Numeri ufficiali Covid-19 del 2 aprile 2021. Il coronavirus cinese di Wuhan ha fatto strage di sacerdoti. Azzerato il ricambio garantito dalle nuove ordinazioni

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Ringraziando i nostri lettori e sostenitori, ricordiamo che è possibile inviare comunicazione presso l’indirizzo di posta elettronica del “Blog dell’Editore”: QUI.

I dati Covid-19 ufficiali del Ministero della salute di oggi venerdì 2 aprile 2021

Ricoverati con sintomi: 28.704 (-245) (-0,85%) [Superata soglia del 40% di allarme, al 43%]
In terapia intensiva: 3.704 (+23) (+0,62%) [con 232 nuovi ingressi del giorno] [*] [Superata la soglia del 40% di allarme, al 41%]
Deceduti: 110.328 (+481) (+0,44%)
Vaccinati [**] e percentuale sulla popolazione (aggiornato al 2 aprile 2021 ore 20:44): 3.351.019 (5,62% di una platea di 50.773.718 persone da vaccinare)

Dati aggiornati al 2 aprile 2021 ore 20:20 – Fonte Agenas.

La soglia del 30% per le terapie intensive e del 40% per le aree non critiche è individuata dal decreto del Ministro della Salute del 30 aprile 2020. Per area non critica si intendono i posti letto di area medica afferenti alle specialità di malattie infettive, medicina generale e pneumologia.

[*] Dato molto importante, perché permette di verificare al di là del saldo quante persone sono effettivamente entrate in terapia intensiva nelle ultime 24 ore oggetto della comunicazione.
[**] Persone che hanno completato la vaccinazione (prima e seconda dose). Vaccinazione in tempo reale: QUI.
Sono 10.697.459 le dosi di vaccino contro il Covid-19 somministrate in Italia, l’87,1% del totale di quelle consegnate: 12.283.800 (nel dettaglio 8.704.800 Pfizer/BioNTech, 826.600 Moderna e 2.752.400 AstraZeneca). Le somministrazioni, effettuate in 2037 centri in tutta la Penisola, hanno riguardato 6.363.998 donne e 4.333.461 uomini. Le persone che hanno ricevuto entrambe le dosi sono 3.351.019. Questo è quanto si legge nel report online del Commissario straordinario per l’emergenza sanitaria aggiornato alle 20.44 di oggi. Le dosi sono state somministrate a 3.047.701 operatori sanitari, 499.288 unità di personale non sanitario, 566.222 ospiti di strutture residenziali, 3.623.329 over 80, 232.352 unità delle forze armate, 1.043.756 unità di personale scolastico; la voce ‘altro’ comprende 1.684.811 persone.

Il sistema “Tutor” per verificare il “trend” dell’epidemia

Media giornaliera dei decessi: 271 (-).

Tabella con i decessi al giorno, il totale dei decessi e la media giornaliera dei decessi [A cura dello Staff del “Blog dell’Editore”]: QUI.

Il punto della situazione a cura di Lab24

La prevalenza della variante inglese (86,7% in Italia al 18 marzo, fonte Iss) più rapida nel diffondersi, renda le restrizioni in atto meno efficaci di quanto accaduto in passato. Una conferma in tal senso ci arriva dalla Germania, dove i casi hanno ripreso a crescere nonostante il lungo lockdown, e dalla Francia, dove negli ultimi dieci giorni il virus sembra aver ripreso vigore raddoppiando le infezioni medie giornaliere rispetto alle settimane precedenti: da un range collocato in area 20-30.000 siamo passati a 40-60.000. La permanenza nel nostro Paese di valori assoluti su livelli come quelli attuali, intorno ai 20.000 casi giornalieri, lascia prevedere che per il prossimo mese dovremo ancora fare i conti con un alto numero di decessi, non differente da quello (414 di media giornaliera) che abbiamo rilevato negli ultimi 20 giorni. Un valore elevato che potrebbe anche influenzare (al ribasso) l’occupazione delle terapie intensive: che alla voce “pazienti in uscita” comprendono purtroppo anche i deceduti. Dovremo quindi osservare più in dettaglio, e lo faremo già domani con i dati completi, il numero dei nuovi ingressi in area critica: che ci restituirà una fotografia più veritiera della gravità della malattia sul territorio (Fonte Lab24.ilsole24ore.com/coronavirus).

Nell’ultima settimana 11 regioni hanno un Rt puntuale maggiore di uno. Tra queste, due (Campania e Valle d’Aosta) hanno una trasmissibilità compatibile con uno scenario di tipo 3.

Il virus ha fatto una strage di sacerdoti
I vescovi: “Azzerato il ricambio garantito dalle nuove ordinazioni”
Sono 269 i preti caduti sotto i colpi del Corona: la più colpita è la diocesi di Bergamo delle Brigate rosse
di Renato Farina
Libero, 2 aprile 2021


Sono 269 i preti morti per il Covid tra il primo marzo del 2020 e analogo giorno del 2021. Sono conteggiati solo i sacerdoti diocesani, sono esclusi cioè i religiosi. Ricordo servizi televisivi dove si cercavano di sorprendere, facendo a gara con i carabinieri, curati che tenevano alto l’ostensorio per strada, e certe perquisizioni a telecamera accesa in qualche cappella, con tre fedeli in ginocchio e il parroco a benedirli, come se fosse un covo.

Ne conosco tanti che la sera correvano nelle case con il cesto della spesa e la comunione da dare al vecchio abbandonato dai figli disperati per non poter uscire, altrimenti erano guai.

Eppure io stesso ho avuto il coraggio di rimproverare il loro dir le messe a distanza. E facevano bene, e qualcuno che si è ritratto per la paura c’è stato, ma quanto accorrevano passando da strade laterali per dar conforto la sera, contagiandosi e però senza lamentarsi, stando da soli, persino rinunciando a farsi trasportare in ospedale.

Ora esce la statistica, ed è tremenda I morti tra il clero sono stati in tutto 958, vuol dire che quasi uno su tre è finito al cimitero per il Coronavirus. L’anno precedente, in analogo periodo, il numero dei deceduti si era fermato a 742. In certe diocesi la falce ha mietuto le sue spighe, con una pervicacia e una mira infallibile, raccogliendo tonache a covoni. Le cifre fanno spavento, ma importante è che non si spaventino loro e soccorrano la nostra solitudine. Anche chi non crede è confortato da chi raccoglie il grido di aiuto anche di chi sta zitto, perché i preti conoscono gli indirizzi dei poveri silenti e dei malati d’anima e di corpo, sono ricettatori di peccati e di dolori.

L’Agensir, che fa capo alla Conferenza episcopale e ha provveduto a raccogliere queste notizie, ha compilato una classifica. Sul gradino più alto del podio, in Italia ma di sicuro nel mondo, c’è Bergamo. Questa diocesi ha pagato il prezzo più amaro eppure misteriosamente fecondo con 27 preti caduti sul campo. Pari merito, al secondo posto, è la volta di Milano e Brescia (18 morti ciascuna), indi Trento (17), Bolzano (11), Cremona (9), Parma (8), Como (7), Padova (7), Piacenza (6), Lodi (6), Genova (6), Reggio Emilia (6) e Udine (6).

Altri numeri? Ce n’è uno che colpisce.

Scrive l’agenzia dei vescovi: «Il contagio ha quasi azzerato il pur modesto ricambio garantito dalle nuove ordinazioni, che sono state 299 nel 2020».

Non è la Cei, ma Gesù nel Vangelo, a dire: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi». E allora perché suo Padre ha permesso questa falcidia? Giornate diocesane e mondiali, dedicate alla coltivazione di nuove vocazioni si susseguono, in molte chiese ogni mattina si prega perché Dio moltiplichi le chiamate in seminario. E che risposta è mai questa? Morti su morti. Certo, in quelle pagine è scritto anche che il chicco di grano che muore porta molto frutto, ma è tardi, e non lo vediamo ancora.

Peraltro proprio oggi, venerdì santo, constatiamo che neanche con Lui, il buon Dio ha avuto mano leggera con quei chiodi. C’è qualcosa che si può capire di questo mistero, o se vogliamo garbuglio, solo guardando il Crocefisso, che dovrebbe essere oltre che icona del cristianesimo, segno di una civiltà il cui culmine è versare sangue per amore.

Ma tutto è così difficile da dire, mentre ancora sale la marea gonfia di morti, a cinquecento al dì. E tra essi – io oso dire per fortuna – ci sono preti come agnelli. Uno che non è entrato in quel conto di 269 è un amico di tanti giovani del Politecnico di Milano e di vecchi arnesi conosciuti da studente. È trapassato nei giorni scorsi, si chiama don Antonio Anastasio, detto Anas. Presso il suo letto all’ospedale di Niguarda, per mesi e mesi, mentre questo prete della Fraternità San Carlo stava attaccato al respiratore, si è radunato grazie a quel maledetto-benedetto zoom, un popolo che cresceva ogni giorno, per pregare per lui ma in realtà perché lui pregasse per i miseri che siamo noi, in ogni tempo ma specialmente ora. Quindicimila al rosario! Pazzesco? Perché? C’è stato qualche miracolo? Oggi è Venerdì Santo, la Pasqua schiuderà un’alba nuova.

Sala Stampa della Santa Sede
Comunicazione ai giornalisti, 2 aprile 2021

La mattina di oggi, Venerdì Santo, poco prima delle 10.00, Papa Francesco si è recato in visita nell’atrio dell’Aula Paolo VI, mentre si svolgevano le vaccinazioni di alcune persone senza dimora o in difficoltà, accolte e accompagnate da alcune associazioni romane.
Il Papa ha salutato i medici e gli infermieri, ha seguito la procedura di preparazione delle dosi di vaccino e si è intrattenuto con le persone in attesa della vaccinazione.
Ad oggi sono state vaccinate con la prima dose circa 800 delle circa 1200 persone bisognose a cui sarà somministrato il vaccino questa settimana (Foto Sala Stampa della Santa Sede).

Programma COVAX. Impegno di 180 membri ONU per accesso equo ai vaccini anti-Covid-19. Santa Sede non firma e in Vaticano nella Settimana Santa sono vaccinati 1.200 bisognosi – 27 marzo 2021

«Speranza dice che non può dare una data per le riaperture. Secondo costui gli italiani dovrebbero vivere in questo limbo e agonizzare. Ma Salvini, Gelmini e compagnia bella ci rassicurano: decide la scienza e noi ci adeguiamo. E no, cari, decide la politica. O almeno dovrebbe.
Promuovo una petizione per abolire con urgenza la frase cretina: ”La scienza decide”. Frase dietro cui si trincerano politici incapaci, vergognosi, indegni, voltagabbana. Si chiamano “decisori politici” poiché dovrebbero decidere per l’appunto. Non si chiamano “decisori scientifici”.
È preoccupante questa epidemia di rincoglionite acuta che affligge chi entra nel governo. Entrano e si trasformano. Chiediamo aiuto alla scienza. “La scienza che decide”. “La scienza decide”. Che frase del cavolo!» (Azzurra Barbuto @AzzurraBarbuto – Twitter, 2 aprile 2021).

Foto di copertina: Marzo 2020. Il governo ha proibito di celebrare la Messa in chiesa per garantire la sicurezza dei fedeli e prevenire la diffusione del coronavirus. Nessuno però ha vietato di recitare la Messa sui tetti. E così Don Francesco Gravino, parroco di Santa Maria della Salute a Napoli, armato di crocifisso, altare, microfono e casse è salito sulla sommità della sua chiesa e ha celebrato questa insolita funzione per i fedeli riuniti a centinaia sui balconi. «I miei parrocchiani hanno risposto con entusiasmo, è stato un modo semplice per far percepire che la Chiesa è vicina.

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