Ai piedi della Madonna di Altötting la preghiera del Papa per i malati
Una nota molto personale chiude il messaggio di Benedetto XVI per la Giornata del malato 2013: l’affidamento alla Vergine Maria delle Grazie venerata ad Altötting. Di solito l’affidamento è alla Madonna “Salus infirmorum”, ma quest’anno presso il santuario bavarese – uno dei più famosi e visitati della mitteleuropa – la Giornata del Malato verrà celebrata in forma solenne nel giorno della sua ricorrenza, l’11 febbraio, festa della Madonna di Lourdes. È qui che da bambino, Joseph Ratzinger – il cui paese natale si trova nelle vicinanze – veniva in pellegrinaggio con i genitori. Lui stesso racconta: “Ho avuto la fortuna di nascere nelle vicinanze di Altötting. Così i pellegrinaggi effettuati con i miei familiari fanno parte dei ricordi più belli della mia infanzia”. Sempre qui, da cardinale di Monaco, Ratzinger accolse Giovanni Paolo II, in visita nel 1980, e lui stesso tornò in diverse occasioni. Ad Altötting è vissuto anche frate Konrad, il santo frate portinaio, canonizzato nel 1934. Altötting e Lourdes… In “La mia vita”, Ratzinger scrive: “Mi sono ritrovato spesso a riflettere su questa circostanza, per cui la Chiesa nel secolo del progresso e della fede nella scienza si è vista rappresentata al meglio proprio da persone semplicissime, come Bernadette di Lourdes o, appunto, Frate Corrado (…) segno che la capacità di cogliere con immediatezza ciò che conta davvero è data ancor oggi ai più piccoli”.
E la stessa semplicità è di alcune figure che – nella cornice dell’Anno della fede – il Papa ha indicato nel suo Messaggio, “tra le innumerevoli nella storia della Chiesa, che hanno aiutato le persone malate a valorizzare la sofferenza sul piano umano e spirituale, affinché siano di esempio e di stimolo”. A partire da santa Teresa del Bambino Gesù e del Volto Santo, “esperta della scientia amoris”, che visse “in unione profonda alla Passione di Gesù” la malattia (la tubercolosi) che la condusse alla morte “attraverso grandi sofferenze”. Una passione del corpo ma anche e soprattutto una passione dell’anima, con una dolorosissima prova della fede: “Permise che la mia anima fosse invasa dalle tenebre più fitte – scriveva -. Un muro che si alza fino ai cieli e copre il firmamento stellato”. Il venerabile Luigi Novarese – che a maggio prossimo sarà proclamato beato – è colpito a nove anni da una grave forma di tubercolosi ossea, da cui guarisce improvvisamente dopo tre novene a Maria Ausiliatrice. Ordinato sacerdote viene chiamato in Segreteria di Stato e scopre un’altra forma di sofferenza, provocata dalla guerra. Nell’esercizio del suo ministero avvertì in modo particolare l’importanza della preghiera per e con gli ammalati e i sofferenti, che accompagnava spesso nei santuari mariani, in special modo a Lourdes. Fonda case di cura, centri di assistenza, corsi professionali per disabili e infermi, insegnando loro a pensare e vivere in modo nuovo la malattia.
Mosso dalla carità verso il prossimo, Raoul Follereau, conosciuto come apostolo dei lebbrosi, ha dedicato la propria vita alla cura delle persone affette dal morbo di Hansen – che conobbe durante un viaggio-safari in Africa -, promuovendo fra l’altro la Giornata mondiale contro la Lebbra. Una missione in cui è stato sostenuto dalla moglie, Magdalenae Boudou. Per entrambi è aperta la causa di beatificazione. Luminosa la figura di Madre Teresa di Calcutta, che ha battuto le strade e i quartieri più poveri della megalopoli indiana a raccogliere i più poveri dei poveri, coloro che sono “non voluti, non amati, non curati”. Anche lei visse nell’oscurità, una “notte” dell’anima che iniziò con il suo apostolato e durò tutta la vita, attraverso cui “partecipò misticamente alla sete di Gesù, al suo desiderio, doloroso e ardente, di amore, e condivise la desolazione interiore dei poveri”. Sant’Anna Schäffer di Mindelstetten fu costretta a letto tutta la vita a causa di gravi ustioni alle gambe che si era procurata lavorando come domestica. Anche lei ha unito le proprie sofferenze a quelle di Cristo: “il letto di dolore diventò… cella conventuale e la sofferenza costituì il suo servizio missionario… Confortata dalla comunione quotidiana, ella diventò un’instancabile strumento di intercessione nella preghiera e un riflesso dell’amore di Dio per molte persone che cercavano il suo consiglio”.