Numeri ufficiali Covid-19 del 13 aprile 2021. OMS: pandemia a un punto critico, infezioni esponenziali. Strategie confuse e incoerente dei governi
Organizzazione Mondiale della Sanità: i casi nei primi mesi dell’anno sono aumentati nonostante i vaccini. Ottimismo per una via d’uscita: il virus si può fermare con il rispetto rigido delle regole e un accesso equo alle cure.
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I dati Covid-19 ufficiali del Ministero della salute di oggi martedì 13 aprile 2021
Ricoverati con sintomi: 26.952 (-377) (-1,38%) [Superata soglia di allarme del 40%, al 41%]
In terapia intensiva: 3.526 (-67) (-1,86%) [con 242 nuovi ingressi del giorno] [*] [Superata la soglia di allarme del 30%, al 39%]
Deceduti: 115.088 (+476) (+0,42%)
Vaccinati [**] e percentuale sulla popolazione (aggiornato al 13 aprile 2021 ore 16:07): 4.018.236 (6,74% di una platea di 50.773.718 persone da vaccinare)

La soglia del 30% per le terapie intensive e del 40% per le aree non critiche è individuata dal decreto del Ministro della Salute del 30 aprile 2020. Per area non critica si intendono i posti letto di area medica afferenti alle specialità di malattie infettive, medicina generale e pneumologia.
[*] Dato molto importante, perché permette di verificare al di là del saldo quante persone sono effettivamente entrate in terapia intensiva nelle ultime 24 ore oggetto della comunicazione.
[**] Persone che hanno completato la vaccinazione (prima e seconda dose). Vaccinazione in tempo reale: QUI.
Il sistema “Tutor” per verificare il “trend” dell’epidemia
Media giornaliera dei decessi: 275 (-).

Tabella con i decessi al giorno, il totale dei decessi e la media giornaliera dei decessi [A cura dello Staff del “Blog dell’Editore”]: QUI.
Il punto della situazione a cura di Lab24
Osservando l’andamento dei dati a livello mondiale si ricava la sensazione che l’epidemia segua cicli propri di evoluzione, caratterizzati da fasi espansive e di contrazione, quasi indifferenti rispetto alle misure adottate.
Per trovarne conferma utilizziamo i dati dell’Oms, contenuti nei Report epidemiologici settimanali. Notiamo come nel periodo gennaio – febbraio, quando le vaccinazioni erano ancora in fase di avvio, l’epidemia senza apparenti motivi ha registrato una brusca frenata, dimezzando di fatto il numero dei nuovi casi individuati nell’arco di una singola settimana: dai 4.953.758 positivi del periodo 3-9 gennaio, dopo sei settimane consecutive di calo, siamo passati ai 2.457.026 del periodo 14-20 febbraio (-50,4%).
Con il procedere delle campagne vaccinali, e con il progressivo aumento dei soggetti venuti a contatto con il virus e quindi immunizzati per via naturale, sarebbe stato lecito attendersi un trend in ulteriore calo o, almeno, una stabilizzazione del contagio.
Invece, in modo sorprendente, con una brusca inversione di tendenza sono seguite sei settimane di costante incremento dei casi: fino ad arrivare ai 4.038.292 registrati tra il 29 marzo e il 4 aprile (+64,3%). Le uniche riduzioni importanti, a livello di singoli Paesi, mostrano una correlazione diretta con le vaccinazioni di massa (in particolare Uk e Israele). Per il resto ai successi parziali, come quelli recentemente ottenuti in Italia con l’applicazione delle zone rosse in quasi tutto il Paese, fanno da contraltare andamenti divergenti come quello della Germania: che, nonostante un lungo periodo di lockdown (non facciamoci condizionare dal nome, sono misure molto simili alle nostre zone rosso/arancio) non riesce a piegare la curva epidemica e si trova alle prese con nuove restrizioni. Si inizia dunque a osservare una certa ciclicità delle manifestazioni epidemiche, come se il virus seguisse un ritmo proprio fatto di alti e bassi che si alternano a due – tre mesi di distanza: lo abbiamo visto tra ottobre e novembre 2020 (espansione); gennaio e febbraio (riduzione); marzo e aprile (espansione). A interrompere questa ciclicità dovrebbero intervenire le vaccinazioni, che peraltro avranno bisogno di (molto) tempo prima di raggiungere un numero sufficiente di persone per manifestare i propri effetti, sommandoli a quelli dei soggetti immunizzati per via naturale. Nell’ultima settimana epidemiologica considerata dall’Oms (29 marzo – 4 aprile) i nuovi casi (4.038.292) hanno registrato un incremento del 6,2% sulla settimana precedente. Andamento simile anche per i decessi (+7,1% a quota 71.355). Per quanto riguarda il numero dei nuovi casi rilevati i 5 Paesi più colpiti sono stati: India (513.885 positivi con una crescita del 38% sulla settimana precedente); Brasile (505.668; -5%); Usa (444.756; -5%); Turchia (265.937; +43%) e Francia (244.607; -4%). All’interno della regione europea di monitoraggio dell’Oms, nonostante il calo del numero dei nuovi casi, l’Italia resta in prima posizione per numero di decessi: 3.068 nel periodo rilevato, con un’incidenza di 5,1 morti per 100.000 abitanti e un incremento del 2% sulla settimana precedente. Seguono la Polonia con 3.057 decessi (8,1 per 100.000 abitanti, +18%) e la Russia con 2.634, pari a 1,8 per 100.000 abitanti e un calo del 3% sulla rilevazione precedente (Fonte Lab24.ilsole24ore.com/coronavirus).

OMS: pandemia a un punto critico, infezioni esponenziali.
Le strategie confuse e incoerente dei governi
I casi nei primi mesi dell’anno sono aumentati nonostante i vaccini
L’ottimismo per una via d’uscita
Il virus si può fermare con il rispetto rigido delle regole e un accesso equo alle cure
“A gennaio e febbraio, il mondo ha vissuto 6 settimane consecutive di calo nei casi di Covid-19. Ora abbiamo visto 7 settimane consecutive di contagi in crescita e 4 settimane di morti in aumento. La scorsa settimana è stato registrato il quarto numero più alto di casi settimanali finora. Questo, nonostante il fatto che ora siano state somministrate più di 780 milioni di dosi di vaccino a livello globale”. Inizia così il Direttore Generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus (nella foto), nel consueto aggiornamento su Covid-19.
Non è la prima volta che l’OMS richiama l’attenzione sull’Asia e sul Medio Oriente dove i contagi sono schizzati vertiginosamente.
“Non cadiamo in errore, aggiunge Ghebreyesus, i vaccini sono uno strumento potente e vitale, ma non l’unico”. “Lo vediamo giorno dopo giorno e continueremo a ribadirlo”. Ma c’è un ma scandito da Ghebreyesus: “Il distanziamento sociale funziona. Le maschere funzionano. Lavarsi le mani funziona. La ventilazione funziona”. Funzionano “la sorveglianza, i test, il tracciamento dei contatti, l’isolamento, la quarantena e le cure compassionevoli, sono tutte cose che funzionano nel fermare il Covid-19 e salvare vite”. L’approccio “confuso, incoerente e compiacente” di molti governi nella gestione della pandemia di Covid-19 non aiuta e sta prolungando il contagio, dove servirebbe “un approccio coerente e coordinato”, avverte Ghebreyesus e aggiunge: “Non vogliamo lockdown infiniti, vogliamo vedere le società e le economie riaprire e i viaggi e il commercio riprendere”, “ma al momento i reparti di terapia intensiva stanno traboccando e le persone stanno morendo, e sono tutte cose evitabili”. Sono giovane non mi contagio Altro aspetto sottolineato è quell’idea che se si è giovani non ci si ammali. Dunque non importa. Una sciocca leggerezza, perché il Covid-19 non guarda in faccia nessuno. Il Covid-19 “non è un’influenza” scandisce con durezza Ghebreyesus. “Sono morte persone giovani e sane. E ancora non comprendiamo appieno le conseguenze a lungo termine dell’infezione per coloro che sopravvivono”. Perché, e forse se ne parla poco, una volta guariti dal Covid-19 c’è il post Covid-19. “Molte persone che hanno sofferto di una forma anche lieve di Covid-19 riferiscono sintomi a lungo termine tra cui affaticamento, debolezza, annebbiamento del cervello, vertigini, tremori, insonnia, depressione, ansia, dolori articolari, costrizione toracica e altro”. Davvero non importa?
C’è un’indicazione da seguire, un’uscita di sicurezza. La fine della pandemia è lontana inutile nasconderlo, dice il Direttore Generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus. Ma abbiamo molti motivi per essere ottimisti. Il calo dei casi e dei decessi per Covid-19 durante i primi due mesi dell’anno mostra che questo virus e le sue varianti possono essere fermati. Come? Con uno sforzo di tutti noi nel rispettare le misure di salute pubblica insieme ad un acceso equo ai vaccini. La via d’uscita in sicurezza passa da qui (Fonte Rainews.it).
“Vaccino stoppato per 6 casi sospetti su 6,8 milioni. Si potrebbe scrivere un libro sulla società del non-rischio solo partendo da questo fatto” (Francesco Seghezzi @francescoseghez – Twitter, 13 aprile 2021).
“A perfect (and disastrous) combination of
1. Not understanding risk stats
2. Media loving doom stories
3. A weird expectation of perfection
Folks, an adverse event that’s literally 1 in a million is *way* better odds than a fatal defects in any automobile sold in US” (Reuben Rodriguez @ReubenR80027912 – Twitter, 13 aprile 2021).
Vaccino Johnson&Johnson, Fauci: “In Usa problemi in meno di un caso su 1 milione”
I problemi dai vaccini Johnson&Johnson “sono un evento estremamente raro. Ce ne sono stati sei su 6,85 milioni di dosi somministrate, il che vuole dire meno di uno su un milione”. Lo afferma Anthony Fauci, il super esperto americano in malattie infettive (Fonte SkyTG24).
Usa sospendono Johnson&Johnson. Aifa: “Sicuro ma possibili limitazioni”
In Italia sono arrivate le prime 184mila dosi del vaccino americano Johnson&Johnson. Per Nicola Magrini, Direttore dell’Agenzia italiana del farmaco, “possibile e ragionevole” una decisione simile a quella per Astrazeneca. Ema: “Stiamo valutando”. Speranza: “Approfondimenti, ma va usato”.
Sulla sospensione del vaccino Johnson&Johnson in Usa dopo i casi di trombosi, “aspettiamo di verificare insieme alla FDA i dati disponibili su questi rarissimi eventi: 6 casi su 7 milioni di vaccini. È una pausa di grande cautela, forse eccessiva in un momento di crisi pandemica”. Così al Tg1 Magrini.
“Il vaccino J&J è altamente sicuro con rapporto rischio beneficio chiaramente favorevole come è stato dimostrato dagli studi” ma “ci sono molte similitudini con il vaccino AstraZeneca, le limitazioni sono quindi possibili e ragionevoli e sarà probabilmente la direzione verso la quale ci si muoverà tutti assieme”. Lo ha detto Tg1 Magrini alla luce dell’allarme dagli Usa. “I dati parlano di rarissimi eventi, 6 casi su 7 milioni di vaccini, non modifica il rapporto beneficio rischio di questo farmaco è una pausa di grande cautela, forse eccessiva in fase pandemica” (Fonte SkyTG24).
Ema: “Valutiamo la situazione di Johnson&Johnson”
Il Comitato per la sicurezza dell’Agenzia europea dei medicinali sta indagando “dalla scorsa settimana” su tutte le segnalazioni di eventi embolici nelle persone che hanno ricevuto il vaccino Covid-19 Johnson&Johnson. Lo scrive l’Ema in una nota. “Al momento – prosegue Ema – non è chiaro se esista un’associazione causale”. L’Agenzia è in contatto con la Fda statunitense e altri regolatori internazionali e “comunicherà ulteriormente una volta conclusa la valutazione” (Fonte SkyTG24).
Sudafrica sospende uso Johnson&Johnson dopo “pausa” Usa
Anche il Sudafrica ha sospeso l’uso del vaccino anti Covid Johnson&Johnson dopo la “pausa” decisa dalle autorità sanitarie Usa in seguito alla segnalazione di sei casi di coaguli di sangue. Lo ha annunciato il Ministro della Salute, Zweli Mkhize. “Abbiamo deciso di sospendere il vaccino fino a quando il nesso causale con lo sviluppo di coaguli di sangue non sarà stato sufficientemente analizzato”, ha spiegato Mkhize aggiungendo che nessun caso di coaguli di sangue è stato registrato fra i 290 mila operatori sanitari vaccinati in Sudafrica. “Ci auguriamo che questa pausa durerà soltanto alcuni giorni e che non si concluderà con il ritiro completo del vaccino”, ha proseguito Mkhize (Fonte SkyTG24).

Stop, precauzionale, al vaccino Johnson&Johnson negli Stati Uniti
Nella giornata di martedì — come anticipato dal New York Times— la Food and Drug Administration ha chiesto di fermare le somministrazioni di Johnson&Johnson con effetto immediato. La decisione si deve alle reazioni di sei donne di età compresa tra i 18 e i 48 anni nelle due settimane successive al vaccino: hanno sviluppato una rara malattia legata ai coaguli di sangue. Una delle sei donne è morta, un’altra è in condizioni critiche. Negli Usa hanno ricevuto l’unica dose del vaccino Johnson&Johnson 6,8 milioni di persone, e altre 9 milioni di dosi sono già state inviate ai diversi Stati.
La nota di Centers for disease control e Fda spiega che le due autorità stanno studiando i sei casi, «estremamente rari»: non è ancora certo, al momento, un legame causale tra la somministrazione del vaccino e lo sviluppo della rara malattia.
Per poterli valutare, i Centers for disease control hanno convocato per mercoledì una riunione dell’Advisory Committee on Immunization Practices. La sospensione — spiega Fda — rimarrà in vigore finché l’analisi di Fda e Cdc non sarà terminata. L’analisi — secondo quanto anticipato dal New York Times — potrebbe portare a una limitazione dell’uso del vaccino, ad esempio per alcune fasce di età.
Nel frattempo, la Fda e i Cdc suggeriscono di contattare il proprio medico a chi abbia ricevuto il vaccino e sviluppi, entro tre settimane dall’iniezione, alcuni sintomi (come «forte mal di testa, dolore addominale o alle gambe, difficoltà a respirare). «Normalmente, il trattamento dei casi di coagulazione avviene attraverso anticoagulanti come l’eparina», si legge nella nota. «In questo caso, l’eparina può essere pericolosa. Il trattamento di questo specifico tipo di trombosi è diverso rispetto a quello delle trombosi normali».
Johnson&Johnson ha commentato dicendo che «non sono al momento stabiliti legami causali tra» il nostro vaccino e questi rari eventi tromboembolici.
In Europa, entro il 2021, sono attese 200 milioni di dosi di questo vaccino.
La somiglianza con il caso AstraZeneca
La sospensione negli Stati Uniti di Johnson&Johnson, benché al momento priva di conseguenze sull’utilizzo di questo vaccino in Europa, arriva in un momento critico della campagna vaccinale nell’Unione europea e in Italia.
Il 7 aprile scorso, il comitato per la sicurezza dell’Agenzia Europea per i Farmaci Ema (PRAC) aveva concluso che i «coaguli di sangue insoliti con piastrine basse» — la stessa malattia rara riscontrata da Fda e Cdc e che potrebbe essere collegata al vaccino di Johnson&Johnson — debbano essere elencati come effetti collaterali molto rari di Vaxzevria (il vaccino di AstraZeneca) e ha parlato di un «legame» con il vaccino, anche se i benefici della vaccinazione superano i rischi ad essa collegati.
Negli Stati Uniti, il vaccino AstraZeneca non è utilizzato. Fino a oggi, negli Stati Uniti erano utilizzati i vaccini Pfizer/BioNTech, Moderna e Johnson&Johnson.
La scelta dell’Australia
Martedì il governo australiano ha deciso di non acquistare il vaccino Johnson&Johnson. Il ministro della Salute Greg Hunt ha escluso un contratto Johnson&Johnson perché il suo vaccino era simile — in quanto basato su una tecnologia a vettore virale, e non a mRna come Pfizer e Moderna — al prodotto AstraZeneca, per cui l’Australia ha già un contratto per 53,8 milioni di dosi. Nei giorni scorsi, l’Australia — che puntava sul vaccino AstraZeneca per accelerare il ritmo della sua campagna vaccinale — ha affermato che l’opzione migliore per gli under 50 è il vaccino di Pfizer, in base alla scoperta di un caso di trombosi rara. Un secondo caso è stato registrato martedì. In Australia sono dunque stati registrati in totale due casi di trombosi rara su 700mila dosi di AstraZeneca iniettate. Il governo non ha chiarito se la decisione di non acquistare il vaccino di Johnson&Johnson sia o meno legata a potenziali problemi legati alla tecnologia utilizzata dai due vaccini (Salvo Sottile).

Pierpaolo Sileri a Non è l’arena: “Agostino Miozzo del Cts mi ha detto ‘io avevo l’ordine di non darti i documenti e di non far passare le tue informazioni’, una cosa gravissima perché io ero il viceministro”.
Piano pandemico: OMS cercò di spostare Zambon in Bulgaria
“Prima che la vicenda si ingrossasse definitivamente – scrive Der Spiegel – l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha cercato di mettere Zambon in un altro posto, in Bulgaria, un Paese che era praticamente sconosciuto all’esperto sanitario italiano. Dal suo punto di vista, è stato un chiaro tentativo di metterlo a tacere come sospetto informatore e testimone. Nella sua disperazione, Zambon scrisse anche direttamente al Direttore Generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus e dice di non avere avuto nessuna risposta fino ad oggi” (Fonte SkyTG24).


India, i fedeli indù accorrono in massa sul Gange nonostante il boom dei contagi
Con 168mila nuovi casi il Paese asiatico è diventato il secondo al mondo più colpito dal coronavirus, ma i devoti si sono recati in massa sul fiume sacro. “Con questa folla, impossibile far rispettare le regole”, hanno ammesso le autorità (Fonte SkyTG24).

Testardo come un mulo e con cervello spento va avanti, nonostante tutte le indicazioni al contrario, anche da parte dell’OMS
Speranza: “Auspicio è passaporto entro giugno”
“L’Italia è impegnata per spingere l’Ue a correre su questo terreno” del passaporto vaccinale, “e speriamo che entro il mese di giugno questo possa essere un ulteriore strumento nelle nostre mani che ci consentirà maggiore facilità nella mobilità internazionale”. Così a “Porta a Porta” il ministro della Salute, Roberto Speranza. “Lo stiamo facendo all’interno dell’Ue ma io ho anche proposto che si possa adottare lo stesso modello nei paesi del G7”, ha aggiunto (Fonte SkyTG24).


























