti hanno persino baciato l’Anello del Pescatore. Tutto questo come se non fossimo in piena pandemia da Coronavirus o come se il virus fosse improvvisamente scomparso dall’orizzonte.

La questione potrebbe facilmente essere derubricata come un episodio circoscritto e di poca importanza (immagino già che molti si fermeranno alle prime righe infastiditi da un articolo che si occupi del baciamano papale senza mascherine né distanze) ma l’episodio è in realtà degno di qualche domanda meritevole di risposta.

Guardando le immagini di domenica ad alcuni è tornato in mente un altro episodio simile ma di segno inverso. Era marzo del 2019, un anno prima della diffusione su scala mondiale della pandemia Covid-19. Destò curiosità e sorpresa che, al termine di una celebrazione nella Santa Casa di Loreto, papa Francesco rifiutasse il baciamano dei fedeli con grossolana evidenza (provate a baciare l’anello a un vescovo: se non è una primadonna ritirerà la mano con discrezione). Molte furono le ipotesi dei vari commentatori sulle motivazioni del gesto, in primis quella dell’umiltà di un Pontefice che ama le cose semplici e rompe volentieri i protocolli per vivere come un normale cittadino e stare in mezzo alla gente… In quella occasione l’evidenza e la grossolanità del gesto ripetuto più volte costrinse il Direttore ad interim della Sala Stampa della Santa Sede Alessandro Gisotti a spiegare in mondovisione il motivo del grande rifiuto. Ebbene, il Papa, spiegò Gisotti, ritirava la mano per motivi igienici [QUI e QUI]. «Il motivo è molto semplice: igiene – spiegava Gisotti -. Quando ci sono lunghe file di fedeli, il Papa vuole evitare rischi di contagio per la gente. Quindi non per sé, ma i fedeli stessi». Non si trattava dunque di una rottura del protocollo a favore della semplicità evangelica ma semplicemente di una esigenza di prudenza sanitaria.

Ma se la preoccupazione del Pontefice per un contagio era pressante già nel 2019, quanto più dovrebbe esserlo oggi, in piena pandemia, mentre il mondo intero vive nel terrore del contagio e subisce restrizioni di movimento, l’obbligo tassativo di indossare la mascherina “su bocca e naso” e di mantenere distanze di sicurezza. La prudenza sarebbe dovuta essere ai massimi livelli soprattutto da parte di uno dei personaggi pubblici più conosciuti e seguiti al mondo, che rappresenta un’autorità morale tra le più influenti a livello globale.

Cosa è successo dunque l’11 aprile al Santo Spirito? Qualcuno ha osservato che Papa Francesco e Mons. Fisichella hanno già ricevuto il vaccino e dunque non sarebbero tenuti a mantenere mascherine e distanze. L’osservazione però non tiene conto dei dettami del Ministero della Salute che raccomanda di mantenere le misure di sicurezza anche dopo aver ricevuto il vaccino. Detto questo (e detto per inciso che ciò non assicura affatto una protezione totale dalla trasmissione del virus), cosa si può dire delle persone che hanno baciato l’anello una dopo l’altra senza che questo venisse quantomeno sanificato (ricordate il bacio del crocifisso del venerdì santo prima della pandemia? Il sacerdote o dei ministri passavano un purificatore sulla croce dopo ogni bacio per evitare contagi e infezioni di ogni sorta).

Al momento non è dato di sapere per quale motivo il papa, il vescovo, i fedeli accorsi in quel giorno, si siano sentiti liberi dal pericoloso virus che ha seminato e semina tuttora terrore in tutto il mondo, specie nelle persone più fragili nel corpo e nella psiche, negli anziani e nelle loro famiglie, complice una campagna di terrorismo mediatico che ogni giorno presenta la conta dei morti e dei contagiati per non perdere di vista che siamo sotto attacco e che non possiamo permetterci il lusso di vivere sereni.

È risaputo che, fin dall’inizio della pandemia, Papa Francesco abbia avuto un “atteggiamento ambivalente nei confronti del virus” come ha sottolineato la vaticanista Franca Giansoldati de Il Messaggero in un articolo del 21 ottobre [QUI] [e come abbiamo evidenziato più volte anche su questo Blog dell’Editore: QUI, QUI e QUI. V.v.B.].

Mentre all’inizio della pandemia il Papa – mentre chiedeva di obbedire alle indicazioni dei governi – ha continuato a celebrare rifiutando la mascherina e ad entrare in contatto fisico coi fedeli, durante la seconda ondata ha iniziato a prendere delle precauzioni. Un cambiamento improvviso di strategia che lo stesso Pontefice spiegò ai fedeli prima dell’udienza del 21 ottobre con queste parole: «Oggi noi dobbiamo cambiare un po’ il modo di portare avanti questa udienza per il motivo del coronavirus. Voi siete separati, con la mascherina, e io sono un po’ distante e non posso fare quello che faccio sempre, avvicinarmi a voi, perché succede che ogni volta che io mi avvicino, voi venite tutti insieme e si perde la distanza e c’è il pericolo per voi del contagio. Mi dispiace fare questo ma è per la vostra sicurezza. Invece di venire vicino a voi e stringere le mani e salutare, ci salutiamo da lontano, ma sappiate che io sono vicino a voi con il cuore. Spero che voi capiate perché faccio questo».

Sono passati sei mesi da quella udienza e sembra che il Papa abbia ritenuto opportuno tornare tra la gente e fare a meno delle precauzioni che a ottobre lo mantenevano a distanza di sicurezza dai fedeli. Eppure il virus non sembra aver cambiato strategia né i contagi, a quanto ci informano solerti i media governativi ogni giorno, non sembrano dare tregua.
Impossibile pensare a un disguido e questo per diversi motivi. È chiaro a tutti che, volenti o nolenti, la pandemia ci ha imposto un nuovo stile di vita. Non siamo più abituati a stringerci la mano, ad abbracciarci, a baciarci, a uscire di casa senza mascherina, a violare distanze di sicurezza avvicinandoci troppo agli altri, a non sanificarci le mani ad ogni momento… Per fare un esempio l’altro giorno mia moglie è uscita di corsa da un negozio, rossa dalla vergogna dopo essersi accorta di aver dimenticato la mascherina in macchina. Un imbarazzo simile a chi dovesse trovarsi ad uscire di casa dimenticando, per qualche grave amnesia, di indossare i pantaloni. Tale è la pressione che abbiamo ricevuto in questo anno e che ha cambiato le nostre abitudini.

Eppure tutto ciò non è successo davanti al Papa. Non si può certo pensare a un disguido da parte dei fedeli presi dall’emozione. Né si può pensare a una falla nel sistema di sicurezza che circonda il Pontefice nelle sue visite ufficiali. Non se lo sarebbero potuto permette gli addetti alla sicurezza del Papa sempre estremamente attenti al protocollo, né il Rettore della Basilica che faceva gli onori di casa.

In realtà la prova che non si tratti di un fatto casuale è nel video dell’evento. Una volta iniziato il baciamano, dopo che la prima persona si è accostata al pontefice munita di mascherina, si può osservare chiaramente come l’Arcivescovo Fisichella inviti i fedeli in attesa del proprio turno a togliere la mascherina. Lo fa con un gesto inequivocabile, chiedendo poi all’aiutante di camera di passare la voce e di sollecitare la gente in fila a togliere la mascherina prima di avvicinarsi al Pontefice.

Francesco è inoltre considerato il “papa dei gesti”. Per lui – lo ha dimostrato chiaramente più volte dal 2013 – un gesto vale più che mille parole, l’esempio più che una bolla papale. Ci domandiamo dunque che messaggio abbia voluto mandare con questo gesto di estrema libertà in contrasto con le regole imposte in tutto il mondo. Cosa è successo dunque? Un nuovo cambio di strategia del Vaticano nei confronti del Covid-19? Un messaggio controcorrente per rassicurare i cittadini di fronte a una campagna mediatica che sta diffondendo paura e angoscia? Un segno che il Covid ha in realtà mollato la presa e sta scomparendo dalle nostre vite?

Eppure in questo periodo la Chiesa si è dimostrata estremamente solerte nell’assicurare il rispetto delle norme igieniche durante le celebrazioni. In tutto il mondo le conferenze episcopali hanno collaborato con le autorità chiedendo ai loro sacerdoti e fedeli la massima cautela. Lo dimostrano chiaramente due recenti episodi. La scorsa settimana l’Arcivescovo di Parigi, Mons. Michel Aupetit, ha aperto un processo canonico contro due sacerdoti che non hanno osservato l’obbligo di mascherina durante la Veglia di Pasqua [QUI], mentre pochi giorni fa il padre oblato Don Diego Minoni, Parroco della chiesa dei Santi Ippolito e Cassiano di Vanzago (MI) è stato “rimosso” dal Vescovo ausiliare di Milano Mons. Luca Raimondi per essersi opposto all’uso della mascherina in Chiesa (un cosiddetto “negazionista” o “no mask” per usare i termini in voga per segnalare chi questiona l’uso della mascherina o le norme imposte dalle autorità politico-sanitarie) [QUI].

Perché dunque il Papa non ha dato il “buon esempio”, disattendendo le norme che i vescovi raccomandano di osservare a costo di rimuovere parroci o aprire processi canonici contro di loro? Al momento non ci è dato di sapere. A meno che torni a parlare il portavoce per spiegare cosa ha voluto dirci il Papa con un segnale così forte riguardo all’uso delle mascherine e al contatto fisico in piena pandemia da Covid-19.

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Miguel Cuartero Samperi ha conseguito il Baccalaureato in filosofia e in teologia presso la Pontificia Università Gregoriana e la Laurea Magistrale in filosofia presso l’Università “Roma Tre” con una tesi intitolata “Il primato della coscienza nel pensiero e nella vita di Tommaso Moro”. Per le Edizioni San Paolo ha pubblicato “Nostra Signora che scioglie i nodi”. Ha pubblicato inoltre “Tommaso Moro. La luce della coscienza”, edizioni Studium, 2019, che porta la prefazione del Cardinale Robert Sarah e la postfazione della Prof.ssa Elisabetta Sala.

Articolo originalmente pubblicato oggi su Sabinopaciolla.com.

Postscriptum

Nello Stato di cui il Papa è il Sovrano, è entrato in vigore l’8 febbraio 2021 il Decreto del Presidente della Pontificia Commissione dello Stato della Città del Vaticano in materia di emergenza sanitaria pubblica, promulgato nel più totale silenzio dei media vaticani, atto a fornire una risposta sanitaria intraprendendo le azioni necessarie per rispondere alla pandemia. Il decreto prevede multe da 25 fino a 1500 euro per i dipendenti che non rispettano gli obblighi del corretto uso della mascherina, del distanziamento sociale, dell’isolamento e della quarantena [QUI].

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