Giornata del Farmaco e Giornata del Malato: la carità della Chiesa

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Oggi, 9 febbraio, torna la Giornata Nazionale di Raccolta del Farmaco in oltre 3200 farmacie distribuite nei 1200 comuni italiani; 12.200 volontari, 500.000 assistiti attraverso 1449 enti caritatevoli, organizzata dalla Fondazione Banco Farmaceutico Onlus, in collaborazione con Federfarma e Compagnia delle Opere Sociali, giunta al suo tredicesimo anno. E lunedì 11 febbraio, nella ricorrenza della memoria della Beata Vergine di Lourdes, si celebra la XX Giornata Mondiale del Malato. Papa Benedetto XVI nel messaggio: ‘Alzati e và; la tua fede ti ha salvato!’, pone l’accento sui sacramenti di guarigione: “La fede di quell’unico lebbroso che, vedendosi sanato, pieno di stupore e di gioia, a differenza degli altri, ritorna subito da Gesù per manifestare la propria riconoscenza, lascia intravedere che la salute riacquistata è segno di qualcosa di più prezioso della semplice guarigione fisica, è segno della salvezza che Dio ci dona attraverso Cristo; essa trova espressione nelle parole di Gesù: la tua fede ti ha salvato. Chi, nella propria sofferenza e malattia, invoca il Signore è certo che il Suo amore non lo abbandona mai, e che anche l’amore della Chiesa, prolungamento nel tempo della sua opera salvifica, non viene mai meno. La guarigione fisica, espressione della salvezza più profonda, rivela così l’importanza che l’uomo, nella sua interezza di anima e di corpo, riveste per il Signore”.

 

 

Papa Benedetto XVI indica un legame speciale di Gesù verso gli infermi: “Egli non solo ha inviato i suoi discepoli a curarne le ferite, ma ha anche istituito per loro un Sacramento specifico: l’Unzione degli Infermi. La Lettera di Giacomo attesta la presenza di questo gesto sacramentale già nella prima comunità cristiana: con l’Unzione degli Infermi, accompagnata dalla preghiera dei presbiteri, tutta la Chiesa raccomanda gli ammalati al Signore sofferente e glorificato, perché allevi le loro pene e li salvi, anzi li esorta a unirsi spiritualmente alla passione e alla morte di Cristo, per contribuire così al bene del Popolo di Dio… Questo Sacramento merita oggi una maggiore considerazione, sia nella riflessione teologica, sia nell’azione pastorale presso i malati. Valorizzando i contenuti della preghiera liturgica che si adattano alle diverse situazioni umane legate alla malattia e non solo quando si è alla fine della vita, l’Unzione degli Infermi non deve essere ritenuta quasi ‘un sacramento minore’ rispetto agli altri. L’attenzione e la cura pastorale verso gli infermi, se da un lato è segno della tenerezza di Dio per chi è nella sofferenza, dall’altro arreca vantaggio spirituale anche ai sacerdoti e a tutta la comunità cristiana, nella consapevolezza che quanto è fatto al più piccolo, è fatto a Gesù stesso”.

A tale messaggio si collega idealmente la Giornata Nazionale della Raccolta del Farmaco, che nei 12 anni precedenti ha raccolto oltre 2.700.000 confezioni di farmaci per un valore di circa € 17.000.000. Infatti la crisi economica che investe il nostro Paese si fa sentire in modo pesante nel campo delle spese sanitarie delle famiglie, come dimostra il recentissimo rapporto dell’Istat e la Giornata di Raccolta del Farmaco rappresenta allora un importante gesto di gratuità e condivisione che aiuta i più poveri. L’attività della Fondazione Banco Farmaceutico Onlus non si esaurisce con la Giornata, perché il bisogno sanitario è costante nell’anno, e il Banco opera come punto di raccordo tra le aziende farmaceutiche, le farmacie e gli enti assistenziali per poter garantire la massima risposta possibile al bisogno che si incontra. La Giornata di Raccolta del Farmaco si svolge sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica e grazie al sostegno di ANIFA (Associazione Nazionale delle Industrie Farmaceutiche dell’automedicazione) e dei farmacisti che aderiscono all’iniziativa.

Dal rapporto Istat risulta che le famiglie in condizioni di povertà relativa sono l’11,1%; si tratta di 8.200.000 di individui poveri, il 13,6% della popolazione residente. La povertà assoluta coinvolge invece il 5,2% delle famiglie, per un totale di 3.400.000 di individui. Nel 2011 il 22,4% delle famiglie residenti in Italia presenta almeno tre delle difficoltà considerate nel calcolo dell’indice sintetico di deprivazione, con un aumento rispetto all’anno precedente di quasi sette punti percentuali. Il panorama regionale mette in evidenza il forte svantaggio dell’Italia meridionale e insulare, con un valore dell’indicatore pari al 37,5% (dal 25,8% del 2010). Inoltre il 18,4% delle famiglie dichiara di non riuscire a riscaldare adeguatamente l’abitazione (11,5% nel 2010) e il 13,2% di non potersi permettere un pasto adeguato almeno ogni due giorni (6,9% nel 2010). Infine, circa il 12% delle famiglie residenti è rimasto in arretrato con almeno un pagamento tra mutuo, affitto, bollette o debiti diversi dal mutuo (valore sostanzialmente identico a quello del 2010); il 39,5% non riuscirebbe ad affrontare una spesa imprevista di € 800 (era il 33,6%).

Ma, mentre le difficoltà delle famiglie aumentano, la spesa sanitaria pubblica resta sostanzialmente immutata: è stata nel 2011 di circa 112 miliardi di euro, pari al 7,1% del Pil e  € 1.842 euro per abitante. La spesa sanitaria pubblica italiana è molto inferiore a quella di altri importanti paesi europei. E sebbene l’ammontare della spesa non dica tutto sulla povertà sanitaria, visto che essa include tutti i costi della sanità (servizi amministrativi, interessi passivi, imposte e tasse, premi di assicurazione e contribuzioni diverse) e non è dato sapere se ci sono stati tagli agli sprechi, la situazione di bisogno risulta evidente dal contributo delle famiglie alla spesa sanitaria: esse infatti contribuiscono con proprie risorse alla spesa sanitaria complessiva per una quota pari al 19,5%. La spesa sanitaria delle famiglie rappresenta 1,8% del Pil nazionale ed ammonta ad € 909 per famiglia nel Mezzogiorno e ad € 1.163 nel Centro-Nord. Se si incrociano i dati, si può comprendere quanto anche il problema del semplice accesso al farmaco si faccia sempre più sentire.

 

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