Il Papa all’Angelus: “La Chiesa, sposa di Cristo, è sempre bisognosa di purificazione”

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Cristo rende “bella e santa” la Chiesa, sua sposa, con la sua grazia. Eppure – sottolinea Benedetto XVI – “questa sposa, formata da esseri umani, è sempre bisognosa di purificazione. E una delle colpe più gravi che deturpano il volto della Chiesa è quella contro la sua unità visibile, in particolare le storiche divisioni che hanno separato i cristiani e che non sono state ancora del tutto superate”. Così il Papa introduce il tema della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, che si celebra in questi giorni, dal 18 al 25 gennaio. E chiede di pregare per l’unità, ma anche per la pace, “perché, nei diversi conflitti purtroppo in atto, cessino le stragi di civili inermi, abbia fine ogni violenza, e si trovi il coraggio del dialogo e del negoziato”.

C’è pioggia a Roma, ma come di consueto in molti sono venuti  in piazza San Pietro per ascoltare l’Angelus di Benedetto XVI. Ci sono anche i pellegrini della Parrocchia del Preziosissimo Sangue, di Valencia, e quelli della diocesi di Setubal guidati dal loro vescovo dom Gilberto che il Papa saluterà al termine della recita dell’Angelus. Il Papa parte come di consueto dal Vangelo del giorno, che parla del miracolo di Gesù alle nozze di Cana, che è – dice il Papa, citando il Vangelo di Giovanni – “l’inizio dei segni”, ovvero “il primo miracolo compiuto da Gesù, con il quale Egli manifestò in pubblico la sua gloria, suscitando la fede dei suoi discepoli”. Ripercorre la vicenda accaduta alle nozze di Cana: la mancanza di vino, la richiesta di Maria a Gesù che prima dice alla madre che non è ancora giunta la sua ora, poi si fa portare sei grandi anfore e trasforma “l’acqua in vino, un vino eccellente, migliore precedente”. Spiega Benedetto XVI: “Con questo ‘segno’, Gesù si rivela come lo Sposo messianico, venuto a stabilire con il suo popolo la nuova ed eterna Alleanza, secondo le parole dei profeti: «Come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te» (Is 62,5). E il vino è simbolo di questa gioia dell’amore; ma esso allude anche al sangue, che Gesù verserà alla fine, per sigillare il suo patto nuziale con l’umanità”.

La Chiesa è la sposa di Cristo. Più volte, durante il suo pontificato, Benedetto XVI ha richiamato alla purificazione della Chiesa. Una Chiesa che lui ha messo in penitenza durante il viaggio a Fatima nel 2010, e che quest’anno che si celebra l’Anno della Fede sta riconducendo verso Dio. Benedetto XVI definisce “una delle ferite più gravi” che deturpano il volto della Chiesa la mancanza dell’unità visibile. Un’attenzione, quella per l’unità, che è una delle chiavi del Pontificato di Benedetto XVI. Una sfida ecumenica raccolta dal cardinal Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani, che non ha esitato in una conferenza presso l’Università Lateranense a parlare di un offuscamento degli obiettivi del movimento ecumenico, che porta le comunità e le Chiese ad essere come “tante case mono-familiari, in cui famiglie fanno vita indipendente e si invitano a pranzo di tanto in tanto”.

Il modello del Papa è invece quella di una unità visibile. Nell’introdurre la settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani, Benedetto XVI ricorda “la veglia che ho celebrato circa un mese fa, in questa Piazza, con migliaia di giovani di tutta Europa e con la comunità ecumenica di Taizé: un momento di grazia in cui abbiamo sperimentato la bellezza di formare una cosa sola in Cristo”. In quella veglia, il Papa aveva plaudito alla spiritualità di Taizé (“un luogo dove i giovani vanno a cercare un senso per la vita”) e aveva posto come esempio questi “cercatori di comunione”. “Dovremmo – aveva detto  –  ascoltare dal di dentro il suo ecumenismo vissuto spiritualmente e lasciarci condurre dalla sua testimonianza verso un ecumenismo veramente interiorizzato e spiritualizzato”.

È questa comunione che può sanare le ferite della Chiesa? Benedetto XVI, anche nei saluti in inglese, tedesco, francese, polacco portoghese e spagnolo, rinnova l’invito a pregare durante la Settimana dell’Unità dei Cristiani. Il tema della settimana è “Quello che esige il Signore da noi” (cfr Mi 6,6-8). “Un tema – ricorda il Papa – proposto da alcune comunità cristiane dell’India, che invitano a camminare con decisione verso l’unità visibile tra tutti i cristiani e a superare, come fratelli in Cristo, ogni tipo di ingiusta discriminazione”. Un’attenzione derivata – nel Movimento Cristiano degli Studenti in India, che ha celebrato il centenario del proprio impegno ecumenico – dalle gravi discriminazioni nei confronti delle caste indiane più umili: i paria,  detti  anche  “intoccabili”.  In  India  il  sistema  delle  caste  accentua  drammaticamente  la mancanza di unità nelle Chiese e tra le Chiese.

Il Papa, poi, dà appuntamento a tutti per venerdì 25 gennaio. In quell’occasione, presiederà la celebrazione dei Vespri nella Basilica di San Paolo Fuori le Mura, insieme ai rappresentanti delle altre Chiese e comunità ecclesiali.

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