X anniversario di Dublino: si continua a violare i diritti dei rifugiati

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Il 18 febbraio, il regolamento Dublino, che identifica lo Stato europeo competente per la decisione su una domanda d’asilo, ha compiuto 10 anni. In questa occasione, Forum Réfugiés-Cosi, ECRE, l’Hungarian Helsinki Committee, il Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR) e altri partner nazionali pubblicano uno studio comparativo su come il Regolamento viene applicato dai diversi Stati, ‘The Dublin II Regulation: Lives on Hold’ , che dimostra come il sistema Dublino continui a fallire sia nei confronti degli Stati membri che dei rifugiati. La ricerca riguarda la prassi del Regolamento Dublino II in materia di diritti fondamentali in 11 stati: Austria, Bulgaria, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Italia, Slovacchia, Spagna, Svizzera e Paesi Bassi. Il regolamento Dublino II (regolamento 2003/343/CE; in precedenza Convenzione di Dublino) è un regolamento europeo che determina lo Stato membro dell’Unione europea competente ad esaminare una domanda di asilo o riconoscimento dello status di rifugiato in base alla Convenzione di Ginevra (art.51).

 

Il Regolamento Dublino II è stato adottato nel 2003, di fatto in sostituzione della Convenzione di Dublino. La Convenzione di Dublino era stata firmata a Dublino, in Irlanda il 15 giugno 1990, ed entrata in vigore il 1^ settembre 1990 per i primi dodici firmatari (Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Italia, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna e Regno Unito), il 1^ ottobre 1997 per Austria e Svezia, e il 1^ gennaio 1998 per la Finlandia. Recentemente, il sistema è stato esteso ad alcuni paesi al di fuori dell’Unione Europea. La Svizzera è diventata uno dei firmatari del regolamento e il 5 giugno 2005 ha votata al 54,6% per la ratifica; è entrato in vigore il 12 dicembre 2008.

 

Il rapporto rivela le dure conseguenze del sistema Dublino sui richiedenti asilo: le famiglie sono separate, le persone vengono lasciate senza mezzi di sostentamento o detenute e, a dispetto dell’obiettivo del Regolamento, l’accesso alla procedura d’asilo non è sempre garantito. Come esempio della sofferenza causata dal sistema Dublino sulle famiglie, la storia di una padre ceceno separato dal suo bambino appena nato dalle autorità austriache. Mentre il bambino è stato riconosciuto rifugiato in Austria, il padre è stato mandato in Polonia sotto il Regolamento Dublino. La richiesta del padre per il ricongiungimento familiare in Polonia è stata rifiutata dalle autorità austriache e così il padre è rimasto separato da sua moglie e dal figlio a causa dell’applicazione meccanica del sistema. Infatti, la maggioranza delle persone rinviate in un altro paese sotto il Regolamento Dublino sono effettivamente ritornate nel primo stato in cui sono entrate irregolarmente in Europa.

I richiedenti asilo della Procedura Dublino sono frequentemente trattati come ‘persone di serie B’ che godono di meno diritti in termini di condizioni di accoglienza. Ogni volta che ci sono carenze nella capacità di alloggio per i richiedenti asilo, chi è sotto la procedura Dublino è spesso il primo ad esserne colpito. L’accesso all’alloggio in alcuni Stati Membri non è assicurato e alcuni richiedenti asilo sono costretti a prendere misure drastiche quali ricorrere ai tribunali per accedere all’abitazione o addirittura la costruzione di alloggi di fortuna. Meno della metà dei trasferimenti concordati sotto Dublino sono realmente portati a termine, il che suggerisce il fatto che ci sia molta burocrazia sprecata. Tuttavia, nessun dato completo sul costo finanziario dell’applicazione del Regolamento Dublino è stato mai pubblicato. La futura adozione del Regolamento Dublino III contiene delle significative aree di miglioramento, come il diritto ad un colloquio personale, ma mantiene i principi alla base del Sistema Dublino e non affronterà tutte queste carenze.

Il CIR ha commentato negativamente il progetto ‘Dubliners’: “La mancanza di informazioni è sicuramente uno dei più gravi problemi incontrati durante la ricerca. I richiedenti asilo hanno spesso dimostrato di non essere a conoscenza di ciò che stava accadendo loro, dei loro diritti e della stessa procedura. La questione delle informazioni era anche un problema per quanto riguarda l’uso che gli Stati che ne viene fatto: è emerso che le autorità non hanno preso in adeguata considerazione la condizione di vulnerabilità dei richiedenti asilo, la loro situazione familiare e la loro storia personale. Ciò ha avuto conseguenze negative in particolare per quanto riguarda l’applicazione della sovranità e le clausole umanitarie. Infine, sembra che ci sia una grande mancanza di scambio di informazioni tra gli Stati. In molti casi l’interesse dei richiedenti asilo viene completamente ignorato non a causa della volontà dello Stato, ma perché le informazioni importanti non sono fornite o raccolte”.

Ed il CIR, a tal proposito ha espresso sconcerto per l’episodio avvenuto giovedì 14 febbraio all’aeroporto di Fiumicino, dove un giovane richiedente asilo diciannovenne della Costa D’Avorio si è dato fuoco pur di evitare l’espulsione, avendo chiesto protezione in Italia e che era poi andata in Olanda: “Vogliamo ricordare che il Regolamento Dublino serve a definire lo Stato competente a esaminare una domanda d’asilo, stabilendo come principio fondamentale che il primo Paese europeo dove la persona è arrivata è quello che dovrà poi analizzare la richiesta di protezione. Il regolamento non prende in considerazione in alcun modo nè la volontà della persona né i suoi legami con i Paesi dell’Unione Europea… Non si può neppure immaginare il carico di disperazione, frustrazione e impotenza che si accumula dentro le persone quando crolla l’ultima speranza di una vita migliore e sicura. Siamo di fronte all’ennesima tragedia provocata dal Regolamento Dublino, questo giovane ragazzo chiedeva di essere protetto. Avrà avuto buoni motivi per spostarsi dall’Italia verso l’Olanda, e poi è stata rinviato nel nostro Paese.

Chi ha assistito questo ragazzo in tutto questo tempo? Qualcuno gli ha dato un sostegno legale, delle informazioni accurate sui suoi diritti e dell’assistenza psicologica? Stiamo cercando di ricostruire il percorso del ragazzo… Questo gesto è simbolico e ci chiede di aprire gli occhi davanti alla disperazione di richiedenti asilo e rifugiati. E’ evidente che il sistema europeo di protezione in questo caso ha fallito”.

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