Numeri ufficiali Covid-19 del 10 marzo 2021. Un sistema sanitario in affanno per Covid crea un’epidemia parallela (non immediatamente percepita) per altre patologie
Ringraziando i nostri lettori e sostenitori, ricordiamo che è possibile inviare comunicazione presso l’indirizzo di posta elettronica del “Blog dell’Editore”: QUI.
I dati Covid-19 ufficiali del Ministero della salute di oggi mercoledì 10 marzo 2021
Ricoverati con sintomi: 22.882 (+489) (+2,18%)
In terapia intensiva: 2.827 (+71) (+2,58%) [con 253 nuovi ingressi del giorno] [*]
I pazienti in terapia intensiva aumentano per il 20° giorno consecutivo.
Deceduti: 100.811 (+332) (+0,33%)
Vaccinati [**] e percentuale sulla popolazione (aggiornato al 10 marzo 2021 Ore 18:30) 1.794.018 (3,01% di una platea di 50.773.718 persone da vaccinare)
La soglia del 30% per le terapie intensive e del 40% per le aree non critiche è individuata dal decreto del Ministro della Salute del 30 aprile 2020. Per area non critica si intendono i posti letto di area medica afferenti alle specialità di malattie infettive, medicina generale e pneumologia [QUI].
[*] Dato molto importante, perché permette di verificare al di là del saldo quante persone sono effettivamente entrate in terapia intensiva nelle ultime 24 ore oggetto della comunicazione.
[**] Persone che hanno completato la vaccinazione (prima e seconda dose). Vaccinazione in tempo reale: QUI.
Il sistema “Tutor” per verificare il “trend” dell’epidemia
Media giornaliera dei decessi: 263 (+1).
Tabella con i decessi al giorno, il totale dei decessi e la media giornaliera dei decessi [A cura dello Staff del “Blog dell’Editore”]: QUI.
Il punto della situazione a cura di Lab24
Torna a superare la soglia critica del 30% sul totale dei posti letto disponibili il numero dei pazienti Covid-19 ricoverati in terapia intensiva (dati dell’Agenzia nazionale per i Servizi sanitari regionali aggiornati alla sera del 9 marzo 2021). Il valore attuale è del 31%, con differenze significative che si riscontrano, come vedremo più avanti, tra le singole Regioni. Per ora sotto soglia a livello nazionale (35% contro un massimo fissato al 40%) l’occupazione dei posti letto in area medica.
Verificando le differenze su base territoriale si nota come ben 7 Regioni siano già oltre soglia con entrambi i valori: Molise (45% in area medica; 67% in area critica); Umbria (51%; 57%); Marche (54%; 44%); Lombardia (46%; 43%); Abruzzo (45%; 41%); Emilia Romagna (47%; 40%) e Piemonte (42%; 36%). A queste se ne aggiungono altre 4 oltre soglia per l’occupazione dei posti letto in area critica: P.A. di Trento (54%); P.A. di Bolzano (39%); Toscana (36%) e Friuli Venezia Giulia (34%). Un’altra Regione tra le più popolose d’Italia, la Puglia, è ormai vicina al superamento di entrambe le soglie e con valori alla sera del 9 marzo del 38% per l’area medica e del 29% per le terapie intensive.
I numeri dimostrano come il principale problema di nuova recrudescenza epidemica sia la pressione sul sistema sanitario: che, andando in affanno, non solo fatica a prestare assistenza ai malati Covid-19, ma è parallelamente costretto a rinviare il trattamento di altre patologie incluse quelle cosiddette “tempo dipendenti” (per esempio infarto, ictus, traumi gravi). Che in oltre il 50% dei casi ricevono una prima risposta in Pronto soccorso, ma che trovandolo intasato da pazienti Covid-19 possono vedere pericolosamente dilatati i tempi ideali per un intervento salva vita. Anche in questo modo si spiega l’eccesso di mortalità rilevato dall’Istat e dall’Iss nel corso del 2020, come abbiamo visto ieri in dettaglio: 108.178 decessi in più, nei 10 mesi di pandemia (marzo-dicembre), rispetto alla media dello stesso periodo negli anni 2015-2019; con 34.019 di questi non attribuiti alla Covid-19. Di fatto un’epidemia parallela, e non immediatamente percepita, che aggrava il già pesantissimo bilancio delle vittime causate direttamente o indirettamente dal Sars-CoV-2 in quest’ultimo anno (Fonte Lab24.ilsole24ore.com/coronavirus).
“Caro @RobertoBurioni i risultati sono sotto gli occhi di tutti: dove hanno iniziato ad applicare il protocollo, rivisto e corretto e con la cura a casa, sono crollati i ricoveri in ospedale e quasi azzerati i decessi. E con questa decisione del Tar si sgonfia il problema” (Ortigia-PR @OrtigiaP – Twitter, 8 marzo 2021).
“Caro Governo it. se adottate il protocollo per le cure precoci (Remuzzi/Reg. Piemonte) avete una carta formidabile contro il covid: costo zero, organizzazione già pronta (medici SSN), farmaci a prezzi minimi già in farmacia, efficacia sicura. MA PERCHE’ NON LO ATTIVATE SUBITO?” (Antonio Socci @AntonioSocci1 – Twitter, 10 marzo 2021).
Piemonte sospende ricoveri no Covid-19 in tutti gli ospedali
Sospensione temporanea dei ricoveri no Covid-19, escluse le urgenze e i ricoveri oncologici. È la disposizione che l’Unità di crisi della Regione ha dato questa sera a tutte le aziende sanitarie del Piemonte a causa dell’aggravarsi della pandemia e della necessità di ulteriori misure per garantire sufficienti posti letto a disposizione dei pazienti Covid-19. Differite anche tutte le attività ambulatoriali, ad eccezione di quelle urgenti. Esclusi dal provvedimento anche gli screening oncologici. L’obiettivo, in questo modo, è di passare dal 20% al 40% dei posti letto totali dedicati al Covid-19 (Fonte SkyTG24).
A Bari e Taranto esauriti posti letto dedicati
“L’aumento dei ricoveri dei pazienti Covid-19 negli ultimi giorni è stato tale da determinare una quasi completa saturazione dei posti letto dedicati nelle province di Bari e Taranto”: lo ha detto il Governatore pugliese Michele Emiliano, per motivare le misure restrittive che si appresta a prendere sulle scuole. “Anche nelle altre province pugliesi, se la curva epidemica dovesse continuare la sua progressione, si determinerà un ulteriore incremento di richiesta di ricovero e queste ultime non potranno più soccorrere quelle di Bari e di Taranto – ha proseguito -. Assai problematica rischia di diventare anche la gestione dei posti letto no-Covid-19 che continuano ad essere sacrificati per la necessaria devoluzione di posti letto alla rete Covid-19”. “La capacità espansive della rete ospedaliera sono ormai al massimo della loro estensione a causa della mancanza di personale – ha detto ancora Emiliano -. Sarà quindi indispensabile un maggiore supporto dei Medici di Medicina Generale e dei Dipartimenti di prevenzione per la assistenza domiciliare dei malati Covid-19”.
Il tasso di incidenza dei contagi “a Bari, negli ultimi 7 giorni, è ulteriormente cresciuto fino a 323 casi per 100.000 (+26%). A Taranto è pari a 285 per 100.000 (+29%). In queste due province si devono immediatamente chiudere tutte le scuole alla luce dell’ultimo Dpcm del Governo e quindi emetterò le relative ordinanze”. lo scrive su Facebook Emiliano, rappresentando la situazione epidemiologica nella regione. “I dati sono allarmanti per il crescente numero di contagi che ormai rileviamo da giorni”, sottolinea il Governatore (Fonte SkyTG24).
Venerdì Consiglio di Ministri per valutare nuove misure
Si è conclusa a Palazzo Chigi la riunione tra i rappresentanti del Governo e quelli del Comitato tecnico-scientifico sull’emergenza sanitaria. Nella giornata di domani saranno esaminati nuovi dati sulla diffusione del contagio e approfondimenti condotti con le Regioni e le Province autonome. Venerdì il Consiglio dei Ministri potrà valutare l’adozione di eventuali misure. Lo dicono fonti di Palazzo Chigi (Fonte SkyTG24).
“Metti bene mascherina”, autista picchiato
Ieri pomeriggio, a Napoli in piazza Dante, l’autista di un bus di linea C/63 ha chiesto aiuto ai carabinieri perché aggredito da un passeggero. L’autista, 54 anni, aveva richiamato un uomo che non indossava bene la mascherina nonostante l’obbligo imposto dalle normative anti-contagio e la presenza all’interno del pullman di altri utenti. I militari dell’Arma, allertati dal 112, sono arrivati poco dopo. L’aggressore, un 36enne napoletano incensurato, è stato denunciato per interruzione di pubblico servizio. L’autista ha riportato un trauma contusivo ed è stato giudicato dal personale sanitario guaribile in 5 giorni (Fonte SkyTG24).
Stato di follia (anche per la denuncia per interruzione di pubblico servizio soltanto).
Dall’Ue esportate 25 milioni di dosi di vaccino in un mese
L’Unione europea, in piena crisi di fornitura di vaccini ai propri Stati membri, si conferma primo esportatore di dosi nel mondo: ben 25 milioni distribuite in 31 Paesi nel solo mese di febbraio. I dati sono del New York Times e confermano le dichiarazioni dei leader del blocco insofferenti verso l’accusa di protezionismo. A rendere ancora più paradossale il dato delle quantità è quello delle destinazioni: oltre 8 milioni di dosi sono finite in Gran Bretagna. Altre 650 mila negli Stati Uniti che, come il Regno Unito, ha bloccato le esportazioni. Il secondo Paese a beneficiare delle esportazioni europee è stato il Canada, che ha ricevuto più di 3 milioni di dosi, mentre il Messico ne ha ottenute 2,5 milioni (Fonte SkyTG24).
Stato di follia.
Le varianti del Sars-CoV-2 più diffuse in Italia
Secondo un’indagine dell’Iss, la variante inglese domina nettamente su quelle brasiliana e sudafricana. Ha una stima di prevalenza del 54%, mentre le altre due del 4,3% e dello 0,4% (Fonte SkyTG24).
Sorpresa: più che filtrando, le mascherine ci proteggono creando l’umidità che tanto ci infastidisce
di Gianluca Mercuri, editorialista
Il Punto | la newsletter del Corriere della Sera, 10 marzo 2021
Tenere le mascherine protegge dal virus non solo e non tanto perché fanno da filtro (parziale) alle particelle virali, quanto perché favoriscono la creazione dell’umidità necessaria a un essenziale meccanismo “auto-pulente” del nostro corpo, basato sulla produzione di muco. È l’importante conclusione cui è giunto uno studio del National Institute of Health di Bethesda, nel Maryland, pubblicato dal Biophysical Journal e ripreso dall’Economist.
A essere decisivo, dunque, non è il fatto che le mascherine riducano il numero di particelle infettive che entrano nel naso e nella bocca. Lo fanno, ma non abbastanza: «Le maschere di cotone economiche fanno fatica a bloccare gli aerosol più piccoli, che sono quelli che più probabilmente penetrano in profondità». Ma allora in che modo ci proteggono? «Una delle prime linee di difesa del corpo contro gli agenti patogeni trasportati dall’aria è il cosiddetto “meccanismo di clearance mucociliare”». Che funzione così: «Il muco appiccicoso nel naso e nel tratto respiratorio cattura virus e batteri. Piccoli peli chiamati ciglia spingono il muco nella gola. Da lì viene inghiottito e i potenti acidi dello stomaco distruggono gli invasori. Ma questo meccanismo si basa sul fatto che le parti del corpo interessate rimangano umide».
In inverno, l’aria è più fredda e c’è meno umidità, cosa che tende a seccare le vie respiratorie. È uno dei motivi per cui molti virus dell’apparato respiratorio superiore, a cominciare dall’influenza, prosperano nella stagione fredda. Gli autori dello studio hanno dunque ipotizzato che le maschere aiutino a conservare l’umidità: «Hanno pensato che, quando una persona espira, il vapore acqueo si condensa all’interno della maschera. Poi, all’inalazione, l’aria secca che passa attraverso la maschera raccoglierebbe l’acqua depositata e la riporterebbe nel tratto respiratorio e nei polmoni. Questo potrebbe dare al sistema immunitario di chi indossa la maschera un vantaggio significativo».
Per mettere alla prova questa teoria, hanno controllato le maschere in ambienti a diverse temperature, 37, 22 e 8 gradi. «Hanno respirato in una scatola sigillata con strumenti sensibili e hanno calcolato i livelli di umidità nelle loro vie respiratorie superiori. Hanno scoperto che, anche se tutte le maschere hanno aumentato i livelli di umidità, la maschera di cotone pesante ha fatto meglio di tutte. Nella stanza più calda ha aumentato l’umidità relativa dell’aria ispirata di oltre il 50%, rispetto alla respirazione senza maschera. Nella stanza fredda, quel numero è salito al 300% (le altre maschere hanno registrato aumenti tra il 150% e il 225%)».
La conclusione tratta dagli studiosi è dunque «che, oltre a filtrare almeno alcune delle particelle virali che galleggiano nell’aria, le maschere aiutano a mantenere i livelli di muco di una persona sanamente alti». Quel senso di umido che avvertiamo sotto la mascherina e che tanto ci infastidisce, soprattutto d’estate, è quindi il fattore che ci protegge di più. Saperlo, può aiutare a sopportare con meno fatica.
Il vaccino russo Sputnik, l’uomo di Mosca in Italia e un premier che non batte palla
Zonedombratv.it
La Camera di Commercio Italo-Russa (ente milanese privato) dice che l’Italia sarà il primo Paese europeo a produrre le dosi del vaccino russo Sputnik V. “Sarà coinvolto lo stabilimento della Adienne Srl a Caponago, a Monza, a partire da luglio – spiega Vincenzo Trani, presidente della Camera di Commercio Italo-Russa – . È stato firmato un accordo tra l’amministratore delegato Kirill Dmitriev del Russian Direct Investment Fund (Fondo governativo del Cremlino, ndr) e l’azienda italiana. Produrranno 10 milioni di dosi entro l’anno”.
“È un bellissimo segnale e motivo di orgoglio per la Brianza”, spiega l’onorevole Massimiliano Capitanio. “I 200 milioni liberati ieri dal ministro Giorgetti per la produzione nazionale di vaccini, l’accordo per produrre Sputnik in Italia, la pressione politica sulla Commissione Ue e sull’Ema (Agenzia europea del farmaco, ndr) per lo sblocco degli antidoti di Johnson & Johnson e Sputnik segnano un cambio di passo” aggiunge il senatore Roberto Calderoli.
In tutta questa vicenda, però, la Farnesina era all’oscuro. Perché, dicono dalla Camera di Commercio Italo-Russa, non risulta che sull’“operazione Sputnik” sia stata fornita alcuna esplicita approvazione da parte dell’ambasciata italiana a Mosca, che si è limitata a mettere in contatto gli italiani con il fondo russo per possibili investimenti. La Commissione Ue, attraverso uno dei portavoce, fa sapere che “attualmente non sono in corso colloqui per integrare lo Sputnik V nella strategia Ue sui vaccini”. Se uno Stato membro intende procedere d’iniziativa, lo fa assumendosene la responsabilità.
Vincenzo Trani è molto conosciuto dal Cremlino. È in contatto con Antonio Fallico, presidente di Banca Intesa Russia. Fallico riferisce che ci sono altre due aziende italiane interessate alla produzione del vaccino russo: “Molto note nel settore – spiega Fallico – sono nella fase finale delle trattative con il Fondo russo”. Il nome di Trani spunta anche – riferisce Repubblica – nelle carte dell’indagine vaticana sui fondi della Santa Sede attraverso la Mikro Kapital, di cui è fondatore. “Una volta mi arrivò l’indicazione di investire 30 milioni in Mikro Kapital, che fa prestiti a piccole imprese”, ha raccontato in un’intervista Enrico Crasso, per 27 anni gestore del patrimonio riservato della Segreteria di Stato. Trani era anche presente alla cena a Villa Madama organizzata nel luglio del 2019 in onore della visita in Italia del presidente Vladimir Putin.
Il vaccino russo Sputnik non è approvato dall’Agenzia europea del farmaco. In queste ore inizia la procedura di analisi prodromica alla valutazione finale. Dunque, se anche dallo stabilimento di Caponago uscissero all’improvviso milioni di fiale, non sarebbero utilizzabili e somministrabili in Europa. Non solo. Le autorità sanitarie russe dovrebbero aprire i laboratori agli ispettori ema, permettendo loro di verificare tutte le fasi della produzione, e rendere disponibili i dati dei trial clinici per fasce e per tipo di popolazione sottoposta al campione.
L’operazione non è stata per nulla concordata né con la Regione Lombardia né con Palazzo Chigi. La strategia Draghi punta a sostenere aziende italiane dotate di bioreattori in grado di produrre i vaccini già autorizzati: Pfizer-BionTech, AstraZeneca e Moderna. Non sono tante quelle che, nel Paese, hanno le strumentazioni necessarie. “Adienne – confermano dalla Camera di Commercio Italo-Russa – ha il bioreattore per produrre i vaccini basati su adenovirus”. Come quello di AstraZeneca.
La partita che si gioca non è solo di natura sanitaria. Ci sono manovre di politica estera perché oggi quelle fiale pesano molto più di qualsiasi tipo di armi. L’intelligence italiana segue da tempo le manovre attorno a Sputnik. Non è un caso che a muoversi in Italia siano stati direttamente Dmitriev, il capo del fondo sovrano russo, e Vincenzo Trani che in Italia è considerato il riferimento diretto di Putin.
Il caso dei 10 risultati positivi ma già vaccinati in una Rsa ad Arezzo
Avevano ricevuto prima e seconda dose
Infettati nonostante il vaccino: sono risultati positivi 10 ospiti della Rsa di Pratovecchio Stia, nell’aretino, che erano stati vaccinati prima e seconda dose, quest’ultima – il cosiddetto richiamo – ricevuta 35 giorni fa – con il Comirnaty, il vaccino della Pfizer-Biontech, come conferma l’ufficio stampa dell’Azienda usl Toscana sud-est.
Tre degli ospiti risultati positivi sono stati trasferiti in una Rsa Covid, mentre gli altri sette sono stati isolati all’interno della struttura ma verranno anch’essi trasferiti. Tutti sono asintomatici e tutti avevano già fatto il vaccino: prima e seconda dose. Quest’ultima da 35 giorni.
I tamponi ora sono stati inviati al laboratorio per il sequenziamento, per verificare se siamo di fronte ad una delle due varianti che finora si sono manifestate nella provincia di Arezzo: inglese o brasiliana. “Il primo elemento da mettere in rilievo – ha commentato Danilo Tacconi, direttore del reparto malattie infettive al San Donato – è che questi positivi sono asintomatici. Questo conferma che in determinati casi chi ha concluso il ciclo vaccinale può prendere l’infezione ma è protetto dalla malattia. La possibilità dell’infezione è più forte in caso di variante rispetto a quella del primo ceppo che abbiamo registrato”.
Sono ormai numerosi i casi in Italia di vaccinati che poi si sono infettati: “È evidente che la vaccinazione – commenta Tacconi – non deve assolutamente indurre ad abbandonare le misure di precauzioni. Nel caso del vaccino Pfizer, quello somministrato agli ospiti Rsa, la protezione scatta 15 giorni dalla seconda dose ed è dalla malattia, soprattutto dagli effetti più gravi di essa: non a caso gli ospiti della Rsa di Pratovecchio Stia sono asintomatici. Altro elemento che deve indurre tutti a continuare ad applicare le norme di prevenzione è che il vaccinato che contrae l’infezione, può ovviamente trasmetterla ad altri.
Il vaccino – sottolinea – non è quindi un “passaporto” per lasciarsi alle spalle cautele e prevenzioni ma un fondamentale strumento per evitare di ammalarsi. “La rilevazione dei casi di positività all’interno della nostra Rsa – commenta Nicolò Caleri, sindaco di Pratovecchio Stia – ha naturalmente destato una certa apprensione nella popolazione. Innanzitutto in merito alla salute degli ospiti ma anche riguardo alla efficacia della copertura vaccinale. Proprio per questo è particolarmente importante la precisazione effettuata oggi dalla Asl sugli effetti del vaccino e sulla distinzione tra infezione e malattia: i vaccini rappresentano la nostra arma principale nella lotta alla pandemia e l’unico vero strumento, assieme all’attuazione dei corretti comportamenti di prevenzione, per ottenere il prima possibile il ritorno alla normalità. I casi riscontrati di positività non devono assolutamente incrinare questa certezza tanto che l’amministrazione, proprio nei giorni scorsi, ha dato disponibilità all’uso delle palestre comunali durante l’estate nel caso in cui si procedesse a una vaccinazione di massa nei singoli paesi” (Fonte Askanews).