Numeri ufficiali Covid-19 del 23 marzo 2021. Sarebbe bastato aver avuto paura del Sars-CoV-2 come ora del vaccino, per far finire tutto subito

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Ringraziando i nostri lettori e sostenitori, ricordiamo che è possibile inviare comunicazione presso l’indirizzo di posta elettronica del “Blog dell’Editore”: QUI.

I dati Covid-19 ufficiali del Ministero della salute di oggi martedì 23 marzo 2021

Ricoverati con sintomi: 28.428 (+379) (+1,35%) [Superata soglia del 40% di allarme, al 43%]
In terapia intensiva: 3.546 (+36) (+1,03%) [con 317 nuovi ingressi del giorno] [*] [Superata soglia del 30% di allarme, al 39%]
Deceduti: 105.879 (+551) (+0,52%)
Vaccinati [**] e percentuale sulla popolazione (aggiornato al 23 marzo 2021 Ore 15:31) 2.582.560 (4,33% di una platea di 50.773.718 persone da vaccinare)

Dati aggiornati al 23 marzo 2021 ore 18:12 – Fonte Agenas.

La soglia del 30% per le terapie intensive e del 40% per le aree non critiche è individuata dal decreto del Ministro della Salute del 30 aprile 2020. Per area non critica si intendono i posti letto di area medica afferenti alle specialità di malattie infettive, medicina generale e pneumologia.

[*] Dato molto importante, perché permette di verificare al di là del saldo quante persone sono effettivamente entrate in terapia intensiva nelle ultime 24 ore oggetto della comunicazione.
[**] Persone che hanno completato la vaccinazione (prima e seconda dose). Vaccinazione in tempo reale: QUI.
Sono 8.112.882 le dosi di vaccino contro il Covid-19 somministrate in Italia, l’84.7% del totale di quelle consegnate: 9.577.500 (nel dettaglio 6.610.500 Pfizer/BioNTech, 493.000 Moderna e 2.474.000 AstraZeneca). La somministrazione ha riguardato 4.892.412 donne e 3.220.470 uomini.

Impressionante il numero in costante salita dei decessi che sono persone che ci lasciano. Un grafico che rende l’idea.

Il sistema “Tutor” per verificare il “trend” dell’epidemia

Media giornaliera dei decessi: 267 (+1).

Tabella con i decessi al giorno, il totale dei decessi e la media giornaliera dei decessi [A cura dello Staff del “Blog dell’Editore”]: QUI.

Il punto della situazione a cura di Lab24

Rispondiamo oggi alle molte domande ricevute sulla connessione (o non connessione) tra scuola in presenza e ripresa del contagio, alla luce di un recente studio condotto in Italia che dimostrerebbe la totale ininfluenza dell’attività scolastica sui numeri del contagio.
I risultati ottenuti sono ovviamente corretti (non potrebbe essere diversamente visti gli autori) ma non ne condividiamo i presupposti. Le scuole sono sicure, e lo abbiamo scritto più volte in passato, ma l’impatto complessivo della riapertura delle stesse sull’epidemia è purtroppo importante.
Limitarsi a rilevare quello che succede “dentro” la scuola, dove vengono applicate regole precise, è come sostenere che la vetta dell’Everest è il posto più sicuro del pianeta perché non ci è mai morto nessuno: però una persona su dieci tra quelle che provano ad arrivarci, oppure a scendere a valle dopo averla raggiunta, muore.
Non dobbiamo mai dimenticare la visione complessiva del problema, e parallelamente utilizzare il maggior numero di dati possibile per avere una visione realistica: il caso più recente che possiamo ricordare è quello del vaccino AstraZeneca, bloccato dalla Germania che ha rilevato un’anomalia (7 casi con 3 decessi su 1,1 milioni di vaccinati) che non ha trovato riscontro allargando a tutta Europa la platea dei soggetti considerati (quasi 12 milioni solo in Uk, senza nessun decesso attribuibile al vaccino). Quella particolare anomalia, che peraltro ha fermato la campagna vaccinale in tutta Europa nonostante la chiara presa di posizione dell’Ema, ha segnalato una distorsione su base locale, non un dato valido a livello generale.
Un altro presupposto che non condividiamo è cercare ulteriore dimostrazione a una tesi focalizzando l’attenzione su particolari sottogruppi. Nel caso del collegamento tra scuole ed epidemia, per esempio, analizzare i dati di singole città (per quanto con numeri importanti) restringe il campo mettendoci di fronte a un bivio: il risultato ci porta a ottenere una conclusione con valore generale, oppure semplicemente a mettere in luce una distorsione rispetto al dato complessivo?
Facciamo un esempio pratico per chiarire la questione: in Italia il tasso di letalità da inizio epidemia della Covid-19 è attualmente del 3,0%. Se però ci focalizziamo sul solo dato della Campania notiamo come sia largamente inferiore, ovvero l’1,5%. Abbiamo trovato un’anomalia da indagare per capirne i motivi, o una dimostrazione che il dato nazionale è troppo elevato e non attendibile? E possiamo quindi sostenere che la Covid-19 è molto meno letale di quanto pensassimo? La scelta della base statistica e l’ampiezza della stessa sono fondamentali: se vogliamo dimostrare che in Italia ci sono molti cardiopatici, e per dimostrarlo li cerchiamo nei reparti di cardiologia, inevitabilmente troveremo conferma alla nostra tesi. Se utilizzassimo come campione un gruppo di atleti professionisti andremmo sicuramente in direzione opposta. Il fatto che tra i ragazzi, nel periodo di inizio autunno, siano stati identificati pochi positivi con i test tampone non costituisce a nostro avviso un elemento rilevante: perché in quel particolare gruppo di età, all’epoca, venivano eseguiti pochissimi test e come se non bastasse all’interno di un numero totale (poco più di 100.000 al giorno) del tutto inadeguato a tracciare il contagio. La prassi diffusa era, in presenza di uno studente positivo, mettere in isolamento tutti i contatti in attesa di vedere “cosa accadeva” nell’arco di due settimane. E ovviamente, essendo una fascia di età caratterizzata da un elevatissimo numero di soggetti asintomatici (come dimostrano i dati dell’Iss), in quei 14 giorni quasi sempre non accadeva nulla: quanti positivi asintomatici abbiamo perso per strada?
Alle domande dei lettori proponiamo quindi due diverse risposte, senza pretendere che siano la verità assoluta ma solo il nostro modesto punto di vista.
Come prima cosa citiamo uno studio condotto alla fine dello scorso anno dall’Usher Institute, che ha raccolto i dati di 131 Paesi: la correlazione tra apertura delle scuole e ripresa del contagio emerge chiaramente (i dettagli sono consultabili sul sito del Sole 24.com cercando l’analisi pubblicata il 5 novembre 2020).
La seconda risposta la facciamo dare ai numeri: a metà settembre, quando le scuole sono state riaperte, la settimana epidemiologica 12-18 settembre si è chiusa con 10.140 casi a livello nazionale. Trascorso il classico “periodo finestra” di due settimane perché si manifestino gli effetti di un allentamento, la prima settimana epidemiologica di ottobre (3-9 ottobre) ha registrato 23.864 nuovi casi (+135,3%). Quella successiva (10-16 ottobre) 47.846. Per poi salire a 84.858 (17-23 ottobre) e a 162.829 (24-30 ottobre). Se prendiamo come base la prima settimana di ottobre, e retrocediamo nel tempo di 14 giorni alla ricerca di una discontinuità che possa giustificare l’esplosione del contagio, l’unica individuabile è la riapertura delle scuole: ma soprattutto, lo ripetiamo, la movimentazione di quasi 10 milioni di persone.
La scuola è come la vetta dell’Everest: il posto più sicuro del mondo. È tutto quello che le ruota intorno a causare un forte impatto sulla ripresa epidemica: e visto che non abbiamo ancora inventato il teletrasporto dobbiamo con buona probabilità farcene una ragione.
Anche se, e lo ripetiamo con forza, l’obiettivo di riprendere l’attività didattica è un obiettivo imprescindibile di qualsiasi Paese civile.
Continuiamo a ritenere, come scritto più volte, che il principio di precauzione debba consigliare estrema cautela nel riprendere la scuola in presenza: soprattutto se pensiamo che, in base allo stesso principio, è stata sospesa una campagna vaccinale che da un punto di vista scientifico, come ha confermato l’Ema, non avrebbe mai dovuto essere interrotta (Fonte Lab24.ilsole24ore.com/coronavirus).

Il Direttore dello Spallanzani Vaia: “Al via intesa con Gamaleya su vaccino Sputnik V”

“Stiamo per firmare un memorandum d’intesa con il centro Gamaleya di Mosca, che ha sviluppato lo Sputnik V, per uno scambio di materiale biologico e di ricercatori. Sono molto orgoglioso perché questa è una prima in Europa: la scienza è neutra, deve essere lontana da interessi geopolitici. Noi e il Gamaleya abbiamo messo al centro l’esigenza di avere vaccini che funzionino. Abbiamo trovato nei colleghi del Gamaleya una grande disponibilità alla collaborazione e alla trasparenza”. Lo ha detto Francesco Vaia, Direttore dello Spallanzani (Fonte SkyTG24).

Allo studio anche un vaccino in pillole

Un vaccino contro Covid-19 in forma di pillola potrebbe entrare nella prima fase dei trial clinici quest’anno. Ad annunciarlo è l’azienda Oravax, che lavora sul prodotto, che in una nota stampa rende noto di prevedere di iniziare uno studio clinico nel secondo trimestre del 2021. Il passaggio è solo la prima fase dello sviluppo di un vaccino, dopo i buoni risultati ottenuti in studi preclinici, che hanno mostrato una produzione di anticorpi dopo la prima dose. Se funzionasse, potrebbe comunque passare un anno o più prima che sia autorizzato per l’uso (Moderna e Pfizer hanno iniziato le loro prime sperimentazioni sull’uomo rispettivamente a marzo e maggio 2020) (Fonte SkyTG24).

Roche: risultati promettenti da studi su anticorpi monoclonali

Gli studi clinici di fase 3 sul cocktail di anticorpi monoclonali Casirivimab e Imdevimab, prodotto e sviluppato dal gruppo farmaceutico svizzero Roche insieme alla società biotecnologica statunitense Regeneron, hanno mostrato un’efficacia pari al 70% nella riduzione di ricoveri e decessi per Covid-19, oltre ad aver “ridotto significativamente la durata dei sintomi di quattro giorni”, passando da 14 a 10 (Fonte SkyTG24).

Vaccino, vanno in 100 in hub Codogno, chiuso per errore Asst

Caos stamattina a Codogno, luogo simbolo del Covid-19. Per un errore di Asst Lodi, l’azienda sanitaria del territorio, oltre un centinaio di persone, per lo più over 80, sono state convocate al Palasport, scelto come hub vaccinale, che però era chiuso. A quanto apprende l’AGI, l’Asst ha inviato per errore ad Aria, la società regionale che gestisce le vaccinazioni, un modulo in cui c’era scritto che le somministrazioni sarebbero state effettuate il 23 marzo presso l’hub, dopo che nei giorni scorsi erano avvenute nell’ospedale della cittadina. Un errore di data perché in realtà era il 24 il giorno prescelto del “cambio di guardia” tra ospedale e Palasport (Fonte SkyTG24).

Uk, verso nuova stretta sui viaggi all’estero: multa 5mila sterline ai trasgressori

La sanzione è inclusa nella legge che sarà votata dai parlamentari giovedì. Da lunedì prossimo in Gran Bretagna potrebbe entrare in vigore una nuova norma che include il divieto di lasciare il Paese fino a fine giugno, se non per motivi di lavoro, di salute o per urgenze familiari.

“Comunque la pensiate, la misura più utile per arginare i contagi, è sicuramente il coprifuoco. Lo sanno tutti che i virus sono più contagiosi di notte: col favore delle tenebre si avventano sull’ignaro malcapitato e gli penetrano le mucose in un amen. Lo sanno tutti che con i locali e i bar e i pub e le discoteche chiusi, senza coprifuoco ci sarebbero milionate di persone che si aggirerebbero fra le strade deserte spargendo contagi. Lo sanno tutti che il virus è educato e rispettoso e alle 5 del mattino si ritira in buon ordine e non colpisce i pendolari ammassati sui treni o i lavoratori pigiati sugli autobus” (Rosalba Diana).

Il pensiero poi non è così sbagliato, visto che l’alcool è il miglior disinfettante per le mani contro il Sars-CoV-2 e non solo.
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