Grech fu collaboratore dell’ultimo Sacrista Pontificio. Scuoterà i cardinali in Sistina
La Sagrestia pontificia è dal sec. XIV affidata all’Ordine di Sant’Agostino: dal 1352, per volere di Papa Clemente VI, il custode del sacrario pontificio è scelto all’interno dell’Ordine nato nel 1244 anche se l’atto formale è la cosiddetta Grande Unione del 9 aprile 1256 sancita dalla bolla Licet Ecclesiae catholicae di papa Alessandro IV. Ecco perché gli Agostiniani sono soliti dire che hanno due fondatori, Sant’Agostino e il Papa.
Oggi il “custode del sacrario pontificio” con i suoi collaboratori deve custodire i paramenti liturgici che servono al Papa per le celebrazioni. Come spiega Padre Paolo Benedik, custode del sacrario pontificio intervistato dall’Osservatore Romano, ai frati agostiniani della Sagrestia Pontificia spetta il compito di preparare quanto occorrerà ai cardinali che in conclave celebreranno l’Eucarestia ogni mattina nella Cappella Paolina.
Questo rapporto diretto fra l’Ordine e gli oggetti liturgici che competono al Papa è stato via via confermato nei secoli: nel 1497 Papa Alessandro VI con la bolla “Ad sacram” riservò agli Agostiniani l’esclusiva di tale compito mentre nel 1595 Papa Clemente VIII elevò alla dignità episcopale la figura di Sacrista che con Papa Leone XII divenne anche parroco dei Palazzi Apostolici. Nel sec. XX, dalla creazione dello Stato della Città del Vaticano fino alla soppressione del ruolo voluta da Papa Giovanni Paolo II nel 1991, il sacrista divenne il Vicario generale dello Stato con Pio XI e con Paolo VI, in virtù del motu proprio “Pontificalis domus”, divenne responsabile della cura del culto divino e delle cappelle pontificie nell’appartamento papale, nella Casa Pontificia e a Castel Gandolfo, della sacrestia pontificia, della lipsanoteca e del tesoro liturgico ma soprattutto venne confermato nel ruolo di Vicario Generale per la Città del Vaticano.
L’ultimo sacrista pontificio fu il frate agostiniano olandese Pietro Canisio van Lierde. Il cardinale Prosper Grech, agostiniano, l’ecclesiastico scelto per tenere la meditazione ai cardinali elettori in Cappella Sistina, fu collaboratore dell’ultimo sacrista pontificio come mi disse nel corso dell’intervista concessami nel 2012 poco prima del Concistoro in cui ricevette la porpora cardinalizia: “Nel 1961 tornai a Roma per scrivere la mia tesi di laurea in studi biblici ma dopo qualche mese mi designarono segretario di monsignor Van Lierde, Vicario generale di Sua Santità per la Città del Vaticano e Sacrista del Palazzo Apostolico”.
Le spoliazioni napoleoniche hanno depauperato la plurisecolare sacrestia pontificia: i soldati francesi bruciarono molte vesti sacre per ricavarne l’oro contenuto e Papa Pio VII fu costretto a disfarsi di preziose suppellettili liturgiche per pagare i pesanti tributi imposti da Napoleone. Sono ancora conservate vesti liturgiche di Urbano VIII e Paolo V e alcuni antichi calici. Più recenti ma non meno preziosi sono il calice usato da Pio IX nella messa celebrata per la proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione e altri oggetti sacri risalenti a Leone XIII, Benedetto XV, S.Pio X e Pio XI.