Numeri ufficiali Covid-19 del 9 marzo 2021. Continuano a crescere i ricoveri, con picco nelle terapie intensive (al 31%). Le cose si complicano
Ringraziando i nostri lettori e sostenitori, ricordiamo che è possibile inviare comunicazione presso l’indirizzo di posta elettronica del “Blog dell’Editore”: QUI.
I dati Covid-19 ufficiali del Ministero della salute di oggi martedì 9 marzo 2021
Ricoverati con sintomi: 22.393 (+562) (+2,57%)
In terapia intensiva: 2.756 (+56) (+2,07%) [con 278 nuovi ingressi del giorno] [*]
I pazienti in terapia intensiva aumentano per il 20° giorno consecutivo. Si registra oggi un picco di ingressi giornalieri in terapia intensiva, mai così tanti almeno dal 3 dicembre scorso (da quando viene diffuso questo dato) e il superamento della soglia di allarme (sempre da tener presente che ci sono anche altre patologie, non solo il Covid-19). Foto in copertina di Michele Lapini/Getty Images.
Deceduti: 100.479 (+376) (+0,38%)
Vaccinati [**] e percentuale sulla popolazione (aggiornato al 9 marzo 2021 Ore 14:31) 1.721.194 (2,89% di una platea di 50.773.718 persone da vaccinare)
La soglia del 30% per le terapie intensive e del 40% per le aree non critiche è individuata dal decreto del Ministro della Salute del 30 aprile 2020. Per area non critica si intendono i posti letto di area medica afferenti alle specialità di malattie infettive, medicina generale e pneumologia.
[*] Dato molto importante, perché permette di verificare al di là del saldo quante persone sono effettivamente entrate in terapia intensiva nelle ultime 24 ore oggetto della comunicazione.
[**] Persone che hanno completato la vaccinazione (prima e seconda dose). Vaccinazione in tempo reale: QUI.
Il sistema “Tutor” per verificare il “trend” dell’epidemia
Media giornaliera dei decessi: 262 (-).
Tabella con i decessi al giorno, il totale dei decessi e la media giornaliera dei decessi [A cura dello Staff del “Blog dell’Editore”]: QUI.
Il punto della situazione a cura di Lab24
Ieri, 8 marzo, il conteggio ufficiale ha tagliato il triste traguardo di 100.000 vittime da Covid-19: traguardo con valore simbolico, perché i numeri reali hanno già superato ampiamente questa soglia.
Il quinto “Rapporto sull’impatto dell’epidemia Covid-19 sulla mortalità totale della popolazione residente – anno 2020”, realizzato congiuntamente da Istat e Istituto superiore di Sanità e pubblicato lo scorso 5 marzo, ha infatti analizzato l’eccesso di mortalità rispetto alla media degli anni precedenti (2015-2019).
Vediamo brevemente i dati principali: il 2020 si è chiuso con 746.146 decessi totali, il numero più alto registrato in Italia dal secondo dopoguerra. L’eccesso di mortalità, considerato nell’arco di 12 mesi, è di 100.526 decessi.
Per avere una misura corretta dell’impatto della pandemia occorre però considerare due elementi:
1) Nel periodo gennaio-febbraio 2020 i decessi erano sotto la media dello stesso bimestre degli anni precedenti (-7.600).
2) I primi decessi da Covid-19 risalgono all’ultima settimana di febbraio 2020, ed è quindi corretto considerare ai fini delle ricadute dell’epidemia i dieci mesi compresi tra marzo e dicembre.
L’eccedenza di mortalità così calcolata è di 108.178 decessi rispetto alla media dello stesso periodo negli anni 2015-2019; e soprattutto è di 34.019 unità superiore rispetto ai decessi ufficiali attribuiti alla Covid-19 (74.159) alla data del 31 dicembre 2020.
Questi 34.019 decessi possono essere ricondotti a due cause: decessi Covid-19 non correttamente diagnosticati; oppure decessi legati a pazienti con altre patologie che non hanno trovato un’adeguata risposta terapeutica, in particolare a causa dell’eccessivo stress a cui è stato sottoposto il sistema sanitario. Appare probabile che l’interpretazione più corretta sia una combinazione dei due fattori appena elencati.
Osservando le rilevazioni Istat/Iss si notano anche alcune importanti differenze tra prima e seconda ondata pandemica: nel corso della primavera 2020, per esempio, la Lombardia ha avuto un eccesso di mortalità del 111%, il Veneto del 19% e il Friuli Venezia Giulia del 9%. A inizio autunno, con la seconda ondata, gli stessi valori si sono così modificati: Lombardia +37%; Veneto +44%; Friuli Venezia Giulia +45%. L’eccesso di mortalità ha continuato a manifestarsi anche a inizio 2021, nonostante gennaio sia stato un mese caratterizzato, per la prima metà, da misure di mitigazione: le stime segnalano 70.538 decessi totali, circa 2.000 oltre la media dello stesso mese degli anni 2015-2019, e 8.500 in più rispetto a gennaio 2020. Questo eccesso dipende, per il 75%, dalle Regioni del Nord: con Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna che da sole rappresentano il 50% dell’incremento registrato a livello nazionale.
Utilizzando i dati Eurostat, che prendono per ora in considerazione un periodo più ridotto (2015-2019), si ottiene un confronto con i principali Paesi europei. Tra marzo e dicembre 2020 l’eccesso di mortalità dell’Italia, così calcolato, è del 20,4%: inferiore a Spagna (23,6%), Belgio (20,8%) e Polonia (23,2%); superiore a Olanda (14,7%), Portogallo (13,9%), Francia (13,2%) e Germania (7%). Infine, utilizzando i dati dell’ultimo Bollettino epidemiologico dell’Oms, possiamo verificare come si posiziona l’Italia nella classifica per Paesi dei decessi Covid-19 ogni 100.000 abitanti (calcolati da inizio pandemia). Al primo posto troviamo San Marino (218,0), seguito da Slovenia (197,7), Belgio (190,4), Repubblica Ceca (189,9), Uk (180,8) e Italia (161,3). Seguono Portogallo (159,6), Montenegro (159), Bosnia ed Erzegovina (155,1), Ungheria (155,0) e Usa (153,1).
Tra i cosiddetti “grandi” Paesi otteniamo quindi un poco gratificante secondo posto, che stride con la narrazione del “siamo stati più bravi” che ci ha accompagnati negli ultimi mesi. Dedicheremo l’analisi di questa settimana agli errori commessi nel passato e da noi più volte sottolineati: che ci costringono (loro, molto più delle varianti) ad adottare oggi e in una condizione di maggiore emergenza misure di contrasto stringenti (Fonte Lab24.ilsole24ore.com/coronavirus).
“Il dato dei 100mila morti impressiona tutti. ma quante di queste vite si potevano salvare? Quanti sono stati uccisi da ospedali non attrezzati, da mascherine farlocche, dalla mancanza di terapie domiciliari? Stasera un’inchiesta Fuori dal coro. Chi non urla è complice” (Mario Giordano @mariogiordano5 – Twitter, 9 marzo 2021).
Sardegna: contagi in classe, chiuso istituto Giua a Cagliari
A Cagliari chiude un’altra scuola a causa del Covid-19. Il Sindaco Paolo Truzzu ha sospeso l’attività didattica in presenza all’istituto Michele Giua, nella municipalità di Pirri, dove sono stati registrati alcuni contagi. L’ordinanza, firmata oggi, resta in vigore fino al 20 marzo per consentire la sanificazione dei locali e in attesa delle indagini epidemiologiche (Fonte SkyTG24).
Rezza: normalità fra 7-13 mesi vaccinando 240mila al giorno
“Abbiamo di recente messo a punto con l’Istituto Superiore di Sanità e la Fondazione Bruno Kessler un modello matematico per capire quando potremo tornare a una pseudo-normalità. Se assumiamo che il vaccino protegga dall’infezione e che la protezione duri almeno per 2 anni, vaccinando 240.000 persone al giorno riusciremo in 7-13 mesi a tornare alla normalità”. Lo ha spiegato Giovanni Rezza, Direttore della prevenzione del Ministero della Salute, durante l’audizione in Commissione Igiene e Sanità del Senato sui vaccini anti Covid-19. “Questo si può ottenere con un numero di vaccinazioni elevato e mantenendo il contenimento” (Fonte SkyTG24).
Pseudo-normalità però, sempre “supponendo”.
Fedriga (Fvg): in tre mesi si può uscire dal tunnel
“Case farmaceutiche permettendo la partita della vaccinazione di massa – e dunque l’uscita dal tunnel della pandemia – si giocherà nei prossimi tre mesi. E in Friuli Venezia Giulia ci faremo trovare pronti”. “Le istituzioni – conclude Fedriga in un tweet – devono avere la consapevolezza che quello che è iniziato è l’ultimo sforzo che si può chiedere al Paese e ai cittadini” (Fonte SkyTG24).
Dopo questo “ultimo sforzo che si piò chiedere” ovviamente il virus cinese di Wuhan ritorna da dove è venuto e sparisce.
Fontana: numeri non migliorano ma già prese misure. Non escludo chiusura scuole anche la settimana prossima
Le indicazioni del Cts “bisogna leggerle con attenzione. È chiaro che bisognerà anche ascoltare le decisioni che verranno prese dal governo”. A dirlo è il Governatore della Regione Lombardia, Attilio Fontana, a margine della presentazione del “Treno sanitario” di Areu Lombardia, Dipartimento della Protezione civile e Ferrovie dello Stato. “È chiaro – ha aggiunto il governatore – che i numeri non stanno migliorando. Noi stiamo cercando di contenere con tutte le misure che abbiamo assunto. In ogni caso non mi sembra che possano esserci grossissimi cambiamenti, nel senso che l’arancione rafforzato che abbiamo preso è già una misura importante per i fini del contenimento”.
“Non escludo nulla, non ci sbilanciamo. Valutiamo con cautela, con attenzione e con serietà la situazione. L’evoluzione è talmente rapida che fare anticipazioni rischia di essere assolutamente fuori luogo”. Lo ha detto Fontana, rispondendo a chi gli chiedeva se le scuole resteranno chiuse anche la prossima settimana. “Si deve monitorare la situazione giorno dopo giorno come stiamo facendo. Ci sono delle zone in cui i numeri leggermente stanno migliorando. Guardiamo con ottimismo a questi numeri che stanno migliorando e speriamo che si estendano a tutta la Regione”, ha aggiunto il governatore (Fonte SkyTG24).
Questo pensa di risolvere l’emergenza Covid-19 con la speranza.
Perché il Governo vuole un nuovo lockdown (e perché può essere utile)
1. I motivi
Nei prossimi cinquanta giorni è previsto l’arrivo in Italia di 26 milioni di dosi di vaccino. E l’indicazione che il governo ha dato alle Regioni è molto chiara: dovranno essere somministrate tutte, nel più breve tempo possibile. Per farlo — e dunque per organizzare la più grande campagna di vaccinazione di massa del nostro Paese — Roma ha assicurato che metterà sul tavolo tutti gli sforzi necessari, in termini di personale e di spesa. Ma senza precedenti potranno essere anche i mezzi per arrivare all’obiettivo: la parola “zona rossa” per tutta l’Italia, infatti, non è più un tabù. Se dovesse essere necessario un lockdown per vaccinare più in fretta, ragionano fonti di governo, «siamo pronti». Magari lasciando fuori dalle restrizioni alcune Regioni con tassi di contagio da zona bianca.
2. La situazione dei contagi
A spingere verso la zona rossa soprattutto l’impennata dei contagi nelle ultime ore, alimentata dalle varianti del virus. Il ministro degli Esteri, Luigi di Maio, ha usato ieri parole molto chiare: «Nelle ultime 24 ore abbiamo registrato oltre 20mila nuovi casi, con un tasso di positività che sale al 7,6%. Servono misure più rigide». È una linea condivisa anche dal ministro della Salute, Roberto Speranza. E da buona parte del Pd. A frenare, ovviamente, è il centrodestra, sponda Matteo Salvini. Che ancora domenica sera diceva: «Lockdown? Spero di no».
3. La nuova filosofia del lockdown
Cambia la prospettiva in cui inquadrare un possibile lockdown: non soltanto una misura di contenimento di fronte a una situazione epidemiologica comunque delicatissima, ma un vero e proprio investimento per la campagna di vaccinazione. È da sempre la priorità del premier Draghi, in linea con l’approccio europeo che può sintetizzarsi così: “rigore assoluto” per favorire la campagna di immunizzazione (Fonte Ilsudonline.it).
Fonti Ue: produzione Sputnik in Italia irrilevante
L’annuncio dell’avvio della produzione del vaccino russo Sputnik in un impianto in Italia “non cambia la nostra strategia” ma “dimostra che Mosca non è in grado di produrre vaccini per la sua popolazione e ancora meno per quella europea”. È quanto riferiscono fonti Ue. L’intesa “è irrilevante” per la strategia Ue ma “anche per l’Italia” perché, spiegano le fonti, dal momento in cui inizierà la produzione dello Sputnik a quando il vaccino sarà disponibile per la popolazione passeranno mesi e si arriverà probabilmente alla fine dell’anno, quando l’Ue avrà raggiunto una capacità produttiva di dosi tra i 2 e 3 miliardi l’anno (Fonte SkyTG24).
Quello che dimostra tutto questo in modo rilevante è che l’Europa è in mano ad un #brancodibalordi di incompetenti.