Il Papa: non smettiamo di stupirci davanti al Mistero e alla concretezza della Incarnazione

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Che significa che Dio si è incarnato? Il senso profondo del Natale è ancora il centro della riflessione del Papa in questi ultimi giorni nei quali la Chiesa ci propone nella liturgia il Tempo di Natale. In una Aula poco affollata, come sempre in questi giorni dell’ anno, Benedetto XVI ha spiegato la concretezza della vita di Gesù e della fede del cristiano. “La parola “carne” – ha detto il Papa- indica l’uomo nella sua integralità, proprio sotto l’aspetto della sua caducità e temporalità, della sua povertà e contingenza. Questo per dirci che la salvezza portata dal Dio fattosi carne in Gesù di Nazaret tocca l’uomo nella sua realtà concreta e in qualunque situazione si trovi.” Una verità alla quale rischiamo di abituarci e che invece esprime una grandezza immensa. Il rischio è di essere più attenti alla esteriorità “ai “colori” della festa, che al cuore della grande novità cristiana che celebriamo: qualcosa di assolutamente impensabile, che solo Dio poteva operare e in cui possiamo entrare solamente con la fede.” Recuperiamo lo stupore di fronte al Mistero, dice il Papa e cita il Concilio Vaticano II: «Il Figlio di Dio … ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con mente d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore d’uomo. Nascendo da Maria Vergine, egli si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché nel peccato» (Cost. Gaudium et spes, 22).”

Da qui il Papa presenta una mini teologia dal dono, a volte convenzionale, ma più spesso segno di amore e di stima. Dono al centro della liturgia del Natale con un riferimento all’originario dono del Natale: “in quella notte santa Dio, facendosi carne, ha voluto farsi dono per gli uomini, ha dato se stesso per noi; (…) ha assunto la nostra umanità per donarci la sua divinità. Questo è il grande dono.” Non ha importanza il costo di un regalo, ma “chi non riesce a donare un po’ di se stesso, dona sempre troppo poco; anzi, a volte si cerca proprio di sostituire il cuore e l’impegno di donazione di sé con il denaro, con cose materiali. Il mistero dell’Incarnazione sta ad indicare che Dio non ha fatto così: non ha donato qualcosa, ma ha donato se stesso nel suo Figlio Unigenito. Troviamo qui il modello del nostro donare, perché le nostre relazioni, specialmente quelle più importanti, siano guidate dalla gratuità e dall’amore.” E il Papa conclude con una riflessione sulla concretezza della vita di Gesù che “si immerge nella nostra storia e assume su di sé la fatica e il peso della vita umana.” E questo è “un forte stimolo ad interrogarci sul realismo della nostra fede, che non deve essere limitata alla sfera del sentimento, delle emozioni, ma deve entrare nel concreto della nostra esistenza, deve toccare cioè la nostra vita di ogni giorno e orientarla anche in modo pratico.”

E, ricorda il Papa, i cristiani devono ricordare che “l’Antico e il Nuovo Testamento vanno sempre letti insieme e a partire dal Nuovo si dischiude il senso più profondo anche dell’Antico. Quello stesso Verbo, che esiste da sempre presso Dio, che è Dio Egli stesso e per mezzo del quale e in vista del quale tutto è stato creato (cfr Col 1,16-17), si è fatto uomo: il Dio eterno e infinito si è immerso nella finitezza umana, nella sua creatura, per ricondurre l’uomo e l’intera creazione a Lui.” Concetti ben espressi dal Catechismo della Chiesa cattolica e dal Concilio Vaticano II che “ribadisce con forza: «In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo… Cristo, nuovo Adamo, manifesta pienamente l’uomo all’uomo e gli svela la sua altissima vocazione» (Cost. Gaudium et spes, 22; cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 359).” Il volto del Bambino è il volto di Dio, ma anche il volto di ogni essere umano, conclude il Papa: “e solo aprendoci all’azione della sua grazia e cercando ogni giorno di seguirlo, noi realizziamo il progetto di Dio su di noi.”

Per la prima volta in pubblico oggi l’arcivescovo Gaenswein come Prefetto della Casa Pontificia era seduto a destra del Papa e alla sinistra era monsignor Xuereb secondo segretario.

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