Il papa ai vescovi francesi: l’importanza dei sacerdoti, la difesa della famiglia

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Un discorso ai vescovi per incitarli a compiere al meglio i propri doveri e a continuare ad annunciare il Vangelo in ogni occasione: Benedetto XVI incontra i vescovi francesi guidati dal cardinale André Vingt-Trois e li incoraggia a muoversi lungo le coordinate della fede, dell’impegno, dell’attenzione ai propri sacerdoti e ai fedeli tutti, con particolare riferimento alle famiglie. Un discorso incentrato sulle specificità francesi, in cui trovano spazio anche accenni alle questioni dei divorziati risposati, (no alla benedizione di unioni illegittime, fermi restando l’ascolto e l’accoglienza). 

Spazio anche alla liturgia in latino, sulla quale Benedetto XVI invita i vescovi a giungere in tempi ragionevoli a soluzioni che siano ragionevoli per tutti, indipendentemente dalle diverse sensibilità che si confrontano sul tema. Dal papa anche una raccomandazione sul fatto che i sacerdoti non possono essere sostituiti dai fedeli laici nei compiti che sono loro propri e un incoraggiamento al favorire le vocazioni sacerdotali e religiose.

Il papa afferma che la catechesi non è innanzitutto una questione di metodo, ma di contenuto, e che deve essere curata in modo particolare la preparazione dei sacerdoti. “Il vescovo e le comunità di fedeli devono favorire, incoraggiare, accogliere le vocazioni sacerdotali e religiose”, e ricordare che “i sacerdoti sono un dono di Dio per la Chiesa” ed essi “non possono delegare le loro funzioni ai fedeli in ciò che concerne i loro propri compiti”. Il papa domanda ai vescovi di essere attenti alla formazione umana, intellettuale e spirituale dei sacerdoti, come anche dei loro mezzi di sussistenza: “Sforzatevi, nonostante il carico delle vostre pesanti occupazioni, di incontrarli regolarmente e sappiate riceverli come dei fratelli ed amici: i sacerdoti hanno bisogno del vostro affetto, del vostro incoraggiamento e della vostra sollecitudine. Siate loro vicini e abbiate un’attenzione particolare per coloro che sono in difficoltà, malati o anziani”.

Quanto alla liturgia e al “Motu proprio” Summorum Pontificum,Benedetto XVI confida che “alcuni frutti di queste nuove disposizioni si sono già manifestati, e spero che l’indispensabile pacificazione degli spiriti sia, per grazia di Dio, in via di realizzarsi: misuro le difficoltà che voi incontrate, ma non dubito che potrete giungere, in tempi ragionevoli, a soluzioni soddisfacenti per tutti, così che la tunica senza cuciture del Cristo non si strappi ulteriormente”. “Nessuno – precisa il papa – è di troppo nella Chiesa: ciascuno, senza eccezioni, in essa deve potersi sentire “a casa sua”, e mai rifiutato”.  

Quanto al contesto nazionale, il papa ricorda la situazione della famiglia, il fatto che le leggi cerchino “più di adattarsi ai costumi e alle rivendicazioni di particolari individui o gruppi, che non di promuovere il bene comune della società” e invita a conservare la capacità di attenersi con fermezza, anche a costo di andare controcorrente, ai principi che fanno la forza e la grandezza del Sacramento del matrimonio. “Nessuno può negare l’esistenza di prove, a volte molto dolorose, che certi focolari attraversano – riconosce il papa – e sarà necessario allora – spiega – accompagnare le famiglie in difficoltà, aiutarle a comprendere la grandezza del matrimonio, e incoraggiarle a non relativizzare la volontà di Dio e le leggi di vita che Egli ci ha dato”. Quanto alla “questione particolarmente dolorosa dei divorziati risposati, la Chiesa, che non può opporsi alla volontà di Cristo, conserva con fedeltà il principio dell’indissolubili¬tà del matrimonio, pur circondando del più grande affetto gli uomini e le donne che, per ragioni diverse, non giungono a rispettarlo: non si possono dunque ammettere – è il monito del papa – le iniziative che mirano a benedire le unioni illegittime”.

E con il ricordo per la capacità dei giovani di comprendere che “la permissività morale non rende l’uomo felice”, il papa affronta anche il tema della cultura nazionale, che ogni paese deve preservare e sviluppare. E quanto alle radici cristiane della Francia, dice il papa che “nel quadro istituzionale esistente e nel massimo rispetto delle leggi in vigore, occorrerebbe trovare una strada nuova per interpretare e vivere nel quotidiano i valori fondamentali sui quali si è costruita l’identità della Nazione: il vostro Presidente – afferma il papa riferendosi a Sarkozy – ne ha evocato la possibilità: i presupposti socio-politici dell’antica diffidenza o persino ostilità svaniscono poco a poco. La Chiesa non rivendica per sé il posto dello Stato, essa non vuole sostituirglisi, parla con libertà e dialoga con altrettanta libertà nel desiderio di giungere alla edificazione della libertà comune. Ad essere auspicata è allora una “sana collaborazione tra la Comunità politica e la Chiesa, realizzata nella consapevolezza e nel rispetto dell’indipendenza e dell’autonomia di ciascuna nel proprio campo, per rendere all’uomo un servizio che mira al suo pieno sviluppo personale e sociale”.

Ai vescovi francesi il papa ricorda anche che la “costruzione di ponti tra le grandi tradizioni ecclesiali cristiane e il dialogo con le altre tradizioni religiose esigono un reale impegno di conoscenza reciproca, perché l’ignoranza distrugge più che costruire”. “Sono convinto – suggerisce Benedetto XVI – che convenga cominciare con l’ascolto, per poi passare alla discussione teologica ed arrivare infine alla testimonianza e all’annuncio della fede stessa”. Al giorno d’oggi, “la società globalizzata, pluriculturale e plurireligiosa nella quale viviamo è un’opportunità che il Signore ci offre di proclamare la Verità e di esercitare l’Amore, nell’intento di raggiungere ogni essere umano senza distinzione,  anche al di là dei limiti della Chiesa visibile”. L’invito è a ricordare che “l’uomo ha sempre bisogno di essere liberato dalle sue paure e dai suoi peccati, deve senza sosta imparare o re-imparare che Dio non è suo nemico, ma suo Creatore pieno di bontà”.

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