Giornata Mondiale della Pace: Beati gli operatori di pace

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Ormai è  buona tradizione che il 1 gennaio venga divulgato dal papa un messaggio per la Giornata mondiale della Pace, che fu istituita dal venerabile papa Paolo VI il 1 gennaio 1968: è un’occasione per approfondire i temi del nostro vivere. Quindi è tradizione che il papa proponga un tema e dia linee capaci di generare un proficuo dibattito per declinare il nome della pace nel mondo. Il testo proposto per la giornata mondiale della pace del 2013 ha un senso profondo e attuale, che non sta nella questione dell’aborto, dei matrimoni omosessuali o dell’eutanasia, come nella lotta alla massimizzazione del profitto o a chi vuole smantellare lo stato sociale o nell’essere a favore dello sviluppo sostenibile. Queste sono conseguenze di un senso più profondo che consiste nel leggerle  all’interno di una visione ‘integrale’ sull’uomo.

 

E quindi la prevalenza di letture unilaterali, parziali e superficiali, come è avvenuto al messaggio di papa Benedetto XVI, che ha voluto dedicare il messaggio di questo anno agli operatori di pace, impone una lettura completa del messaggio stesso, fin dal suo preambolo, per comprendere bene il finale: “A 50 anni dall’inizio del Concilio Vaticano II, che ha consentito di rafforzare la missione della Chiesa nel mondo, rincuora constatare che i cristiani, quale Popolo di Dio in comunione con Lui e in cammino tra gli uomini, si impegnano nella storia condividendo gioie e speranze, tristezze ed angosce, annunciando la salvezza di Cristo e promuovendo la pace per tutti. In effetti, i nostri tempi, contrassegnati dalla globalizzazione, con i suoi aspetti positivi e negativi, nonché da sanguinosi conflitti ancora in atto e da minacce di guerra, reclamano un rinnovato e corale impegno nella ricerca del bene comune, dello sviluppo di tutti gli uomini e di tutto l’uomo”.

 

Dal preambolo si comprende il largo respiro del significato della pace su cui il Papa intende soffermarsi, perché la Chiesa è preoccupata dalla prevalenza del capitalismo finanziario sregolato, dal terrorismo e dalla criminalità internazionale, ma anche da fondamentalismi e fanatismi che stravolgono la vera natura della religione; nonostante tutto: “le molteplici opere di pace, di cui è ricco il mondo, testimoniano l’innata vocazione dell’umanità alla pace. In ogni persona il desiderio di pace è aspirazione essenziale e coincide, in certa maniera, con il desiderio di una vita umana piena, felice e ben realizzata. In altri termini, il desiderio di pace corrisponde ad un principio morale fondamentale, ossia, al dovere-diritto di uno sviluppo integrale, sociale, comunitario, e ciò fa parte del disegno di Dio sull’uomo. L’uomo è fatto per la pace che è dono di Dio”.

Anzi è proprio Gesù Cristo che chiama ‘beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio’: “Nella tradizione biblica, infatti, quello della beatitudine è un genere letterario che porta sempre con sé una buona notizia, ossia un vangelo, che culmina in una promessa. Quindi, le beatitudini non sono solo raccomandazioni morali, la cui osservanza prevede a tempo debito, tempo situato di solito nell’altra vita, una ricompensa, ossia una situazione di futura felicità. La beatitudine consiste, piuttosto, nell’adempimento di una promessa rivolta a tutti coloro che si lasciano guidare dalle esigenze della verità, della giustizia e dell’amore. Coloro che si affidano a Dio e alle sue promesse appaiono spesso agli occhi del mondo ingenui o lontani dalla realtà. Ebbene, Gesù dichiara ad essi che non solo nell’altra vita, ma già in questa scopriranno di essere fi gli di Dio, e che da sempre e per sempre Dio è del tutto solidale con loro”.

Ma la pace, precisa il Papa non è solamente dono di Dio, ma anche opera dell’uomo, come ha ricordato il papa beato Giovanni XXIII nell’Enciclica ‘Pacem in terris’: “La realizzazione della pace dipende soprattutto dal riconoscimento di essere, in Dio, un’unica famiglia umana. Essa si struttura, come ha insegnato l’Enciclica ‘Pacem in terris’, mediante relazioni interpersonali ed istituzioni sorrette ed animate da un ‘noi’ comunitario, implicante un ordine morale, interno ed esterno, ove si riconoscono sinceramente, secondo verità e giustizia, i reciproci diritti e i vicendevoli doveri. La pace è ordine vivificato ed integrato dall’amore, così da sentire come propri i bisogni e le esigenze altrui, fare partecipi gli altri dei propri beni e rendere sempre più diffusa nel mondo la comunione dei valori spirituali”.

Di conseguenza gli operatori di pace sono coloro che promuovono la vita nella sua integralità (e qui si sono appuntati gli strali ingiustificati, in quanto non è stato volutamente letto in modo corretto dai mass media). E qui il papa dice in maniera magistrale che la pace è collegata ad azioni che portano al bene comune ed alla pace: “Via di realizzazione del bene comune e della pace è anzitutto il rispetto per la vita umana, considerata nella molteplicità dei suoi aspetti, a cominciare dal suo concepimento, nel suo svilupparsi, e sino alla sua fine naturale. Veri operatori di pace sono, allora, coloro che amano, difendono e promuovono la vita umana in tutte le sue dimensioni: personale, comunitaria e trascendente. La vita in pienezza è il vertice della pace. Chi vuole la pace non può tollerare attentati e delitti contro la vita. Coloro che non apprezzano a sufficienza il valore della vita umana e, per conseguenza, sostengono per esempio la liberalizzazione dell’aborto, forse non si rendono conto che in tal modo propongono l’inseguimento di una pace illusoria… Ogni lesione alla vita, specie nella sua origine, provoca inevitabilmente danni irreparabili allo sviluppo, alla pace, all’ambiente… L’azione della Chiesa nel promuoverli non ha dunque carattere confessionale, ma è rivolta a tutte le persone, prescindendo dalla loro affiliazione religiosa. Tale azione è tanto più necessaria quanto più questi principi vengono negati o mal compresi, perché ciò costituisce un’offesa contro la verità della persona umana, una ferita grave inflitta alla giustizia e alla pace”.

Da questi principi dipende anche il diritto al lavoro ed un nuovo modello di sviluppo e di economia: “Concretamente, nell’attività economica l’operatore di pace si configura come colui che instaura con i collaboratori e i colleghi, con i committenti e gli utenti, rapporti di lealtà e di reciprocità. Egli esercita l’attività economica per il bene comune, vive il suo impegno come qualcosa che va al di là del proprio interesse, a beneficio delle generazioni presenti e future. Si trova così a lavorare non solo per sé, ma anche per dare agli altri un futuro e un lavoro dignitoso… Desidero ribadire con forza che i molteplici operatori di pace sono chiamati a coltivare la passione per il bene comune della famiglia e per la giustizia sociale, nonché l’impegno di una valida educazione sociale. Nessuno può ignorare o sottovalutare il ruolo decisivo della famiglia, cellula base della società dal punto di vista demografico, etico, pedagogico, economico e politico. Essa ha una naturale vocazione a promuovere la vita: accompagna le persone nella loro crescita e le sollecita al mutuo potenziamento mediante la cura vicendevole”.

In conclusione papa Benedetto XVI, con questo messaggio ha inteso promuovere una pedagogia della pace, che richiede una pedagogia del perdono, che è un cammino impegnativo: “Bisogna, allora, insegnare agli uomini ad amarsi e a educarsi alla pace, e a vivere con benevolenza, più che con semplice tolleranza… Ciò richiede il diffondersi di una pedagogia del perdono. Il male, infatti, si vince col bene, e la giustizia va ricercata imitando Dio Padre che ama tutti i suoi figli. E’ un lavoro lento, perché suppone un’evoluzione spirituale, un’educazione ai valori più alti, una visione nuova della storia umana. Occorre rinunciare alla falsa pace che promettono gli idoli di questo mondo e ai pericoli che la accompagnano, a quella falsa pace che rende le coscienze sempre più insensibili, che porta verso il ripiegamento su se stessi, verso un’esistenza atrofizzata vissuta nell’indifferenza. Al contrario, la pedagogia della pace implica azione, compassione, solidarietà, coraggio e perseveranza”.

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