La società aperta ha chiuso le porte. Perché il governo vuole campi d’emergenza? Basta subire i soprusi dello Stato. Cosa ci aspetta ancora? #RestiamoLiberi

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Questa mattina – guardando anch’io ai “piccoli” fatti quotidiani con piglio critico, come fa Diego Fusaro – mi è toccato di leggere una serie di articoli e tweet a dir poco sconcertanti, nonché preoccupanti, in riferimenti a fatti che piccoli non sono. La prima domanda viene posta – proprio da Diego Fusaro – su Radio Radio “perché il Governo acquista campi container di emergenza in tutta Italia e se stanno nascondendo qualcosa”. Poi, con Max Del Papa su Nicolaporro.it ritorniamo sul “mistero dei campi di emergenza del governo”. Daniele Capezzone dice “basta subire i soprusi dello Stato”. Marcello Veneziani su Panorama conclude che “la società aperta ha chiuso le porte”. E nel framezzo una serie di tweet, talvolta pure inquietanti. Dire che la situazione è preoccupante è un understatement.

“Chi sta pagando per i campi di contenimento di cui non è dato sapere il motivo della costruzione?? Ah noi! Ok. Tutti zitti e rassegnati? Giornalisti? Ne abbiamo? Ah no. Ok” (Barbara Balanzoni @barbarab1974 – Twitter, 6 aprile 2021). Proprio tutti zitti, no. C’è ancora chi parla.

Stanno nascondendo qualcosa? Perché il Governo acquista campi container di emergenza in tutta Italia?
di Diego Fusaro
Radio Radio, 5 aprile 2021


Guardiamo a piccoli fatti quotidiani con piglio critico: sul sito acquistinretepa legato al Ministero dell’Economia e della Finanza del Governo italiano troviamo un interessante bando che parla di “allestimento di campi container per l’assistenza della popolazione in caso di eventi emergenziali“.

Il bando risulta attivo dal 24 marzo 2021 fino al 12 aprile 2021. Parla di 12 lotti, di criterio di aggiudicazione, di criterio dell’aggiudicazione al numero della gara 2744951, parla dell’ente committente la Presidenza del Consiglio dei Ministri dipartimento della Protezione Civile e delle stazioni appaltanti Consip Spa. Vi sono appalti per campi di 8000 persone per ogni regione.

Diego Fusaro: “Stanno nascondendo qualcosa: perché il Governo acquista campi container d’emergenza in tutta Italia?”.

Non è chiarito a cosa serviranno, si parla però di campi container in ogni regione d’Italia in riferimento a eventuali casi di emergenza. Quali casi di emergenza? Guerre tra stati? Bioterrorismo? Avvenimenti come i terremoti? A cosa servono questi campi? Qual è l’obiettivo di tutto ciò?

Campi per 8000 persone in ogni regione: a cosa servono? Perché? Perché non ci viene detto.

Poi, cliccando sul link del bando, si scopre che la pagina è stata rimossa dal sito Acquistinretepa.it.
Invece, sul sito della Gazzetta Ufficiale, il bando c’è ancora. “La presente procedura disciplina la conclusione di un Accordo Quadro per ciascun lotto geografico con più operatori economici (…) avente ad oggetto: il noleggio container per l’allestimento di campi container con destinazioni d’uso diverse e dei servizi e/o forniture accessorie; la fornitura di arredi, biancheria e accessori, per l’allestimento di campi container con destinazioni d’uso diverse; il  noleggio di lavatrici e asciugatrici industriali per l’allestimento di campi container a uso abitativo, in eventi emergenziali. (…) Valore totale stimato IVA esclusa: € 266.716.544”.

Il mistero dei campi d’emergenza del governo
di Max Del Papa
Nicolaporro.it, 6 aprile 2021


La notizia è breve, sommersa, e inquietante: sul sito di Radio Radio, che riprende quello di Acquistinrete, legato al Ministero dell’Economia e della Finanza del Governo italiano, leggiamo di un bando per “allestimento di campi container per l’assistenza della popolazione in caso di eventi emergenziali”. Criptico in ogni sua parola il bando, continua la nota, risulta attivo dal 24 marzo 2021 fino al 12 aprile 2021 e contempla 12 lotti, il committente è la Presidenza del Consiglio dei Ministri dipartimento della Protezione Civile delle stazioni appaltanti Consip Spa.

Si contemplano appalti per campi di 8000 persone per ogni regione. In sostanza, il governo fa preparare aree di contenimento, senza specificarne l’uso, per ogni regione d’Italia. E, dati i tempi, l’assonanza tra campi di contenimento e campi di concentramento è sinistra quanto inevitabile. Già adesso assistiamo ad irruzioni, quantomeno discutibili, dei tutori dell’ordine nelle case di privati cittadini, vip, perfino parlamentari, e la caccia al presunto untore non risparmia strade, arenili, locali di ristoro, negozi, mezzi di trasporto pubblici e privati; la sensazione è di un totale arbitrio, di una incertezza insanabile sulla quale chiunque provvisto di una divisa possa far valere una ragion di Stato ai limiti delle garanzie costituzionali.

“A cosa servono questi campi? Qual è l’obiettivo di tutto ciò?” si domanda Radio Radio: mistero. Ottomila persone potenzialmente rinchiuse in ogni regione, ricorda molto certi tentativi di golpe, come il Piano Solo di triste quanto obliata memoria. Serviranno a difendere o a imprigionare? E imprigionare chi? Le ipotesi sono sconfinate: chi si dichiara allergico al vaccino; chi è marchiato senza appello come nomask o, peggio, negazionista a tutto tondo; chi si azzarda a tenere aperta la propria attività per non morire di fame; chi comincia a dare segni di squilibrio dopo oltre un anno di cattività; e poi, ancora: chi resta perplesso – non rifiuta, non sabota, semplicemente non gradisce – la legge Zan; chi è colto sul social a scrivere qualcosa, qualsiasi cosa, che strida con la neolingua del politicamente corretto; chi osa informare da prospettive eccentriche quanto a lockdown, curve dei contagi, dati più o meno falsati, terapie alternative; chi si permette articoli scomodi verso il regime; chi non ci sta alla narrazione terroristica, ossessiva, che martella i cervelli senza placarsi un attimo, ogni ora di ogni giorno; fino a chi pretende addirittura di votare, o si dichiara sovranista, non filogovernativo, non fanaticamente votato alla divinità Ue.

Esagerato? Visionario? Come volete, ma a questo punto tutto ciò che si può pensare è vero o minaccia di esserlo: se 14 mesi fa un profeta ci avesse annunciato la metà di quanto ci attendeva, lo avremmo subito preso e rinchiuso nel primo manicomio disponibile. Invece nel manicomio Italia ci stiamo noi, tutti, in 60 milioni, a parte le poche eccezioni di potere: e nessuno sembra avere voglia o forza di scardinare la porta. Forse era proprio questo che intendeva l’ineffabile ministro Speranza quando annunciava la più grande propaganda vaccinale di tutti i tempi. In coda, se è lecita, una noterella personale, che personale poi non è.

Le 700mila iniezioni al giorno (diventate poi 500mila) sono un miraggio…

… o una speranza bruciata?

“Caro ministro Lamorgese, dopo pranzo le mie 2 figlie (18 e 14 anni) hanno fatto una passeggiata fino al Colosseo. Sono rientrate scosse perché una volante della polizia ha minacciato la multa, troppo lontane da casa. In realtà sono 350 metri. Non le sembra un’esagerazione? (Alberto Ciapparoni @aciapparoni – Twitter, 6 aprile 2021).

“A furia di chiudere tutto stanno chiudendo il Paese nella tomba. Sulle aperture Draghi continua a sospirare “speriamo”. Ma chi di speranza campa disperato crepa.
All’inizio l’obiettivo di Draghi era 700 mila vaccinazioni al giorno (ma tutti se lo sono dimenticato). Poi siamo scesi a 500 mila, insomma Draghi ha ridimensionato le sue aspirazioni. Risultato pratico? Ieri, 5 aprile, sono state iniettate 160.628 dosi. Ci chiudono per colpa loro.
Mancano i vaccini, mancano i vaccini, mancano i vaccini. Ma su cosa e chi si concentra il dibattito pubblico? Su coloro che non vogliono vaccinarsi (i quali sarebbero il problema) e non su quei milioni di italiani che aspettano invano le dosi. Siete dei mistificatori, nient’altro.
Accusati di irresponsabilità, insofferenza alle regole e clandestinità, gli italiani sono murati in casa non per colpa loro, bensì per inefficienze e lentezze altrui. Sui trasporti, sulle terapie intensive, sulle vaccinazioni nulla o poco è stato compiuto. Ecco perché siamo chiusi” (Azzurra Barbuto @AzzurraBarbuto – Twitter, 6 aprile 2021).

“Per il secondo anno di fila Pasqua con lockdown e zona rossa. Risultato: nonostante le restrizioni, il numero di contagi e morti stenta a calare. E la risposta di Speranza? Ci serve ancora ‘più lockdown’. #Speranzadimettiti” (Franco Sala @franco_sala – Twitter, 6 aprile 2021).

“Se mi inviti a fare una cosa (esempio vaccino) io posso scegliere. Come accade se  mi inviti a magnà na pizza. Ma se mi inviti e io dico NO GRAZIE e tu a seguito del rifiuto mi sanzioni, allora quello NON è un invito. In diritto la sostanza prevale sulla forma. Se pensavate di by-passare il codice di Norimberga mettendo la parola INVITO al posto di OBBLIGO avete fatto male i conti #CIALTRONI” (Barbara Balanzoni @barbarab1974 – Twitter, 6 aprile 2021).

“Dopo l’obbligo vaccinale si propone addirittura l’obbligo di non pronunciarsi negativamente sui vaccini. Insomma, i vaccini non si possono nominare. Se non per lodarli, ovvio. Intanto FB ha rimosso la pagina de Il Primato Nazionale. Censura, oscurantismo, compressione delle libertà” (Azzurra Barbuto @AzzurraBarbuto – Twitter, 6 aprile 2021).

“Gran silenzio per l’oscuramento della pagina Facebook de @IlPrimatoN. Ad alcuni il free speech interessa solo se riguarda i propri amici e chi la pensa allo stesso modo. Solidarietà a @AdrianoScianca e a tutta la redazione” (Daniele Capezzone @Capezzone – Twitter, 6 aprile 2021).

“E comunque, se proprio vogliamo dirla tutta, da circa un anno per strada gli ‘alza quella mascherina, troia’ hanno sostituito i ‘hai proprio un bel culo’” (Azzurra Barbuto @AzzurraBarbuto – Twitter, 6 aprile 2021).

Portone chiuso con catena e lucchetti

Cari italiani, basta subire i soprusi dello Stato
di Daniele Capezzone

Nicolaporro.it, 4 aprile 2021

Occorre rovesciare la frase iconica di John F. Kennedy: “Non chiederti cosa il tuo paese può fare per te: chiediti cosa puoi fare tu per il tuo paese”. Per l’Italia del 2021, funziona meglio così: “Non chiederti cosa lo Stato può fare per te: chiediti cosa ti ha già fatto”.

Provocazione da liberale classico con tendenze libertarian? Può darsi. Ma è venuto il momento, per evitare di accettare anche psicologicamente la posizione di sudditi, di ricompitare alcuni principi di fondo, che sembrano purtroppo dimenticati da moltissimi.

Primo: se siamo chiamati ad alcune prestazioni (in primo luogo, le tasse), non dovrebbe trattarsi di un castigo divino, ma – appunto – solo della prestazione compiuta dal cittadino-contribuente a fronte della quale avrebbe diritto a ricevere ben precise controprestazioni. E però, se questa controprestazione non c’è o avviene con modalità del tutto insoddisfacenti (si pensi all’andamento a rilento della campagna vaccinale), come si giustifica tutto il resto?

Perché stiamo accettando con tanta “normalità” l’idea di essere segregati in casa, impediti in ogni genere di contatto, bloccati nelle attività lavorative, per un tempo indefinito e sulla base di valutazioni politiche del tutto discrezionali? Non solo: non ci è nemmeno consentito di perseguire la via “privata” alla vaccinazione. È la mano pubblica che (a velocità istantanea) ci rinchiude, e (con lentezza esasperante) ci somministrerà il vaccino. Nel frattempo, se ce l’hai, non puoi nemmeno recarti nella tua seconda casa: per la quale tuttavia devi pagare i tributi di sempre…

E qui si apre la seconda questione: è perdente limitarsi a verificare che la procedura normativa attraverso cui un certo obbligo (fiscale o di altro tipo) viene introdotto sia stata formalmente corretta.

Occorre andare oltre, spingersi alla sostanza: è ammissibile ciò che lo Stato ci sta facendo?

Ogni volta che rinunciamo a porre e a porci questa domanda di fondo, perdiamo un pezzo della nostra libertà. E pure della nostra dignità.

La società aperta ha chiuso le porte
Marcello Veneziani
Panorama, 24 marzo 2021


“Non ne usciamo più” è il passaparola anzi il passapensiero che si legge sui volti delle persone, anche quando non lo dicono. La percezione che Pasqua sia un altro falso traguardo, che dopo saremo ancora alle prese con la pandemia e le conseguenti restrizioni, che sarà una storia ancora lunga e sofferta, non nasce solo da Tele-Angoscia, la televisione che vive ormai del terror panico e delle sue storie somministrate ogni giorno e sera durante i pasti; ma viene dalle dichiarazioni dei leader europei, come Angela Merkel e Emmanuel Macron, dalle minacce continue dei virologi e di quanti ci dicono che i vaccini non solo si completeranno solo dopo l’estate ma non saranno la panacea e non ci metteranno al riparo dai rischi e dalle restrizioni. Perché hanno scadenza limitata, andranno rifatti; perché non è detto che i vaccinati siano davvero al riparo dalle varianti venture; e quando saranno vaccinati tutti gli italiani ci saranno pur sempre i paesi vicini, i nuovi arrivi, i nuovi sbarchi.

Faremo un’altra Pasqua senza Pasqua, dopo aver fatto un Natale senza Natale, e altri “senza” ci aspettano al largo. E quasi ovunque, il mondo è messo così.

Qualcuno per scaricare la rabbia e lo sconforto, cerca di trovare i colpevoli ma è un’inutile caccia alle streghe: gli errori sono più probabili dei crimini, l’inadeguatezza è più plausibile del disegno, l’improvvisazione è più credibile della premeditazione. Certo, possiamo avventurarci a ritroso fino alla nascita del virus e arrivare a ritenere, come noi pensiamo, che non sia nato per caso in un mercato cinese ma sia nato invece in un laboratorio di Wuhan. Possiamo poi dubitare che sia nato involontariamente, per un incidente o piuttosto per un diabolico calcolo e una criminale volontà, ma non riusciremo mai a venirne a capo e conoscere la verità: se ci fosse una deliberata volontà di procurare una strage infinita nell’umanità si dovrebbe pensare al peggior castigo umano e divino per coloro che l’hanno compiuto e avallato. Ma siamo impotenti e soprattutto non possiamo essere certi di nulla.

A livello politico, sanitario e nazionale, il discorso delle responsabilità va fatto, fino in fondo; ma senza spingersi a pensare che qualcuno abbia più o meno scientemente perseguito un disegno di strage per trarne profitto. Abbiamo visto tanti incapaci, cretini, vanesi o miserabili che hanno cercato di trarre profitto dalla situazione, vetrina, consenso, prestigio, potere. Ma non riusciamo a pensare che qualcuno abbia voluto più di centomila morti e milioni di sofferenze inferte; ci hanno lucrato, almeno politicamente, ma non arriviamo a sospettare che abbiano voluto la strage. Non perdiamo umanità e lucidità nella rabbia.

Ma inoltrata questa denuncia contro ignoti o contro il fato cinico e baro, a cui aggiungere più circostanziate e precise denunce per carenze, incompetenze, ritardi, ingiustizie, resta lo sconforto da cui siamo partiti; non s’intravede via d’uscita. Abbiamo ormai maturato la convinzione che dovremo convivere col male, magari con fasi ondulatorie o sussultorie, ma senza mai – come si ripete all’infinito – “abbassare la guardia”.

Dobbiamo dunque cambiar modo d’intendere la vita. Intanto come spiegare quel che è avvenuto, come storicizzare questo periodo in cui siamo ancora immersi? Torniamo alla definizione di Karl Popper che era diventata il blasone, soprattutto in occidente, del mondo globale: la società aperta. Ecco, la società aperta ha chiuso i battenti; non lo è ormai da troppo tempo, e non sembra imminente il tempo in cui verrà ripristinata. Si possono, realisticamente pensare fasi meno cruente, zone dai colori più tenui, libertà limitate e vigilate, con margini maggiori di movimento e di opportunità; ma la società aperta non è più praticabile. Siamo entrati nella società chiusa, come s’indicavano un tempo le società premoderne, barbariche o i regimi totalitari. O, se preferite una definizione meno drastica, siamo passati dalla società aperta alla società coperta. Definizione che vale in più sensi: perché dobbiamo vivere e lavorare il più possibile in casa, al coperto; perché dobbiamo coprirci con una mascherina e vivere coprendoci di precauzioni e permessi; perché abbiamo bisogno di copertura vaccinale e in generale di copertura sanitaria e farmaceutica. La società coperta baratta la libertà con la sicurezza, la civiltà con la sanità, il lavoro con la salute, la comunità con l’immunità. Accetteremo senza accorgercene anche restrizioni alle libertà politiche e d’opinione?

La società aperta fu pensata da Popper e dai suoi cantori in antitesi ai “suoi nemici”. Oggi, la società chiusa o coperta viene pensata non a causa di agenti ostili ma di agenti benefici. Chi ci chiude lo fa per il nostro bene, si prende cura di noi. La società aperta era poi una società che assumeva il rischio, l’imprevisto, l’ignoto come fattori costitutivi e positivi della libertà e ciò valeva in vari ambiti: in politica e nell’economia, nei viaggi e nei rapporti con estranei. Ora invece si capovolge il paradigma: rischiare è considerata un’imprudenza e un’impudenza, un danno per sé e per gli altri. Si deve evitare, tenersi lontani da tutto ciò che produce rischi; non osare, non sfidare limiti e confini.

La libertà è la possibilità di adottare varianti e alternative; adesso sono proprio le varianti che motivano la società chiusa o coperta, perché le varianti virali sono fuori controllo, potrebbero aggirare le coperture e i vaccini, rendersi inafferrabili e inesorabili. E non ci sono alternative ai protocolli, ai vaccini, alle restrizioni da seguire. Benvenuti nella società coperta o chiusa. E voi che aspettavate i nemici della società aperta dalla parte opposta…

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