L’albero di Natale.Una storia cristiana

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L’albero di Natale è “il segno e il richiamo della luce altissima di Dio”, ha detto Benedetto XVI di fronte alla rappresentanza del Molise, regione che ha regalato l’albero esposto quest’anno in piazza San Pietro. Ma da dove viene la tradizione dell’albero di Natale? In molti sostengono che l’albero di Natale sia una tradizione pagana Non è del tutto errato. Ma poi la tradizione dell’albero di Natale si sviluppa in ambito cristiano. Un tempo,  il 24 dicembre era il giorno in cui si festeggiavano i “santi” Adamo ed Eva. Perché grazie alla loro felix culpa era stato inviato il Salvatore. Ed è logico, dunque che nei sagrati e anche nelle cattedrali venisse eretto un “albero del Paradiso”, con tanto di mele appese a far da scenario alle sacre rappresentazioni cristiane.

Dunque, definire l’abete “pagano”, “laico” o persino “celtico” è vero, ma è parziale. Lo ha spiegato Oscar Cullman, teologo protestante e osservatore del Concilio Vaticano II, in un libricino tutto dedicato al Natale (“L’origine della festa del Natale”, Queriniana). “Solo la primissima forma cristiana è un rapporto con i riti pagani – scrive Cullman – da un lato con il primordiale culto degli alberi, dall’altro con l’antica celebrazione del solstizio d’inverno”.

In fondo, che ci sia un legame con gli antichi riti pagani non deve essere sorprendente. Da sempre, l’albero è stato venerato come immagine o sede degli dei, simbolo della rigenerazione periodica della vita (la latifoglia”) e dell’immortalità; asse del mondo che attraverso le radici fissate al suolo collega la terra al cielo cui protende le chiome, e unisce il cielo alla terra.

Insomma, l’albero di Natale ha delle parentele con i riti antichi. Per esempio, con il “frassino cosmico” Yggdrasil della mitologia cosmica, dalle cui foglie scende l’idromele (liquidi di vita) e ai cui piedi si radunano gli dei per decidere le sorti degli uomini. Oppure con il Kien Mu, l’albero dell’universo cinese, che ordina il mondo tra sopra e sotto, tra regno inferiore, umano e celeste. Oppure ancora con Asvattha, l’albero rovesciato dell’India, le cui radici convogliano dalle nubi verso il basso l’energia sacra (una dottrina che tra l’altro è stata ripresa da certe leggende ebraiche e islamiche) e in seguito identificato con il ficus sotto il quale Buddha ricevette l’illuminazione. Oppure ancora – e qui finiamo la carrellata di continenti – con il cubo aperto su cui crescono quattro grandi alberi cosmici, il simbolo azteco di Quetalcoatl; o con l’albero del Paradiso, proprio della mitologia Maya, personificazione del dio della pioggia Tlaloc (“colui che fa germogliare”).

Ma il fascino dell’albero è ben presente nelle società greche e romane. A Roma, per onorare Attis, si adornava l’abete sacro con oggetti votivi (cembali, piatti e fiasche). In Grecia, l’essenza di abete era dedicata alla dea lunare Artemide e se ne sventolavano i rami con una pigna in punta. Nell’antico Egitto l’abete era “l’albero della nascita”. E l’essenza di abete era consacrata al compleanno del Fanciullo Divino nel calendario celtico. Alfredo Cattabiani, un esperto del tema, scriveva che “Il legame fra l’albero e il solstizio  è documentato anche nei Paesi scandinavi germanici, nei quali nel medioevo ci si recava nel bosco a tagliare un abete da decorare con ghirlande, uova dipinte, dolciumi”.

Niente di sorprendente, dunque. Tanto che anche Joseph Ratzinger, in un testo del 1978, spiegava: “Quasi tutte le usanze prenatalizie hanno la loro radice in parole della Sacra Scrittura. Il popolo dei credenti ha, per così dire, tradotto la Scrittura in qualcosa di visibile… Gli alberi adorni del tempo di Natale non sono altro che il tentativo di tradurre in atto queste parole: il Signore è presente, così sapevano e credevano i nostri antenati; perciò gli alberi gli devono andare incontro, inchinarsi davanti a lui, diventare una lode per il loro Signore”.

Cullmann segnala altre coincidenze, come l’uso medievale di appendere ramoscelli in casa di inverno, oppure la leggenda secondo cui le piante fiorirono alla nascita di Gesù. Ma poi prende le distanze. “II significato cristiano dell’albero di Natale – scrive –  non va fatto derivare dal solstizio d’inverno, che certo è anch’esso in questione, ma solo indirettamente. Esso ha un’origine propria e risale a una tradizione medievale e al suo significato religioso: le rappresentazioni dei ‘misteri’, che nella Santa Notte mettevano in scena davanti al portale delle chiese e delle cattedrali la storia del peccato originale nel paradiso terrestre. Esse sono la vera culla del nostro albero di Natale con la sua decorazione simbolica”.

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