Conclave: ‘clausi cum clave’

La Cappella Sistina è di nuovo sede di un conclave: l’elezione del successore di Papa Benedetto XVI vi ha radunato 115 cardinali provenienti da varie parti del mondo. E nessuno può definire tempi e risultato dell’elezione, anche se tutti sperano che in pochi giorni si possa di nuovo esclamare ‘Habemus Papam’. Però cosa significa la parola ‘conclave’ e soprattutto perché i cardinali, una volta detto ‘extra omnes’ non possono comunicare con il mondo.
Una spiegazione storica è fornita dal ricercatore dell’Istituto di storia dell’Europa mediterranea (Isem) del Cnr, Massimo Viglione, “La parola conclave nacque a causa della più lunga sede vacante della storia. A Viterbo, dopo la morte di Clemente IV, i cardinali impiegarono ben 1.006 giorni, dal 1268 al 1271, per eleggere Tedaldo Visconti, che prese il nome di Gregorio X. L’attesa esasperò talmente la popolazione, che i viterbesi arrivarono a segregare i cardinali all’interno del Palazzo dei Papi, ‘clausi cum clave, a ridurre drasticamente il loro vitto e, infine, addirittura a scoperchiare il tetto del Palazzo per indurli ad accelerare la procedura che, peraltro, si trascinò un anno ancora. L’elezione di Gregorio X passa quindi alla storia come il primo conclave”. Però sono stati molto più numerosi i casi di conclavi molto brevi. Solo a partire da papa Pio IX, quelli di due giorni sono stati ben cinque e hanno portato a eleggere Pio IX, Leone XIII, Pio XII, Giovanni Paolo I e Benedetto XVI. Numerosi anche quelli di un giorno appena e, anzi, la norma sono 1-3 giorni. Le norme generali del raduno dei porporati sono sostanzialmente invariate da quasi un millennio, come ha spiegato sempre lo stesso ricercatore:
“Le regole procedurali, in grandissima parte, furono stabilite nell’XI secolo, a seguito della riforma gregoriana, finalizzata a liberare la Chiesa dall’opprimente supremazia imperiale e a rendere più rigida e celere l’elezione. Nel 1562 papa Pio IV, inoltre, introduce la segretezza del voto… Fino a papa Gregorio VII l’elezione papale avveniva tramite cooptazione da parte del precedente pontefice sul letto di morte, elezione da parte della curia romana, acclamazione da parte del popolo di Roma e, in seguito, delle grandi famiglie romane o degli imperatori. Dal 1621 i cardinali possono eleggere il papa per ispirazione o acclamazione (accordo unanime per ispirazione dello Spirito Santo), per compromesso (affidando il compito a un ristretto gruppo scelto tra loro) o con votazioni a maggioranza. La bruciatura delle schede utilizzate, effettuata per conservare il segreto, dà la caratteristica fumata bianca, quando viene raggiunta la decisione sul nome del nuovo pontefice, grazie all’aggiunta di paglia, oggi sostituita da sostanze chimiche”.
L’altro ‘problema’ che le nuove tecnologie offrono riguarda il ‘riserbo’ e la garanzia della riservatezza rispetto alle tecnologie delle comunicazioni che, ancora per quello che elesse Giovanni Paolo II, erano assai meno avanzate: l’unico svoltosi in epoca davvero simili alle odierne è quello che ha scelto papa Benedetto XVI, ma in questo settore gli aggiornamenti sono continui. Maurizio Aiello, ricercatore dell’Istituto di elettronica e di ingegneria dell’informazione e delle telecomunicazioni (Ieiit) del CNR di Genova, ha spiegato le tecnologie usate per garantire il riserbo: “Le tecniche di intercettazione si evolvono parallelamente a quelle della comunicazione. In primo luogo, alla sempre maggior diffusione di internet e dei telefoni mobili in grado di connettersi ovunque e alla possibilità di impiegare microspie tecnologicamente avanzate, si contrappongono strumenti di protezione ‘passivi’ come le ‘gabbie di Faraday’, vere e proprie casseforti impenetrabili alle onde elettromagnetiche utilizzate, ad esempio, per eseguire le analisi scientifiche dei dispositivi cellulari da parte delle forze di Polizia”.
Ed il CNR ha confermato che è stata applicata una soluzione meno invasiva e quindi più probabile come quella dei ‘jammer’, secondo la dichiarazione del ricercatore: “Si tratta di apparati disturbatori che emettono onde elettromagnetiche alle stesse frequenze dei dispositivi trasmittenti. Il ‘rumore’ impedisce tutte le comunicazioni radio da e verso un certo punto. Secondo la legislazione italiana, l’utilizzo dei jammer è fuorilegge ma il Vaticano è extra-territoriale ed è comunque plausibile che siano stati applicati entrambi i metodi al fine di ottenere un black-out totale: una schermatura passiva e dispositivi attivi in grado di disturbare eventuali trasmissioni residue. Per intercettare o inibire le comunicazioni cellulari sono comunque disponibili dispositivi più raffinati, ad esempio gli ‘Imsi-catcher’… Ma meno fantasiosamente, è senz’altro stata effettuata una bonifica preliminare dell’ambiente”.