Il Papa: dobbiamo aver fretta per le cose di Dio, in un mondo che non gli da spazio né tempo
C’è posto per Dio nella nostra via quando cerca di entrare nella nostra vita? Abbiamo tempo e spazio per lui? “ Anche se sembra bussare alla porta del nostro pensiero Egli deve essere allontanato con qualche ragionamento” . E’ la questione che la Notte di Natale il Papa pone a tutto il mondo. Nella omelia della messa in Basilica davanti alla immagine di Maria con in braccio il Bambino Gesù a sottolineare il legame tra la SS. Vergine e il mistero di Cristo che si rinnova sull’altare Benedetto XVI rilegge il Vangelo con quel “ non c’era posto per loro nell’albergo”. “ Così la questione morale su come stiano le cose da noi riguardo ai profughi, ai rifugiati, ai migranti ottiene un senso ancor più fondamentale: abbiamo posto per Dio ? E abbiamo tempo per Dio ?
“Quanto più velocemente possiamo muoverci, quanto più efficaci diventano gli strumenti che ci fanno risparmiare tempo, tanto meno tempo abbiamo a disposizione.” E ancora il Papa parla del pensiero stesso di Dio che sembra dover essere allontanato nella nostra vita. “Per essere ritenuto serio, il pensiero deve essere impostato in modo da rendere superflua l’“ipotesi Dio”. Non c’è posto per Lui. Anche nel nostro sentire e volere non c’è lo spazio per Lui. “ Vogliamo solo le cose sperimentabili, siamo riempiti da noi stessi e così non c’è spazio “per gli altri, per i bambini, per i poveri, per gli stranieri.” La via del cambiamento la indica San Paolo “Lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare!”
Allora bisogna fargli spazio “affinché in questo modo possiamo riconoscerlo anche in coloro mediante i quali si rivolge a noi: nei bambini, nei sofferenti e negli abbandonati, negli emarginati e nei poveri di questo mondo.” E c’è la gloria di Dio nelle parole del Vangelo, la gioia degli angeli e dei pastori e “da questa gioia vogliamo lasciarci toccare: esiste la verità. Esiste la pura bontà. Esiste la luce pura. Dio è buono ed Egli è il potere supremo al di sopra di tutti i poteri. Di questo fatto dovremmo semplicemente gioire in questa notte, insieme agli angeli e ai pastori.” Perchè dove non di da gloria a Dio, Egli viene negato, si nega la pace e la vita. Eppure c’è chi asserisce il contrario che le religioni sarebbero “la causa della violenza e delle guerre nel mondo; occorrerebbe prima liberare l’umanità dalle religioni, affinché si crei poi la pace” La fede nell’unico Dio viene vista come intolleranza “perché in base alla sua natura esso vorrebbe imporsi a tutti con la pretesa dell’unica verità.”
Non chiude gli occhi sulla storia Benedetto XVI: a volte “il monoteismo è servito di pretesto per l’intolleranza e la violenza.” E’ la religione che si ammala e si oppone alla sue stessa natura “quando l’uomo pensa di dover egli stesso prendere in mano la causa di Dio, facendo così di Dio una sua proprietà privata.” Allora si deve essere vigilanti, ma “se la luce di Dio si spegne, si spegne anche la dignità divina dell’uomo.” E se l’uomo non è più immagine di Dio, se non siamo più fratelli e sorelle allora vediamo che violenza arrogante appare, come nel secolo scorso, ricorda il Papa. “Solo se la luce di Dio brilla sull’uomo e nell’uomo, solo se ogni singolo uomo è voluto, conosciuto e amato da Dio, solo allora, per quanto misera sia la sua situazione, la sua dignità è inviolabile.” E “nel buio del peccato e della violenza, questa fede ha inserito un raggio luminoso di pace e di bontà che continua a brillare.”
Che cosa chiedere oggi a Dio? “Sì, Signore, annuncia a noi anche oggi la pace, ai lontani e ai vicini” e “aiutaci a diventare uomini “del tuo compiacimento” – uomini secondo la tua immagine e così uomini di pace.” Andiamo a Betlemme, dice Benedetto XVI , “usciamo dalle nostre abitudini di pensiero e di vita e oltrepassiamo il mondo meramente materiale per giungere all’essenziale, al di là, verso quel Dio che, da parte sua, è venuto di qua, verso di noi. Vogliamo pregare il Signore, perché ci doni la capacità di oltrepassare i nostri limiti, il nostro mondo; perché ci aiuti a incontrarlo, specialmente nel momento in cui Egli stesso, nella Santissima Eucaristia, si pone nelle nostre mani e nel nostro cuore.”
Andiamo con i pastori e “preghiamo perché lì ci sia pace. Preghiamo perché Israeliani e Palestinesi possano sviluppare la loro vita nella pace dell’unico Dio e nella libertà. Preghiamo anche per i Paesi circostanti, per il Libano, per la Siria, per l’Iraq e così via: affinché lì si affermi la pace. Che i cristiani in quei Paesi dove la nostra fede ha avuto origine possano conservare la loro dimora; che cristiani e musulmani costruiscano insieme i loro Paesi nella pace di Dio.” Affrettiamoci come i pastori per le cose di Dio.
E il Papa conclude: “Oggi Dio non fa parte delle realtà urgenti. Le cose di Dio, così pensiamo e diciamo, possono aspettare. Eppure Egli è la realtà più importante, l’Unico che, in ultima analisi, è veramente importante. Perché non dovremmo essere presi anche noi dalla curiosità di vedere più da vicino e di conoscere ciò che Dio ci ha detto? Preghiamolo affinché la santa curiosità e la santa gioia dei pastori tocchino in quest’ora anche noi, e andiamo quindi con gioia di là, a Betlemme – verso il Signore che anche oggi viene nuovamente verso di noi.”