Matteo Giovannetti, un pittore alla corte papale avignonese
Nel lontano 1305, a Perugia, dopo 11 mesi di trattative, fu scelto un nuovo papa: Clemente V. Clamorosa la sua decisione di spostare la sede papale da Roma ad Avignone, in un convento di domenicani, protetto dal re di Francia Filippo IV, colpevole di aver influenzato non poco il conclave per la sua nomina. Stessa scelta del successore, salito al soglio pontificio con il nome di Giovanni XXII.
Per la Chiesa, inizia una delle pagine più controverse; per Avignone, un periodo florido sia per la corrente artistica che letteraria. Nella città francese, infatti, faranno scalo i più noti e importanti artisti e letterati dell’epoca, come il pittore senese Simone Martini e il poeta Francesco Petrarca. E, reduce della scuola del Martini, alla corte di sua santità Benedetto XII, arriva e si impone l’artista italiano Matteo Giovannetti, che svolgerà un ruolo notevole nella diffusione della pittura trecentesca italiana Oltralpe.
L’artista, nativo di Viterbo e priore della chiesa di San Martino, lavora alla decorazione dei saloni delle nuove stanze adiacenti all’edificio del palazzo vescovile volute da Benedetto XII nel 1335 e continua il suo lavoro di frescante nei nuovi appartamenti della parte sud-ovest commissionati da Clemente VI. Purtroppo, oggi gli affreschi che decoravano le maestose sale del pontefice sono andati per la maggior parte perduti a causa di interventi fatti nel Medioevo; per colpa di un incendio che devastò il palazzo nel 1413; per l’utilizzo inappropriato del palazzo negli anni della Rivoluzione francese, destinato a carcere, e poi nell’800 come caserma.
Negli anni di ristrutturazione e di allargamento del palazzo, diversi artisti furono impegnati per la realizzazione degli affreschi: nomi francesi e italiani lavorarono insieme, dando così al complesso pittorico una certa disomogeneità. L’attività dell’artista viterbese ad Avignone si svolse dal 1336 al 1368. Nel 1343, viene portata a termine la cosiddetta “camera del cervo”, uno studiolo ad uso privato del papa, situato al quarto piano della torre del guardaroba, che permette il passaggio dagli appartamenti privati alle nuove costruzioni poste a sud, volute da Clemente VI.
Il papa ammobiliò la sala con un letto, con la sua biblioteca privata e con altri accessori, come dei bauli foderati di seta. Il tema inusuale per una camera riservata al papa è stata sicuramente dettata dallo stesso pontefice, non indifferente agli svaghi dei principi e dei nobili. Il tutto in pieno stile Gotico Internazionale che di lì a poco avrebbe riprodotto in immagini dipinte gli sport e le attività svolte dagli aristocratici, qui riportati nella caccia al cervo, nella pesca e nella caccia al falcone.
Oggi, si è concordi nel ritenere Giovannetti il pittore principale della “camera del cervo”, perché sia la resa volumetrica dei corpi che la caratterizzazione dei volti ritratti sono il risultato di idee tipicamente italiane. Oltre che alla decorazione del Palazzo dei papi, con annesse cappelle, Matteo fu incaricato di affrescare parti della Certosa di Villeneuve-lés-Avignon nel 1355 e l’abbazia di Saint-Robert alla Chaise-Dieu.