Pasqua: per mons. Napolioni c’è respiro di speranza

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“C’è un respiro di speranza, che buca ogni smog e raggiunge ogni cuore, specie se affamato di salute dell’anima, oltre che del corpo. E’ lo Spirito di Dio, il suo soffio creatore, che spira ancora bellezza e novità, come in un bacio d’amore eterno che ravviva i piccoli, i poveri, i deboli, gli ultimi del mondo. E da lì, dalle periferie dell’esistenza, spinge avanti la storia e il cosmo, verso l’appuntamento con un destino di gloria”: lo ha scritto il vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, nel messaggio alla diocesi per la Pasqua.

Mons. Antonio Napolioni ripercorre questo anno pandemico: “Un anno fa esplodeva l’epidemia, e il deserto della Quaresima ci portava ad una Pasqua drammatica, di vuoto e silenzio, di dolore e morte, quasi un interminabile Venerdì Santo.

Poi la primavera e l’estate ci hanno dato sollievo, illuso di avercela fatta, e sono tornati mesi di paura e di lutto, mentre tanti purtroppo cedevano all’abitudine, all’indifferenza e alla sterile polemica. I cristiani, con prudenza e timore, uno alla volta, tornano in chiesa per attingere, alle fonti della fede, ragioni di speranza e sforzi di carità, tanto necessari”.

E’ una mancanza d’aria, ha ricordato il vescovo, colpito anche lui dal coroanvirus: “Quanti malati allora, come oggi, avevano ‘fame d’aria’, dove drammaticamente mancava ossigeno per tutti! Anche le famiglie e i bambini chiusi in casa, lontani da scuola, hanno sperimentato una simile ‘claustrofobia’, perché siamo fatti per la libertà, il gioco e l’incontro, e lo capiamo quando cose così semplici ci mancano. Quanti anziani, che ora vediamo al massimo dietro un vetro, si spengono in tristezza e solitudine, perché l’abbraccio dei cari manca loro come l’aria”.

Un anno che ha costretto anziani e famiglie ad una vita ‘claustrofobica’: “Quanti anziani, che ora vediamo al massimo dietro un vetro, si spengono in tristezza e solitudine, perché l’abbraccio dei cari manca loro come l’aria.

Penso anche al dramma di famiglie strozzate dai debiti e tentate dalla violenza, a chi soffoca perché non riesce ad onorare le proprie responsabilità di padre e di madre, e non sa più come guardare negli occhi i propri figli. Tira brutta aria in troppe case!”

Di fronte a tale situazione il vescovo ha invitato a respirare l’aria ‘buona’ della Pasqua: “Nella società, nella politica e nella Chiesa, c’è tanta fame d’aria buona, nauseati da ciò che ci intossica la mente e il cuore. C’è da ricostruire un Paese, l’Europa, il mondo, e ci vuole un vento potente che spazzi via corruzione e mediocrità, per far respirare soprattutto le nuove generazioni.

In questa realtà, risuona ancora la grande notizia: l’aria buona c’è, non ve ne accorgete? C’è un respiro di speranza, che buca ogni smog e raggiunge ogni cuore, specie se affamato di salute dell’anima, oltre che del corpo”.

Questa aria nuova è data dallo Spirito di Dio: “E’ lo Spirito di Dio, il suo soffio creatore, che spira ancora bellezza e novità, come in un bacio d’amore eterno che ravviva i piccoli, i poveri, i deboli, gli ultimi del mondo.

E da lì, dalle periferie dell’esistenza, spinge avanti la storia e il cosmo, verso l’appuntamento con un destino di gloria. E’ lo Spirito di Gesù, che ci dona mentre spira sulla croce, dove il sangue versato sgorga come sorgente di salvezza per tutti.

E’ lo Spirito del Risorto, che provoca la Chiesa di ogni tempo, chiamandola a rinnovarsi sempre per essere puntuale nel dialogo con gli uomini e le donne che chiedono ragioni per credere e forza per amare”.

L’invito quindi è respirare quest’aria ‘nuova’ per sconfiggere l’isolamento: “Invito tutti a respirare quest’aria buona, che spazza via il virus dell’egoismo e del disfattismo, riempiendo il cuore della forza della santità… Il mistero, coi suoi segni poveri e potenti, ci rimette alla sequela del Salvatore, con cuore, polmoni e gambe, da uomini nuovi”.

E’ l’invito ad avere ‘fame di Pasqua’: “Questa fame di Pasqua, fame dello Spirito, fame di aria buona… è il mio augurio fraterno. Grato per le tante testimonianze di impegno generoso, che autorizzano a guardare con fiducia alla strada ancora da fare, insieme”.

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