Numeri ufficiali Covid-19 del 15 febbraio 2021. Massimo Galli: “Le cose a metà funzionano male”. “Il virus si muove sulle gambe delle persone”

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I dati Covid-19 ufficiali del Ministero della salute di oggi lunedì 15 febbraio 2021

Ricoverati con sintomi: 18.515 (+66) (+0,36%)
In terapia intensiva: 2.089 (+4) (+0,19%) [con 122 nuovi ingressi del giorno] [*]
Deceduti: 93.835 (+258) (+0,28%)
Vaccinati [**] e percentuale sulla popolazione (aggiornato al 15 febbraio 2021 Ore 07:00): 1.281.999 (2,12%)

[*] Dato molto importante, perché permette di verificare al di là del saldo quante persone sono effettivamente entrate in terapia intensiva nelle ultime 24 ore oggetto della comunicazione.
[**] Persone che hanno completato la vaccinazione (prima e seconda dose). Vaccinazione in tempo reale: QUI.

Il sistema “Tutor” per verificare il “trend” dell’epidemia

Media giornaliera dei decessi: 260 (-)

Tabella con i decessi al giorno, il totale dei decessi e la media giornaliera dei decessi [A cura dello Staff del “Blog dell’Editore”]: QUI.

“In un Paese civile Speranza si sarebbe dimesso, avendo fallito. In Italia invece viene addirittura riconfermato” (Azzurra Barbuto @AzzurraBarbuto – Twitter, 15 febbraio 2021).

“Per rimettere in piedi l’Italia bisogna puntare su economia e salute: nessuna delle due cose può prescindere dal vaccino. Draghi, dopo essersi tenuto ministri come Di Maio e Speranza, non può lasciare il piano di profilassi in mano al commissario” (Maurizio Belpietro @BelpietroTweet – Twitter, 15 febbraio 2021).

Galli: se avessimo chiuso e vaccinato molto saremmo avanti

“Le cose a metà funzionano male, e avessimo avuto la possibilità di chiudere parecchio e vaccinare parecchio in contemporanea saremmo stati un gran passo avanti perché avremmo potuto dare una grossa botta alla diffusione del virus. Invece stiamo costantemente allungando il brodo al virus che continua a diffondersi alla grande, a maggior ragione considerando le varianti. Variabile attesa ed era stato detto in tutti i modi”. Lo ha detto l’infettivologo Massimo Galli a “L’aria che tira” su La7. Per quanto riguarda la riapertura degli impianti sciistici, dire la sera prima che non si può riaprire “dimostra tutti i limiti degli interventi d’emergenza. Andava fatto. Certo non è stata una bella cosa dire alla gente poche ore prima che non si poteva riaprire”. E ha aggiunto: “Questa epidemia ha mostrato in maniera abbastanza impietosa una serie di insufficienze di un sistema che per altri aspetti è stato in grado nel tempo di funzionare. Non è che di queste pandemie ne abbiamo una all’anno” (Fonte SkyTG24).
Massimo Galli: “Faccio una passeggiatina di salute una volta a settimana e mi sono spaventato a vedere bar e strade di movida. Il virus si muove sulle gambe delle persone, circola con le persone. Tutte le situazioni che permettono la concentrazione di persone al chiuso o all’aperto non ce la possiamo permettere in questo momento”.

Il Covid-19 sta intaccando anche la salute mentale degli svizzeri: uno su cinque, indica una ricerca, soffre di disturbi psicologici legati al confinamento

Le misure restrittive imposte dalle autorità per circoscrivere i contagi di coronavirus stanno mettendo a dura prova la popolazione. Secondo uno studio condotto dall’Università di Basilea il 18% degli interpellati dichiara di avere sintomi depressivi gravi a causa delle chiusure e delle limitazioni alle libertà personali. Prima della pandemia era solo il 3% dei confederati che lamentava disagi di questa natura. Ma a preoccupare sono soprattutto i più giovani, il 29% dei quali manifesta un malessere mentale indotto dal semi-lockdown.
Per questo motivo alcuni studiosi avvertono che un terzo confinamento potrebbe avere conseguenze ben peggiori sulla salute, in particolare a livello psicologico, di quelle provocate dal coronavirus.
Si moltiplicano nel paese gli inviti al governo federale affinché vengano allentate le restrizioni contro la pandemia. In questi giorni politici e organizzazioni economiche stanno esercitando pressioni sul Consiglio federale in vista della sua seduta di mercoledì, in cui potrebbe essere deciso un parziale allentamento delle misure anti-Covid. Economiesuisse e Unione svizzera degli imprenditori hanno proposto un piano di progressiva uscita in quattro tappe, a partire dal prossimo 1° marzo, dal semi-confinamento mentre Gastrosuisse ha chiesto l’immediata riapertura dei ristoranti. In particolare sono presi di mira l’obbligo del telelavoro, il limite di cinque persone per le riunioni e la chiusura dei negozi non essenziali. Tra i partiti che più si stanno battendo su questo tema si sta distinguendo l’Udc ma anche dai cantoni si sono levate numerose voci in favore di una graduale ripresa delle normali attività, di cui Berna dovrà tenere conto nelle prossime settimane (Fonte TVsvizzera.it).

Guida razionale ai vaccini: non fanno miracoli ma ci salveranno, in una battaglia che durerà anni
di Elena Tebano, Editorialista
Il Punto | la newsletter del Corriere della Sera, 15 febbraio 2021


«Anche miracoli hanno i loro limiti». Inizia così l’editoriale che l’Economist dedica ai vaccini contro il Covid e a quello che possiamo aspettarci da questi straordinari ritrovati della scienza medica. Straordinari, anzi miracolosi, perché, come ricorda il settimanale, «poco più di un anno dopo che il virus è stato isolato per la prima volta, i medici hanno già somministrato 148 milioni di dosi». Mai, non ci stancheremo di ripeterlo, si era arrivati a un così importante risultato tanto in fretta. Ma sarebbe sbagliato aspettarci che i vaccini facciano scomparire completamente il virus nel giro di pochi mesi: crederlo non può che farci andare incontro a un’amara delusione. Non succederà, per anni, per ragioni sia pratiche che mediche.

Quelle pratiche: vaccinare tutta la popolazione mondiale è un’impresa titanica e lunga. L’85% dei Paesi non ha ancora iniziato le vaccinazioni. In ognuno rimarranno comunque ampie sacche di popolazione non vaccinata: perché ci sono persone contrarie (i no-vax), e anche persone che non possono immunizzarsi per problemi di salute o per età (i vaccini non sono ancora autorizzati per i bambini). Secondo l’Economist se solo il 10% dei 10 milioni di britannici considerati più a rischio per il Covid decidesse di non vaccinarsi «si avrebbe un enorme picco di infezioni e morti» in assenza di limitazioni anti-contagio. Non solo: con le nuove varianti, più infettive, per far sì che il tasso di trasmissione (il famoso Rt) scenda sotto 1, e quindi l’epidemia inizi a contrarsi fino a sparire, ci vuole un’immunità di gregge di circa l’80%. Tantissimo.

Poi ci sono le ragioni mediche: è possibile che alcune delle nuove varianti siano resistenti al vaccino (si pensa che sia il caso di quelle sudafricana e brasiliana) e che quindi continuino a diffondersi anche tra le persone immunizzate. Ed è possibile che se il virus continuerà a circolare in modo massiccio, anche una volta “aggiornati” i vaccini per coprirle, si presentino altre nuove varianti resistenti (per questo la diffusione del Sars-Cov-2 va ridotta il più possibile adesso imponendo restrizioni alla socialità mentre si portano avanti le campagne di vaccinazione).

Significa che i vaccini non servono a niente? Tutt’altro. Intanto perché si pensa che, anche quando non impediscono la re-infezione con alcune nuove varianti, rendono comunque più lieve il decorso della malattia allenando il sistema immunitario. In Israele, il Paese che ha la percentuale di vaccinati più alta al mondo, i ricoveri ospedalieri tra le persone di età inferiore ai 60 anni, che non hanno ricevuto il vaccino, sono più alti che mai. Ma tra gli over-60 in gran parte già inoculati i ricoveri sono già quasi il 40% in meno che a metà gennaio e scenderanno ulteriormente. «Sebbene i vaccini non riescano a prevenire tutti i casi lievi e asintomatici di covid-19, sembrano per lo più risparmiare ai pazienti la morte e le infezioni più gravi che richiedono il ricovero ospedaliero, che è ciò che conta davvero. Le prime prove suggeriscono che anche alcuni vaccini bloccano la diffusione del virus», scrive l’Economist. E questo nonostante nel Paese circoli la variante inglese, che è più contagiosa e più letale.

Per tutte queste ragioni è fondamentale che il mondo si prepari a convivere con il virus ancora per anni. «I governi dovranno stabilire quando e come passare da misure di emergenza a politiche sostenibili economicamente e socialmente per un tempo indeterminato. La transizione sarà politicamente difficile in luoghi che hanno investito molto per essere liberi da Covid. Soprattutto in Cina, dove la vaccinazione è lenta». Per tutti, Italia compresa, è fondamentale attrezzarsi per convivere con un virus endemico (come facciamo con il morbillo): lavorare per trovare cure efficaci, creare strutture che monitorino l’evoluzione del virus, sequenziandolo continuamente per identificare le mutazioni a rischio, e saper aggiornare e somministrare in modo veloce i vaccini ogni volta che emergono nuove varianti. Solo così sarà possibile rinunciare alle limitazioni a cui dobbiamo sottostare da quasi un anno.

Coronavirus in Lombardia, l’ultima gaffe di Moratti: “Vaccini? Per gli over 80 non c’è da avere fretta”

Le parole dell’Assessore alla vigilia dell’attivazione del portale della Regione Lombardia per registrare gli anziani fanno polemica. Decine di critiche su Twitter, e c’è chi si lamenta: “Ho fatto la fila sul portale tutto il giorno e non ho iscritto mia nonna. In Lombardia sempre meglio”.
Nella giornata che lancia la corsa degli over 80 a registrarsi sul portale della Regione per poter fare il vaccino anti Covid in Lombardia, l’Assessora al Welfare e Vice governatore Letizia Moratti si tira dietro un coro di polemiche per una frase pronunciata ieri davanti ai microfoni del Tgr Rai a proposito della campagna vaccinale. “Le persone devo stare serene. Tutti gli over 80 saranno vaccinati. Non c’è da aver fretta”. E continua: “Anche per le persone che non possono uscire di casa abbiamo previsto o il medico di medicina generale o l’assistenza domiciliare o i medici dell’Usca. Saranno garantiti anche i trasporti di medici dalla Protezione Civile. La prima dose sarà somministrata entro fine marzo e auspicabilmente entro metà aprile la seconda dose, sempre che saranno rispettati i tempi previsti per la distribuzione dei vaccini necessari. Partiremo con 15 mila dosi la settimana, passando poi a 50 mila e 100 mila. Ci sono 200 punti vaccini, ma sono in fase di apertura altri centri”.
Una gaffe, l’ennesima. E sempre sul tema vaccini, come quella commessa pochi giorni dopo aver assunto l’incarico in cui aveva legato la richiesta della distribuzione delle dosi al Pil di una regione. Stavolta, mentre c’è chi mette in guardia da un’ulteriore impennata dei contagi e chi paventa l’ipotesi di un nuovo lockdown, o chi ancora ha combattuto per tutta la giornata con il tentativo di prenotare sul portale regionale, preso letteralmente d’assalto, le parole dell’assessora fanno infuriare.
E su Twitter rimbalzano velocissime. C’è chi dice: “Mi sarei aspettato una frase diversa tipo lo faremo più in fretta possibile… e invece”, chi incredulo: “L’ha detto davvero o sto vivendo un incubo?”. E chi ancora: “Stamattina ho prenotato il vaccino per mia suocera di 86 anni ed ora Moratti dice che non c’è fretta! Cosa abbiamo fatto di male noi lombardi?”. E poi: “Ho fatto la fila sul portale a ripetizione dalle 12.45 e ancora non sono riuscita a iscrivere nonna. In Lombardia sempre meglio eh… ma d’altra parte, perché mai avere fretta?”. Ma le critiche sono a decine. Mentre, a conti fatti, non è affatto detto che le dosi che arriveranno in Lombardia entro l’estate bastino, come prevede il piano regionale, a coprire tutta la popolazione (Fonte Milano.repubblica.it).

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