Il Papa: la pace è quella che ci insegna Maria che non si scompone davanti alle difficoltà
Qual è l’orgine della pace? Ce lo dice il Vangelo che ci fa contemplare la serenità di Maria la Madre di Gesù. Benedetto XVI apre il nuovo anno con la messa per la solennità della solennità di Maria Made di Dio. La prima messa del nuovo anno è dedicata alla 46° Giornata Mondiale della Pace, ma soprattutto è un canto a Maria che oggi, nel momento in cui a Gesù viene dato il nome, diventa madre di Gesù. E’ lei la maestra per noi che dobbiamo imparare la pace. “Per lei – spiega il Papa- si compiono, durante i giorni in cui «diede alla luce il suo figlio primogenito» (Lc 2,7), tanti avvenimenti imprevisti: non solo la nascita del Figlio, ma prima il viaggio faticoso da Nazaret a Betlemme, il non trovare posto nell’alloggio, la ricerca di un rifugio di fortuna nella notte; e poi il canto degli angeli, la visita inaspettata dei pastori. In tutto ciò, però, Maria non si scompone, non si agita, non è sconvolta da fatti più grandi di lei; semplicemente considera, in silenzio, quanto accade, lo custodisce nella sua memoria e nel suo cuore, riflettendovi con calma e serenità. E’ questa la pace interiore che vorremmo avere in mezzo agli eventi a volte tumultuosi e confusi della storia, eventi di cui spesso non cogliamo il senso e che ci sconcertano.”
Eventi tumultuosi che si concretizzzano, come silegge nel messaggio per la Giornata della Pace 2013, in «focolai di tensione e di contrapposizione causati da crescenti diseguaglianze fra ricchi e poveri, dal prevalere di una mentalità egoistica e individualistica espressa anche da un capitalismo finanziario sregolato», oltre che da diverse forme di terrorismo e di criminalità. Ma Benedetto non è un pessimista, anzi. “Sono persuaso-dice- che «le molteplici opere di pace, di cui è ricco il mondo, testimoniano l’innata vocazione dell’umanità alla pace. In ogni persona il desiderio di pace è aspirazione essenziale e coincide, in certa maniera, con il desiderio di una vita umana piena, felice e ben realizzata. L’uomo è fatto per la pace che è dono di Dio.”
E’ una teologia del nome e del volto quella che il Papa propone nella prima omelia del nuovo anno. Un nome che vien pronunciato tre volte nella benedizione biblica, il nome che viene dato al figlio di Maria, che oggi diventa Madre di Gesù, il nome che ci invita a fissare gli occhi sul volto. “Per la Sacra Scrittura- spiega il Papa- contemplare il volto di Dio è somma felicità” e cosa vuole dire secondoil Vangelo? “Vuol dire conoscerlo direttamente, per quanto sia possibile in questa vita, mediante Gesù Cristo, nel quale si è rivelato. Godere dello splendore del volto di Dio vuol dire penetrare nel mistero del suo Nome manifestatoci da Gesù, comprendere qualcosa della sua vita intima e della sua volontà, affinché possiamo vivere secondo il suo disegno di amore sull’umanità.”
Il volto del piccolo Gesù, il volto di Maria, madre di Gesù, il volto di Dio Padre di tutti. Ecco “il fondamento della nostra pace: la certezza di contemplare in Gesù Cristo lo splendore del volto di Dio Padre, di essere figli nel Figlio, e avere così, nel cammino della vita, la stessa sicurezza che il bambino prova nelle braccia di un Padre buono e onnipotente. Lo splendore del volto del Signore su di noi, che ci concede pace, è la manifestazione della sua paternità.”
E soprattutto “niente può togliere ai credenti questa pace, nemmeno le difficoltà e le sofferenze della vita. Infatti, le sofferenze, le prove e le oscurità non corrodono, ma accrescono la nostra speranza, una speranza che non delude”. E’ l’auspicio per un anno che si apre oggi, per un tempo che ancora ci è donato. Doni che sono diventanti concreti sull’ altare del Papa e che sono richieste nella preghiera dei fedeli per le famiglie, i governanti per le nazioni e i popoli lacerati dalla guerra e dalla violenza.