Numeri ufficiali Covid-19 del 13 marzo 2021. Pronto il piano vaccinazioni del Generale Figliuolo: 500mila a giorno e 80% entro settembre

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Ringraziando i nostri lettori e sostenitori, ricordiamo che è possibile inviare comunicazione presso l’indirizzo di posta elettronica del “Blog dell’Editore”: QUI.

I dati Covid-19 ufficiali del Ministero della salute di oggi sabato 13 marzo 2021

Ricoverati con sintomi: 24.153 (+497) (+2,10%)
In terapia intensiva: 2.982 (+68) (+2,33%) [con 270 nuovi ingressi del giorno] [*]
I pazienti in terapia intensiva aumentano da 23 giorni.
Deceduti: 101.881 (+317) (+0,31%)
Vaccinati [**] e percentuale sulla popolazione (aggiornato al 13 marzo 2021 Ore 14:30) 1.922.072 (3,22% di una platea di 50.773.718 persone da vaccinare)

Dati aggiornati al 13 marzo 2021 ore 17:41 – Fonte Agenas.

La soglia del 30% per le terapie intensive e del 40% per le aree non critiche è individuata dal decreto del Ministro della Salute del 30 aprile 2020. Per area non critica si intendono i posti letto di area medica afferenti alle specialità di malattie infettive, medicina generale e pneumologia.

[*] Dato molto importante, perché permette di verificare al di là del saldo quante persone sono effettivamente entrate in terapia intensiva nelle ultime 24 ore oggetto della comunicazione.
[**] Persone che hanno completato la vaccinazione (prima e seconda dose). Vaccinazione in tempo reale: QUI.

Il sistema “Tutor” per verificare il “trend” dell’epidemia

Media giornaliera dei decessi: 263 (-).

Tabella con i decessi al giorno, il totale dei decessi e la media giornaliera dei decessi [A cura dello Staff del “Blog dell’Editore”]: QUI.

Report sulle caratteristiche dei pazienti deceduti
Istituto Superiore di Sanità, 1° marzo 2021
Numero di pazienti deceduti secondo fasce di età

0-9 anni: 10
10-19 anni: 11
20-29 anni: 50
30-39 anni: 183
40-49 anni: 801
50-59 anni: 3.115
60-69 anni: 9.079
70-79 anni: 23.311
80-89 anni: 39.948
oltre i 90 anni: 19.641 [in questo caso il valore assoluto più basso è conseguenza di una popolazione oltre i 90 anni ovviamente poco numerosa]

Il punto della situazione a cura di Lab24

Oggi esaminiamo rapidamente due diversi aspetti: la strategia vaccinale italiana, che ondeggia tra fasce di età e categorie professionali; il confronto tra Germania (in lockdown) e Italia (contenimento progressivo) da inizio anno.
1) La strategia vaccinale: è ormai noto che la Covid-19 è una patologia con manifestazioni progressivamente più gravi in base all’età. Fanno ovviamente eccezione alcuni soggetti a rischio (per esempio cardiopatici gravi, immunodepressi, grandi obesi, ecc…). il cui numero è peraltro crescente, di nuovo, proprio in base all’età. Utilizziamo i dati dell’Iss (Sorveglianza integrata Covid-19, aggiornamento del 12 marzo 2021). Da inizio epidemia la letalità (decessi in rapporto ai casi certificati) ha espresso i seguenti valori: 0-9 anni: 0,01%; 10-19 anni: 0,0%; 20-29 anni: 0,01%; 30-39 anni: 0,05%; 40-49 anni: 0,17%; 50-59 anni: 0,59%; 60-69 anni: 2,71%; 70-79 anni: 9,4%; 80-89 anni: 19,73%; oltre i 90 anni 26,74%. Una sequenza così chiara da non richiedere commento, se non la segnalazione di un punto di svolta a partire dai 60 anni, quando la letalità inizia a presentare un’incidenza particolarmente elevata. Troviamo una situazione analoga esaminando il numero dei decessi in valori assoluti, sempre da inizio epidemia (Iss, 1° marzo 2021, “Report sulle caratteristiche dei pazienti deceduti: 0-9 anni: 10 decessi; 10-19 anni: 11; 20-29 anni: 50; 30-39 anni: 183; 40-49 anni: 801; 50-59 anni: 3.115; 60-69 anni: 9.079; 70-79 anni: 23.311; 80-89 anni: 39.948; oltre i 90 anni 19.641 (in questo caso il valore assoluto più basso è conseguenza di una popolazione oltre i 90 anni ovviamente poco numerosa). Alla luce di questi dati è logico pensare dopo aver messo in sicurezza il personale sanitario (che è destinato a curare tutto il resto della popolazione) e le forze dell’ordine (che devono garantire la sicurezza) procedere per fasce di età progressivamente decrescenti. Salvaguardando parallelamente i soggetti ad alto rischio per particolari condizioni patologiche, come abbiamo visto prima, anche in modo indipendente dall’età. Se osserviamo i dati ufficiali relativi alla somministrazione dei vaccini in Italia (fonte Ministero della Salute, aggiornamento alle ore 6.01 del 13 marzo 2021) vediamo che non è stata seguita questa linea: perché dopo gli operatori sanitari e gli over 80, scelta del tutto condivisibile sulla base dei dati di letalità, l’attenzione si è spostata sulle categorie professionali. E infatti la categoria 70-79 anni, quella più a rischio di decesso in caso di infezione dopo gli over 80, risulta la seconda meno vaccinata in assoluto: appena 210.263 le persone trattate con almeno una dose. Solo la fascia di età 16-19 anni, che abbiamo visto essere praticamente a rischio zero, ha meno soggetti ai quali è stata inoculata almeno una dose di vaccino (6.427). Tutte le altre fasce di età esprimono numeri più che doppi rispetto a quella 70-79 anni. Vaccinare per categorie professionali (operatori sanitari e forze dell’ordine a parte) significa ignorare il rischio reale legato alla Covid-19: che non è essere infettati, ma sviluppare la malattia in forma grave e soprattutto arrivare al decesso. Condizione direttamente correlata all’età, come lo stesso Iss certifica, e non alla professione esercitata.
2) Il confronto rapido tra Italia (60 milioni di abitanti) e Germania (83 milioni): utilizzeremo i dati ufficiali dei due Paesi (Iss per l’Italia, Robert Koch Institut per la Germania) dal 2 gennaio al 12 marzo 2021. Scegliamo il 2 gennaio, e non il primo giorno dell’anno, perché in quella data il Robert Koch non ha pubblicato l’aggiornamento quotidiano. Nella settimana epidemiologica 2-8 gennaio la Germania, da metà dicembre sottoposta a un lockdown ancora oggi in corso, registrava 124.226 nuovi casi: pari a 149,6 per 100.000 abitanti. L’Italia (con restrizioni da zona rossa rimosse da metà gennaio per tornare al sistema dei colori) segnava 108.138 nuovi casi, pari a 180,2 per 100.000 abitanti. A distanza di due mesi, considerando l’ultima settimana epidemiologica completa (6-12 marzo) la situazione vede la Germania con 63.265 nuovi casi e un’incidenza di 76,2 per 100.000 abitanti; l’Italia con 152.963 nuovi casi e un’incidenza di 254,9 per 100.000 abitanti. Nello stesso periodo (consideriamo i dati puntuali del 2 gennaio e del 12 marzo 2021) in Germania i pazienti Covid in terapia intensiva sono passati da 5.726 a 2.754 (-51,9%); in Italia da 2.569 a 2.914 (+13,4%) (Fonte Lab24.ilsole24ore.com/coronavirus).

Germania, in migliaia manifestano contro restrizioni

Diverse manifestazioni contro le restrizioni per contrastare la pandemia hanno raccolto migliaia di persone in diverse città tedesche, nonostante il rischio di una terza ondata indicato dalle autorità sanitarie. A Monaco, la polizia ha detto di aver interrotto una manifestazione di diverse migliaia di persone vicino al parlamento bavarese. Circa 2mila persone, secondo la polizia, hanno manifestato anche a Dusseldorf, dove un corteo ha attraversato la città per protestare contro le misure anti Covid-19. A Dresda, in Sassonia, centinaia di persone, tra cui attivisti di estrema destra e anti-vaccini, hanno manifestato vicino al Parlamento statale. La manifestazione era stata vietata dalle autorità locali; la maggior parte dei manifestanti non indossava mascherine e non ha rispettato la distanza di sicurezza. Le manifestazioni arrivano mentre le autorità sanitarie tedesche avvertono del rischio di una terza ondata legata alla variante britannica. Le restrizioni rimangono forti in Germania, dove bar, ristoranti, luoghi culturali e sportivi e negozi ritenuti non essenziali chiusi. La cancelliera Angela Merkel e i leader dei 16 stati regionali rivedranno la situazione e le eventuali nuove misure il 22 marzo (Fonte SkyTG24).

CEI – Conferenza Episcopale Italiana
Un aggiornamento sul COVID-19


Da lunedì 15 marzo:
🔴 Dieci Regioni (Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Veneto, Campania e Molise), e la Provincia autonoma di Trento in zona rossa.
🟠 Otto Regioni (Sicilia, Valle d’Aosta, Calabria, Liguria, Abruzzo, Umbria, Toscana e Basilicata) e la Provincia autonoma di Bolzano in arancione.
⚪️ La Sardegna bianca.
Ecco le principali indicazioni pastorali:
🔴 In zona rossa
🙏🏻 È possibile la visita alle chiese e sono possibili le celebrazioni.
⛪️ Si può raggiungere solo una delle chiese più vicine alla propria abitazione.
👩‍💻👨‍💻 La catechesi per i ragazzi si tiene solo online.
🟠 In zona arancion
🙏🏻 È possibile la visita alle chiese e sono possibili le celebrazioni.
⛪️ Si può raggiungere qualsiasi chiesa nel proprio Comune oppure entro i 30 km se il proprio Comune ha meno di 5.000 abitanti.
👨‍👨‍👧‍👦 È possibile la catechesi in presenza se le scuole sono aperte.

«A soli 15 anni ha fatto oltre 2mila telefonate in pieno lockdown, dando assistenza di ogni tipo a centinaia di anziani di Bologna che non potevano uscire di casa. Matteo Zini, volontario della Croce Rossa, grazie al Presidente Mattarella è diventato Alfiere della Repubblica. Un titolo che ha premiato la sua enorme sensibilità e il suo grande impegno. Premiare così i ragazzi e le ragazze che dimostrano il significato della definizione “cittadinanza attiva” è quanto di più giusto si possa fare, perché valorizzare questi comportamenti aiuta a radicali nella società tutta, dimostrando che il mettersi al servizio degli altri è un qualcosa che deve e può esser premiato e che non passa inosservato. A lui ancora i miei complimenti» (Paola Saccu).

Abbandonato da tempo la cravatta verde e rientrato sulla Poltrona con quella azzurra, sotto l’influenza del Sindrome di Stoccolma volando con i migliori draghi, twitta e post con le sinapsi spenti, esorta: “Lavoriamo e stringiamo i denti a marzo, per arrivare finalmente alla rinascita dopo Pasqua” (10 marzo 2021). Insomma, l’Ultimo Sacrificio, prima della discesa negli Inferi in attesa della Risurrezione d e f i n i t i v a. Era migliore quando mostrava il Rosario e invocava la Maronna. Come Profeta è scarso.

“Nel 2020 scomparso quasi mezzo milione di posti di lavoro. Ma tranquilli, dai piani alti ci dicono di avere avvistato la luce in fondo al tunnel e che questo è il nostro ultimo sacrifico. L’ultimo sacrificio… L’ennesimo ultimo sacrificio. Di lacrime e sangue” (Azzurra Barbuto @AzzurraBarbuto – Twitter, 13 marzo 2021).

Pronto piano vaccini: 500mila a giorno e 80% entro settembre

È stato diffuso oggi il piano del Commissario straordinario, Generale Francesco Paolo Figliuolo, per l’esecuzione della campagna vaccinale nazionale. I due pilastri per condurre una rapida campagna – rende noto il governo – sono la distribuzione efficace e puntuale dei vaccini e l’incremento delle somministrazioni giornaliere. L’obiettivo è di raggiungere a regime il numero di 500 mila somministrazioni al giorno su base nazionale, vaccinando almeno l’80% della popolazione entro il mese di settembre, triplicando così il numero giornaliero medio di vaccinazioni delle scorse settimane, pari a circa 170 mila (Fonte SkyTG24).
Un piano geniale, a cui nessuno prima era arrivato…

Piano vaccini: in campo 120 mila medici e odontoiatri

“Capillarizzazione della somministrazione, incrementando la platea dei vaccinatori. Verrà dato impulso all’accordo per impiegare medici di medicina generale (fino a 44 mila), odontoiatri (fino a 60 mila), medici specializzandi (fino a 23 mila)”. Lo prevede il nuovo piano vaccini. “Si potrà far ricorso – tramite accordi in via di finalizzazione – anche ai medici della Federazione Medico Sportiva Italiana, ai medici competenti dei siti produttivi e della grande distribuzione, oltre che ai medici convenzionati ambulatoriali e ai farmacisti” (Fonte SkyTG24).

Piano vaccini, potenziamento informatico per prenotazioni

Il piano vaccinale del governo prevede il potenziamento del supporto informatico alla logistica “con l’adozione in tempi brevi di soluzioni informatiche per l’ampliamento delle funzioni di prenotazione e somministrazione dei vaccini, garantendo la circolarità delle informazioni e dando così impulso alla campagna”. A livello operativo -si precisa- “è stato istituito un tavolo permanente per verificare quotidianamente l’andamento delle attività sul terreno”. Al tavolo, coordinato dalla Struttura Commissariale, partecipano la Protezione Civile, le Regioni e le Province autonome, con l’eventuale partecipazione di altri attori istituzionali e delle associazioni (Fonte SkyTG24).

COVID-19 CAMPANIA: APERTA PIATTAFORMA ADESIONI OVER 70. ON LINE LE ATTESTAZIONI DI VACCINAZIONE

L’unità di crisi della Campania comunica che da oggi è aperta la piattaforma telematica anche per le adesioni alle vaccinazioni riservate ai campani con oltre 70 anni di età: QUI.

Sempre da oggi è possibile visionare e stampare l’attestato di vaccinazione: QUI.

COVID-19 CAMPANIA VACCINI OVER 70: ALLE ORE 18.00 GIÀ REGISTRATI IN PIATTAFORMA 50MILA CAMPANI

L’Unità di crisi della Campania comunica che sono oltre 50mila le adesioni alla campagna vaccinale per gli over 70 già registrate dalla piattaforma regionale alle ore 18.00. Il codice di verifica, richiesto solo per validare il numero di cellulare, arriva tramite sms entro qualche ora, compatibilmente con l’elevato numero di richieste (le risposte in automatico vengono smistate e subiscono rallentamenti inevitabili) e va digitato entro 48 ore dall’arrivo. Le informazioni inserite non si perdono.

Nella giornata odierna, inoltre, sono già stati richiesti e consegnati oltre 30mila attestati di vaccinazione.

“Le cure per il Covid sono sempre rischiose, vige il principio di cautela… meglio non azzardarsi a somministrarle ai pochi malati veramente a rischio. Molto meglio forzare e sperimentare una terapia genetica frettolosa e mai testata prima su una popolazione di milioni di cavie” (Lisa @Lisa90135765 – Twitter, 13 marzo 2021).

“Un anno passato inutilmente. Se si escludono i vaccini, che sono un fatto esogeno, non esiste nulla di strutturale, razionale ed organizzato, per gestire il tema Covid. Continua ad essere tutto approssimativo, affrontato con la logica del giorno per giorno. Mi auguro per poco” (Guido Crosetto @GuidoCrosetto – Twitter, 13 marzo 2021).

“I lockdown seriali hanno ucciso quel che restava delle nascite. Matrimoni vietati, suicidio economico, scuole chiuse, culle vuote… Numeri choc. La “società malata” di Le Goff. Piove sul bagnato, su un Occidente che sembra aver perso la voglia di vivere…” (Giulio Meotti @giuliomeotti – Twitter, 13 marzo 2021).

NESSUN BENEFICIO SIGNIFICATIVO CONTRO COVID CON LOCKDOWN
BENEFICI SIMILI SUL CONTROLLO DEL CONTAGIO ANCHE CON MISURE MENO RESTRITTIVE
CONSEGUENZE IMPORTANTI SULLA POPOLAZIONE
I lockdown hanno effetti positivi contro la pandemia? Report università di Stanford
di Giusy Caretto
Startmag.it, 12 marzo 2021


Che cosa emerge da una ricerca dell’Università di Stanford sull’incidenza del lockdown nella diffusione del Covid-19. Ecco le conclusioni pubblicate sull’European Journal of Clinical Investigation.
Il lockdown, la chiusura forzata di quasi tutte le attività e la quarantena della popolazione, non fermano il contagio del Covid-19. O almeno, non quanto si spera e dovrebbero.
A rivelarlo è uno studio dell’Università di Stanford, condotto da Eran Bendavid, Christopher Oh, Jay Bhattacharya e John PA Ioannidis, pubblicato sull’European Journal of Clinical Investigation.
Gli scienziati hanno messo a confronto il trend di crescita dei contagi da Covid, tra marzo ed aprile 2020, in 10 Paesi del mondo, Inghilterra, Francia, Germania, Iran, Italia, Paesi Bassi, Spagna, Corea del Sud, Svezia e Stati Uniti, analizzando quanto gli interventi non farmaceutici (NPI) più restrittivi abbiano inciso sul controllo della diffusione del Covid-19.
Lo studio, scrivono gli scienziati, aveva l’obiettivo di valutare “gli effetti sulla crescita dei casi epidemici di NPI più restrittivi (mrNPI), al di sopra e al di là di quelli di NPI meno restrittivi (lrNPI)”.
Se la maggior parte dei Paesi analizzati ha imposto lockdown e quarantene, Svezia e Corea del Sud non lo hanno fatto. E il confronto tra il trend di crescita dei contagi di questi due paesi con gli altri 8 mostra che interventi non farmaceutici più restrittivi non abbiano portato benefici significativi da giustificare i sacrifici della popolazione, sostengono gli esperti.
Se l’implementazione degli NPI ha sì portato a riduzioni significative della crescita dei casi in 9 paesi studiati su 10, così non è stati per le misure non farmaceutiche più restrittive: “Dopo aver sottratto gli effetti epidemici e lrNPI (NPI meno restrittivi, ndr), non troviamo alcun effetto benefico chiaro e significativo degli mrNPI (NPI più restrittivi, ndr) sulla crescita dei casi in nessun paese”.
“In Francia – spiegano gli esperti – l’effetto degli NPI è stato del + 7% (IC 95%: −5% ‐19%) rispetto alla Svezia e del + 13% (−12% ‐38%) rispetto alla Corea del Sud (valori medi positivi pro ‐ contagio)”.
Sono proprio questi numeri che portano gli esperti a sostenere che se è vero che “non si possano escludere piccoli benefici, non troviamo benefici significativi sulla crescita dei casi di NPI più restrittivi. Riduzioni simili nella crescita del caso possono essere ottenute con interventi meno restrittivi”.
Ma la questione va ben oltre i piccoli benefici. Il lockdown, con la chiusura forzata delle attività, scrive oggi La Verità citando lo studio, ha anche avuto conseguenze rilevanti sulla popolazione. Tra queste “il crollo delle cure di altre patologie perché l’attenzione si è concentrata sul Covid, e quindi l’aumento di alcune malattie, la diffusione di forme di disagio psichico per mancanza di socialità, depressione, fino all’incremento di casi di violenze domestiche”.

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