Numeri ufficiali Covid-19 dell’8 marzo 2021. Decessi oltre 100.000. Ricoverati e in terapia intensiva in salita costante. Videomessaggio Draghi: “Situazione peggiora”
Il primo Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (Dpcm) dell’era Draghi, che detta le misure di contrasto alla pandemia e di prevenzione del contagio da Sars-CoV-2, è in vigore fino al 6 aprile 2021. Conferma, fino al 27 marzo, il divieto già in vigore di spostarsi tra regioni o province autonome diverse, con l’eccezione degli spostamenti dovuti a motivi di lavoro, salute o necessità. In fondo la ripartizione delle Regioni e Province Autonome a colori in base ai livelli di rischio e il video di presentazione delle misure (Fonte Orizzontescuola.it).
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I dati Covid-19 ufficiali del Ministero della salute di oggi lunedì 8 marzo 2021
Ricoverati con sintomi: 21.831 (+687) (+3,25%)
In terapia intensiva: 2.700 (+95) (+3,65%) [con 231 nuovi ingressi d<el giorno] [*]
I pazienti in terapia intensiva aumentano per il 19° giorno consecutivo.
Deceduti: 100.103 (+318) (+0,32%)
Vaccinati [**] e percentuale sulla popolazione (aggiornato all’8 marzo 2021 Ore 14:31) 1.652.031 (2,77% di una platea di 50.773.718 persone da vaccinare)
La soglia del 30% per le terapie intensive e del 40% per le aree non critiche è individuata dal decreto del Ministro della Salute del 30 aprile 2020. Per area non critica si intendono i posti letto di area medica afferenti alle specialità di malattie infettive, medicina generale e pneumologia.
[*] Dato molto importante, perché permette di verificare al di là del saldo quante persone sono effettivamente entrate in terapia intensiva nelle ultime 24 ore oggetto della comunicazione.
[**] Persone che hanno completato la vaccinazione (prima e seconda dose). Vaccinazione in tempo reale: QUI.
Il sistema “Tutor” per verificare il “trend” dell’epidemia
Media giornaliera dei decessi: 262 (-).
Tabella con i decessi al giorno, il totale dei decessi e la media giornaliera dei decessi [A cura dello Staff del “Blog dell’Editore”]: QUI.
Il punto della situazione a cura di Lab24
Oggi affrontiamo, in breve, due distinti argomenti:
1) Le singole fasi dell’epidemia possono essere colte, talvolta, dall’osservazione di piccoli segnali che si ripetono nel tempo mostrando leggere anomalie rispetto all’andamento standard. Uno di questi, che stiamo registrando proprio nelle ultime settimane, è relativo a uno sbilanciamento dei contagi verso la popolazione di sesso maschile: che nel periodo 15-28 febbraio (ultimo Bollettino di sorveglianza integrata Covid-19 dell’Iss) ha raggiunto il 50,1% del totale, contro un 48,6% calcolato da inizio epidemia. La stessa situazione, sempre con una modesta prevalenza di nuovi casi tra gli uomini, si è verificata lo scorso marzo 2020 all’inizio della prima ondata pandemica, per poi ripresentarsi a ottobre 2020 nelle fasi iniziali della cosiddetta “seconda ondata”. La ripetizione di un’identica anomalia esattamente nelle stesse condizioni epidemiologiche (ripresa del contagio in atto, ma ancora agli inizi) non può essere un caso: è sicuramente legata a qualche fattore per ora non individuato, ma meritevole di approfondimento, e purtroppo non lascia prevedere settimane facili se verifichiamo cosa è accaduto in passato (una crescita importante dei nuovi casi) nelle settimane subito successive a questo segnale.
2) Rispondiamo a numerose domande che ci sono arrivate per chiedere chiarimenti sul numero reale dei contagiati, in Italia, al di là dei dati ufficiali. La risposta non è facile, e potrà essere data con precisione solo a conclusione di un’indagine per la ricerca degli anticorpi nella popolazione italiana. Possiamo però tentare alcune approssimazioni, incrociando i dati disponibili.
Partiamo dalla prima fase dell’epidemia: qui ci viene in aiuto la prima (e purtroppo unica) indagine Istat / Iss condotta all’inizio della scorsa estate su un campione di 64.660 persone rappresentativo della popolazione italiana, con la ricerca degli anticorpi al nuovo Coronavirus. Dai dati pubblicati il 5 agosto sappiamo che, a fronte di 248.803 positivi individuati con i test tampone, gli anticorpi risultavano presenti in 1.482.377 soggetti: un numero 6 volte superiore a quello dei numeri ufficiali.
La valutazione della seconda fase dell’epidemia, tuttavia, deve tenere conto di alcuni elementi aggiuntivi: in primo luogo il numero dei tamponi eseguiti è aumentato in modo evidente, arrivando fino a un massimo di 254.908 tamponi molecolari lo scorso 13 novembre, consentendo di indagare non solo il bacino dei soggetti sintomatici (e non tutti, nella prima fase) ma di estendere la ricerca all’individuazione di molti asintomatici. La recente introduzione dei test antigenici rapidi nel conteggio ufficiale, a partire dal 15 gennaio, ha ulteriormente incrementato il numero dei test totali giornalieri, fino a superare più volta quota 350.000. In altri termini, oggi siamo in grado di individuare molti più soggetti positivi di quanto fossimo in grado di fare la scorsa primavera. Un secondo elemento che ci può aiutare nella valutazione del numero dei casi reali è il dato dei nuovi ingressi giornalieri in terapia intensiva: un valore che viene comunicato a partire dal 3 dicembre 2020, ma che ormai si è consolidato e restituisce (se parametrato sui dati disponibili a livello internazionale) un rapporto di 1 a 200 tra ricoverati in area critica e ipotetici contagiati reali. In altri termini, se consideriamo il numero dei nuovi ingressi in terapia intensiva nell’arco di una settimana epidemiologica e lo moltiplichiamo per 200, otteniamo con buona approssimazione il numero reale dei contagiati presenti sul territorio in un arco temporale compreso, in larga parte, tra le 2 e le 3 settimane prima. Questo valore lascia ipotizzare che, pur avendo incrementato il numero dei test tampone, ancora oggi riusciamo a individuare solo il 40-50% circa dei casi reali. Se ai 3.067.486 casi totali certificati il 7 marzo 2021 sottraiamo i 254.908 positivi ufficiali del 5 agosto 2020 otteniamo 2.812.578 positivi: ai quali possiamo attribuire un peso del 50%, come accennato prima, rispetto ai casi totali di contagio avvenuti sul territorio. Avremmo quindi 5.625.156 positivi, ai quali sommare 1.482.377 di soggetti positivi agli anticorpi e individuati con la ricerca Istat/Iss: per un totale di 7.107.533 contagiati reali. Applicando la percentuale meno generosa (40%), ovvero presumendo di aver individuato solo 4 positivi su 10 reali dopo il 5 agosto, il numero sarebbe ancora più alto: i soggetti venuti a contatto con il virus da inizio agosto ma non individuati salirebbero infatti a 4.218.578, per un totale (sommando i positivi ufficiali) di 7.031.445. Aggiungendo 1.482.377 arriveremmo a 8.513.822. Entrambe le stime sono nella fascia bassa di quelle dell’Imperial College: che arriva a ipotizzare “fino al” 25% della popolazione italiana (circa 15 milioni di persone) già entrata in contatto con il Sars-CoV-2, all’interno tuttavia di una forbice molto ampia che parte dal 10%(Fonte Lab24.ilsole24ore.com/coronavirus).
A Brescia terapie intensive sature al 90%. In Lombardia al 40%
Continuano ad aumentare i ricoveri agli Spedali civili di Brescia. Nella giornata di venerdì erano 401 i posti letto occupati: ad oggi sono 431 i pazienti ricoverati, di cui 35 in terapia intensiva. “Il tasso di saturazione in terapia intensiva (che nel resto della Lombardia è del 40%) si è assestato da circa 5 giorni ad oltre il 90%, nonostante la regolare apertura di nuovi posti” fa sapere la direzione del Civile (Fonte SkyTG24).
Nardella: situazione molto seria. Ospedali Firenze faticano
“La situazione è molto seria: i contagi stanno aumentando, i posti di ospedale si occupano alla velocità della luce e il nostro sistema ospedaliero, per quanto sia molto efficace e molto ben organizzato, comincia a fare molta fatica nell’area fiorentina”. Lo afferma Dario Nardella, Sindaco di Firenze, in una diretta Facebook. “Il 25 febbraio – ha spiegato – avevamo 626 posti letto occupati: al 7 marzo siamo arrivati a 838 posti letto occupati, di cui 69 in terapia intensiva, su 1.840 disponibili in totale. Quindi potremmo velocemente andare ad occupare la metà di tutti i posti letto ospedalieri che abbiamo nella nostra area fiorentina” (Fonte SkyTG24).
È passato un anno esatto dal primo lockdown e “mai avremmo pensato che oggi ci saremmo trovati a fronteggiare una emergenza analoga”, dice il Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi in un video messaggio alla Commissione Pari opportunità in occasione dell’8 marzo. Il 9 marzo 2020 ad annunciare la chiusura dell’Italia fu l’ex premier Giuseppe Conte. Ora tocca a Draghi parlare all’Italia del momento che sta ancora vivendo: “Dobbiamo moltiplicare ogni sforzo, il nostro compito è quello di salvaguardare, con ogni mezzo, la vita degli italiani. E permettere al più presto un ritorno alla normalità. Ogni vita conta. Non perdere un attimo, non lasciar nulla di intentato, compiere scelte meditate ma rapide. Non voglio promettere nulla che non sia veramente realizzabile. Le mie preoccupazioni sono le vostre preoccupazioni. Il mio pensiero costante è diretto a rendere efficace ed efficiente l’azione dell’esecutivo nel tutelare la salute, sostenere chi è in difficoltà, favorire la ripresa economica, accelerare le riforme”.
“Il 10 marzo scorso, l’Italia chiudeva diventando per la prima volta una grande zona rossa. Un nostro concittadino su venti è stato contagiato, secondo i dati ufficiali che, come è noto, sottostimano la diffusione del virus. Mai avremmo pensato che un anno dopo ci saremmo trovati a fronteggiare un’emergenza analoga e che il conto ufficiale delle vittime si sarebbe avvicinato alla terribile soglia dei centomila morti. Dobbiamo al rispetto della memoria dei tanti cittadini che hanno perso la vita il dovere del nostro impegno”.
Draghi assicura che “nel piano di vaccinazioni che sarà nei prossimi giorni potenziato, si privilegeranno le persone più fragili e le categorie a rischio. Aspettare il proprio turno è un modo anche per tutelare la salute dei nostri concittadini più deboli. Questo non è il momento di dividerci, o di riaffermare le nostre identità ma è il momento di dare una risposta alle tante persone che soffrono per la crisi economica che rischiano di perdere il posto di lavoro, di combattere le disuguaglianze. In un solo anno il numero degli italiani che vivono in una situazione di povertà assoluta è aumentato di oltre un milione, mentre si sono acuite altre disparità, prima fra tutte quella tra donne e uomini”.
Per Draghi, “lo Stato e gli enti territoriali dovranno assistere le famiglie, specie le più giovani, anche quando questa fase di emergenza sarà terminata”. E gli strumenti che “dobbiamo impiegare sono vari, penso tra gli altri ai congedi parentali, penso al numero dei posti negli asili nido che ci vede inferiori agli obiettivi europei, e sulla loro distribuzione territoriale che va resa ben più equa di quanto non sia oggi. Tutto ciò è obiettivo di questo governo”, ripete ancora il Presidente del Consiglio dei Ministri (Fonte Valeria Forgnone – Repubblica.it).
Testo del nuovo Dpcm: QUI.
Allegati: QUI.
La ripartizione delle Regioni e Province Autonome a colori in base ai livelli di rischio
Zona bianca: Sardegna
Nella zona bianca decadono i divieti delle altre zone, compresa la chiusura notturna. Ristoranti aperti fino alle 23.00, bar fino alle 21.00 e stop agli spostamenti dalle 23.30 alle 05.00. Possono riaprire palestre, scuole di danza (senza contatto), centri commerciali il sabato e la domenica, musei e luoghi della cultura. Aperte tutte le scuole.
Zona gialla: Calabria, Lazio, Liguria, Puglia, Sicilia, Valle d’Aosta
Nella zona gialla consentito spostarsi dalle 05.00 alle 22.00 nella regione. Consentiti spostamenti verso una casa privata una volta al giorno in massimo 2 persone (esclusi under 14 e persone disabili o non autosufficienti). Aperti fino alle 18.00 bar e ristoranti: dalle 18.00 alle 22.00 consentito asporto (non per bar). Aperti negozi (centri commerciali chiusi nei festivi e prefestivi). Via libera ai musei negli infrasettimanali e, dal 27 marzo, anche il sabato e i festivi. Dal 27 marzo possibilità di riaprire teatri e cinema. Palestre e piscine chiuse.
Zona arancione: Abruzzo, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Marche, Piemonte, Toscana, Provincia Autonoma di Bolzano, Provincia autonoma di Trento, Umbria, Veneto
Nella zona arancione gli spostamenti consentiti solo dentro il Comune, dalle 05.00 alle 22.00. Chi vive in un Comune fino a 5mila abitanti può spostarsi entro i 30 km dal confine (anche in un’altra regione), con il divieto di recarsi in capoluoghi di provincia. Sempre nel comune consentite visite ad amici e parenti, una volta al giorno in massimo 2 persone (esclusi under 14). Negozi aperti (centri commerciali chiusi nei festivi e prefestivi). Chiusi bar e ristoranti con asporto limitato alle 18.00 per le attività senza cucina. Chiusi cinema, teatri, musei, palestre e piscine.
Zona rossa: Basilicata, Campania, Molise
Nella zona rossa consentito spostarsi dalle 05.00 alle 22.00, anche dentro il comune solo per motivi di lavoro, salute o necessità. Vietati gli spostamenti verso altre case private. Chiusi tutti i negozi al dettaglio, tranne rivenditori di generi alimentari, farmacie, parafarmacie, tabaccai, edicole e altri servizi come ferramenta, ottici e negozi di informatica. Chiusi parrucchieri. Chiusi bar e ristoranti, con asporto limitato alle 18.00 per le attività senza cucina. Chiusi cinema, teatri, musei, palestre e piscine. Sospese lezioni in presenza.