Numeri ufficiali Covid-19 dell’11 marzo 2021. Tar boccia Aifa: “I medici possono scegliere come curare i malati Covid”. Il medico può fare il medico, finalmente

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Convocata per domani alle ore 11.30 la riunione del Consiglio dei ministri sulle nuove misure per il contrasto al Covid-19. Lo si apprende da fonti di governo. All’ordine del giorno compare un Decreto legge con “misure urgenti per fronteggiare rischi sanitari”. “Altre volte l’abbiamo sentito che si trattava dell’ultimo sacrificio. Le misure prorogate con Dpcm sono in continuità con quelle del governo precedente: si sta andando verso un lockdown nazionale, anche se lo chiamano diversamente, ma quello è”. Così la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, a “Porta a Porta”.

Ringraziando i nostri lettori e sostenitori, ricordiamo che è possibile inviare comunicazione presso l’indirizzo di posta elettronica del “Blog dell’Editore”: QUI.

I dati Covid-19 ufficiali del Ministero della salute di oggi giovedì 11 marzo 2021

Ricoverati con sintomi: 23.247 (+365) (+1,60%)
In terapia intensiva: 2.859 (+32) (+1,13%) [con 266 nuovi ingressi del giorno] [*]
I pazienti in terapia intensiva aumentano per il 21° giorno consecutivo.
Deceduti: 101.184 (+373) (+0,37%)
Vaccinati [**] e percentuale sulla popolazione (aggiornato all’11 marzo 2021 Ore 18:30) 1.829.203 (3,07% di una platea di 50.773.718 persone da vaccinare)

Dati aggiornati al 11 marzo 2021 ore 18:47 – Fonte Agenas.

La soglia del 30% per le terapie intensive e del 40% per le aree non critiche è individuata dal decreto del Ministro della Salute del 30 aprile 2020. Per area non critica si intendono i posti letto di area medica afferenti alle specialità di malattie infettive, medicina generale e pneumologia.

[*] Dato molto importante, perché permette di verificare al di là del saldo quante persone sono effettivamente entrate in terapia intensiva nelle ultime 24 ore oggetto della comunicazione.
[**] Persone che hanno completato la vaccinazione (prima e seconda dose). Vaccinazione in tempo reale: QUI.

Il sistema “Tutor” per verificare il “trend” dell’epidemia

Media giornaliera dei decessi: 263 (-).

Tabella con i decessi al giorno, il totale dei decessi e la media giornaliera dei decessi [A cura dello Staff del “Blog dell’Editore”]: QUI.

Il punto della situazione a cura di Lab24

Gli ultimi dati disponibili segnalano un rallentamento nella crescita dell’epidemia: che non significa una riduzione dei casi, ma una crescita meno vigorosa degli stessi. Si tratta di una dinamica del tutto normale quando la crescita dei contagiati raggiunge livelli molto elevati.
Lo scorso ottobre, solo per fare un esempio pratico, le prime 3 settimane epidemiologiche si erano chiuse con rialzi progressivi del 74%, del 100,4% e del 77,3%, portando i nuovi casi nell’arco dei 7 giorni da 23.864 a 84.858. Nonostante una crescita percentuale nettamente inferiore (rispettivamente 32% e 13,7%) le prime due settimane di novembre avevano portato i nuovi casi nell’arco dei 7 giorni fino a quota 244.622. Con le inevitabili ricadute sul numero dei ricoverati e della saturazione delle terapie intensive (un tema che trattiamo in dettaglio nell’analisi di questa settimana).
L’attuale dinamica, dopo 6 giorni dall’inizio della settimana epidemiologica in corso (periodo parziale 6 – 11 marzo) mostra un rallentamento della crescita (+14,3%) rispetto alle due settimane precedenti: chiuse rispettivamente con +29,2% e +24,2%. Ma l’incremento, alimentato da una base di partenza più ampia, produce una pressione sempre più insostenibile sul sistema sanitario: che non è la nostra prima linea di difesa, bensì l’ultima, quella estrema che entra in gioco quando tutte le altre sono state travolte. Farla saltare significa solo arrendersi in modo definitivo.
Le crescenti difficoltà che si incontrano nella somministrazione del vaccino dipendono anche dalla maggiore pressione che i nuovi casi, più numerosi, esercitano sugli ospedali. Il personale sanitario che dovrebbe dedicarsi alla campagna vaccinale è lo stesso che viene impegnato nelle attività dei tempi “normali”: alle quali oggi si sommano l’emergenza della patologia Covid-19, le attività di screening e di testing sulla popolazione, l’elaborazione dei test stessi e il sequenziamento del materiale virale per l’individuazione delle varianti.
Per questo motivo è indifferibile ottenere non un rallentamento della crescita, ma un drastico abbattimento del numero dei casi rispetto ai livelli attuali. I due rischi concreti che stiamo correndo sono quelli di una campagna vaccinale frenata dalla bassa disponibilità di personale sanitario ad essa dedicato, oltre che di un numero di decessi destinato a salire di molto rispetto ai numeri attuali: il tasso di letalità degli ultimi 30 giorni (1,61%, fonte Iss) proietta già oggi 7.793 ulteriori decessi sulla base dei 487.074 positivi “in corso” alla data del 10 marzo (Fonte Lab24.ilsole24ore.com/coronavirus).

In Francia occupato l’80% delle terapie intensive

La situazione in Francia è “tesa e preoccupante”, questa sera “sono stati superati i 4.000 letti di rianimazione occupati da malati Covid” su un totale di circa 6.000 in tutta la Francia, l’80%. Lo ha detto il ministro della Salute, Olivier Véran, nel consueto punto stampa del giovedì, sottolineando che la situazione “è destinata a peggiorare nelle prossime settimane”. Preoccupa “in particolare l’Ile-de-France”, la regione di Parigi, e soprattutto per quanto riguarda gli ingressi in rianimazione, ha aggiunto il ministro. Le varianti, che oggi rappresentano il 67% dei casi in Francia, sarebbero responsabili anche di “casi più gravi”, oltre che del maggior numero di contagi, ha detto Véran dando una spiegazione all’aumento delle terapie intensive. “Non sappiamo dove si situa il picco di questa ondata”, ha affermato il ministro, ma “se la situazione dovesse diventare “ingestibile”, il governo sarebbe “costretto ad adottare misure più rigide per salvare delle vite” (Fonte SkyTG24).

Proibito dire la verità, cioè dire “coronavirus cinese di Wuhan”.

«Trovo fuorviante il ricorso al termine “utile” (o “non utile”) in riferimento alle categorie professionali da vaccinare prima. Non ci sono professionisti non utili. Semplicemente ci sono individui che sarebbero, anzi di fatto sono, più esposti al rischio di contagio rispetto ad altri. L’avvocato che lavora da casa così come il giornalista in smartworking non vedo come debbano avere priorità rispetto ad altre categorie professionali o addirittura agli anziani» (Azzurra Barbuto @AzzurraBarbuto – Twitter, 11 marzo 2021).

Piano vaccinale Covid: cosa prevede la nuova bozza. L’ordine di priorità: over 80, alcune professioni e altre 5 categorie definite per età e patologie
Quotidiano.net, 11 marzo 2021


Un nuovo piano vaccini per fermare il dilagare dei contagi Covid. Il governo prova ad accelerare i tempi. La nuova bozza, elaborata da Ministero della Salute, Commissario straordinario, Iss, Agenas e Aifa, sarà oggetto nel pomeriggio di una conferenza unificata tra Stato, Regioni e Province autonome.
Il nuovo testo prevede la priorità per gli over 80 e alcune categorie professionali come il personale scolastico e le forze dell’ordine. A queste si aggiungono 5 categorie per età e patologie: quella a elevata fragilità (persone estremamente vulnerabili; disabilità grave); persone tra 70 e 79 anni; persone tra i 60 e i 69 anni; persone con comorbidità sotto i 60 anni, senza la gravità riportata per le persone estremamente vulnerabili; persone sotto i 60 anni.
Restano considerate ”prioritarie le seguenti categorie, a prescindere dall’età e dalle condizioni patologiche” che sono ”il personale docente e non docente, scolastico e universitario, le forze armate, di Polizia e del soccorso pubblico, servizi penitenziari e altre comunità residenziali”. Ma vengono anche fissate nuove indicazioni ‘anti-furbetti’: nel nuovo testo è stata eliminata come categoria prioritaria quella dei lavoratori essenziali. Una scelta che potrebbe essere riconducibile alla volontà di prevenire eventuali tentativi di prevaricazione da parte di alcune categorie.
Sarà inoltre possibile, “qualora le dosi di vaccino disponibili lo permettano”, vaccinare all’interno dei posti di lavoro, “a prescindere dall’età, fatto salvo che la vaccinazione venga realizzata in sede, da parte di sanitari ivi disponibili, al fine di realizzare un notevole guadagno in termini di tempestività, efficacia e livello di adesione”.

Toti: serve legge per semplificare procedura

Sulla campagna di immunizzazione è intervenuto il Governatore della Liguria.  “Serve una legge-quadro per semplificare le procedure – ha detto Giovanni Toti intervenendo a ‘Omnibus’ su La7 -. La mancanza di vaccini è un problema. Ma è stato dover cambiare più volte il piano vaccinale che ci ha rallentato. Così come non aver pensato di allargare la platea delle persone che possono vaccinare”. “Se arrivassero tutti i vaccini che ci hanno promesso i contratti non saremmo in grado di somministrarli perché abbiamo sbagliato la programmazione”, ha aggiunto Toti -. L’Europa ha sbagliato moltissimo, ma quanto abbiamo sbagliato noi nel decretare tre diverse tipologie di uso di AstraZeneca che avevamo già in mano nelle ultime tre settimane? I piani vaccinali delle Regioni sono stati fatti e disfatti tre volte. Non abbiamo infermieri per fare i vaccini, non aver pensato di allargare le professioni sanitarie che possono mettere un ago nella spalla, è un altro errore” (Fonte SkyTG24).

“Le autorità della Danimarca hanno sospeso per precauzione l’uso del vaccino AstraZeneca dopo aver riscontrato problemi di coagulazione in alcuni pazienti. Non iniziamo bene la giornata” (Myrta Merlino @myrtamerlino – Twitter, 11 marzo 2021).
“Le notizie (ma soprattutto le reazioni di alcune nazioni) sulla sicurezza del vaccino Astra Zeneca, minano la fiducia di chiunque, come me, non sia tecnico, non solo su quel prodotto ma su tutto il sistema che quel prodotto ha autorizzato. Ed è normale che sia così (Guido Crosetto @GuidoCrosetto – Twitter, 11 marzo 2021).
Stop precauzionale in Danimarca e altri 6 Paesi, dopo alcuni casi di problemi circolatori in persone che avevano da poco ricevuto il vaccino. Intanto l’Aifa in via cautelativa sospende le dosi di un altro lotto. Al momento nessun nesso di causalità è stato accertato.
“Da un’analisi dei nostri dati di sicurezza su oltre 10 milioni di somministrazioni non è emersa alcuna prova di un aumento del rischio di embolia polmonare o trombosi venosa profonda in qualsiasi gruppo di età, sesso, lotto o in qualsiasi paese in cui è stato utilizzato il vaccino AstraZeneca contro Covid-19”. Così l’azienda che produce il vaccino in una nota diffusa in serata.
La Germania non interrompe la somministrazione del vaccino AstraZeneca. Lo ha reso noto il Paul Ehrlich Institut, sottolineando che fino ad ora non vi è alcun indizio che vi sia un collegamento fra il decesso avvenuto in Danimarca e il vaccino. L’Istituto inoltre sottolinea che dopo una prima verifica l’Ema “ha mantenuto la sua valutazione positiva del vaccino autorizzato di AstraZeneca”. In Germania, nei giorni scorsi, è stato annunciato che le dosi AstraZeneca sono consigliate anche per gli ultrasessantacinquenni.

AstraZeneca, militare di Augusta morto dopo il vaccino ABV2856
Aperta un’inchiesta, 10 indagati per omicidio colposo. Sequestrato il lotto da cui proveniva il siero
Quotidiano.net, 11 marzo 2021


Tra gli “eventi avversi gravi” che hanno portato l’Aifa a vietare in Italia il lotto del vaccino AstraZeneca ABV2856 ci sarebbe anche la morte di un militare in servizio ad Augusta, in provincia di Siracusa. Stefano Paternò, 43 anni, originario di Corleone, ma residente a Misterbianco (CT), è deceduto ieri mattina per un arresto cardiaco nella sua abitazione.
A quanto si è appreso, il sottufficiale della Marina militare il giorno precedente aveva ricevuto la prima di dose di vaccino, gli era stato somministrato lo stesso lotto appartenente allo stesso lotto, l’ABV2856, fermato oggi dall’Agenzia del farmaco. Sulla morte di Paternò la procura di Siracusa ha aperto un’inchiesta e disposto l’autopsia sul cadavere. La stessa Procura ha iscritto 10 persone nel registro degli indagati per il decesso del militare. L’accusa per tutti è di omicidio colposo: sotto inchiesta tutta la catena di distribuzione del vaccino dalla società AstraZeneca che lo produce, fino al personale sanitario dell’ospedale militare che si è occupato dell’inoculazione. Allo stesso tempo, è stato disposto il sequestro del lotto di cui faceva parte la dose somministrata a Paternò. La Procura ha chiesto ad Aifa di prendere provvedimenti di competenza.

“Chiudere tutto non soltanto non risolve nulla, ma approfondisce problematiche gravi: disoccupazione, miseria assoluta, fallimenti, depressione diffusa. Il morale collettivo peraltro è a terra, ed è sbagliato considerare ciò un dettaglio. È passato un anno e proprio nulla è mutato” (Azzurra Barbuto @AzzurraBarbuto – Twitter, 11 marzo 2021).
“Grazie ad alcuni medici coraggiosi ora sappiamo che si può curare con le terapie domiciliari, senza intasare gli ospedali. Unico requisito è che l’infiammazione venga attaccata nella prima delle sue tre fasi. Roberto Speranza però non modifica i protocolli” (La Verità).
Lo stiamo a scrivere da mesi. Ma Speranza viene confermato Ministro della Sanità e Draghi firma Dpcm copia/incolla da Dpcm di Conte.

E l’Aifa tace…

Il Tar boccia Aifa: “I medici possono scegliere come curare i malati Covid”. Remuzzi e Bartoletti: “Giusto”
Nella pratica la sentenza autorizza “il medico a fare il medico, operando in scienza e coscienza”
di Linda Varlese
Huffingtonpost.it, 11 marzo 2021

I medici di famiglia hanno il diritto/dovere, nella lotta al Covid-19, di prescrivere i farmaci che ritengono più opportuni nella cura domiciliare dei pazienti. È questo il principio ribadito dal Tar del Lazio con un’ordinanza in cui ha accolto le richieste di alcuni medici che contestavano la nota dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) dello scorso dicembre. Il documento prescriveva ai medici di gestire i pazienti a domicilio, nei primi giorni di malattia, unicamente con una “vigilante attesa” e somministrando farmaci fans e paracetamolo. La nota escludeva tutti gli altri farmaci generalmente utilizzati dai medici di medicina generale per i pazienti affetti da Covid-19.
I giudici amministrativi hanno però ritenuto fondato il ricorso perché i medici ricorrenti “fanno valere il proprio diritto/dovere di prescrivere i farmaci che ritengono più opportuni secondo scienza e coscienza, e che non può essere compresso nell’ottica di una attesa, potenzialmente pregiudizievole sia per il paziente che, sebbene sotto profili diversi, per i medici stessi”.
“Penso sia logico, soprattutto in una condizione così drammatica, che i medici possano decidere le cure più appropriate in rapporto alle conoscenze disponibili e alla situazione clinica del paziente che stanno curando”, commenta ad HuffPost il Professore Giuseppe Remuzzi, Direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri. “Nel frattempo abbiamo avviato uno studio controllato, approvato dal Comitato Etico dello Spallanzani, e i risultati saranno disponibili molto presto, credo nel giro di due settimane. A quel punto avremo tutti gli elementi (a rigor di scienza) per poter dire se quello che facciamo noi sia o meno più vantaggioso rispetto a ‘vigile attesa e tachipirina’ ma fino ad allora non lo possiamo dire”, conclude. Il lavoro prevede l’utilizzo di antinfiammatori in fase precoce della malattia.
Il commento del Dottor Pier Luigi Bartoletti, vice segretario nazionale della Federazione Italiana dei Medici di Famiglia
“Accogliamo con favore il ribaltamento della sentenza di dicembre che era un disastro” ci spiega Pier Luigi Bartoletti, vice segretario nazionale della Federazione Italiana dei Medici di Famiglia. “Non è una decisione rivoluzionaria, ma di buon senso”. Nella pratica, la sentenza autorizza, secondo quanto ci spiega Bartoletti, “il medico a fare il medico, operando in scienza e coscienza nel curare il suo malato nel miglior modo possibile senza limitazioni di sorta: di accesso o terapeutiche”.
La visione delle linee guida ministeriali è un po’ “semplicistica, nel momento in cui si riferisce alla vigilia attesa e alla somministrazione di paracetamolo nelle cure domiciliari nella prima fase della malattia di Covid”. Sebbene una cura specifica contro il Coronavirus non esista, infatti, certamente ogni paziente va valutato caso per caso e ogni caso va valutato in base alla tempistica in cui si osserva.
Ci spiega ancora il dottor Bartoletti: “Facciamo conto che una persona stamattina mi dice: ‘Ho fatto il tampone e sono positiva, ho la febbre da ieri sera. Cosa devo fare?’ Bisogna valutare dei parametri. Questa persona che oggi, seconda giornata, sta relativamente bene, come starà fra sei giorni? Spesso gli effetti più pericolosi si manifestano nella seconda parte della malattia. Perciò dal 1° al 5° giorno avremo un quadro clinico. Dal 6° giorno potrebbe diventare così grave da dover andare in rianimazione”.
La domanda è pertanto cosa fare dal 1° al 5° giorno: “Seguendo le linee guida ministeriale si dovrebbe somministrare tachipirina in caso di febbre e restare in vigile attesa, ma può bastare? No, perché il medico deve poter valutare se ci sono fattori che possono suggerire la necessità di dare dei farmaci che non sono specifici,  ma possono diminuire la gravità dei sintomi qualora si presentassero”.
Il farmaco che ad oggi ha dimostrato di essere preventivo nei casi in cui ci sia un paziente che ha caratteristiche di alto rischio (obeso, iperteso, con co-morbilità) è l’eparina: a un dosaggio di profilassi se non ci sono particolari problemi; qualora, invece, si manifestassero dei sintomi che ad esempio avvertano che si sta determinando troppo embolismo, si somministra a dosaggio terapeutico. “L’eparina non è un cortisonico, è un anticoagulante”, ci spiega il dottor Bartoletti.
L’importanza della medicina territoriale nella cura domiciliare dei casi di Covid
In altre parole, la sentenza ristabilisce l’importanza della medicina territoriale, lasciando ai medici di base la possibilità e la responsabilità di operare in base alle proprie valutazioni: “Il Protocollo che trasferiamo ai medici di base si basa su un semplice assunto: prima di pensare alle medicine, capite chi avete di fronte. Se è alto o basso rischio: un malato di Covid di 15 anni, di sicuro l’eparina non la deve prendere. Un malato di Covid che ha 65 anni, diabete e un po’ di pancia, l’eparina è il caso che la prenda, soprattutto se dice di sentirsi male. Con le linee guida ministeriali, per come sono formulate oggi, anche un paziente di 65 anni, un po’ sovrappeso e con mobilità ridotta per la malattia (con caratteristiche che ne fanno un paziente ad alto rischio, dunque) dovrebbe essere curato con “tachipirina e vigile attesa”. Quando se mi venisse chiesto, io prescriverei l’eparina”. In altre parole, conclude Bartoletti, le linee guida “mettono in fuorigioco chi fa il medico di professione e le responsabilità se le prende tutti i giorni”.
Aifa, chiamata da HuffPost a rispondere sulla questione, per il momento tace. Sembra, tuttavia, sia in corso un continuo lavoro di aggiornamento della circolare del ministero della Salute sulle cure domiciliari. Proprio ieri si è svolta la seconda riunione del gruppo di lavoro in cui sono coinvolti, oltre a membri del ministero, Istituto superiore di sanità e Comitato tecnico scientifico, anche medici di famiglia, infermieri e professioni sanitarie. Tra i filoni di lavoro gli anticorpi monoclonali e la revisione del protocollo per la gestione dei bambini.

“La coda degli anziani fuori dal centro vaccinale di Niguarda per gli errori di Aria che manda 900 convocazioni al posto delle 600 previste è una vergogna! Ho mandato la Protezione Civile ad assisterli, mi scuso con tutti loro!” (Guido Bertolaso).

“La Protezione Civile è intervenuta assistendo tutte le persone che si sono presentate al Niguarda per la somministrazione dei vaccini anti-covid. L’Ospedale di Niguarda ha risposto prontamente vaccinando sia i 600 cittadini “programmati” che i 300 “in più”” (Guido Bertolaso).

Per non dimenticare…
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