L’addio e la festa

Condividi su...

Giorni di addio e di festa, per il Papa che fin dall’inizio ha parlato della “gioia” di essere cristiani e dell’amicizia con Gesù. Il popolo dei fedeli si mobilita e confluisce a Roma per gli ultimi atti pubblici del Pontificato. L’appuntamento è per domenica 24 all’Angelus e per mercoledì 27 all’udienza generale, spostata in piazza, nell’abbraccio del colonnato del Bernini, per permettere una larga partecipazione. O meglio, più larga del solito… perché ai giornalisti che parlano delle numerose presenze agli appuntamenti degli ultimi giorni, qualcuno ha saggiamente risposto che le folle per Benedetto XVI ci sono sempre state, piuttosto non c’erano le telecamere… Addio e festa. Il Papa non si sottrae agli applausi: quelli festosi, misti ai canti, dell’Aula Paolo VI, e quello lunghissimo e commosso, a chiudere la celebrazione penitenziale del Mercoledì delle Ceneri.

Con i cardinali che si tolgono le mitrie e si scoprono il capo. E poi con i parroci di Roma, “il mio clero”. Incontro più intimo, una chiacchierata, pieno di affetto. È trapelato bene dalle parole del cardinale vicario, Agostino Vallini, che ha paragonato i presenti agli anziani di Efeso, che Paolo aveva radunato prima di accomiatarsi e che “scoppiarono in un gran pianto e gettandosi al collo di Paolo lo baciavano”. “Non le nascondiamo che nel nostro animo si mescolano insieme molti sentimenti: tristezza e rispetto, ammirazione e rimpianto, affetto e fierezza. In tutto ciò adoriamo la volontà di Dio e accogliamo dalla sua persona l’insegnamento di come si ama e si serve Dio e la Chiesa. Una vita interamente donata a Gesù e alla Chiesa, una fede indomita e coraggiosa, umiltà nel servire, passione per la verità e l’annuncio del Vangelo, amore per l’uomo e la sua dignità, cura per i deboli e i poveri. Vale a dire una visione alta della vita sacerdotale, che sovrasta le visioni minuscole che talvolta possono insinuarsi anche tra noi”.

Parole commosse, come quelle del cardinale Tarcisio Bertone, la sera prima, al termine della liturgia delle ceneri: “In questi anni, il suo Magistero è stato una finestra aperta sulla Chiesa e sul mondo, che ha fatto filtrare i raggi della verità e dell’amore di Dio, per dare luce e calore al nostro cammino, anche e soprattutto nei momenti in cui le nubi si addensano nel cielo. Grazie per averci dato il luminoso esempio di semplice e umile lavoratore della vigna del Signore, un lavoratore, però, che ha saputo in ogni momento realizzare ciò che è più importante: portare Dio agli uomini e portare gli uomini a Dio”. Entrambi questi saluti mi hanno fatto ricordare una storia: siamo in chiesa, un bambino chiede cosa siano i santi. La nonna, che non sa come spiegargli, indica le grandi vetrate, in cui essi sono raffigurati: i santi – dice – sono coloro che fanno passare la luce di Dio.

151.11.48.50