Spaemann e Ruini alla Università della Santa Croce per parlare di “Fini naturali”

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La mancanza della consapevolezza del fine. La crisi esistenziale dell’uomo contemporaneo in fondo può e deve essere ricondotta all’assenza di una riflessione sul perché io compia o non compia una determinata azione, sul significato che questa azione finisce con l’avere. Se vogliamo, anche questa crisi deriva dall’assenza della percezione dell’identità ultima dell’uomo. Queste sono alcune considerazioni emerse nell’ambito della Giornata di studio in onore di Robert Spaemann presso la Pontificia Università della Santa Croce in Roma, nell’ambito della quale è stato presentato il suo testo, scritto con l’allievo Reinhard Low prematuramente scomparso, “Fini naturali. Storia & riscoperta del pensiero teleologico” pubblicato da Edizioni Ares. “Considero questo libro il capolavoro di Spaemann assieme a ‘Persone. Sulla differenza fra qualcosa e qualcuno’” ha sottolineato il cardinale Camillo Ruini intervenuto alla presentazione del testo.

“In questo libro risulta chiaro il modo originale di Robert Spaemann di fare filosofia. Si muove dall’interno del pensiero sia antico che moderno”. Nell’analisi del porporato, che ha anche firmato la prefazione al testo, emerge la precisione, la chiarezza e la puntualità con cui l’ottantacinquenne filosofo tedesco riesce a penetrare storicamente i problemi senza tuttavia ridursi a essere “solo” uno storico in quanto tende alla verità delle cose. “Spaemann punta così alla promozione di una vita buona dando origine a una forma originale di dialogo fra il Cristianesimo e il mondo e la cultura oggi prevalenti” continua il cardinale Ruini sottolineando l’istanza critica verso la cultura contemporanea che il professore porta dall’interno della cultura stessa. La teleologia è il pensiero del fine: Spaemann in questo libro, partendo da un ampio quadro storico, presenta il percorso del pensiero occidentale che dopo esser giunto a rinunciare alla teleologia ora sente la necessità di riscoprirla.

Il fine fa parte dei problemi fondamentali della comprensione dell’uomo e della realtà: l’uomo vive in un mondo che ha fini e cerca fini. La negazione critica dei fini sembra essere un punto fermo delle scienze moderne e contemporanee, comprese le scienze biologiche dove il finalismo sembrava evidente. Accennavo al percorso compiuto dalla filosofia nei confronti della teleologia: secondo Spaemann – e questo è messo in luce dal cardinale Ruini nella sua prefazione – dalla riflessione su alcuni temi quali il significato della riduzione della natura alla sua spiegazione causale, libertà, vita, coscienza, moralità (e sono tematiche strettamente connesse all’evoluzionismo) emerge preponderante una richiesta, la riscoperta della teleologia anche per impedire l’impoverimento che deriva da un errato rapporto fra natura e ragione.

Sono intervenuti nel dibattito il Rettore Magnifico della Pontificia Università della Santa Croce mons. Luis Romera e i professori Sergio Belardinelli e Leonardo Allodi, quest’ultimo traduttore e curatore del volume. “Perché Spaemann ha scritto questo libro? Si tratta di una difesa del mondo della natura dalle sue riduzioni meccanicistiche” ha puntualizzato Belardinelli “Il libro è scritto in difesa della natura, idea molto bella e solida. Quello che si può trarre dalla lettura è che la natura deve essere guardata come se avesse qualche fine in se stessa non riducibile a qualcosa che gli uomini potrebbero fare”.

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