La sindrome di rigetto delle mura domestiche

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A che punto siamo? Questa è una domanda che tutti ci poniamo, ma con risposte più disparate. Ognuno di noi è bombardato da pro e contro a qualunque cosa. L’informazione vacilla e non riesce più a mantenere una linea “asettica” e spesse volte l’intellegibilità non esiste. Ci troviamo come una piccola barca tra le procelle, quando il moto ondoso viene da tutte le parti e non si riesce a mantenere la giusta rotta. Ormai, alla sindrome della “capanna” che aveva colpito la prima fase della pandemia, per cui la casa era un rifugio necessario e che in fin dei conti accettavamo, si sta assistendo, apparentemente alla sindrome di rigetto delle mura domestiche.

Ma se analizziamo attentamente, l’uomo fin dai primordi, usciva fuori casa per cacciare e portare il cibo alla famiglia. Oggi parliamo di lockdown, smart working e pensiamo di risolvere tutti i problemi della pandemia. Ma, immedesimiamoci in tutta la popolazione, in chi ha esigenza di uscire per lavorare e produrre.

Non possiamo ancora lasciare i motori a folle o addirittura spenti. Bisogna riprendere la marcia con tutte le accortezze e con un estremo rispetto delle regole. Bisogna che vi sia un controllo sul rispetto delle norme, ma non si può più tenere un popolo “ingessato”. Ne va della salute mentale del cittadino, della ripresa dell’imprenditoria e della Nazione.

Il vaccinarsi è necessario, la nostra Regione sta operando bene con i piani vaccinali, ma molti dubbi, non condivisibili, nella valutazione statistica sanitaria di “costo-beneficio”, vengono fatti nascere nella mente dei cittadini, da parte di una informazione novaccino.

Signori, in questo anno, si è visto lo sfacelo che ha fatto e fa il Covid-19 e questo ci deve convincere che il detrimento per la salute, a causa del vaccino, è minimo. Certo, come tutte le cose, un rischio c’è ma è nettamente inferiore rispetto al rischio di incontrare questo maledetto virus.

Dobbiamo responsabilizzarci tutti nell’operare in modo corretto, evitando l‘assembramento e nel rispetto ribadisco delle regole. La libertà del cittadino è sancita dall’articolo 16 della Costituzione, ma ricordiamo anche l’art. 1 che recita: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro…”.

Nella prima parte della pandemia, il “fermare le bocce” avendo di fronte un nemico sconosciuto, era plausibile, oggi, a mio avviso, bisogna cambiare registro. Il cittadino non ha bisogno di “ristori” ma di riprendere l’attività lavorativa, prima di trovarci in un “ambiente desertificato”. Bisogna esacerbare il regime sanzionatorio per chi non agisce in modo corretto, ma non possiamo più fermare la Nazione.

Spero che anche il colore delle Regioni, quanto prima, sia un brutto ricordo di questa guerra che abbiamo vissuto e che ci ha tolto quello per cui i nostri padri hanno combattuto “essere una Nazione”.

Articolo pubblicato originalmente sul quotidiano Roma.

Francesco Schillirò è medico radioprotezione, giornalista pubblicista, opinionista del quotidiano Roma, docente presso l’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” e Governatore Area11 Campania di Panathlon International.

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