L’annus horribilis del coronavirus fa sprofondare la Santa Sede di più nel rosso

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Con le donazioni in calo del 25%, i ricavi dei Musei Vaticani ridotti dell’85% e milioni di euro spesi per sostenere gli inquilini in difficoltà, la pandemia di coronavirus ha lasciato un grosso buco nelle finanze di Papa Francesco. “È un periodo difficile per il Vaticano, come nel resto del mondo”, ha detto all’AFP un alto funzionario con conoscenza dei conti del Vaticano per il 2020, aggiungendo che “la situazione finanziaria non è allarmante”. Solo un ramo dell’organizzazione vaticana, la Curia romana, aveva un deficit finanziario “dell’ordine di 90 milioni di euro” nel 2020, rispetto a un deficit di 11 milioni nel 2019, ha detto la fonte all’APF.

Foto di copertina di Guglielmo Mangiapane/Pool, 17 febbraio 2021.

Rubricati separatamente nei calcoli sono il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano (che gestisce i Musei Vaticani), l’Istituto per le Opere di Religione (IOR), l’Obolo di San Pietro (donazioni dirette dei fedeli al Papa), il Fondo Pensione, il Fondo Assistenza Sanitaria (FAS) e Fondazioni.
Nel complesso, la Santa Sede e lo Stato della Città del Vaticano impiegano quasi 5.000 persone.

Il budget 2021 è stato discusso martedì 16 febbraio 2021 in una riunione online del Consiglio per l’Economia della Santa Sede. All’assemblea virtuale hanno partecipato, ha reso noto ieri un Comunicato della Sala Stampa della Santa Sede, il Presidente, l’Em.mo Card. Reinhard Marx, il Segretario, Mons. Brian Edwin Ferme, e la maggioranza dei Membri del Consiglio, gli Em.mi Signori Cardinali Wilfrid Fox Napier, Arcivescovo di Durban, Odilo Pedro Scherer, Arcivescovo di São Paulo, Gérald Cyprien Lacroix, Arcivescovo di Québec, Joseph William Tobin, Arcivescovo di Newark, Anders Arborelius, Vescovo di Stockholm e Giuseppe Petrocchi, Arcivescovo de L’Aquila; con loro la Prof.ssa Charlotte Kreuter-Kirchhof, la Dott.ssa Eva Castillo Sanz, la Dott.ssa Leslie Jane Ferrar, il Dott. Alberto Minali, la Dott.ssa María Concepción Osákar Garaicoechea, e l’On. Ruth Maria Kelly, collegati ciascuno dal proprio Paese di residenza. Inoltre, dal Vaticano, erano connessi il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, P. Juan Antonio Guerrero Alves, Prefetto della Segreteria per l’Economia, il Dott. Maximino Caballero Ledo e il Dott. Emilio Ferrara, rispettivamente Segretario Generale e Direttore della Sezione Amministrativa della medesima Segreteria.

L’incontro era focalizzato sulla discussione del Budget annuale per il 2021 della Santa Sede, presentato nel dettaglio dal Dott. Caballero Ledo, a cui sono seguite le osservazioni della Dott.ssa Ferrar, a nome del Comitato per la revisione contabile. Successivamente il Dott. Ferrara ha presentato alcuni principi per l’applicazione di due punti del Motu proprio del 28 dicembre scorso, Una migliore organizzazione, con particolare riguardo all’approvazione dei budget e dei rendiconti finanziari e alla nomina dei revisori ufficiali. Infine, la discussione si è soffermata sugli statuti del Comitato per la revisione contabile.

La Curia romana ha subito un duro colpo finanziario dalla pandemia di coronavirus sia in l’Italia – uno dei Paesi più colpiti – sia in termini di contributi della Chiesa cattolica mondiale. Lo scorso anno ha visto diminuire i ricavi dal “20 al 25 %” e si aspetta un colpo simile nel 2021. L’Obolo di San Pietro, le donazioni dei fedeli di tutto il mondo per il Papa, dovrebbe diminuire di circa il 25% sui 53 milioni di euro raccolti nel 2019. Si stima che altre importanti donazioni da diocesi o istituzioni siano diminuite in misura simile.

Nel frattempo, la tanto attesa riapertura dei Musei Vaticani il 1° febbraio, che nel 2019 ha attirato sette milioni di turisti verso gioielli come la Cappella Sistina, è stata una buona notizia tanto necessaria, anche se accompagnata da notizie preoccupanti sull’organizzazione in riferimento all’emergenza sanitaria [QUI]. I ricavi dei Musei Vaticani sono diminuiti dell’85% nel 2020, una perdita di entrate “dell’ordine di 100 milioni di euro”, ha detto la fonte.

Il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, che gestisce i Musei Vaticani, ha così dimezzato i 30 milioni di euro che normalmente destina alla Curia romana per le sue operazioni. La Santa Sede ha potuto attingere alle sue riserve finanziarie, che sono sufficientemente ben fornite da consentirgli di resistere per “pochi anni” senza dover svendere immobili, ha aggiunto la fonte all’AFP.

Allo stesso tempo, con la pandemia, i servizi del Papa hanno speso di più per interventi umanitari e aiuti alle chiese in Medio Oriente, ad esempio. La Santa Sede, uno dei principali proprietari immobiliari, ha anche sostenuto le aziende in difficoltà riducendo o differendo gli affitti commerciali, costati oltre cinque milioni di euro. “Non escluderemo misure simili nel prossimo futuro”, ha detto all’AFP il Vescovo Nunzio Galantino, Presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA).

La Curia romana ha risparmiato il 10% l’anno scorso su conferenze e viaggi annullati, compresi quelli del Papa, ha detto la fonte all’AFP. Ma i costi della sua presenza globale rimangono alti: la Santa Sede mantiene 125 sedi diplomatiche permanenti, una rete di comunicazioni in 40 lingue diverse e un portafoglio di proprietà che include siti di fama mondiale come la Basilica di San Pietro.

E non c’è molto spazio per le manovre finanziarie. Il Vaticano “non può indebitarsi o aumentare le tasse come uno Stato”, ha detto nell’ottobre dello scorso anno il Prefetto della Segreteria per l’economia della Santa Sede, Padre Juan Antonio Guerrero Alves, S.I.

La strategia di investimento della Santa Sede è stata oggetto di un attento esame negli ultimi anni, con domande in particolare sull’acquisto di una proprietà di lusso a Londra, lo scandalo 60SA oggetto di un procedimenti giudiziario vaticano. Ma a chi criticava in passato la gestione delle sacre finanze, Padre Guerrero ha ribattuto che “la Santa Sede non funziona come un’azienda”, perché “non cerca profitti”.

Finanze vaticane, il Consiglio per l’Economia si riunisce per definire il budget 2021
Il “ministero delle Finanze” del Papa, nella sua nuova composizione, si è riunito on line per discutere bilancio, organizzazione e nomina dei revisori ufficiali
di Andrea Gagliarducci
ACI Stampa, 17 febbraio, 2021


Tre sono i nodi cruciali per le finanze vaticane: il budget annuale della Santa Sede; l’applicazione del motu proprio che trasferisce i fondi della Segreteria di Stato all’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica; la migliore organizzazione dei conti e la nomina dei revisori contabili. Ne hanno discusso i membri del Consiglio per l’Economia, riuniti online nel pomeriggio del 16 febbraio, per la prima volta nella nuova composizione. Insieme a loro, il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato; padre Juan Antonio Guerrero Alves, prefetto della Segreteria per l’Economia, con il suo direttore generale Maximino Caballero Ledo e il direttore della sezione amministrati della stessa Segreteria Emilio Ferrara.

La stessa composizione della riunione suggerisce qualcosa di come la riforma della Curia cambierà anche l’organizzazione della finanza vaticana: privata di ogni autonomia di fondi, la Segreteria di Stato continuerà a fare da coordinamento; il braccio sarà quello della Segreteria per l’Economia, che di fatto ha guidato la riunione; il Consiglio per l’Economia avrà un ruolo di indirizzo. Tra i nuovi membri, colpisce la composizione quasi tutta femminile dei laici, nonché la presenza del Cardinale Pedro Odilo Scherer, arcivescovo di San Paolo che già aveva fatto parte della Commissione dei Quindici, e del Cardinale Peter Erdo, arcivescovo di Budapest. Coordinatore è rimasto il Cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco – Frisinga, e il Cardinale Wilfrid Fox Napier, di Durban, nonché i cardinali Gerald Lacroix, Joseph William Tobin, Anders Arborelius e Giuseppe Petrocchi.

Si legge in un comunicato della Sala Stampa della Santa Sede “l’incontro era focalizzato sulla discussione del Budget annuale per il 2021 della Santa Sede, presentato nel dettaglio dal Dott. Caballero Ledo, a cui sono seguite le osservazioni della Dott.ssa Ferrar, a nome del Comitato per la revisione contabile”.

L’incontro è servito anche per definire “una migliore organizzazione, con particolare riguardo all’approvazione dei budget e dei rendiconti finanziari e alla nomina dei revisori ufficiali”, e si è parlato anche degli statuti del Comitato per la revisione contabile.

La prossima riunione si terrà l’1 aprile. Lo scorso maggio, nel mezzo delle restrizioni del lockdown, c’era stata già una previsione di budget della Santa Sede con tre possibili scenari presenti: il primo prevedeva una riduzione tra il 30 e il 50% dei proventi ordinari che determinerebbe un incremento del deficit del 28%; il secondo una riduzione delle fonti di ricavi tra il 50 e il 60%, una parziale efficacia delle misure introdotte di contenimento della spesa e l’introduzione di un intervento correttivo sulle retribuzioni, con un contenimento della relativa spesa del 3%; il terzo una drastica riduzione delle ordinarie fonti di ricavo tra il 50 e l’80%, con un aumento del deficit del 175%.

Si era stimata, in generale, un incremento del disavanzo del 145 per cento circa, considerando lo scenario più ottimistico. Tuttora, però, non è noto il Bilancio dello Stato di Città del Vaticano, mentre è stato reso noto quello della Santa Sede, che era in deficit di 11 milioni.

Dal 2016, la Santa Sede non ha reso noti i suoi bilanci. Al tempo veniva pubblicato annualmente un consolidato, che presentava sia il bilancio della Santa Sede, sia quello dello Stato di Città del Vaticano. Si è pensato anche di mettere insieme i due bilanci in una unica voce di spesa.

Fonti: AFP, Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede, ACI Stampa.

Foto di copertina di Guglielmo Mangiapane/Pool, 17 febbraio 2021.

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