David Lopez Ribes: uno spagnolo e la sua “videoarte”
Come ha saputo di questi premi, e come ha deciso di partecipare?
Ho preparato con molto affetto i lavori che ho presentato per partecipare al Premio d’arte delle Accademmie Pontificie. Ad aprile sono stato a Roma per consegnare la mia opera. Ricordo che sono entrato in San Pietro ed ho chiesto a Giovanni Paolo II che se questo era buono per la fede dei miei figli, che venisse in mio aiuto. Sono rimasto veramente sorpreso quando mi hanno chiamato il 22 ottobre per dirmi che Benedetto XVI mi aveva concesso il Premio. Appena ho messo giù il telefono, sono andato a vedere chi era il santo del giorno e sono rimasto di stucco nel vedere che quel giorno si commemorava il Beato Giovanni Paolo II. Subito ho capito che dovevamo andare con tutti i bambini a Roma anche se questo significava, come si suol dire, non avere niente da mangiare dopo.
Come e quando ha avuto luogo la consegna del premio?
L’evento ha avuto luogo lo scorso 21 novembre, a Roma. Dopo l’Udienza Generale, siamo stati ricevuti dal Santo Padre. Sono stati momenti di una grande semplicità, ma anche di una forte intensità. Per me era molto importante esprimere al Papa il mio ringraziamento. Il Papa si è congratulato con me e mi ha incoraggiato a proseguire il mio lavoro. Quello stesso giorno, nel pomeriggio, il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato del Vaticano, ci ha consegnato il Premio, al termine della sessione Plenaria delle Accademie Pontificie.
Avete appena avuto il sesto figlio e siete andati tutti a Roma per ricevere il premio. Come è andata l’avventura?
La notizia ci arrivò due giorni dopo la nascita della nostra piccola Miriam. Il viaggio è stato una vera pazzia, ma eravamo tutti felicissimi. Era un’occasione unica per viverla insieme.
Appartiene a qualche realtà ecclesiale? Tutto questo, che significato ha avuto per Lei e la sua familia?
Sono sposato con Beatriz e abbiamo sei figli, frutto del nostro matrimonio. Viviamo la fede nel Cammino Neocatecumenale, attraverso il quale abbiamo ricevuto tante grazie. Una di queste è poter riconoscere l’azione di Dio nella nostra storia. Un Dio che non è entelechia, ma azione, incontro. È un Dio d’amore che è voluto entrare in rapporto con noi nella storia, nei fatti, negli eventi o azioni di ogni giorno. Questo è il mio sguardo nell’arte.
Qual’è il significato della Sua pittura, cosa vuole esprimere nei suoi quadri?
Oggi l’arte contemporaneo è guardato con sospetto o dubbio. Nella mia esperienza di tutti i giorni ho trovato molte epifanie della bellezza: la bellezza della vita cristiana, il perdono… Ricordo che il Papa a Barcellona, quando visitò la “Sagrada Familia”, disse: “Il bisogno fondamentale dell’uomo è la bellezza”. Questa è un’affermazione molto profonda. La missione dell’arte è preparare l’uomo all’incontro con Dio.
Di tutta quest’esperienza, con che cosa Lei rimane?
Lavoro con dedizione alla creazione, sia del punto di vista personale come del Cammino Neocatecumenale. Con un gruppo internazionale di pittori collaboriamo con Kiko Argüello ad una proposta estetica per la Chiesa nel momento attuale che sia al servizio della liturgia. E sviluppo anche progetti personali in gallerie d’arte e musei. Ecco perchè questo riconoscimento è molto speciale per me, perchè è mia Madre, la Chiesa, che ha verso di me questo gesto così importante ed, al contempo, inaspettato.