Card. Ries: testimone della fede in uno spirito di dialogo

‘Un ‘eminente uomo di fede che ha fedelmente servito la Chiesa’: così papa Benedetto XVI ha definito il cardinale Julien Ries, professore emerito di storia delle religioni presso l’Università Cattolica di Louvain-la-Neuve, spentosi nei giorni scorsi a Tournai, in Belgio, all’età di 92 anni. Nel messaggio di cordoglio inviato a mons. Guy Harpigny, vescovo di Tournai, il papa ha scritto: “Attraverso l’insegnamento e la ricerca, in particolare nel campo della storia delle religioni, di cui era un esperto riconosciuto, ha sempre avuto il desiderio di testimoniare la sua fede tra i suoi contemporanei, in uno spirito di dialogo”. La sua attività è stata caratterizzata da un’attenzione particolare alle religioni orientali, in particolare alle figure di Mitra e di Zaratustra, e poi all’induismo, al buddismo e all’islam. Si è specializzato anche nello studio delle religioni dell’Egitto faraonico, dello gnosticismo, del manicheismo e delle antiche religioni germaniche e scandinave. Al suo attivo, conta 645 titoli di libri, saggi e articoli per riviste. Nel 2010 l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano gli ha conferito la laurea magistrale honoris causa in Filosofia della persona e Bioetica ‘per il valore intrinseco dei suoi studi, per la sua instancabile operosità scientifica e culturale, per l’apporto decisivo che le sue indagini sul fenomeno religioso hanno fornito alla comprensione della specificità propria dell’essere dell’uomo in quanto homo religiosus’. Benedetto XVI lo aveva creato cardinale nel Concistoro del 18 febbraio 2012. I funerali si svolgono oggi.
E’ stato un assiduo frequentatore del Meeting dell’Amicizia fra i Popoli dal 1982, ed amabilmente, una volta, si è sottoposto ad alcune mie domande; ma qui voglio riprendere un suo seminario sul Concilio Vaticano II e l’utopia del ’68, tenuto nel 1998 a Rimini: “Nato come un concilio pastorale, il Concilio Vaticano II, attraverso i suoi 16 testi ha dato un nuovo slancio alla Chiesa ed ha trattato cinque grandi questioni essenziali: la rivelazione divina, la Chiesa e la sua costituzione, la Chiesa e la sua organizzazione, la Chiesa e la sua missione, la Chiesa nel mondo di oggi. Nel 1965, il Concilio termina nell’euforia generale, ed il Papa Paolo VI inizia ad applicarlo tra le più grandi difficoltà. Gli estremisti di destra rifiutano le riforme e provocano gli scismi. Gli estremisti di sinistra vogliono delle riforme radicali. Appoggiati dal movimento generale della secolarizzazione e dalle correnti marxiste, gli estremisti di sinistra desiderano fare in fretta. Numerosi preti lasciano la Chiesa e raggiungono i gruppi dell’opposizione. Un movimento di opinione molto importante reagisce contro l’enciclica ‘Populorum Progressio’, promulgata da Paolo VI il 26 marzo 1967 e contro la teologia dello sviluppo di cui essa è la fonte insieme alla costituzione ‘Gaudium et Spes’ del Concilio Vaticano II ed all’enciclica ‘Pacem in terris’ promulgata da Giovanni XXIII nel 1963. Si tratta infatti di una teologia legata ai temi della giustizia e della fraternità, della giustizia e della pace, ed al tema della salvezza e dello sviluppo.
Dal 12 al 26 Luglio 1966 si svolge a Ginevra la Conferenza mondiale organizzata dal Consiglio Ecumenico delle Chiese sul tema ‘Chiesa e società’, una Conferenza che viene lungamente preparata da un’inchiesta ecumenica pubblicata in 4 volumi; alla conferenza assistono 400 delegati. Richard Saull, teologo presbiteriano americano, si schiera a favore di una teologia della rivoluzione: il termine rivoluzione diventa uno slogan della Conferenza. Scopo della Conferenza diventa quello di proporre un documento che si opponga alla costituzione Gaudium et Spes del Vaticano II, sviluppando il tema del cristiano rivoluzionario che rifiuta ogni forma di potere alienante. Queste idee sono poi riprese ed ulteriormente approfondite dalla Conferenza dei cristiani per la pace, una Conferenza di ispirazione marxista svoltasi a Praga nel 1966 dopo il Congresso di Ginevra. Si tratta di una teologia che pretende liberare l’uomo dalla supremazia della natura e perciò di trasformarlo”.
Dopo questo inquadramento storico il prof. Ries ha approfondito il contagio dell’utopia sessantottina nella Chiesa: “Il Concilio Vaticano II finisce nel 1965 mentre è già in corso la sua applicazione. La Chiesa subisce lo choc degli avvenimenti e delle idee del 1968. Gli uomini e le dottrine legate alla teologia della liberazione si uniscono alla corrente contestatrice del Sessantotto e cercano di introdurla nella riforma conciliare. L’audacia della rivolta del maggio ‘68 sarà contagiosa: essa ha infatti liberato la parola ed abbattuto l’ostacolo del rispetto dell’autorità. Anche nella Chiesa nasce il genere della letteratura contestataria. Basta citare come esempio il libro di Bernard Besret, un abate benedettino francese, dal titolo ‘Liberazione dell’uomo’. Egli propone ai monaci un monachesimo liberato dal mito e dal sacro, liberato dall’alienazione delle false sacralizzazioni, liberato dall’ascesi e dalla preghiera, liberato dalla gerarchia. Propone di abbandonare i vecchi modelli, di ‘rompere gli stampi’… Ma suona l’ora dello Spirito Santo. E’ l’ora della nascita di nuove comunità nel seno della Chiesa, comunità che rispondono all’anelito del maggio Sessantotto ed offrono ai giovani la possibilità di dar libero sfogo alla loro immaginazione, alle loro risorse ed ai loro talenti”.
E dopo aver trattato diversi aspetti positivi e negativi del ’68 Julien Ries concludeva: “Ed in effetti possiamo constatare che il 1968 ha imposto una svolta al nostro secolo. E’ stato come l’eruzione di un vulcano, una colata di lava incandescente sulla società, una crisi culturale e religiosa, la creazione di una contro-cultura, una mutazione sociale, il risveglio delle coscienze, lo sfascio delle istituzioni, la penetrazione di nuove idee negli spiriti e nel tessuto sociale. I trent’anni ‘68-’98 sono stati certo gli anni di un profondo cambiamento sociale, ma anche gli anni della possibilità di un nuovo dialogo, degli anni di crisi dunque, ma anche degli anni di uno splendore senza precedenti per la Chiesa, specialmente sotto la direzione di Giovanni Paolo II”.