Numeri ufficiali Covid-19 del 7 gennaio 2021. Arcuri: “Il reato contro la Salute va contro la morale, reato supremo non necessariamente da Codice Penale”

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“Dobbiamo smettere di inseguire il virus con un Dpcm dietro l’altro ed elaborare un piano strategico di medio-lungo periodo che proceda di pari passo con la campagna vaccinale. Con i contratti che sono stati siglati fino ad oggi possiamo vaccinare circa il 5% della popolazione entro marzo e meno del 20% entro giugno. Siamo ancora lontani dal tradurre questa straordinaria conquista della scienza in un tangibile risultato di salute pubblica. La comunicazione istituzionale dovrebbe diffondere la massima fiducia nel vaccino, senza sbilanciarsi in previsioni irrealistiche, visto che anche le persone vaccinate devono mantenere tutte le misure di prevenzione ” (Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe che dall’inizio dell’epidemia porta avanti un monitoraggio indipendente sul Coronavirus in Italia – Newsletter del Corriere della Sera, 8 dicembre 2021).

Ringraziando i nostri lettori e sostenitori, ricordiamo che è possibile inviare comunicazione presso l’indirizzo di posta elettronica del “Blog dell’Editore”: QUI.

I dati Covid-19 ufficiali del Ministero della salute di oggi giovedì 7 gennaio 2021

Totale casi: 2.220.361 (+18.020) (+0,82%)
In isolamento domiciliare: 545.177 (+2.210) (+0,41%)
Ricoverati con sintomi: 23.291 (+117) (+0,50%)
In terapia intensiva: 2.587 (+16) (+0,62%) [con 156 nuovi ingressi del giorno] [*]
Dimessi/Guariti: 1.572.015 (+15.659) (+1,01%)
Deceduti: 77.291 (+414) (+0,54%)
[*] Dato molto importante, perché permette di verificare al di là del saldo quante persone sono effettivamente entrate in terapia intensiva nelle ultime 24 ore oggetto della comunicazione.

Il sistema “Tutor” per verificare il “trend” dell’epidemia
Media giornaliera dei decessi: 240 (+1)

Tabella con i decessi al giorno, il totale dei decessi e la media giornaliera dei decessi [A cura dello Staff del “Blog dell’Editore”]: QUI.

Il punto della situazione a cura di Lab24

Stiamo uscendo dalla fase festiva, nella quale non abbiamo rilevato correttamente il numero dei positivi a causa del basso numero dei test eseguiti. Sulla base dei principali indicatori, a partire dal trend in crescita dei ricoverati in area medica e in terapia intensiva, si ricava una possibile sottostima compresa tra il 30 e il 40%: come peraltro dimostrano i forti rialzi dei positivi registrati nei pochi giorni caratterizzati da un numero più consistente di test, sebbene inferiore ai livelli (oltre 200.000) dello scorso novembre. Nell’ultima settimana mobile (31 dicembre – 6 gennaio) il numero dei tamponi ha superato per tre volte quota 150.000, esprimendo sempre un numero di positivi superiore ai 20.000. Il 31 dicembre, con 186.004 test e 23.477 positivi; il 1° gennaio (157.524 test, 22.211 positivi) e il 6 gennaio (178.596 test, 20.331 positivi).
A partire dalla prossima settimana la situazione dovrebbe stabilizzarsi, con un numero si spera adeguato di tamponi (l’ideale sarebbe oltre i 200.000 quotidiani) che permetterà di avere una fotografia più realistica della diffusione del contagio.
Già ai livelli attuali (come abbiamo visto sottostimati) le riaperture in atto implicano un rischio elevato di ripresa del contagio: l’ultima settimana mobile ha registrato 118.273 nuovi casi, un valore quasi identico a quello del periodo12-18 dicembre (118.605) che aveva portato i decisori a procedere con l’inasprimento delle misure di mitigazione, in tutta Italia, a cavallo delle festività di fine anno. In assenza di ulteriori provvedimenti restrittivi (mantenimento delle zone rosso-arancione) gli effetti degli allentamenti in atto, inclusa la mobilitazione di persone sul territorio conseguente alla riapertura delle scuole, saranno visibili a partire dall’ultima settimana di gennaio.
Registriamo in chiusura i valori di Rt, calcolati alla sera del 6 gennaio con il metodo istantaneo Kohlberg-Neyman modificato: a livello nazionale 1.16 (ottavo rialzo consecutivo dal minimo, 0.76, del 29 dicembre scorso). In Veneto, la Regione in questa fase con il maggior numero di casi giornalieri, 1.13 (minimo 0.84 il 29 dicembre). In Lombardia, la Regione più colpita da inizio epidemia, 1.07 (minimo 0.64 il 29 dicembre). Nella città di Milano, dove il valore era sceso a 0.67 il 28 dicembre scorso, l’Rt è risalito a 0.93 (Fonte Il Sole 24 Ore).

Prima Ora: la terza ondata del virus in arrivo
Il Punto | la newsletter del Corriere della Sera, 8 gennaio 2021
di Gianluca Mercuri, redazione Digital

Il caos americano è solo un breve diversivo dal virus, che ci riporta dritti ai problemi di casa nostra. Oggi c’è ancora più attesa del solito per il monitoraggio settimanale dell’Istituto superiore di sanità, in base ai quale sarà aggiornata la colorazione delle regioni a partire da lunedì, ma c’è poco spazio per l’ottimismo: gli indici Rt di nuovo sopra l’1 significano che “la curva epidemiologica sta risalendo”, avverte il ministro della salute Speranza.
Dunque: aspettiamoci una prevalenza di arancione (Rt a 1) ma con non poco rosso (Rt a 1,25). Fortemente a rischio sono Lombardia, Veneto, Calabria e Sicilia, ma pure Emilia-Romagna, Lazio, Puglia e Basilicata; Lazio e Liguria ballano tra giallo e arancione; Toscana, Friuli-Venezia Giulia, Molise e Campania dovrebbero restare gialle. Cosa preoccupa, in particolare? Il tasso di positività (rispetto ai tamponi effettuati) che ieri ha sfiorato il 15%. Ma soprattutto i ricoveri in terapia intensiva, tornati sopra la soglia critica del 30% dei posti disponibili (la Lombardia è già al 38).
Insomma: tutto questo vuol dire che è in arrivo la terza ondata del virus e rischia di sovrapporsi alla seconda, dice Nino Cartabellotta della Fondazione Gimbe, che spiega (sotto, nell’intervista a Carlotta De Leo) perché nei primi tre mesi dell’anno serve più rigore, non certo relax.
La scorciatoia più facile, come sempre, è la scuola. Il balletto sulle superiori è finito con la Lombardia che — “preso atto delle valutazioni e delle risultanze di carattere sanitario” — blinda tutti in Dad fino al 25 gennaio, un’altra mazzata a ragazze e ragazzi che si preparavano a tornare dall’11 al 50%. Dall’11 torneranno invece Valle d’Aosta, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Lazio, Abruzzo, Sicilia e forse Basilicata. “Il Piemonte e la Puglia puntano al 18, mentre Friuli-Venezia Giulia, Marche, Veneto, Calabria, e probabilmente Sardegna, al 1° febbraio”, scrive Valentina Santarpia. Tutto, è chiaro, dipenderà dai dati. La certezza è che ieri sono tornati in classe i bambini di materne, elementari e medie, quasi ovunque.
E il fronte vaccini? Da lì arrivano un paio di buone notizie. La prima: dopo le lentezze iniziali, ora siamo i primi in Europa per numero di dosi somministrate in rapporto alla popolazione. La seconda: dopo quella europea, anche l’Agenzia italiana del farmaco ha dato l’ok al vaccino dell’americana Moderna, le cui prime consegne arriveranno la prossima settimana (qui spiega tutto Margherita De Bac).

Cartabellotta (Gimbe): “La terza ondata può sovrapporsi alla seconda: serve rigore nel primo trimestre”
di Carlotta De Leo, editorialista
«La terza ondata rischia di arrivare presto, quando ancora la seconda non ha affatto esaurito la sua forza. Dobbiamo prestare massima attenzione alle prossime due settimane: solo dopo la metà di gennaio capiremo gli effetti del decreto Natale sul contenimento dell’epidemia». Nino Cartabellotta è il presidente della Fondazione Gimbe che dall’inizio dell’epidemia porta avanti un monitoraggio indipendente sul Coronavirus nel nostro Paese. Nell’ultimo report è emerso un incremento dei nuovi contagi (saliti a quota 114.132 in sette giorni) dopo cinque settimane di calo costante.

Siamo davanti a una ripresa dell’epidemia?
«Tecnicamente siamo in una fase di stabilizzazione della curva che ha raggiunto il picco a fine novembre. La discesa prima è rallentata, poi si è fermata e adesso si intravede un trend in rialzo. Stanno crescendo, seppur lentamente, i ricoveri con sintomi, i posti letto occupati in terapia intensiva e gli attualmente positivi sono arrivati a 571 mila. Con questi numeri il rischio è che la terza ondata si innesti nella fase discendente della seconda».

E quali effetti avrebbe?
«È difficile da prevedere anche perché non sappiamo quanto le zone rosse di Natale abbiano funzionato. E poi c’è la grossa incognita della variante inglese. Quel che è certo è che alla fine della prima ondata avevamo 41 persone in terapia intensiva, oggi i posti letto occupati sono 2.587. Siamo riusciti a flettere quasi completamente le curve nella prima ondata, ma non della seconda».

Perché?
«Il Dpcm del 3 novembre con il sistema dei colori assegnati alle Regioni è arrivato troppo tardi. Ha abbassato le curve di circa il 30%, un effetto moderato (e in parte sovrastimato), ma che adesso si è completamente esaurito. Ora serve una strategia diversa, con misure più rigorose soprattutto nel primo trimestre dell’anno, quando la circolazione del virus è massima e la copertura vaccinale minima. Ci aspettano scelte cruciali: dobbiamo smettere di inseguire il virus con un Dpcm dietro l’altro ed elaborare un piano strategico di medio-lungo periodo che proceda di pari passo con la campagna vaccinale».

Voi la state monitorando. Come procede?
«Con i contratti che sono stati siglati fino ad oggi possiamo vaccinare circa il 5% della popolazione entro marzo e meno del 20% entro giugno. La situazione potrebbe cambiare con un via libera dell’Ema ad AstraZeneca in tempi brevi, ma è difficile che le 40 milioni di dosi saranno disponibili nel primo semestre. Altrettanto improbabile che le ulteriori forniture di Pfizer e Moderna contrattate dall’Europa vengano consegnate in anticipo».

Quando raggiungeremo quindi l’immunità di gregge?
«Siamo ancora lontani dal tradurre questa straordinaria conquista della scienza in un tangibile risultato di salute pubblica. La comunicazione istituzionale dovrebbe diffondere la massima fiducia nel vaccino, senza sbilanciarsi in previsioni irrealistiche, visto che anche le persone vaccinate devono mantenere tutte le misure di prevenzione».

Modena, all’ospedale di Baggiovara avanzano dosi di vaccino: operatori chiamano i parenti. Foto condivise sui social. Arcuri: “Vaccini a parenti? È immorale e contro la salute”
Alcune dosi del vaccino anti-Covid-19, avanzate a fine giornata, somministrate a figli e parenti dagli operatori che martedì sera erano di turno al centro unico vaccinale di Baggiovara, frazione del comune di Modena, dopo che gli stessi avevano tentato invano di contattare professionisti della sanità che ne avrebbero avuto diritto. A ricostruire l’episodio, che l’Ausl modenese definisce “un errore grave”, è la Gazzetta di Modena. Sull’episodio indagano i Nas e l’azienda sanitaria ha avviato un’indagine interna. Le dosi avanzate a quanto pare erano destinate ad essere buttate via se non fossero state somministrate entro fine giornata. Per questo gli operatori hanno deciso di “convocare” i congiunti, non riuscendo a mettersi in contatto con altri sanitari. In particolare un volontario di un’associazione di pubblica assistenza che prestava servizio al centro vaccinale ha contattato le figlie, di cui una minore, per vaccinarle con le dosi avanzate, condividendo poi le foto sui social. L’Ausl di Modena ha avviato “un’istruttoria urgente al fine di individuare tutte le persone responsabili di tale condotta, operatori sanitari o altre figure impegnate nel coadiuvare i team vaccinali in qualità di volontari”. “Consapevole della gravità dell’errore commesso, e dell’impatto che ciò può generare sulla popolazione che attende il vaccino” l’Ausl “si scusa con tutti i cittadini – dichiara l’azienda sanitaria – e si impegna a garantire la massima trasparenza, così come è stato fatto fin dall’inizio, nelle procedure di somministrazione e utilizzo del vaccino”. Indagano sull’episodio anche i carabinieri del Nas di Parma. Si tratta di accertamenti preliminari, finalizzati prima di tutto a capire come sono andate esattamente le cose. Solo in seguito si valuterà un eventuale rilievo penale
“Per quanto ne so, le persone coinvolte in questa vicenda sono state preposte ad assolvere altre funzioni e a non somministrare più. C’è un reato supremo del quale non per forza deve occuparsi il Codice Penale: è il reato contro la Salute, che va contro la morale”. Lo ha detto il Commissario per l’Emergenza, Domenico Arcuri, commentando la vicenda di alcuni operatori sanitari che a Modena hanno vaccinato i propri parenti [1] (Fonte SkyTG24).
Il dogma della nuova religione della dittatura sanitaria.

Arcuri: “Immunità gregge con 48 mln italiani vaccinati”
“Per raggiungere la cosiddetta immunità di gregge, secondo gli esperti, dovrà essere vaccinato l’80% della popolazione, quindi più o meno 48 milioni di italiani”. Lo ha detto il commissario straordinario all’emergenza Covid, Domenico Arcuri, nel corso di una conferenza stampa. “Noi facciamo il tifo – ha aggiunto – perché ‘tutti gli italiani che vorranno essere vaccinati’ siano ‘tutti gli italiani’. Ma questo ce lo diranno solo i prossimi mesi” (Fonte SkyTG24).

Arcuri: “Consegnate ad oggi 919.425 dosi”
“Abbiamo consegnato sinora 919.425 dosi di vaccino nei 293 punti di somministrazione”. Lo ha detto il commissario straordinario all’emergenza Covid, Domenico Arcuri, nel corso della conferenza stampa settimanale. “Chi dice che al ritmo di 65 mila vaccinazioni al giorno per vaccinare 60 milioni di italiani ci vorrebbero tre anni, ha ragione – ha riconosciuto Arcuri – Se avessimo 60 milioni di vaccini, questo ritmo andrebbe decuplicato: ma per il momento di vaccini ne abbiamo, appunto, 919mila”.
Sono 326.649 le dosi di vaccino somministrate in Italia. Il dato contenuto nel report del commissario per l’emergenza Covid è aggiornato alle ore 14.04 di oggi. I vaccinati sono 199.048 femmine e 127.601 maschi, suddivisi tra 276.925 operatori sanitari, 31.630 unità di personale non sanitario e 18.094 ospiti di Rsa. La regione che ha somministrato la maggior parte delle dosi ricevute è il Veneto (84,4%), davanti alla Toscana (79,9%) e al Lazio (67,2) (Fonte SkyTG24).

Arcuri: “Assoluto rispetto norme; italiani da ringraziare” [2]
“C’è stato un assoluto rispetto delle nuove norme di contenimento. Dobbiamo ringraziare gli italiani”. Lo ha sottolineato il commissario straordinario all’emergenza Covid, Domenico Arcuri, nel corso della conferenza stampa settimanale (Fonte SkyTG24).

[1] Ma è o si fa il Sommo Pontefice della nuova religione della dittatura sanitaria assoluta?
Che Arcuri non sa quello che fa, si sa. che non sa quello che dice, si sa. Ma questa volta si è superato.
Arcuri non sa di cosa parla: se c’è un reato nella fattispecie da accertare. questo avverrà a seguito di una denuncia fatta dai dirigenti della struttura ospedaliera che riscontrano un illecito. Un medico nell’esercizio delle sue funzioni assume il ruolo di pubblico ufficiale e risponde penalmente dei reati ascrivibili al codice penale in essere. Per il resto il medico in quanto tale fa un giuramento etico morale e ove non fosse perseguibile penalmente il medico che compie illeciti amministrativi o di altra natura può essere perseguito sia in sede civile sia a livello disciplinare dai superiori diretti.
Arcuri non si sa cosa vuole dire. Il suo discorso non ha senso

[2] A parte del fatto che Arcuri ci tratta come dei lattanti, per quanto osserva io in giro, la realtà è diversa e chiamando le forze dell’ordine per assembramenti per i saldi di fronte ai negozi e persone senza mascherina, non intervengono, “perché non hanno una macchina disponibile”.

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