La rinuncia di Papa Benedetto: cosa ne pensano i giovani?
In questi giorni mi è stato quasi “naturale” raccogliere commenti e interpretazioni di alcuni miei giovani coetanei riguardo la notizia più eclatante degli ultimi tempi. Non mi è servito neppure domandarlo un parere in vista di questo articolo. Mi è semplicemente bastato incontrare i soliti amici o colleghi di sempre per discutere, anche solo pochi minuti,di questo argomento che ha toccato la sensibilità o il pensiero di tutti. Perché alcuni argomenti, quali la responsabilità, il dovere, il coraggio, la priorità di assolvere ai propri compiti, i limiti, l’umanità, la verità, non riguardano solo la fede o la Chiesa, ma coinvolgono i sentimenti e i valori di tutti. L’emozione più comune che sono riuscita a raccogliere è stata quella dello stupore. Nessuno se lo aspettava, nessuno lo avrebbe mai creduto. Un papa cosi conservatore e moderato ha compiuto il gesto più originale di tutti i tempi. Da 700 anni non accadeva un fatto del genere. Le parole sono moltissime, i pensieri si confondono: siamo anche noi i protagonisti, giovani poco più ventenni, di una decisione cosi importante e difficile.
“ Un papa umano, che ha riconosciuto di non potercela fare più, un papa che ha usato semplicemente il libero arbitrio, la facoltà di scegliere ciò che riteniamo più giusto per noi”- commenta Paolo, ventiquattrenne iscritto alla facoltà di Scienze politiche. “E’ una decisione presa al passo con i tempi e soprattutto adeguata nei confronti dell’intensa attività che è richiesta ad un papa del terzo millennio – afferma fiduciosa Paola , quasi trentenne – non mi sento per niente abbandonata, anzi sale l’ammirazione nei suoi confronti. Sembra ammettere la sua fragile umanità e non sicuramente l’infallibilità attribuita da molti al papa”. A risentire di questa inaspettata mancanza saranno soprattutto i ragazzi che, già da tempo, progettavano di seguirlo a Rio de Janeiro per la ventottesima Giornata Mondiale della Gioventù. “Non c’è un motivo per cui la chiesa potrebbe andare in crisi, anzi l’esatto opposto, penso possa trovare nuova forza da questo gesto di grande generosità che conferma la forza e la saggezza di questo grande uomo -dice entusiasta la “gmgina” Elisabetta – le poche, ma chiarissime parole del papa ci fanno capire le motivazioni che l’hanno spinto in questa difficile decisione e quindi a noi non resta che appoggiarlo! Personalmente lo apprezzo ancor più di prima e aspetto curiosa la proclamazione del nuovo papa che ci accompagnerà a Rio”.
Ho raccolto veramente pochissime interpretazioni negative riguardo il gesto di Benedetto XVI. Solo Carola, dubbiosa venticinquenne, ha commentato: “ Ha seguito le sue origini tedesche di voler sempre controllare tutto, e siccome non ci è riuscito ha preferito mollare, ha dato a noi giovani un esempio di rifiuto e un senso di fuga dai problemi”. La scelta di Raztinger non è un rifiuto al dono dello Spirito Santo di essere Vescovo di Roma,ma forse un rifiuto dell’era scandalistica che ha segnato tutto il suo pontificato sia dall’interno della chiesa che dall’esterno. E a volte mettersi da parte è un insegnamento più grande di moltissimi altri gesti di forza e di superiorità. L’umiltà, la verità di dire e pensare quello che si prova veramente, è l’insegnamento più forte che un Papa poteva lasciarci. Benedetto XVI, per noi giovani, è anche il papa venuto dopo Giovanni Paolo II. In ogni mio colloquio con gli altri ragazzi è scattato il “confronto” o un pensiero nostalgico al carismatico e indimenticabile Karol Wojtyla. Essere eletti dopo un Papa così amato e ben voluto dalla gente, non sarebbe stato un compito facile per nessuno, ma Benedetto XVI ha affrontato il suo cammino con serenità e saggezza, facendosi umilmente largo nei cuori di quelli che ancora piangevano la scomparsa del suo predecessore, respingendo le molteplici accuse a lui mosse con un’incrollabile Fede e la sua immensa preparazione di teologo, dal quale possiamo solo imparare. Due facce distinte e complementari dell’umiltà evangelica ci sono state mostrate in esemplare sequenza in questo terzo millennio cristiano.
Personalmente, a un Papa come Benedetto XVI, viene da dire “ grazie”. Grazie per averci insegnato l’umiltà, l’eroismo di farsi da parte. Grazie per averci donato un nuovo significato alla parola coraggio, grazie per i tuoi libri bellissimi, per non averci fatto mancare un legame tra fede e ragione, tra verità e tempo. Grazie per essere stato un “umile lavoratore della Vigna”, per averci fatto da allenatore per un po’, ma nonostante questo, non aver cambiato squadra. Grazie per aver dato un volto nuovo e insolito alla figura di Pietro, che solo su una roccia e su una pietra solida costruisce la Sua Chiesa.