Il papa in Francia. L’appello dei Lefebvriani e il nodo del Concilio

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C’è un risvolto curioso nel viaggio del papa in Francia. E’ l’appello lanciato dai lefebvriani della Fraternità di San Pio X, che invitano il pontefice a “trovare lucidità e forza” nella preghiera alla Madonna di Lourdes. Per cosa? Semplice: per “denunciare ed estirpare gli errori conciliari che sono, in essenza, all’origine della crisi della Chiesa”. Sono parole del superiore del distretto di Francia della Fraternità, l’abate Regis de Caqueray-Valmenier, che rimarca le posizioni della realtà nata dallo scisma compiuto da mons. Marcel Lefebvre, in polemica con il concilio Vaticano II.

Del resto, è proprio questo il nodo della questione, da alcuni derubricata a semplice tenzone liturgica. Se ne è parlato a fondo in occasione del motu proprio “Summorum pontificum”, con cui Benedetto XVI ha liberalizzato l’uso del rito antico della messa in latino del messale tridentino di san Pio V. La scelta del papa era stata interpretata come un gesto di disponibilità per ricomporre la frattura con i tradizionalisti, ma sono bastati pochi mesi per far emergere la complessità della situazione.

Quest’estate, vi era stato uno scambio di lettere tra la Fraternità di San Pio X e il pontificio consiglio ”Ecclesia Dei”, in cui si prospettava una ricomposizione dello scisma, a patto che i lefebrviani riconoscessero i cardini del Concilio Vaticano II. Richiesta rispedita al mittente, con l’effetto di stoppare il percorso di riavvicinamento.

Oggi, il dialogo continua e ne è una prova lo stesso comunicato diffuso in occasione del viaggio di Benedetto XVI nel Paese, con cui i lefebvriani lanciano una stoccata sugli “errori conciliari”, ma al tempo stesso “assicurano al Santo Padre l’attaccamento alla Sede apostolica”. Un colpo al cerchio e uno alla botte, in un Paese in cui il confronto tra cattolici e lefebvriani (numerosi in Francia) non è semplice.

Basti pensare che l’annuncio del motu proprio del papa scatenò un dibattito vivace in seno alla Chiesa locale, per ribadire che il dialogo con i tradizionalisti non poteva ridursi a meri aspetti liturgici o linguistici. Ammetteva desolato nel 2006 l’arcivescovo di Toulouse, mons. Robert Le Gall, in un’intervista a La Croix: “In Francia, la questione liturgica rimane molto ideologica”. Purtroppo.

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