Giovanni Cheli, tra carità e diplomazia
E’ datato Ginevra 8 febbraio 2013 il necrologio che il Principe Vittorio Emanuele di Savoia a nome suo personale, della famiglia reale e degli ordini dinastici della Real Casa di Savoia, ha voluto pubblicare sull’ Osservatore Romano. Un ricordo dell’ “esempio e la parola di maestro e pastore dell’eminentissimo signor cardinale Giovanni Cheli elevando per la sua anima benedetta, preghiere e suffragi.” Il cardinale Cheli aveva ricevuto da Casa Savoia una onorificenza prestigiosissima, era Cardinale Protettore dell’Ordine Supremo della Santissima Annunziata. Una onorificenza tra le più importanti dei manuali di araldica, che lega la famiglia Savoia a parsonaggi illustri e altre famiglie reali. Oltre ad alcuni Savoia, l’Imperatore del Giappone, e reali come Juan Carlos di Spagna, Alberto del Belgio ed altri, in Vaticano anche il cardinale Angelo Sodano ne è insignito come cavaliere. É stato proprio lui come Decano del Collegio cardinalizio a celebrare i funerali del cardinale Cheli sabato pomeriggio a San Pietro.
La sua fu una lunga carriera diplomatica a servizio della Santa Sede. Da ricordare che nel 1967 venne chiamato al Consiglio per gli Affari Pubblici della Chiesa dove, per sei anni, fu stretto collaboratore dell’allora Segretario di quella Sezione della Segreteria di Stato, l’Arcivescovo Agostino Casaroli, con il compito di condurre le trattative fra la Santa Sede e alcuni Paesi dell’Est. Poi dal 1973 fu nominato Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite e, l’8 settembre 1978, Arcivescovo titolare di Santa Giusta e primo Nunzio Apostolico presso quell’Organizzazione Internazionale. Fu il primo presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale dei Migranti e degli Itineranti dal 1988 al 1998. La sua vita però non fu solo diplomazia, ma anche carità.
Come ha ricordato il cardinale Sodano, nella originaria diocesi di Asti “egli è rimasto famoso per la sua opera di carità, nel 1945, alla fine della seconda guerra mondiale, allorquando con il compianto Vescovo Mons. Umberto Rossi, organizzò la Pontificia Opera di Assistenza. Con particolare ardore egli allora si prodigò per aiutare i prigionieri di guerra, che malati e sbandati ritornavano in patria. Quanti viaggi egli fece con alcuni vecchi camions a Pescantina, Verona, ove arrivano i primi treni dal Brennero, per vedere di accogliere e trasportare a casa coloro che tanto avevano sofferto!”