Benedetto XVI: come Maria, “Accettare il volere divino, anche se è misterioso”

“L’apertura dell’anima a Dio e alla sua azione nella fede include anche l’elemento dell’oscurità. La relazione dell’essere umano con Dio non cancella la distanza tra Creatore e creatura”, “ma proprio colui che – come Maria – è aperto in modo totale a Dio, giunge ad accettare il volere divino, anche se è misterioso, anche se spesso non corrisponde al proprio volere ed è una spada che trafigge l’anima”. Benedetto XVI parla della “fede di Maria a partire dal grande mistero dell’Annunciazione”; stamattina nell’Aula Paolo VI, il Santo Padre ha ricordato che “nel cammino dell’Avvento la Vergine Maria occupa un posto particolare come colei che in modo unico ha atteso le promesse di Dio, accogliendo nella fede e nella carne Gesù, il figlio di Dio, in piena obbedienza alla volontà divina”.
“A prima vista il termine chaîre, ‘rallegrati’, sembra un normale saluto, usuale nell’ambito greco – spiega il papa – ma questa parola, se letta sullo sfondo della tradizione biblica, acquista un significato molto più profondo”. Proprio alla luce di quello che viene subito dopo, “Il Signore è con te”: “Maria è identificata come con il popolo sposato da Dio”, “in lei si compie l’attesa della venuta definitiva di Dio”.
Anche perché, spiega ancora Benedetto XVI, “nel saluto dell’angelo, Maria viene chiamata ‘piena di grazia’; in greco il termine ‘grazia’, charis, ha la stessa radice linguistica della parola ‘gioia’. Anche in questa espressione si chiarisce ulteriormente la sorgente del rallegrarsi di Maria: la gioia proviene dalla grazia, proviene cioè dalla comunione con Dio, dall’avere una connessione così vitale con Lui, dall’essere dimora dello Spirito Santo, totalmente plasmata dall’azione di Dio”. Così, aggiunge, “Maria è la creatura che in modo unico ha spalancato la porta al suo Creatore, si è messa nelle sue mani, senza limiti. Ella vive interamente della e nella relazione con il Signore; è in atteggiamento di ascolto, attenta a cogliere i segni di Dio nel cammino del suo popolo; è inserita in una storia di fede e di speranza nelle promesse di Dio, che costituisce il tessuto della sua esistenza”. Ma soprattutto, “si sottomette liberamente alla parola ricevuta, alla volontà divina nell’obbedienza della fede”.
Compito a cui sono chiamati tutti, spiega il papa: “Non è diverso anche per il cammino di fede di ognuno di noi: incontriamo momenti di luce, ma incontriamo anche passaggi in cui Dio sembra assente, il suo silenzio pesa nel nostro cuore e la sua volontà non corrisponde alla nostra, a quello che noi vorremmo”.
“Ma quanto più ci apriamo a Dio – continua -, accogliamo il dono della fede, poniamo totalmente in Lui la nostra fiducia – come Abramo e come Maria – tanto più Egli ci rende capaci, con la sua presenza, di vivere ogni situazione della vita nella pace e nella certezza della sua fedeltà e del suo amore. Questo però significa uscire da sé stessi e dai propri progetti, perché la Parola di Dio sia la lampada che guida i nostri pensieri e le nostre azioni”.
Come Maria, insomma, che “deve rinnovare la fede profonda con cui ha detto «sì» nell’Annunciazione; deve accettare che la precedenza l’abbia il Padre vero e proprio di Gesù; deve saper lasciare libero quel Figlio che ha generato perché segua la sua missione. E il «sì» di Maria alla volontà di Dio, nell’obbedienza della fede, si ripete lungo tutta la sua vita, fino al momento più difficile, quello della Croce”. Senza “perdere la piena fiducia nell’azione di Dio”, “Maria entra in intimo dialogo con la Parola di Dio che le è stata annunciata, non la considera superficialmente, ma si sofferma, la lascia penetrare nella sua mente e nel suo cuore per comprendere ciò che il Signore vuole da lei, il senso dell’annuncio”; “non si ferma ad una prima comprensione superficiale di ciò che avviene nella sua vita, ma sa guardare in profondità, si lascia interpellare dagli eventi, li elabora, li discerne, e acquisita quella comprensione che solo la fede può garantire. E’ l’umiltà profonda della fede obbediente di Maria, che accoglie in sé anche ciò che non comprende dell’agire di Dio, lasciando che sia Dio ad aprirle la mente e il cuore”.
Tutta la riflessione su Maria, secondo Benedetto XVI, è necessaria per comprendere al meglio la “solennità del Natale del Signore che tra poco celebreremo”, “ci invita a vivere questa stessa umiltà e obbedienza di fede”. Infatti, “la gloria di Dio non si manifesta nel trionfo e nel potere di un re, non risplende in una città famosa, in un sontuoso palazzo, ma prende dimora nel grembo di una vergine, si rivela nella povertà di un bambino. L’onnipotenza di Dio, anche nella nostra vita, agisce con la forza, spesso silenziosa, della verità e dell’amore. La fede ci dice, allora, che l’indifesa potenza di quel Bambino alla fine vince il rumore delle potenze del mondo”.