“Sii un re”. Il percorso dei Re Magi è il percorso dei cristiani

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“Sii un re”. A Colonia, nei giorni della Giornata Mondiale della Gioventù, campeggiava questa scritta per le strade. Lì, nella Cattedrale, traslati da Milano dove erano stati portati nel Medioevo da Eustorgio, riposavano le spoglie dei Re Magi. “Sii un re”, erano le parole disegnate su ogni marciapiede. Sii, insomma, una persona che si mette in cammino, che si mette in viaggio verso Dio.Nel suo ultimo libro (dedicato ai Vangeli dell’Infanzia), Benedetto XVI indugia molto sulla figura dei magi. Chi erano i Magi, si chiede il Papa? Erano saggi, fortemente influenzati dalla filosofia, come si racconta nel mondo ellenistico? O erano imbroglioni e seduttori che millantavano arti magiche? Un’ambivalenza del concetto che rappresenta “l’ambivalenza della religione in generale. Può diventare la strada verso la conoscenza vera, la strada verso Gesù Cristo. Ma, quando non porta ad aprirsi a lui e in realtà si appone all’unico Dio Salvatore, diventa demoniaca e distruttiva”.

Una storia dei Magi, redatta mettendo insieme varie leggende orientali e occidentali, incrociando le fonti fino a renderle armoniche, è stata scritta dallo storico Massimo Oldoni. E vale la pena ripercorrerla, perché in fondo alla fine sta a dimostrare che il percorso dei Magi è un percorso che comincia da lontano, che rappresenta la ricerca di Dio da parte dell’uomo, e ricalca il viaggio di Abramo che da Ur si incammina verso la terra promessa.

I tre magi guardano questa stella lucente sul Monte Vaus, e partono. Parte Melchiar, re di Nubia e d’Arabia; parte Balthasar, re di Godolia e di Saba; parte Jaspar, re di Tharsis e di Egriseuls. Seguono strade differenti, attraversano strade e città. E si incrociano a due miglia da Gerusalemme, proprio al trivio sotto il Calvario. E qui avviene la ricomposizione di Babele. Perché i tre magi parlano lingue diverse, vengono da paesi lontani, ma si intendono e capiscono di avere la stessa meta. Tornano indietro e, seguendo la stella, arrivano a Betlemme. Il viaggio è durato 13 giorni.

I tre re arrivano davanti a Gesù, deposto in una mangiatoia. Portano tutti doni provenienti dalla casa di Salomone e dal suo tempio, appartenuti una volta ad Alessandro Magno e alla Regina di Saba. Scendono dai dromedari, baciano la terra, si sentono invadere da un’ansia fervida. Di tutti i doni che avevano portato prendono a caso quello che hanno a portata di mano.

Melchiar regala a Gesù un pomo d’oro e trenta denari aurei. Il pomo era appartenuto ad Alessandro Magno. Era fuso con particelle auree provenienti da tutte le province dell’impero, e l’imperatore lo stringeva in una sola mano, come il mondo di cui era signore. Appena Gesù ebbe tra le mani il pomo, quello si frantumò, a significare che l’umiltà di Gesù e l’unicità della sua presenza avrebbero mandato in mille pezzi le cose vecchie del mondo.

I trenta denari, invece, erano quelli che Abramo si era portato da Ur, in Caldea, fino ad Hebron. Con quelli aveva comprato il campo per la sepoltura sua, di sua moglie e dei suoi figli. Per quelli stessi denari Giuseppe venne venduto dai fratelli agli Ismaeliti. Morto Giuseppe, furono inviati alla regina di Saba per acquistare aromi da mettere nel sepolcro del patriarca Giacobbe. E la regina di Saba, all’epoca di Salomone, li prese dal tesoro regio e li donò al Tempio di Gerusalemme. Ma quando gli arabi conquistano Gerusalemme al tempo di re Roboamo, i denari vengono presi e custoditi nel tesoro del re degli Arabi. Melchiar li prende da lì.

Durante la fuga in Egitto, Maria perde i trenta denari, che vengono ritrovati da un pastore beduino. Il quale anni dopo si ammala e va a Gerusalemme, dove Gesù lo risana. Il pastore gli offre i denari, e Gesù ordina che tutto sia conservato nel tempio. Il sacerdote li mette nel tesoro del tempio,insieme alla mirra donata da Jaspar, accendendo l’incenso donato da Melchiar. Nel terzo giorno prima della Passione del Signore, i sacerdoti prelevano i trenta denari dal tempio e li danno a Giuda come compenso per il tradimento di Gesù. Parte della mirra invece viene mescolata nell’aceto offerto a Gesù sulla croce, e una parte viene aggiunta da Nicodemo agli aromi profumati per il seppellimento del suo corpo.

E così la storia dei Magi racconta la storia di una ricerca, che trova compimento nella nascita di Gesù. E la storia dei loro doni in fondo chiude un cerchio che era cominciato da quando Abramo aveva lasciato Ur in cerca della Terra Promessa.

(articolo originariamente pubblicato su Le Campane di San Bartolomeo)

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